Ho conosciuto un paio di mesi
fa, ad Alessandria, Mario Morbelli, autore
dell’iniziativa di cui mi appresto a parlare.
In quell’occasione fu
l’originale e apprezzato conduttore della presentazione di “Cosa resterà di
me?”, il contenitore musicale che oltre alla mie presenza e a quella di Max Pacini, gli autori, prevedeva, nell’occasione, la partecipazione/organizzazione
di Luca Olivieri, uno dei pilastri
del progetto, e colonna sonora della serata.
Per inciso, Luca Olivieri è uno
dei protagonisti (3° DVD) di“Indagini in 5/4”, il docufilm che Morbelli ha realizzato in collaborazione
con Impressioni Grafiche.
Ma chi è sinteticamente Mario?
Di cosa si occupa quotidianamente?
Scrittore, poeta, musicista (rapper),
giornalista, pittore, documentarista, esperto di cinema, produttore di
cortometraggi e… chissà quante altre cose!
Ad Alessandria ho apprezzato la
sua acutezza giornalistica e la capacità di interpretare i dettagli,
espandendoli sino ad arrivare al reale significato delle cose.
Dopo qualche giorno ho toccato
con mano altre sue positive peculiarità, perché il movie da lui realizzato è
qualcosa di estremo valore, frutto di un grande lavoro di squadra, e
probabilmente una novità assoluta, almeno in campo nazionale.
Sono a conoscenza di libri che
tracciano la mappa musicale della nostra penisola, con la caratterizzazione
della singola regione -o città- e l’abbinamento ad una particolare scuola
musicale ma, data la vastità dell’argomento la luce si diffonde normalmente
solo su gli artisti più conosciuti. Altra cosa è l’indagine di Mario, e vedremo
il motivo.
Non sono in grado di giudicare
il risultato dal mero punto di vista tecnico, ma nemmeno mi sforzo di
capire/indagare, essendo la parte che mi interessa di meno: ciò che alla fine
mi rimane è il contenuto, il messaggio e gli spunti per le riflessioni
personali, e “Indagine in 5/4” me ne ha forniti a iosa.
La
storia in pillole.
Oggetto: analisi
della scena musicale dal 1980 al 2011.
Luogo: Acqui
Terme.
Punto
di partenza: Le stanze
di via Nizza, place to play and much more.
Protagonisti
al lavoro: un video reporter, Mario Morbelli, un
conduttore, Enrico Di Marzio, due detective, Maurizio e Massimo
Novelli,
e un dj shock (?), Matteo Vela.
Musicisti: Knot
Tolouse - Madrigali Magri - Sanlait - From Our Side - Funny Farm - P.C.G. -
Blade Runner - Walter Cirio / Cicles Orchestra, Clorophyilla - De Clo - Buona
Audrey - Blu Neva - Federico Reggio (NEW) - Tom Ton Band - Tristessawharrol -
Esperia / Nemowebern - Rebi(r)t, Yo Yo Mundi - Thomas - Deimos - Luca Olivieri
- Tennis - Alessandro Bellati, Zotto - Waves - Greta e Le Greche - Beppe
Malizia (Matiz) E I Ritagli Acustici - Tomakin - Factory - Nonostante Clizia -
Big Bubble Nerds - Mirror Kissers - Bullet Trotter.
Accidenti, e io che pensavo solo
a gli Yo Yo Mundi!
Beh, nonostante la mia assidua
frequentazione musicale e la voglia di continuo aggiornamento, sono convinto
che il mio stato di non conoscenza sarebbe tale in molteplici situazioni
regionali/provinciali, vista la varietà e la quantità di piccole e grandi
realtà locali che, a volte per scelta e altre per mancanza di autostima, non
emergono e di fatto mai supereranno i confini cittadini.
Ma ho scoperto che Acqui è un
mondo a parte e che la mia ignoranza -quanto mi duole usare questo termine
quando l’argomento è la musica!- ha a che fare con il DNA degli acquesi.
