martedì 1 dicembre 2015

Stefano Agnini e Fabio Zuffanti: La curva di Lesmo-Intervista agli autori


Una coppia inedita - Stefano Agnini e Fabio Zuffanti - realizza un album particolarissimo, che lascia immaginare il proseguimento della collaborazione tra i due genovesi, da sempre dediti alla musica progressiva. E’ fatto da sottolineare, perché proprio l’appartenenza al genere, l’attitudine, il modo di pensare, si basa su un’estrema elasticità e libertà di movimento, uno spazio che si dilata a piacere fornendo possibilità che nessun’altra musica regala, quando è legata alla rigidità delle regole che determinano la spendibilità di un prodotto musicale sul mercato.
Ma qui si parla di arte pura, di cultura, di musica che resterà nel tempo, di contenitore sonoro che conosce il suo limite - l’impossibilità di raggiungere un vasto pubblico - ma che espone con orgoglio la sua bellezza e originalità.
Il titolo del disco evoca sentimenti, riflessioni e ricordi, soprattutto in quelli che hanno vissuto l’epoca del fumetto che si accatastava nelle stanze da adolescenti, sostituito poi dall’elettronica e dalla tecnologia,  apparentemente più appaganti.
Ma la storia non si cancella, ed è del mondo fumettistico che si parla in questo disco, La curva di Lesmo, lavoro che ti afferra ancor prima di averlo ascoltato, perché l’artwork è di per se il primo stimolatore della memoria.
Occorre una chiarificazione per i più giovani, parole che estraggo dal comunicato stampa ufficiale:

Il nome del progetto viene scelto da Agnini in omaggio alla prima storia a fumetti (risalente al 1965) in cui appare il personaggio di Valentina di Guido Crepax. I fumetti degli anni 50/60/70, specie di ambientazione surreale, gotica e horror sono uno delle molte passioni che accomuna i due compositori. Il pretesto del personaggio di Valentina di Crepax trova riferimento nella copertina dell'album che sfrutta alcune tavole del famoso fumettista italiano messe gentilmente a disposizione dai suoi eredi.

Sono anni in cui i due autori non sono protagonisti attivi, per ovvi motivi anagrafici, ma il recupero di quel patrimonio grafico diventa agevole se abbinato alla passione, una spinta che può nascere da un fatto casuale che successivamente, per effetto domino, permette di scoprire un mondo senza confini.
Occorre dire che Fabio Zuffanti - bassista, cantante, compositore - è una delle menti musicali più fertili e dinamiche che io conosca, e Stefano Agnini -  tastierista e compositore prolifico - è considerato un autore tra i più importanti dell’attuale scena musicale… ergo, diamo delle immagini, delle situazioni, delle storie da raccontare a due tipi del genere e non ci resta che attendere il risultato, sicuramente efficace, ma pure rapido.
Leggendo, osservando e ascoltando sono tornato un po’ indietro nel tempo, perché io, purtroppo, ho l’età giusta per dare il vero valore ai periodi e alle storie evocate.
Muovendomi inconsciamente per associazione di idee - e sentimenti - sono saltato sulla “mia” fumettistica, fatta di Diabolik e Kriminal, di Intrepido e Tex, di Blek Macigno e Zagor; ma anche di “sceneggiati” televisivi, dai Promessi Sposi a I Miserabili, da La Freccia Nera a Il Commissario Maigret, l’uomo che ha dipinto di grigio intenso le mie domeniche da adolescente!
La Curva di Lesmo è apparentemente un’altra storia, ma se il suo ascolto mi ha provocato questo sconvolgimento dei ricordi, aldilà del mero aspetto musicale, beh, forse si è fatto centro due volte!
Pubblicata su Linus nell’aprile 1965, La curva di Lesmo è la prima storia a fumetti di Guido Crepax dove appare Valentina, il personaggio che più di altri lo ha reso famoso in tutto il mondo.
Le avventure di Valentina hanno avuto un grande successo in Italia e all’estero per effetto di una miscela bomba per l’epoca: fantascienza, spionaggio mondi fantastici e, col passare del tempo, erotismo.
La parte musicale è suddivisa su tre tracce (9, 17 e 26 minuti) che hanno preso vita in tempi diversi, come spiegano gli autori nell’intervista a seguire.

