Andrea Vercesi cambia pelle… ma non troppo!
Indubbiamente il suo nuovo album, Blue,
determina la discontinuità rispetto al passato, una storia fatta di
innamoramenti epocali per certo rock progressivo, quel mondo “tulliano” che
Vercesi ha vissuto da vicino, che lo ha formato, che gli ha permesso di
conoscere e di calcare gli stessi palchi di mostri sacri, icone da vinile
diventate improvvisamente umane e avvicinabili: Ian Anderson, Jonathan Noyce,
Clive Bunker, Andrew Giddins, Martin Barre, Gary Pickford-Hopkins, tanto per
citarne alcuni: protagonisti della storia del rock!
Questa stretta conoscenza ha condotto verso
spontanee collaborazioni che sono andate a impreziosire la discografia del
musicista pavese, fornendo immagine e valore aggiunto ad album come “Surrounded By Music” e “Mad Fallen Leaf”.
Ma Andrea scalpita nella sua stanza,
realizza a ripetizione momenti solitari, prosegue nella vena che forse lo
soddisfa maggiormente, quella più intimistica, che gli consentirebbe di
trovarsi vis a vis con il pubblico dopo essersi spogliato di tutta “l’elettricità”
possibile, a favore di una sei corde acustica, di un mandolino, di un flauto, di
qualche percussione e… della sua voce.
Questa sua propensione alla dimensione
solistica si sposa perfettamente con i cambiamenti in atto, quelli personali,
che ogni tanto provocano scossoni giganteschi e che si ripercuotono sulla
musica che un artista propone. E poi il raggiungimento dei quarant’anni resta
sempre un traguardo importante!
Blue è il sunto del
nuovo Andrea Vercesi, un album dal sapore internazionale, che propone un
modello cantautorale british, nei tratti principali già noto, un binomio
voce/chitarra acustica tipico di menestrelli inglesi di antica memoria, con
sfumature a volte beatlesiane (This is
life) ma fedele al credo di sempre, quell’anima che emerge in ogni lavoro
di Vercesi.
E ritorno all’affermazione iniziale, quel “cambiare pelle… ma non troppo”, perché i
tratti distintivi restano, e per chi conosce il passato musicale di Andrea sarà
relativamente facile scoprire che certe peculiarità non svaniscono, qualunque
sia l’umore del momento compositivo, e alla fine riuscire a dare
caratterizzazione alla propria musica dovrebbe essere uno degli obiettivi dell’artista.
Il colore blu è da sempre una fonte di
ispirazione, e fior fior di musicisti hanno utilizzato il termine per creare ed
esporre le loro pictures musicali; a volte è sufficiente uno sguardo per
perdersi nel mare dei sentimenti, e il risvolto più logico, per un uomo di
musica, è il collegamento di immagini, stati d'animo, liriche e suoni: che cosa possa scaturire da questo tipo di miscela
ce lo insegna Andrea Vercesi, regalandoci il suo intenso Blue.
l’INTERVISTA
E’
appena uscito il tuo nuovo album, “Blue”, e la prima cosa che salta gli occhi è
il tuo autarchismo musicale, un passo indietro rispetto alle importanti
collaborazioni che hanno caratterizzato il tuo passato: nuova sfida o necessità
produttiva?
L'esigenza
parte da una mia piena volontà di creare tutto dal nulla e da solo... i testi
sono miei, la musica è scritta da me, ho registrato e suonato tutto, mixato e
masterizzato con la mia attrezzatura di home recording. Autoarchismo è la
parola giusta! Forse avevo la necessità di esprimermi al meglio mostrando un
lato estremamente personale, e con me stesso sono stato molto critico.
Capto
nell’aria alcuni tuoi cambiamenti personali molto importanti: quanto hanno
inciso sul tuo nuovo lavoro?
Decisamente...
l'ispirazione non è cosa da poco. L'ho trovata... ed ha coinciso con
cambiamenti importanti nella mia vita... decisamente. In realtà “Blue” è una persona... importantissima
per me ora... che è entrata nella mia vita come quella stupenda sensazione di
calore che solo una giornata estiva con un cielo terso (blu, appunto... come i
suoi occhi) ti può dare. Questo calore mi ha svegliato da un periodo di
“letargo musicale compositivo” dal quale da tempo avrei voluto uscire. Non solo
ne sono uscito, ma ho creato la musica di questo CD in pochissimo tempo. Stiamo
parlando di due mesi da quando ho cominciato a scriverli e da quando ho finito
di masterizzare il tutto. I pezzi sono usciti estremamente fluidi. Le idee
anche. Credo che i dischi “migliori” nascano spesso o da un profondo
innamoramento o da un amore finito male...
