lunedì 18 febbraio 2013

La Maschera di Cera-Flower Flash e Psycho Praxis al Verdi di Genova

Fotografia di Enrico Rolandi

15 febbraio 2013 dedicato al Prog, a Genova, mentre impazzava il Festival di Sanremo.
Il Teatro Verdi di Sestri Ponente ha infatti ospitato in un colpo solo tre band dalle caratteristiche diverse, dalle esperienze più o meno importanti, ma con in comune l’amore per un genere musicale che significa innanzitutto impegno e passione.
La serata era costruita attorno ad un evento principale, la prima live dell’album de La Maschera di Cera, “Le Porte del Domani”.
Il disco, nonostante sia un “neonato”, sta raccogliendo consensi molto ampi, e per la presentazione ufficiale live Black Widow Records e AMS Records/BTF, organizzatori dell’evento, scelgono il contorno di giovani band dalle grandi potenzialità.
Pubblico numericamente non adeguato all’evento, ma per non aprire la solita e spesso sterile polemica, legata alle attitudini e abitudini dei fruitori della musica - o presunti tali - sorvolerò, evitando ogni tipo di commento. Certo è che la performance di qualsiasi artista ha un’intensità direttamente proporzionale al calore provocato dall’audience, riscaldamento naturale che nell’occasione ha avuto lenta progressione - fatto fisiologico - e di questo hanno forse patito i Flower Flash e gli Psyco Praxis, gruppi che hanno comunque dimostrato grande professionalità.
Iniziano i Flower Flash di Albenga, dopo una breve presentazione del tastierista Alberto Sgarlato. Non è molto il tempo a disposizione, per ovvi motivi di condivisione dello spazio disponibile, e nella mezz’ora stabilita presentano brani tratti dall’album "Duck in the box"
Due le novità, almeno per il sottoscritto: la presenza del cantante Daniel Elvstrom, che non avevo ancora sentito dal vivo, ed un rifacimento prog del tutto anomalo, peraltro affascinante, la riproposizione di “Una ragione di più”, brano siglato dal duo Vanoni-Reitano, una delle più belle canzoni mai scritte, ma sicuramente non ideologicamente accostabili, in linea di principio, al tema della serata. E invece l’arrangiamento e il nuovo ritmo imposto hanno cambiato la faccia - ma non la bellezza che è connaturata al brano - di un must senza tempo. Coraggio e soddisfazione per questi giovani savonesi:




A seguire una band assolutamente nuova, gli Psycho Praxis di Brescia, recente scoperta della BWR che ritaglia per loro la prima uscita ligure.
Andrea Calzoni, il cantante e flautista, racconta dal palco gli inizi musicali della band e l’avvicinamento al prog, avvenuto come spesso accade per merito di “encomiabili” genitori capaci di trasferire, anche, alternativi messaggi musicali.
Il genere è realmente vintage, un rock abbastanza “forte e preciso”, che ricorda a tratti il mondo dei Jethro Tull, non solo per l’utilizzo del flauto traverso, ma anche per l’aspetto visual, che riporta immediatamente al primo Anderson, ma è tipico per chi ama quel mondo appropriarsi istintivamente di alcune movenze del mitico Ian.
Poco più di mezz’ora di spettacolo non consente un giudizio completo, ma ciò che questi ragazzi hanno messo in mostra lascia ben sperare, perché il talento e le idee chiare non mancano, e i risultati non tarderanno ad arrivare:



E arriva il clou, cala momentaneamente il sipario mentre avviene l’ultimo cambio palco.
Martin Grice, antico Delirium, ospite della Maschera di Cera sia su disco che sul palco, racconta le sue impressioni e parla di futuro, mentre al di là della tenda Zuffanti e soci si preparano.
Pillole dal repertorio passato in attesa della lunga suite che racconta una possibilità evolutiva della storia iniziata quarant’anni fa da LE ORME, quella dei due mondi, Felona e Sorona.
Formazione consolidata (presentata nel video a seguire) con due ospiti, il Martin Grice già citato, al flauto e sax, e Laura Marsano alle chitarre.
Il mio giudizio sull’album - quindi su ciò che è aspetto “studio” -  è fruibile al seguente link:
Ciò che invece va in scena nelle rappresentazioni live è qualcos’altro … è l’incontro tra pubblico e artista, spesso condizionato da molteplici fattori, in un gioco del dare e avere che niente ha a che vedere con il potenziale tasso tecnico e comunicativo.  
Credo che un minimo di delusione e frustrazione (da partecipazione) ci sia stata, e la conseguenza poteva essere una sorta di demotivazione da palco, con l’aggiunta di una discreta responsabilità nei confronti delle due band “giovani”, che sicuramente guardano alla MDC come ad un punto un po’ lontano, ma modello sul cui percorso occorrerebbe fare opera di benchmarking.
Bene, tutto questo possibile damage non c’è stato, e il mestiere degli attori in campo è venuta fuori in toto.
Fabio Zuffanti, Alessandro Corvaglia e Maurizio Di Tollo sono un trio collaudato da differenti collaborazioni e l’affiatamento è risultato evidente. Molto apprezzato il “tocco” di Agostino Macor, tessitore instancabile di trame complicate che lui ha reso apparentemente semplici; un vero piacere vedere i duetti di flauto tra Andrea Monetti ed uno degli ospiti… il mito - come uomo e artista - Martin.
Impossibile non stabilire con lui un rapporto empatico, a pelle, e gli incontri con Grice, anche per chi non è particolarmente interessato alla musica, sono sempre fonte di estremo piacere.
Un piacere è stato anche il vederlo muoversi liberamente per il palco con sax e flauto, e ho immaginato Fabio Zuffanti  felice di questa collaborazione, in equilibrio tra live e studio.
Una bella sorpresa anche Laura Marsano, inattiva da molto tempo per i soliti problemi familiari che generalmente toccano molto le donne, e molto poco gli uomini. A fine concerto la incontro e fa un po’ di autocritica, ripensando alla normale ruggine da smaltire, ma a me è piaciuta e ho trovato enorme materiale tecnico e umano.
Un plauso anche al grande lavoro dei tecnici - Alessandro Mazzitelli e Rox Villa - “gestori” di una situazione non certo semplice.
Presto sarà realizzato il DVD dell’evento e sarà quello il momento giusto per rimediare alla mancata partecipazione alla serata, e penso che la rivisitazione, a distanza di tempo, potrà trasmettere nuovo piacere anche a chi era presente.