Ancora dal comunicato stampa:
L'album è diviso in una parte “femminile,” con due pezzi interpretati rispettivamente da Beatrice Antolini e da Jenny Sorrenti (con gli interventi di Max Manfredi), e di una “maschile” con le voci di Matteo Merli e Claudio Milano. La prima parte è maggiormente avventurosa e spinge la musica de La Curva di Lesmo verso atmosfere folk, pop, elettroniche, new-prog e sinfoniche spesso inedite per i due compositori. La seconda parte è maggiormente classica con una lunga suite progressive reminiscente il lavoro di Zuffanti con La Maschera Di Cera.

Il video che propongo, La posa dei morti, è un esempio rappresentativo di musica che tocca il cuore, di liriche che ti afferrano e di libertà espressiva assoluta.
Ed ecco che ritorno alla chiosa iniziale, quella possibilità di perlustrare ogni pertugio nascosto, ricercando spazio in ogni latitudine musicale esistente, infischiandosene dei canoni tradizionali, ponendosi come unico obiettivo il movimento senza paletti e costrizioni, possedendo la certezza del giusto che accompagna solo l’onestà intellettuale, condita con un po’ di spregiudicatezza.
Non c’è uno stile o un paradigma da usare come paravento, non esiste una facile e comoda cultura degli alibi che spinge in una direzione privilegiata, “…perché è lì che bisogna andare!”. Stefano Agnini e Fabio Zuffanti provano a musicare parte della loro vita senza l’assillo della produzione ad ogni costo, forse divertendosi, probabilmente soffrendo un po’, coinvolgendo amici fidati e compagni di viaggio, dimenticando per un attimo i progetti infiniti dal marchio indelebile a favore di un progetto dove la musica e le conoscenze accumulate nel tempo diventano solo un mezzo per un ritorno alle origini, a momenti sereni, a pianti incontrollati.
E’ forse proprio questo il bello di La curva di Lesmo, la perdita del ruolo a vantaggio di un racconto in cui ci si ritrova facilmente, instaurando quell’interazione che, quando arriva, diventa il valore aggiunto di un qualsiasi rapporto artista/ascoltatore.
Un album notevole, musicalmente intenso, carico di significati lirici, ma che mi lascia un senso di smarrimento, perché capace di evocare anche i colori, quel feeling in bianco e nero, tipico di anni lontani, da cui non sono mai riuscito a distaccarmi... purtroppo!


L’intervista a Stefano Agnini e Fabio Zuffanti

Come nasce la collaborazione tra Fabio Zuffanti e Stefano Agnini?

Stefano: Si è sviluppata per caso o, meglio, per destino. Ci conoscevamo da anni ma con frequentazioni del tutto occasionali. In verità, da tempo avevo in mente di realizzare un progetto solista, differente dalle atmosfere di CdZ. Tramite un amico comune, ho inviato “La posa dei morti” a Fabio per avere una risposta da parte di BTF e il produttore ci ha proposto di realizzare un disco assieme. L’idea mi ha entusiasmato subito, stimando profondamente Fabio come persona e come musicista. Insomma, oltre a realizzare un mio sogno, ho anche trovato un nuovo amico.
Fabio: Come ha detto Stefano le nostre frequentazioni erano del tutto occasionali, ma io nutrivo per lui profonda stima per il suo operato come compositore e paroliere per la Coscienza di Zeno. Credo che allo stato attuale Stefano sia uno dei migliori autori di testi che abbiamo in Italia, e non solo a livello di prog. Quindi per me potere collaborare fattivamente con lui per questo progetto è stato uno stimolo nonché un onore.

L’idea di base è originale e permette di ricordare l’arte fumettistica con cui è cresciuta una generazione: che cosa vi ha spinto su questa strada?

Stefano: Io sono un collezionista di fumetti anni ‘60/’70, soprattutto italiani, e il titolo “La curva di Lesmo” mi ha sempre affascinato, perché trasuda di una suggestione fine anni sessanta. Non sono un appassionato di automobilismo, i richiami nella mia mente sono altri: il segno grafico che si fa più sperimentale, il milieu culturale pop che traspare in ogni singola vignetta, il noir e l’erotismo ancora sottovoce in una sconosciuta Valentina (infatti, il protagonista della serie è Neutron, il suo fidanzato).
Fabio: Sono cresciuto tra i fumetti di mio fratello maggiore, tra i quali quelli di Valentina, e da sempre sono stato attratto dal suo immaginario, sensuale, onirico e surreale. Da subito con Stefano ci siamo detti che per “vestire” la nostra musica sarebbe stato bellissimo avere un fumettista. La fortuna ha voluto che gli eredi di Guido Crepax (in particolare la figlia Caterina) si interessassero e appassionassero al nostro progetto e ci permettessero di usare diverse tavole del padre. Cosa che per noi è stata realmente un sogno diventato realtà.

