Una coppia inedita - Stefano Agnini e Fabio Zuffanti - realizza un album particolarissimo, che lascia immaginare il proseguimento della collaborazione tra i due genovesi, da sempre dediti alla musica progressiva. E’ fatto da sottolineare, perché proprio l’appartenenza al genere, l’attitudine, il modo di pensare, si basa su un’estrema elasticità e libertà di movimento, uno spazio che si dilata a piacere fornendo possibilità che nessun’altra musica regala, quando è legata alla rigidità delle regole che determinano la spendibilità di un prodotto musicale sul mercato.
Ma qui si parla di arte pura, di cultura, di
musica che resterà nel tempo, di contenitore sonoro che conosce il suo limite -
l’impossibilità di raggiungere un vasto pubblico - ma che espone con
orgoglio la sua bellezza e originalità.
Il titolo del disco evoca sentimenti, riflessioni
e ricordi, soprattutto in quelli che hanno vissuto l’epoca del fumetto che si
accatastava nelle stanze da adolescenti, sostituito poi dall’elettronica e
dalla tecnologia, apparentemente più
appaganti.
Ma la storia non si cancella, ed è del mondo fumettistico che si parla in questo disco, La curva di Lesmo, lavoro che ti afferra ancor prima di averlo
ascoltato, perché l’artwork è di per se il primo stimolatore della memoria.
Occorre una chiarificazione per i più giovani,
parole che estraggo dal comunicato stampa ufficiale:
Il nome del progetto viene scelto da Agnini in omaggio alla
prima storia a fumetti (risalente al 1965) in cui appare il personaggio di
Valentina di Guido Crepax. I fumetti degli anni 50/60/70, specie di
ambientazione surreale, gotica e horror sono uno delle molte passioni che
accomuna i due compositori. Il pretesto del personaggio di Valentina di Crepax
trova riferimento nella copertina dell'album che sfrutta alcune tavole del famoso
fumettista italiano messe gentilmente a disposizione dai suoi eredi.
Sono anni in cui i due
autori non sono protagonisti attivi, per ovvi motivi anagrafici, ma il recupero
di quel patrimonio grafico diventa agevole se abbinato alla passione, una
spinta che può nascere da un fatto casuale che successivamente, per effetto
domino, permette di scoprire un mondo senza confini.
Occorre dire che Fabio Zuffanti - bassista, cantante,
compositore - è una delle menti musicali più fertili e dinamiche che io
conosca, e Stefano Agnini - tastierista e compositore prolifico - è considerato un autore tra i più
importanti dell’attuale scena musicale… ergo, diamo delle immagini, delle
situazioni, delle storie da raccontare a due tipi del genere e non ci resta che
attendere il risultato, sicuramente efficace, ma pure rapido.
Leggendo, osservando e
ascoltando sono tornato un po’ indietro nel tempo, perché io, purtroppo, ho
l’età giusta per dare il vero valore ai periodi e alle storie evocate.
Muovendomi
inconsciamente per associazione di idee - e sentimenti - sono saltato sulla
“mia” fumettistica, fatta di Diabolik e Kriminal, di Intrepido e Tex, di Blek
Macigno e Zagor; ma anche di “sceneggiati” televisivi, dai Promessi Sposi a I
Miserabili, da La Freccia Nera a Il Commissario Maigret, l’uomo che ha dipinto
di grigio intenso le mie domeniche da adolescente!
La Curva di Lesmo è apparentemente un’altra storia, ma se il suo ascolto mi ha
provocato questo sconvolgimento dei ricordi, aldilà del mero aspetto musicale, beh,
forse si è fatto centro due volte!
Pubblicata
su Linus nell’aprile 1965, La curva di Lesmo è la prima storia a fumetti
di Guido Crepax dove appare Valentina,
il personaggio che più di altri lo ha reso famoso in tutto il mondo.
Le
avventure di Valentina hanno avuto un grande successo in Italia e all’estero
per effetto di una miscela bomba per l’epoca: fantascienza, spionaggio mondi
fantastici e, col passare del tempo, erotismo.
La parte musicale è
suddivisa su tre tracce (9, 17 e 26 minuti) che hanno preso vita in tempi diversi,
come spiegano gli autori nell’intervista a seguire.
Ancora dal comunicato
stampa:
L'album è diviso in una parte “femminile,” con due pezzi
interpretati rispettivamente da Beatrice Antolini e da Jenny Sorrenti (con gli
interventi di Max Manfredi), e di una “maschile” con le voci di Matteo Merli e
Claudio Milano. La prima parte è maggiormente avventurosa e spinge la musica de
La Curva di Lesmo verso atmosfere folk, pop, elettroniche, new-prog e
sinfoniche spesso inedite per i due compositori. La seconda parte è
maggiormente classica con una lunga suite progressive reminiscente il lavoro di
Zuffanti con La Maschera Di Cera.
