La Sposa del
Tempo è il primo
album dei ferraresi Marchesi Scamorza. A fine post propongo alcune
note biografiche della giovane band.
Giovane dicevo, ma con
le idee chiare ed una certa dose di coraggio, che in casi come questi significa
trasformazione della passione e della purezza degli ideali musicali in
realizzazioni che, obtorto collo, troveranno una collocazione di nicchia.
La musica progressiva,
seppur stia suscitando rinnovato interesse, è obiettivamente - sfortunatamente -
lontana dall’ascolto di massa, e questo
è un fatto noto, ma ciò non rappresenta un minimo freno alle volontà
espressive dei M.S.
Credo che il sogno di
ogni band che decide di affrontare un percorso figlio dei fasti degli anni ’70 sia
quello di realizzare un concept album, e magari lasciare ai posteri una splendida
copertina in stile vecchio vinile.
Come si evince dall’intervista
a seguire, la concettualità dell’album esiste, anche se non è preventivata a
tavolino, ma emerge col passare del tempo, quando i “vecchi” brani riarrangiati
si uniscono alle nuove creazioni.
Ed è proprio l’elemento
“tempo” il filo conduttore, una dimensione trattata senza particolare misura,
dove anche ciò che è normalmente codificato - il susseguirsi delle stagioni ad
esempio - non presenta coordinate temporali,
ma lascia spazio ad interpretazioni personali e ad una certa partecipazione
attiva.
La musica che i M.S. propongono è la sintesi degli
ascolti e degli amori giovanili, e anche in questo caso non esiste allineamento
temporale, se si pensa al gap generazionale esistente tra i modelli dichiarati
(soprattutto il prog italico dei seventees) e l’epoca in cui vengono creati, ma
quella sorta di immortalità che il movimento progressivo si è ormai guadagnato,
sulla scia della musica classica, giustifica ampiamente ogni nuova/antica
proposta.
Dall’utilizzo di una
strumentazione tipica del rock - la grande famiglia che raggruppa svariati
generi - e attraverso l’impiego della lingua italiana, si arriva ad un discreto
tuffo nel passato, fatto di BANCO, ORME, PFM e molto altro, con una chiarezza di testi che aiuta a
comprendere gli intenti compositivi della band.
Avere linee guida da seguire non
significa copiare, ma piuttosto trarre ispirazione e mettersi in discussione accettando
il giudizio di chi inevitabilmente si divertirà nell’arte della comparazione.
Ma di tutto questo i Marchesi Scamorza
non devono essere spaventati.
Molto bello l’art work,
e l’immagine di copertina, carica di significati per gli ideatori, fa
immediatamente venir la voglia di una trasposizione per vinile.
Un bel primo album per
una band di cui sentiremo ancora parlare.
L’INTERVISTA
La band è di recente
formazione, il 2009. Chi erano precedentemente i Marchesi Scamorza? Che tipo di
esperienze musicali avete alle spalle?
Principalmente
eravamo già tutti amici, musicalmente veniamo da esperienze totalmente diverse:
due di noi (Lorenzo e Paolo) suonavano già insieme in un gruppo rock, il
batterista Alessandro suonava in una cover band di rock classico e il cantante
militava in una metal band, come il tastierista.
Un comune denominatore
che lega molte giovani prog band con cui vengo a contatto è la voglia, la quasi
necessità di esprimersi attraverso arti differenti, non completamente appagati
da musica e testi. Siete anche voi attratti da variegati modi espressivi?
Abbiamo
voluto curare in modo del tutto singolare l’aspetto grafico del nostro album, grazie
anche alla collaborazione di Giulia Pasetti e Jacopo Regulti. Molto utile a
tale proposito è stato ritrovarsi nella band una persona legata a un’altra
corrente artistica, ovvero Lorenzo, il nostro chitarrista-pittore.
Avete registrato il
videoclip di “Autunno”. Quanto è importante secondo voi, l’essere visti, e non
solo ascoltati?
E’
importantissimo. Il nostro scopo con la pubblicazione del video era quello di avvicinare
le persone alla nostra musica, attraverso il connubio tra quest’ultima e le immagini.
Che cosa apprezzate
maggiormente della fase live, e cosa di
quella in studio?
Dal vivo
riusciamo a essere più diretti ed energici, anche nello svolgimento di quei
brani che non lo richiederebbero, e questo aiuta anche nel rapporto con il
pubblico. In studio apprezziamo molto la possibilità di essere precisi, e
rendere ogni brano completo e curato nei dettagli.
I vostri brani sono
cantati in lingua italiana: voglia di far comprendere immediatamente i vostri
testi o scelta estetica/costruttiva legata alla vostra proposta musicale?
Innanzitutto
siamo particolarmente legati alla dimensione italiana del progressive rock. Del
resto la scelta è comunque costruttiva perchè la lingua italiana permette di
creare particolari atmosfere che si legano perfettamente al nostro modo di
interpretare la musica.