Mi ha colpito una frase, dove il
musicista di turno racconta di come non abbia mai trovato nel corso della vita
nessun luogo così pieno di fervore musicale, una città dove il rapporto
abitanti /musicisti è elevatissimo (forse il più alto d’Italia), eppure… le
caratteristiche personali di chi è nato e vissuto nella zona, la cultura del
luogo, oggi come trent’anni fa, potrebbero essere il freno a mano tirato, messo
lì a posta per autorallentarsi o impedire l’evoluzione totale. E qualcuno lo
racconta con evidente rammarico, con la tristezza di chi è conscio di trovarsi
al cospetto di enormi potenzialità mai espresse appieno, e la certezza che
molte occasioni siano state sprecate. E di treni diretti verso il sole ne
passano ben pochi nella vita!
Le storie di musica si
intrecciano con quelle personali, e l’analisi che ne deriva supera il fatto
musicale ed assume i connotati dell’indagine sociologica, in una zona del
Piemonte dove la naturale evoluzione dei tempi sembra non intaccare idee e
comportamenti ben radicati.
L’attenzione, lo stupore e la
voglia di approfondire che ho provato-ho contattato ad esempio la cantante Roberta Avigo- ha avuto come binario
parallelo quello della tristezza continua. Sarà forse l’inverno piemontese che
ben conosco, sarà il buio della sera, sarà il freddo che dal video aggredisce
l’osservatore sul divano, sarà l’argomento trattato, sarà la naturale
immedesimazione, ma… il mood grigio non mi ha mai abbandonato, anzi, si è
ripresentato con puntualità ogni volta che ho inserito, a distanza di qualche
giorno, il nuovo DVD. Non è colpa di Mario, o forse sì… magari è quello che
voleva suscitare, o forse fa parte di Acqui, quella città dove… “… ci
avete fatto caso? In auto è facilissimo entrarci e poi non si sa più come
uscirne!”.
Come ho accennato in precedenza,
la base di partenza sono le stanze di via Nizza- spazio in cui la musica
prolificava-, ora chiuso, con il grave rischio che, in mancanza di “reperti”, morisse anche il loro significato storico e
sociale. Come Enrico Di Marzio
sottolinea, “… là dentro si faceva nient’altro che cultura…”, e la cultura si tramanda, e resiste all’usura del tempo, per
mezzo delle testimonianze tangibili. Grande merito a Morbelli che, cogliendo
l’attimo giusto, ha elencato e interpretato un pezzo di storia della sua terra.
La musica è storia? La musica è un
mestiere?
Ancora tristezza nel vedere sul
volto e nei pensieri di altri, il fuggire dei lustri… anche miei.
Artisti che raccontano cosa sia stato il passato, e lo fanno con amari sorrisi - quando i sorrisi ci sono-
sulle labbra. Segni del tempo sul fisico, tanti rimpianti e rammarici, con la
voglia di ricordare gli intrecci di uomini e donne di band differenti, che
prima o poi, ad Acqui, si sono incontrati.
Fidanzate che per reazione si
mettono a suonare, fidanzati che rimembrano la tournèe estera, musicisti che
ancora ci provano, tra la professione e il passatempo.
Nomi sconosciuti -quasi tutti-,
e storie di vite variegate, quelle degli
intervistati, che dimostrano differenti voglie di parlare/ricordare.
Raccolgo un’immagine che
utilizzo come simbolo, raccontata in modo egregio da Mario nel booklet che
accompagna il DVD: quella degli ZOTTO.
La musica suonata non c’entra,
perché l’intento dell’opera non era arrivare all’ascolto dimostrativo, ma solo
presentare stralci di completamento, di tanto in tanto. Ciò che mi ha colpito è
la situazione.
