L’album a cui farò accenno oggi si intitola “Dove andremo noi”, di Alvise Bortolini, cantautore bellunese la cui
musica non avevo mai avuto l’opportunità di “incontrare”.
Segnalo la produzione di Fabio Trentini, perché trattasi
del musicista che ha fatto da driver, consegnandomi un lavoro che,
probabilmente, lo ha coinvolto oltre i meri aspetti professionali.
Per saperne di più su Bortolini, per entrare nei dettagli del nuovo progetto e per un ascolto track by track, è sufficiente cliccare sul link a seguire…
https://athosenrile.blogspot.com/2024/09/alvise-bortolini-la-biografia-i-crediti.html
Io mi limiterò ad un commento più superficiale o, meglio, più basato sulla “reazione da ascolto”, di pancia insomma, rimandando a momenti futuri una valutazione più approfondita, basata sugli ascolti preesistenti.
Bortolini è un cantautore, definizione che etimologicamente ha un
significato preciso che risale a oltre cinquant’anni fa, ma nel nostro paese il
termine si prolunga verso ruoli e significati specifici, guardano a quei
musicisti/poeti settantiani capaci di diventare paladini e portatori dei movimenti
politici e culturali del periodo.
Rimanendo nell’ortodossia, AB crea e propone in proprio,
condividendo quindi col mondo pezzi di vita personale. Ci vuole coraggio e
abilità, ma è quello lo scopo di ogni artista, perché generare solo per sé
stessi sarebbe inutile e frustrante, molto meglio quando i messaggi diventano modello
da seguire, o… da tenere alla larga.
Nella mia personale dicotomia cantautorale, partendo dal
momento in cui la figura ha preso consistenza, esistono quelli che mettono al
primo posto il messaggio, quelli estremamente “leggeri” e … quelli come Alvise
Bortoli, che attendono il momento creativo, lo trasformano in qualcosa di tangibile
per sempre e danno luce a sentimenti di varia natura, spesso frammento condivisibile, se
non fosse che ogni momento vissuto vive di luce propria e non è paragonabile a
null’altro.
Questa lunga premessa mi è necessaria perché, come anticipato, mi posso basare solo sulla sensazione da ascolto, che in fase di commento sarebbe più convincente se accompagnata da una seria conoscenza del musicista.
La prima domanda che mi pongo è rivolta ad un titolo che non
presenta la fermatura che ci si potrebbe aspettare, quel punto interrogativo
che dovrebbe completare “Dove Andremo Noi” ma che latita, che cambia il
significato e porta curiosità, diventando una affermazione o una constatazione.
Album alla fine concettuale, che mette al centro l’Amore con
la A maiuscola, ma anche l’amicizia, quel tacito accordo tra persone sensibili
e virtuose che è caratterizzante di ogni singola vita.
Ciò che l’osservatore esterno può captare dopo aver ascoltato il disco riguarda la percezione che l’autore, in questo momento del suo percorso, abbia vissuto esperienze talmente forti da volerle “registrare” per sempre, per sé e per chiunque lo desideri, per riviverle a comando e per regalare al mondo piccoli specchi in cui ritrovarsi, rivedersi, gioendo o provando dolore, le due facce di una medaglia che trova sempre spazio nelle nostre tasche.
I musicisti che accompagnano Bortolini sono di alto livello,
così come la produzione, quindi nulla da dire sugli aspetti tecnici, e l’ascolto
attraverso il link di inizio articolo permetterà al lettore la costruzione
personale di un ipotetico commento, ma posso anticipare che, a mio giudizio, l’alchimia
risiede nell’immagine globale che sgorga dall’album, una sorta di semplicità/normalità
adeguata ad argomenti che accomunano ogni essere terreno, il tutto proposto con
estrema delicatezza, con una voce limpida, melodiosa, a tratti riconducibile ad
antichi interpreti degli anni ’60.
Un sussurro prolungato per proporre poesia in musica, quadretti realistici che conducono ad una rara bellezza estetica.
Il sunto del mio pensiero - non se ne abbia l’autore se sono fuori strada! - è racchiuso nelle parole dell’ultima traccia, “Sotto il cielo”.
Ho voglia di scrivere una canzone che
mi porti da qualche parte, non so dove, in un cinema all’aperto, in un teatro,
in un cortile e poi gridare il tuo nome.
Una canzone che mi porti da qualche
parte, chissà come, in un campo di pallone senza parastinchi ma col sole… me lo
ricordo quel sole!
E prendere un respiro a fondo, sentire che più niente mi potrà fermare, guardare il cielo che mi invade gli occhi ed è incredibile. Stare da soli e non sentirsi soli, se il mondo intero è dentro te, e se fosse così morire davvero molto simile al massimo del vivere.
Dieci tracce, trentasei minuti di poesia e musica.
Alvise Bortolini live propone “Il mare insieme a te”…