I Koneskin propongono Liberty Place, album di debutto che viene
rilasciato un paio di anni dopo la costituzione della band, anche se l’alchimia
non nasce casualmente, ma è frutto di una lunga frequentazione e identità di
vedute musicali.
Arrivo a loro
attraverso la conoscenza con il batterista Sergio
Ponti, un musicista che ho sempre contestualizzato nel “mondo Jethro Tull”, per via dell’alto
numero di concerti che lo hanno visto protagonista in quell’ambito, assieme
alla Beggar’s Farm.
Ma è evidentemente
riduttivo, giacchè i suoi progetti sono molteplici e direi molto variegati.
Non conoscevo invece Gabriele Zoccolan, chitarrista, e Feryanto Demichelis, tastierista e
vocalist, ed è stato piacevole scoprirne le notevoli qualità.
Un progetto simile
prescinde però dalle competenze individuali a favore del sound generale,
caratteristica voluta e quasi imposta, che si allontana da certo new prog, molto diffuso, ancorato con forza al narcisismo delle trame seventies.
Nell’intervista a
seguire ho posto una domanda poco opportuna - o meglio, formulata con troppo
anticipo - che nascondeva i miei dubbi, quelli legati al fatto che la stessa
potenza d’urto palesata nel lavoro di studio potesse difficilmente replicarsi
in fase live: avrei trovato da solo la risposta guardando meglio la
disponibilità della rete, perché il video che propongo a fine articolo
permettere l’immediata fermatura del cerchio.
Il “Power Trio” di cui parlo non è
tradizionale, perché l’antico appellativo fu coniato per band tipicamente rock
blues, dove era impossibile prescindere da un’imponente e tradizionale sezione
ritmica.
La potenza dei Koneskin risiede invece nella proposta
di un tappeto sonoro che colpisce all’improvviso, che circonda, che fa vivere l’ascolto
nell’attesa del ristoro, a cui seguirà una nuova ondata a tre dimensioni.
Le tinte sono scure,
difficilmente arrivano raggi di luce, e i paesaggi che vengono alla mente disegnano
una distopia sottolineata dalla vocalità soffusa e controllata di Feryanto
Demichelis, e tutto questo affascina, perché attraverso la ricerca timbrica, la
cura dei dettagli, la sperimentazione, nasce il “sound Koneskin”, frutto delle contaminazioni di una vita,
sicuramente originale, nemmeno troppo difficile da assimilare.
Sono solito
allontanare l’eccessiva razionalità nei miei commenti, convinto che la musica
sia soprattutto fatto istintivo, dove il bello e il meno bello siano solo punti
di vista, dove la tecnica è spesso superata dalla capacità di creare quell’atmosfera
che ti afferra e non ti abbandonerà mai più… e così, ascoltando questo nuovo
disco, la memoria è caduta ad un momento preciso della mia vita, quando, diciassettenne
- era il 1973 - fui testimone di una performance dei King Crimson, che iniziarono il loro set torinese con Larks' Tongues in Aspic.
Nessuna comparazione,
nessuna esaltazione, ma solo la constatazione che Liberty Place contiene i germi di un passato ben preciso, rinforzato
da esperienze più moderne di artisti che possiedono la capacità di realizzare
situazioni in bianco e nero, sentieri sonori intrisi di una certa malinconia meditativa,
che quando arriva lascia il segno, e quando manca la andiamo a cercare, a costo
di soffrire.
Trentasei minuti di
tensione, trentasei minuti di dolcezza alternata a forza prorompente, trentasei
minuti di musica che non lascerà indifferenti.
L’INTERVISTA
I Koneskin sono per me una novità assoluta: come nascono,
cosa vi accomuna e quali sono i vostri
obiettivi musicali?
Sergio-I Koneskin nascono nel
2013, anche se noi tre ci conosciamo e stimiamo musicalmente da tantissimi
anni. L'amicizia tra Gabriele (Zoccolan, chitarra) e Feryanto (Demichelis,
piano e voce), va indietro nel tempo a quasi 20 anni fa.