Un gruppo “colto” - spesso il
jazz è scelta colta- che rientra dopo anni in una grande villa con parco, infarcita di pezzi di passato, simbolo di
ricchezza e decadenza, e antico luogo di performance isolate. Sembra una
reunion (s)felice alla Verdone, con i
protagonisti che dimostrano una certa euforia, come quando si ritrova la scena
dopo un lungo silenzio, e intrecciano caoticamente le loro risposte. Sono forse
professionisti stimati- tranne uno che è… un musicista!-, eppure gli occhi
brillano dal video, nel momento del ricordo. Le stanze -almeno quella un tempo
dedicata alla musica- sono fatiscenti, ed è toccante vedere le tastiere impolverate e occupate da materiale “fuori tema”. Una vita è passata, tra scelte corrette ed errori, ma la grande
villa con parco sembra il luogo in cui tutto può rinascere, e… “lo
sapete che il 30 aprile abbiamo una data?!! E la vita ricomincia.
La zona cronologica che più mi
ha coinvolto dell’analisi di Morbelli è quella relativa allo scorso secolo, quella,
ad esempio, dei Knot Toulouse, dei Madrigali Magri, di Greta e
le Greche, o di Walter Cirio, il genio
e sregolatezza che, “nascosto” nel pieno centro della sua città, potrebbe far uscire da un momento all’altro un nuovo
coniglio dal vecchio cilindro.
La mia preferenza temporale non è relativa alla qualità della
proposta, ma l’esperienza, rispetto alla novità, è molto più fascinosa da
“leggere”.
Accentuare il ruolo di Yo Yo
Mundi è d’obbligo, ma solo per completezza di analisi, per stabilire che esiste
la solita eccezione alla regola - della
visibilità in questo caso-, essendo l’intera indagine lontana dall’elencare
graduatorie di merito.
L’opera è pervasa da un forte
senso di autocritica, ed è quasi doloroso ascoltare la voce di chi, come citavo
poc’anzi, s’illumina al pensiero dell’alta densità musicale della propria
città, e subito dopo sottolinea che, a distanza di anni, dopo un’importante
assenza, si ritrova al ritorno quel senso di “chiusura” che forse, azzardo,
era stato la causa dell' allontanamento.
E i giovani che dicono? Beh, c’è
chi è ancora indeciso tra Beatles e Stones (Factory) e chi (Nonostante Clizia) suggerisce la strada per “smuovere il
movimento”, o almeno per dare l’esempio, criticando la staticità di chi si
accontenta di suonare ogni sabato nello stesso posto, perché “… bisogna guardare oltre…” e combattere l’immobilismo
atavico.
Il lavoro di Mario Morbelli e
dei suoi compagni di viaggio mi ha lasciato qualcosa di importante. Sono sempre
alla ricerca di storie da raccontare e itinerari di vita particolari,
assolutamente certo che - ne ho le prove- ogni essere umano abbia una bella, densa e condivisibile biografia da scrivere. Se poi la base
di partenza è la musica, mia primaria passione, le riflessioni si moltiplicano.
Ho provato a pensare a cosa
potrebbe emergere, se per ogni città d’Italia qualcuno svolgesse il ruolo che
ha assunto Morbelli nella sua “Indagine in 5/4.
Enormi potenzialità inespresse,
un sottobosco inesplorato e pieno di sorprese positive e, forse, un reale
contributo al “disegno” culturale del nostro paese.
Ma leggiamo il pensiero di
Mario, che spontaneamente ringrazio per il suo lavoro.
Le stanze di via Nizza
Lo scambio di battute…
Ho letto di come l’idea di avventurarti in questa
ricerca sia sta casuale, ma suppongo che la voglia di indagare covasse in te da
tempo, magari una curiosità latente che aveva bisogno di una scintilla. Come
sono andate le cose, analizzate a distanza di un po’ di qualche mese?