Il video che propongo, La posa dei morti, è un esempio
rappresentativo di musica che tocca il cuore, di liriche che ti afferrano e di
libertà espressiva assoluta.
Ed ecco che ritorno alla
chiosa iniziale, quella possibilità di perlustrare ogni pertugio nascosto,
ricercando spazio in ogni latitudine musicale esistente, infischiandosene dei
canoni tradizionali, ponendosi come unico obiettivo il movimento senza paletti
e costrizioni, possedendo la certezza del giusto che accompagna solo l’onestà
intellettuale, condita con un po’ di spregiudicatezza.
Non c’è uno stile o un
paradigma da usare come paravento, non esiste una facile e comoda cultura degli
alibi che spinge in una direzione privilegiata, “…perché è lì che bisogna andare!”. Stefano Agnini e Fabio Zuffanti
provano a musicare parte della loro vita senza l’assillo della produzione ad
ogni costo, forse divertendosi, probabilmente soffrendo un po’, coinvolgendo
amici fidati e compagni di viaggio, dimenticando per un attimo i progetti
infiniti dal marchio indelebile a favore di un progetto dove la musica e le
conoscenze accumulate nel tempo diventano solo un mezzo per un ritorno alle
origini, a momenti sereni, a pianti incontrollati.
E’ forse proprio questo
il bello di La curva di Lesmo, la
perdita del ruolo a vantaggio di un racconto in cui ci si ritrova facilmente,
instaurando quell’interazione che, quando arriva, diventa il valore aggiunto di
un qualsiasi rapporto artista/ascoltatore.
Un album notevole,
musicalmente intenso, carico di significati lirici, ma che mi lascia un senso
di smarrimento, perché capace di evocare anche i colori, quel feeling in bianco
e nero, tipico di anni lontani, da cui non sono mai riuscito a distaccarmi... purtroppo!
L’intervista a Stefano Agnini e Fabio Zuffanti
Come nasce la collaborazione tra
Fabio Zuffanti e Stefano Agnini?
Stefano: Si è sviluppata per
caso o, meglio, per destino. Ci conoscevamo da anni ma con frequentazioni del
tutto occasionali. In verità, da tempo avevo in mente di realizzare un progetto
solista, differente dalle atmosfere di CdZ. Tramite un amico comune, ho inviato
“La posa dei morti” a Fabio per avere una risposta da parte di BTF e il
produttore ci ha proposto di realizzare un disco assieme. L’idea mi ha
entusiasmato subito, stimando profondamente Fabio come persona e come
musicista. Insomma, oltre a realizzare un mio sogno, ho anche trovato un nuovo
amico.
Fabio: Come ha detto Stefano
le nostre frequentazioni erano del tutto occasionali, ma io nutrivo per lui
profonda stima per il suo operato come compositore e paroliere per la Coscienza
di Zeno. Credo che allo stato attuale Stefano sia uno dei migliori autori di
testi che abbiamo in Italia, e non solo a livello di prog. Quindi per me potere
collaborare fattivamente con lui per questo progetto è stato uno stimolo nonché
un onore.
L’idea di base è originale e permette
di ricordare l’arte fumettistica con cui è cresciuta una generazione: che cosa
vi ha spinto su questa strada?
Stefano: Io sono un
collezionista di fumetti anni ‘60/’70, soprattutto italiani, e il titolo “La
curva di Lesmo” mi ha sempre affascinato, perché trasuda di una suggestione
fine anni sessanta. Non sono un appassionato di automobilismo, i richiami nella
mia mente sono altri: il segno grafico che si fa più sperimentale, il milieu
culturale pop che traspare in ogni singola vignetta, il noir e l’erotismo
ancora sottovoce in una sconosciuta Valentina (infatti, il protagonista della
serie è Neutron, il suo fidanzato).
Fabio: Sono cresciuto tra i
fumetti di mio fratello maggiore, tra i quali quelli di Valentina, e da sempre
sono stato attratto dal suo immaginario, sensuale, onirico e surreale. Da
subito con Stefano ci siamo detti che per “vestire” la nostra musica sarebbe
stato bellissimo avere un fumettista. La fortuna ha voluto che gli eredi di
Guido Crepax (in particolare la figlia Caterina) si interessassero e
appassionassero al nostro progetto e ci permettessero di usare diverse tavole
del padre. Cosa che per noi è stata realmente un sogno diventato realtà.