Mi spiegate la
concettualità dell’album “La Sposa del Tempo”?
La
concettualità dell’album si è scoperta strada facendo, alcuni brani sono stati
scritti anche diversi anni fa, poi riarrangiati; man mano che le registrazioni
si completavano ci siamo accorti che tra i temi sicuramente ricorrenti c’era
“il passare del tempo”. Il tempo nel nostro album viene considerato come
statico, ad esempio nel “Castello delle
stagioni” si elencano le stagioni ma non c’è una convinzione del passaggio
tra una stagione e l’altra, il tempo resta fermo in preda ai ricordi. ”Nelle notti più lontane” la storia del veliero potrebbe anche essere
inventata, nel senso che non si sa nemmeno sè questo è partito o è ancora in porto.
Che tipo di rapporto
avete con le nuove tecnologie, applicate alla vostra musica e alla diffusione
del vostro lavoro?
Pur non
essendo cinque persone amanti della tecnologia, riconosciamo che per la
diffusione della nostra musica la tecnologia ci è fondamentale, sia dal punto
di vista della diffusione sia della vendita. Grazie alla rete abbiamo anche la
possibilità di diffondere un altra opera riguardante l’album ovvero il nostro
videoclip girato per il brano “Autunno”.
Spesso si parla di “regionalità”, di musica influenzata dal posto in
cui si è nati o in cui si vive. Che cosa vi ha regalato e vi regala la vostra
terra?
Siamo
tutti molto legati alla nostra terra, in particolare alla campagna che si
ritrova in alcuni nostri servizi fotografici, come è visibile all’interno del
nostro album. Senza dubbio Ferrara contribuisce al processo compositivo,
regalandoci idee, immagini ed esperienze.
Immaginate di poter
scegliere un qualsiasi musicista esistente, italiano e straniero, da ospitare
nel vostro prossimo album? Riuscite e mettervi d’accordo?
Sarebbe
molto difficile mettersi d’accordo, ma rimanendo nel campo della tradizione
progressive italiana una scelta comune ricadrebbe su uno dei componenti della
Premiata Forneria Marconi.
Che cosa hanno
pianificato i M.S. per l’immediato futuro?
Un
concerto il 24 di questo mese in Veneto, la partecipazione a una compilation di
brani ispirati al Decameron di Boccaccio, che si vanno ad aggiungere al processo
compositivo per il secondo album che continua da qualche mese.Vi invitiamo a
seguirci sulla nostra pagina face book:
e sul
nostro sito:
BIOGRAFIA
Nel
maggio 2009 nella campagna ferrarese cinque ragazzi, Lorenzo Romani (chitarra elettrica), Alessandro Padovani (batteria), Paolo Brini (basso), Chiara Scaglianti (tastiere), Enrico Bernardini (voce e chitarra
acustica) – tutti provenienti da esperienze musicali completamente diverse – decidono
di intraprendere un progetto unico per l'ambiente musicale ferrarese. Nascono i
Marchesi Scamorza, progressive band
che ripropone brani della Premiata Forneria Marconi e di Fabrizio De André.
Dopo
un’estate passata tra cover e classici decidono di ricercare una propria
identità musicale con la stesura del loro primo brano originale L’Uomo
Dall’Ombra Lunga. Nella primavera successiva registrano un demo che, benchè
prematuro, li sposta verso propri brani progressive. All'inizio dell'estate
2010 Chiara lascia la band e viene sostituita, a stagione concertistica
iniziata, da Enrico Cazzola, che spinge
i Marchesi alla scrittura; a settembre si contano tre nuovi brani, di un
livello decisamente alto.
Nel
febbraio 2011 esce il primo EP Sentieri di Carta: le sonorità e i
pregnanti testi in italiano rivelano quello che diventerà il vero intento della
band, ossia abbracciare un genere non più in voga, almeno in contesti
giovanili. L'estate è molto utile ai Marchesi che, tra concorsi e serate, si
fanno notare nel contesto ferrarese e regionale. Le idee volano in fretta e,
aiutati dalla tranquillità di una rustica sala prove campagnola, a febbraio
2012 inaugurano le registrazioni del nuovo album La Sposa Del Tempo. Il
lavoro è lungo, la musica evolve in modo repentino, stregando tutti quelli che
aiutano i Marchesi in questo pazzo ma soddisfacente progetto. I brani sono 8,
più un Intro ideato per contestualizzare l'album.
L'estate
continua a essere amica dei Marchesi, che trionfano nel concorso San
Patrizio Rock, portando a casa il primo premio e il trofeo per
l'originalità dei brani. Nel contesto ferrarese emergono discretamente,
affermandosi a pieni voti tra le preferenze locali. Nell'ottobre 2012 iniziano
le riprese del primo videoclip di Autunno, pezzo di chiusura del disco
d’esordio La sposa del tempo, che esce alla fine del 2012.