I
brani che ho ascoltato riportano ad un modello intimistico, poco elettrico,
fatto soprattutto di atmosfere: è stato più facile fissare tutto questo in un
contenitore realizzato tra le mura a te abituali, quelle di casa tua?
Sicuramente
la mia esigenza era di rispettare una sorta di “semplicità” degli
arrangiamenti. I pezzi per me dovevano essere belli anche solo con voce e
chitarra... il resto poteva essere superfluo. Potrei peccare di modestia, ma il
mio intento era questo. Se poi i pezzi piaceranno meglio ancora... a me
piacciono molto!
La
lingua inglese è da sempre il tuo modello espressivo preferito: cosa significa
tradurre i sentimenti in una lingua che, di base, non ti appartiene?
La
musicalità della lingua inglese mi ha sempre affascinato e sono un pò restio ad
affrontare un disco in italiano, ma non escludo di farlo... d'altronde in
passato ho scritto anche in italiano, ma faccio un'enorme fatica a sentirmi cantare
i miei testi in lingua italiana. Forse deriva anche dal mio bagaglio musicale
che contempla pochi artisti del nostro paese.
Che
cosa ti è rimasto dentro del mondo “Jethro Tull”, quello per cui ti ho
conosciuto nel 2006?
Tantissimo...
non l'ho abbandonato, ma il mio modo molto “british” di comporre è stato in
parte accantonato forse per il mio avvicinamento ad artisti classici americani.
In realtà so benissimo che molti mi associano ad i Jethro ed è normale che sia
così, con i riscontri che ho avuto. Con questo CD non è che volessi scrollarmi
da dosso una “parte” che mi stava stretta, però i pezzi sono usciti così e
ritengo che difficilmente i cultori di Anderson & C. troveranno assonanze
tra questi miei pezzi ed i pezzi dei Jethro (come spesso è successo in
passato). Per assurdo il brano che da il titolo al precedente “Mad Fallen Leaf” (dove molti sentono
solo ed esclusivamente connotazioni tipicamente Tulliane) ascoltato da Anderson
gli ha fatto scrivere che gli ricordava il Cat Stevens dei primi tempi... e
detto da lui...
In
che formato è fruibile “Blue”?
Per
ora il formato classico è ordinabile a me direttamente scrivendo ad andrea_vercesi@libero.it, , ma esiste anche un'offerta su facebook che potrete
trovare sulla mia pagina “andrea vercesi
musicista”, ed anche una vendita su eBay. Prossimamente “Blue” sarà disponibile per il download
anche su Google Play (come anche è già disponibile il precedente “Mad Fallen Leaf” che come sai aveva 3
ex-membri dei Jethro ed altri artisti come ospiti).
Come
lo pubblicizzerai? Sono previste date live?
In
realtà i pezzi sono già stato proposti dal vivo, e con successo tra l'altro. Ho
visto buoni riscontri... anche solo voce e chitarra, ma ho in cantiere un
“nuovo” AV Project (meno articolato del precedente) con 3 componenti (uno sono
io... il resto un bassista ed un batterista) e proporremo pochissime cover e
tutto “Blue”, alcuni pezzi dal primo
“Surrounded By Music” e da “Mad Fallen Leaf”... devo credere nella
mia musica e proverò a proporla come già fatto in passato, anche se sappiamo
benissimo le difficoltà a cui andrò incontro.
Hai
appena compiuto 40 anni, sei giovane, ma spesso è il momento del primo
bilancio: escludendo gli aspetti personali, puoi fare un resoconto artistico
della tua storia artistica?
Grazie
per il giovane! Sì... 40 anni non sono molti, ma non sono pochi! Ho iniziato a
suonare la chitarra acustica a 15 anni circa, e la mia prima band l'ho avuta a
16 anni. Ho sempre suonato... il salto di qualità è stato con i Beggar's Farm,
una decina di anni fa, con i riconoscimenti (anche dello stesso Anderson) in
merito al modo in cui propongo la musica dei Jethro. Dentro di me c'è la voglia
di avere un'identità veramente personale e secondo me con “Blue” sono riuscito ad ottenere tutto questo, ma è solo una base di
partenza... mi sento ancora ispirato, e non escludo di produrre nuova musica
entro breve. Sicuramente non aspetterò altri 5 anni!