Come è avvenuto l’incontro con la
famiglia Crepax? Sono rimasti coinvolti dal progetto?
Stefano: Proprio partendo dal
nome ho timidamente proposto di contattare Caterina, grazie sempre a un amico.
Si è rivelata da subito una persona meravigliosa, molto gentile e disponibile.
E quando ci siamo incontrati, nella casa del padre, ci sono venuti i brividi
a vedere tutto il materiale originale
del Maestro e a conoscerne la moglie – ispiratrice di Valentina – e i figli.
Fabio: Caterina ci ha
lasciato ampia libertà e tutte le immagini scelte sono quelle che vedevamo più
aderenti alla nostra proposta musicale. Lei ci ha dato piccoli consigli grafici
e per il resto è stata di una disponibilità unica che ci ha realmente toccati.
Veniamo all’album: mi spiegate la
sezione “liriche”?
Stefano: Le liriche della
prima parte sono state scritte poco distanti da quelle de “La notte anche di giorno”, de la Coscienza di Zeno, e derivano
principalmente dalla rielaborazione delle vicende personali che due amiche mi
raccontavano, in particolare durante diverse notti di conversazioni.
L’isolamento relazionale, la frigidità del sentimento, il ricatto sessuale,
l’amoralità, l’autolesionismo, la frammentazione dell’Io, la schizofrenia dei
ruoli, la molteplicità delle opinioni e l’impossibilità di dare un giudizio
univoco in quanto non esiste un'unica verità, sono i temi presentati nei testi.
Esponendoli è come se volessi esorcizzare le confessioni altrui che, da buon
ascoltatore, se non opportunamente filtrate, mi avrebbero potuto causare un burn-out.
Liberarmene per liberare gli altri, in un certo qual modo. La seconda parte del
disco invece (“Ho Rischiato Di Vivere”)
era rimasta nel cassetto per lungo tempo ed è una descrizione dei miei incubi
ricorrenti di quegli anni.
Siete entrambi protagonisti attivi
all’interno del mondo prog: come giudicate l’album, secondo quell’ottica?
Stefano: Un album particolare
in cui, specialmente nella prima parte, ci sono suggestioni dark, indie, pop,
sinfoniche, elettroniche anni ‘80, di folklore sardo e della canzone di
protesta. Per me, prog vuol dire anche musica di confine e libertà di mescolare
i generi adattandoli alle atmosfere che voglio esprimere. Sebbene i timbri e le
sonorità che adoro, qui presenti, siano sempre quelle del grande rock anni ‘70.
Fabio: Nel disco ci siamo
permessi sia di essere prog sia di spaziare attraverso diversi stili che poi
sono quelli che, assieme a molti altri, fanno parte del nostro vissuto di
ascoltatori. Credo che in futuro ci permetteremo ancora più marcatamente di
spaziare in lungo e largo tra i generi senza nessuna limitazione, filtrando il tutto
attraverso la nostra sensibilità per cercare di creare un mix inedito e
stimolante.
Come si può collocare il progetto
La Curva Di Lesmo rispetto ai precedenti lavori?
Stefano: Sicuramente, rispetto
a CdZ che è una sinergia di menti, qui ho potuto e voluto curare con Fabio ogni
singolo dettaglio degli arrangiamenti. In molte sezioni ho insistito che le
timbriche fossero quelle, a mio parere, funzionali: dalla
Gibson con il fuzz di “Satisfaction” alla Jumbo acustica, fino all’uso di
Roland TB303 e TR808 per le ritmiche elettroniche. Quindi, ho percepito una
maggiore libertà espressiva che mi ha condotto ad osare di più per quanto sia
soddisfatto di entrambe le formazioni.
Fabio: Lavorare con un
personaggio come Stefano, di grandissima cultura e dalle svariate passioni
musicali, mi ha aperto la mente su diversi fattori. Sono abituato o a gestire i
miei lavori da solo o con delle band, non avevo mai attuato una collaborazione
in duo. Questo porta a una dimensione molto semplice, non sei da solo a decidere
e non sei con un gruppo di cinque persone a doverti scannare per chi ha l'ego
più grosso, sei con una persona che vede le cose in maniera simile a te e allo
steso tempo ha molto da insegnarti. Magari ci possono anche essere delle
divergenze, ma è certamente più facile appianarle stando in due che in cinque.
Tutto ciò ci ha permesso di stimolarci a vicenda e di lasciare uscire fuori
tutta la nostra voglia di misuraci con stili e musicisti diversi senza
limitazioni di sorta.