Gabriele e Feryanto mi hanno contattato un paio di anni fa e
fatto sentire alcune idee che mi hanno entusiasmato da subito.
Ci accomuna innanzitutto una grande amicizia e, subito dopo,
una stima reciproca nelle rispettive capacità musicali, creative ed esecutive.
A livello di gusti, questi sono così diversi ed eterogenei da “garantire” che
nessuno di questi emerga in maniera predominante nelle nostre composizioni.
Gabriele adora Jorma Kaukonen, ZZ Top e King Crimson; Feryanto potrebbe citarti
Blonde Redhead, Sakamoto e Sigur Ros, Radiohead ed io Queen, Jethro Tull, Creedence
Clearwater Revival e parecchio metal estremo.
Il nostro obiettivo è suonare e comporre esclusivamente
musica originale, sperando sia apprezzata e diffusa. Per ora pare funzionare!
La band è composta da “soli” tre musicisti: scelta precisa
funzionale al progetto o … cos’altro?
Sergio-La scelta è funzionale
al progetto e devo dire che mi piace la “sfida” di proporre il nostro muro
sonoro, a volte imponente, a volte delicato, utilizzando le risorse di soli tre
musicisti. Personalmente adoro la formula del trio: Rush, Primus, Muse, Police,
Cream... non gli manca nulla a livello sonoro e d'impatto! Inoltre, la nostra
unione personale è così solida che preferiamo lasciarla inalterata e non
scherzare con la nostra formula!
All’impatto la vostra musica sembra tutt’altro che
minimalista: è completamente riproducibile in fase live mantenendo l’effetto
che si avverte ascoltandola su supporto digitale?
Sergio-Ti assicuro che è
tutto fedele al disco e lo facciamo regolarmente e senza problemi dal vivo con,
forse, ancora maggiore impatto: Feryanto con due tastiere ed effettistica
varia, Gabriele con un sapiente uso dei suoni ed io grazie al fantastico
campionatore Roland SPD-SX, che mi permette di suonare in tempo reale parti di
batteria non riproducibili con un set prettamente acustico.
Tranne che nel brano “Maya”,
non vengono utilizzate basi.
A proposito, come sono i Koneskin dal vivo?
Sergio-Abbiamo collaudato la band con una serie di date in Romania,
dove sono conosciuto come batterista di Dordeduh e Sunset in the 12th House.
Con queste due formazioni ho suonato tra il 2013 ed il 2014 in tutti i più
importanti metal fest in Europa: Hellfest, Wacken, Rockstadt Extreme, e sono
delle vere e proprie istituzioni nazionali. Ciò ci ha permesso di poter trovare
più facilmente contatti per esibirci davanti ad un pubblico attentissimo e
rispettoso. Devi sapere che in Romania non esistono praticamente tributi e
cover band, per cui non è difficile per una band sconosciuta, che propone
composizioni originali, trovarsi di fronte ad un pubblico di 200/300 persone a
sera. Pubblico che però ha gusti raffinati e grande cultura... se non piaci o
gli ricordi altre band, al terzo pezzo sono tutti fuori a fumare. A noi è
successa una cosa molto bella: durante la tournée si è sparsa la voce sui
social network e tramite passa parola, che la band funziona e, ad ogni data,
abbiamo ottenuto un consenso di pubblico sempre maggiore. E' stato fantastico!
Inoltre, abbiamo pronto uno spettacolo dove musica ed immagini sono
completamente sincronizzate, per tutta la durata dello show: stiamo solo
cercando un posto dove poterlo proporre!
Parliamo dell’album di
esordio, Liberty Place: qual è
l’anima dell’album dal punto di vista lirico, del messaggio?