Come è avvenuto l’incontro con la famiglia Crepax? Sono rimasti coinvolti dal progetto?

Stefano: Proprio partendo dal nome ho timidamente proposto di contattare Caterina, grazie sempre a un amico. Si è rivelata da subito una persona meravigliosa, molto gentile e disponibile. E quando ci siamo incontrati, nella casa del padre, ci sono venuti i brividi a  vedere tutto il materiale originale del Maestro e a conoscerne la moglie – ispiratrice di Valentina – e i figli.
Fabio: Caterina ci ha lasciato ampia libertà e tutte le immagini scelte sono quelle che vedevamo più aderenti alla nostra proposta musicale. Lei ci ha dato piccoli consigli grafici e per il resto è stata di una disponibilità unica che ci ha realmente toccati.

Veniamo all’album: mi spiegate la sezione “liriche”?

Stefano: Le liriche della prima parte sono state scritte poco distanti da quelle de “La notte anche di giorno”, de la Coscienza di Zeno, e derivano principalmente dalla rielaborazione delle vicende personali che due amiche mi raccontavano, in particolare durante diverse notti di conversazioni. L’isolamento relazionale, la frigidità del sentimento, il ricatto sessuale, l’amoralità, l’autolesionismo, la frammentazione dell’Io, la schizofrenia dei ruoli, la molteplicità delle opinioni e l’impossibilità di dare un giudizio univoco in quanto non esiste un'unica verità, sono i temi presentati nei testi. Esponendoli è come se volessi esorcizzare le confessioni altrui che, da buon ascoltatore, se non opportunamente filtrate, mi avrebbero potuto causare un burn-out. Liberarmene per liberare gli altri, in un certo qual modo. La seconda parte del disco invece (“Ho Rischiato Di Vivere”) era rimasta nel cassetto per lungo tempo ed è una descrizione dei miei incubi ricorrenti di quegli anni.

Siete entrambi protagonisti attivi all’interno del mondo prog: come giudicate l’album, secondo quell’ottica?

Stefano: Un album particolare in cui, specialmente nella prima parte, ci sono suggestioni dark, indie, pop, sinfoniche, elettroniche anni ‘80, di folklore sardo e della canzone di protesta. Per me, prog vuol dire anche musica di confine e libertà di mescolare i generi adattandoli alle atmosfere che voglio esprimere. Sebbene i timbri e le sonorità che adoro, qui presenti, siano sempre quelle del grande rock anni ‘70.
Fabio: Nel disco ci siamo permessi sia di essere prog sia di spaziare attraverso diversi stili che poi sono quelli che, assieme a molti altri, fanno parte del nostro vissuto di ascoltatori. Credo che in futuro ci permetteremo ancora più marcatamente di spaziare in lungo e largo tra i generi senza nessuna limitazione, filtrando il tutto attraverso la nostra sensibilità per cercare di creare un mix inedito e stimolante.

Come si può collocare il progetto La Curva Di Lesmo rispetto ai precedenti lavori?

Stefano: Sicuramente, rispetto a CdZ che è una sinergia di menti, qui ho potuto e voluto curare con Fabio ogni singolo dettaglio degli arrangiamenti. In molte sezioni ho insistito che le timbriche fossero quelle, a mio parere, funzionali: dalla Gibson con il fuzz di “Satisfaction” alla Jumbo acustica, fino all’uso di Roland TB303 e TR808 per le ritmiche elettroniche. Quindi, ho percepito una maggiore libertà espressiva che mi ha condotto ad osare di più per quanto sia soddisfatto di entrambe le formazioni.
Fabio: Lavorare con un personaggio come Stefano, di grandissima cultura e dalle svariate passioni musicali, mi ha aperto la mente su diversi fattori. Sono abituato o a gestire i miei lavori da solo o con delle band, non avevo mai attuato una collaborazione in duo. Questo porta a una dimensione molto semplice, non sei da solo a decidere e non sei con un gruppo di cinque persone a doverti scannare per chi ha l'ego più grosso, sei con una persona che vede le cose in maniera simile a te e allo steso tempo ha molto da insegnarti. Magari ci possono anche essere delle divergenze, ma è certamente più facile appianarle stando in due che in cinque. Tutto ciò ci ha permesso di stimolarci a vicenda e di lasciare uscire fuori tutta la nostra voglia di misuraci con stili e musicisti diversi senza limitazioni di sorta.