Mi raccontate qualcosa dell’artwork?
Immagino che scegliere tra tante immagini non sarà stato facile!
Stefano: Hai perfettamente
ragione, è stato difficilissimo! Anche perché ci piacevano molte immagini che
però erano decisamente troppo osé per questo genere di produzioni. Quella che abbiamo
usato è una rielaborazione della copertina del primo libro cartonato di
Valentina, ed è stato l’omaggio migliore che potevamo fare in quanto metafora
di un personaggio femminile che non riesce a liberarsi dai legami. L’interno,
da “Valentina pirata”, presenta
invece un riferimento all’Orlando furioso, alla pazzia, e l’immagine di
un’eroina ormai sessualmente libera, matura e consapevole.
Domanda difficile: quale potrebbe
essere la “Valentina” del 2015, nella vita reale?
Stefano: Credo
che nel 2015 non possano esistere simboli sessuali così forti in quanto sono
venute meno le ragioni per cui la trasgressione è veramente scandalosa.
Inoltre, il modello di bellezza attuale è patinato e digitale, senza
chiaroscuri, è la foto ritoccata con Photoshop, il corpo iperrealista filmato
in UHD. Valentina è la Louise Brooks dei vecchi film in bianco e nero, lo
stesso segno non è colorato, l’imperfezione che la rende viva è cercata, voluta
e onorata: lei odora di pellicola, di vinile, di nastro magnetico”.
E’ lunghissima la lista degli
ospiti e mi viene da pensare che, oltre ai rapporti di amicizia, esista la
condizione per cui la musica, con questo intento, riporti ad anni lontani, alla
giovinezza, alla spensieratezza, e sia relativamente facile restarne coinvolti
e dare un contributo: sono fuori strada?
Fabio: No, assolutamente.
Tutti gli ospiti del disco hanno dato il loro contributo con gioia, come se
fosse una bella rimpatriata di amici legati da un forte sentimento per l'arte
musicale, in cui a farla da padrone è la voglia di stare assieme e condividere
l'esperienza, senza problemi di nessun genere. Inoltre io e Stefano eravamo di
subito fermamente convinti nel volere coinvolgere musicisti che provenissero da
esperienza diverse e da generi musicali anche molto distanti da quello in qui
ci muoviamo noi. Questo ha reso il disco più ricco e pieno di suggestioni e
speriamo in futuro di continuare a seguire la nostra idea di contaminazione.
Come pubblicizzerete l’album? Sono
previste presentazioni e concerti?
Fabio: Vista
la grande quantità di ospiti impiegati il discorso concerti al momento è in via
di definizione, se dovessimo ricevere delle proposte valuteremo il da farsi.
Pensiamo però di presentare il disco in situazioni in cui possiamo parlarne
piuttosto che suonare, magari anche legate alle celebrazioni per i
cinquant'anni di Valentina, vedremo.
Un’ultima cosa, cosa c’è per voi
dopo… la curva di Lesmo?
Stefano: Dopo la prima curva
di Lesmo, il circuito prevede la seconda curva di Lesmo. Alla quale aggiungerei
il quarto disco per CdZ e, se il fato sarà favorevole, la realizzazione con
Fabio di un’opera rock.
Fabio: “Nei prossimi mesi
uscirà il nuovo Hostsonaten e intanto ho cominciato a lavorare al mio nuovo
solista. In tutto ciò una nuova Curva sicuramente arriverà e sono molto curioso
di sentire cosa uscirà fuori!”.
Info:
La lista degli ospiti che hanno
partecipato all'album è molto lunga e comprende:
Beatrice Antolini:
voce
Gabriele Guidi
Colombi: basso (La Coscienza Di Zeno)
Laura Marsano:
chitarra acustica ed elettrica (La Maschera Di Cera/Zuffanti)
Andrea Orlando:
batteria (La Coscienza Di Zeno/Finisterre)
Fabio Gremo: chitarra
classica (Il Tempio Delle Clessidre)
Domenico Ingenito:
violino (La Coscienza Di Zeno)
Loris Lombardo:
percussioni
Max Manfredi: voce
Edmondo Romano: flauti
(Eris Pluvia e svariati progetti)
Claudio Roncone: voce
Luca Scherani:
fisarmonica, arrangiamenti archi (Coscienza Di Zeno e Höstsonaten)
Jenny Sorrenti: voce (Saint Just)
Sylvia Trabucco:
violino (Höstsonaten)
Matteo Merli: voce
Claudio Milano: voce
(Nickelodeon)
Jutta Taylor Nienhaus:
recitato (Analogy)
Boris Valle:
pianoforte (Finisterre)