Feryanto-“Liberty
Place” risveglia una presenza
sensibile, a volte nascosta, ma insita in ognuno di noi, nella mente e nell’essere;
suonare questi brani è come lasciare che la musica emerga naturalmente, come
naturalmente si respira o si parla; siamo una band super sconosciuta e abbiamo molto da imparare,
ma consideriamo questo esordio un buon punto di partenza e un buon tentativo di
“connessione” e sperimentazione musicale, un luogo libero da ogni forma chiusa
o da regole, che stimola in ognuno di
noi la voglia di riscoprire un luogo abbandonato, in cui si genera la forma, attraverso cui ciò che viene solo sentito possa
in qualche modo essere immaginato, visto, sognato vissuto e raccontato.
Quale invece la proposta meramente musicale?
Feryanto-Le nostra musica
è concepita prima di tutto come
evento sonoro, con l'intento di riempire ampi spazi sia fisici che interiori,
senza tempo, riconsegnando il giusto valore al “silenzio”
come condizione del suono e materia sonora: il silenzio per noi è un mezzo espressivo pieno di potenziale
significato. Spesso mettiamo volutamente da parte le nostre qualità tecniche
virtuosistiche strumentali per mettere al centro la forza espressiva di ognuno
di noi e le potenzialità dei nostri strumenti. Prediligiamo una ricerca molto
accurata per il gesto e per i dettagli, ci divertiamo a creare incastri ritmici
a volte casuali, tensioni sonore senza mai risolverle, dialoghi ed imitazioni
su diversi strati , accompagnate da melodie vocali sospese.
Gabriele-Siamo molto affascinati
dal concetto di band come era sviluppato negli anni ’60 e ’70 da gente come
Area, PFM, Genesis, Queen. Suonare tanto assieme, ascoltarsi e… connettersi, per
creare attraverso la ricerca quotidiana un linguaggio musicale proprio, unico
ed inimitabile. Nei nostri brani non vi è mai un momento dove uno dei tre è
solista. La regola è valorizzare se stessi dando spazio agli altri. Cogliere le
idee altrui e valorizzarle . Siamo molto democratici e quindi tanto
anacronistici quanto futuristi.
Come descrivereste a parole il vostro sound a chi ancora deve
avvicinarsi a voi?
Feryanto-Abbiamo
un sound mediamente cupo,
manteniamo tutti i suoni che usiamo in sala quando proviamo, cercando il più
possibile di riportare in studio quella idea di compattezza sonora a cui siamo
abituati e a cui puntiamo.
Gabriele-Spesso veniamo
annoverati come band Prog, talvolta Alternative e pure Post Rock. Io credo che
i Koneskin siano tre Artigiani del linguaggio Rock intenti ad inseguire e
spesso prevedere che tempo fa… fuori e dentro di loro. Il nostro è un rock
emozionale ed emozionante.
A chi vi siete affidati per l’artwork?
Sergio-Suonando da circa sei
anni costantemente in Romania ho avuto modo di conoscere Costin Chioreanu, uno
dei grafici attualmente più richiesti a livello europeo, che collabora
abitualmente con Dordeduh, Sunset in the 12th House, At The Gates, Opeth e tantissimi
altri. Abita a Bucharest e ci siamo incrociati spesso. Quando sono nati i
Koneskin ho fatto vedere a Feryanto e Gabriele alcuni suoi lavori e sono
rimasti molto colpiti. Gli abbiamo spedito i brani, dandogli assoluta carta
bianca: il risultato è esattamente ciò che vedi sulla nostra copertina.
Tengo a sottolineare che Costin, oltre ad essere veramente
talentuoso è veloce, preciso ed estremamente professionale. Non ho dubbi sul
perchè alcune delle band più importanti del panorama metal e prog si affidino
costantemente a lui.
Come pubblicizzerete il vostro disco? Sono previste date o
presentazioni?
Sergio-Intendiamo fare il
maggior numero di concerti possibile. Ci stiamo attivando personalmente e
tramite alcuni agenti che conosciamo all'estero.
Quale vorreste fosse il vostro futuro a breve, restando con i
piedi per terra?
Gabriele-La risposta è secca e
diretta… LIVE!
Eccoli dal vivo mentre eseguono un brano dell'album...