Mi raccontate qualcosa dell’artwork? Immagino che scegliere tra tante immagini non sarà stato facile!

Stefano: Hai perfettamente ragione, è stato difficilissimo! Anche perché ci piacevano molte immagini che però erano decisamente troppo osé per questo genere di produzioni. Quella che abbiamo usato è una rielaborazione della copertina del primo libro cartonato di Valentina, ed è stato l’omaggio migliore che potevamo fare in quanto metafora di un personaggio femminile che non riesce a liberarsi dai legami. L’interno, da “Valentina pirata”, presenta invece un riferimento all’Orlando furioso, alla pazzia, e l’immagine di un’eroina ormai sessualmente libera, matura e consapevole.

Domanda difficile: quale potrebbe essere la “Valentina” del 2015, nella vita reale?

Stefano: Credo che nel 2015 non possano esistere simboli sessuali così forti in quanto sono venute meno le ragioni per cui la trasgressione è veramente scandalosa. Inoltre, il modello di bellezza attuale è patinato e digitale, senza chiaroscuri, è la foto ritoccata con Photoshop, il corpo iperrealista filmato in UHD. Valentina è la Louise Brooks dei vecchi film in bianco e nero, lo stesso segno non è colorato, l’imperfezione che la rende viva è cercata, voluta e onorata: lei odora di pellicola, di vinile, di nastro magnetico”.

E’ lunghissima la lista degli ospiti e mi viene da pensare che, oltre ai rapporti di amicizia, esista la condizione per cui la musica, con questo intento, riporti ad anni lontani, alla giovinezza, alla spensieratezza, e sia relativamente facile restarne coinvolti e dare un contributo: sono fuori strada?

Fabio: No, assolutamente. Tutti gli ospiti del disco hanno dato il loro contributo con gioia, come se fosse una bella rimpatriata di amici legati da un forte sentimento per l'arte musicale, in cui a farla da padrone è la voglia di stare assieme e condividere l'esperienza, senza problemi di nessun genere. Inoltre io e Stefano eravamo di subito fermamente convinti nel volere coinvolgere musicisti che provenissero da esperienza diverse e da generi musicali anche molto distanti da quello in qui ci muoviamo noi. Questo ha reso il disco più ricco e pieno di suggestioni e speriamo in futuro di continuare a seguire la nostra idea di contaminazione.

Come pubblicizzerete l’album? Sono previste presentazioni e concerti?

Fabio: Vista la grande quantità di ospiti impiegati il discorso concerti al momento è in via di definizione, se dovessimo ricevere delle proposte valuteremo il da farsi. Pensiamo però di presentare il disco in situazioni in cui possiamo parlarne piuttosto che suonare, magari anche legate alle celebrazioni per i cinquant'anni di Valentina, vedremo.

Un’ultima cosa, cosa c’è per voi dopo… la curva di Lesmo?

Stefano: Dopo la prima curva di Lesmo, il circuito prevede la seconda curva di Lesmo. Alla quale aggiungerei il quarto disco per CdZ e, se il fato sarà favorevole, la realizzazione con Fabio di un’opera rock.
Fabio: “Nei prossimi mesi uscirà il nuovo Hostsonaten e intanto ho cominciato a lavorare al mio nuovo solista. In tutto ciò una nuova Curva sicuramente arriverà e sono molto curioso di sentire cosa uscirà fuori!”.


Info:

La lista degli ospiti che hanno partecipato all'album è molto lunga e comprende:

Beatrice Antolini: voce
Gabriele Guidi Colombi: basso (La Coscienza Di Zeno)
Laura Marsano: chitarra acustica ed elettrica (La Maschera Di Cera/Zuffanti)
Andrea Orlando: batteria (La Coscienza Di Zeno/Finisterre)
Fabio Gremo: chitarra classica (Il Tempio Delle Clessidre)
Domenico Ingenito: violino (La Coscienza Di Zeno)
Loris Lombardo: percussioni
Max Manfredi: voce
Edmondo Romano: flauti (Eris Pluvia e svariati progetti)
Claudio Roncone: voce
Luca Scherani: fisarmonica, arrangiamenti archi (Coscienza Di Zeno e Höstsonaten)
Jenny Sorrenti: voce (Saint Just)
Sylvia Trabucco: violino (Höstsonaten)
Matteo Merli: voce
Claudio Milano: voce (Nickelodeon)
Jutta Taylor Nienhaus: recitato (Analogy)
Boris Valle: pianoforte (Finisterre)