Sono cresciuto in mezzo alle tre generazioni, a cavallo
di questa gente che grida sempre forte. Nessuno ha mai più messo il becco nelle
questioni artistiche di questi dannati assassini, e allora ho cercato io la
strada, la mia, mica quella di quelli là, eh eh eh, io sto cercando di piantare
radici per rimanere in piedi dopo. Io credo nell'arte professionale, quella che
ha l'intenzione ferma di pagare la fame. Il culo che hanno alcune persone è il
talento, la sfiga è che son tanti ormai e forse son tutti grassi così.
Quali sono state le difficoltà maggiori dal punto di vista tecnico ed organizzativo?
Conosci quel cane con il naso a spazzola? Quello di Alice nel paese e bla bla bla? Ecco il mio fedele amico, cancellava il sentiero ma a differenza di Alice io l'ho seguito fino in fondo, far incontrare gente che non si vede da anni, o far incollare le prove della band più ieah del momento acquese sono cose faticose, meno male che non sono noiose; non hai idea di quanta roba umana esce, e che poi la capisco solo io perché trasmettere certe cose è roba da psicomicchigan....rockabilly , il difficile è far venir fuori la voglia alla gente di ma ss'ìì, lascia che il fiume scorra...
Quale è stato l’incontro più gratificante e, se puoi, il più … sottotono?
Amen, viva il re, il re è morto, poltrona vuota, anarchia microonde.
Chicco di Marzio cicerone, fondamentale, la mia preferita è quella con Walter Cirio – Il Cicles-, l'intervista più "pianosequenza stupore". Per tutta una questione lunga quindici anni, Zaccone, Nicki dei Tomtonband, Giotto, Paolo Depetris, minkia sono un tenerone, Caviglia… dai basta mi è piaciuto indagare sugli assassini e questo è quanto.
Esiste qualche aneddoto significativo che vale la pena di ricordare?
Cercare una foto trovare un disco, conoscere la fotografa, capire dopo che si trattava della stessa del disco, quindi magazzino pieno di immagini, donne, altre strade di una città che ancora non conosco bene, entrare in un castello e credere di aver visto tutto mentre il mondo si trasforma in pixel, dio non usa final cut ma dovrebbe provarlo.
Che tipo di soddisfazione hai tratto, dal mero punto di vista professionale?
Ho confezionato un uovo in un anno e mezzo, la sorpresa è il futuro, il presente è il cioccolato.
Nel tuo girovagare e nel susseguirsi degli incontri, c’è qualcosa che hai scoperto sulla città di Acqui che nemmeno immaginavi esistesse?
Il castello di Greiscull, cioè una Villa che si vede nel capitolo degli Zotto, commovente.
Esiste qualcosa di radicale e profondo che accomuna tutti i musicisti che hai incontrato, che ha a che fare col DNA geografico e la cultura specifica caratteristica
dei luoghi di cui hai parlato?
Sì, noi crediamo che tutto ci sia dovuto, la questione è che tutt'intorno la gente non lo ha ancora capito, questo zolfo ci rende impeccabili sotto l'aspetto della guerrilla folk ( non il genere ma l'attitudine), e tutto ci è dovuto. Ecco.
Al tirar delle somme, dopo oltre trent’anni di analisi, Acqui è più rock, jazz, prog, pop o cos’altro?
Rock, ma adesso sta cambiando tutto, ci sono le ondate super pop che stanno facendo grigliare un po' il cuore, cercate: Thomas, Nonostante Klizia, Noorigami, Catnip, e per il rock anni 80 Tomakin, e per la roba rap Matiz, leggera Bellati, Pesce Enrico, Carolina Piola, Bigbabolnerdz per Raggaworldmusic, Deimos Newrockholdattitude. Markettare, markettare, markettare.
Che tipo di riflessione ti senti di fare, a freddo, dopo un’analisi così accurata?
Che bisogna spaccare il culo ai passeri e smetterla di girare in tondo per guardarsi la coda. Gnam, mangiare la vita.
Hai in cantiere la pianificazione di lavori similari?
Video clip musicali, promuovere il mio Ep NoOrigami, esporre dieci lavori pittorici sulla Happy Crysis (vedi facebook copertina), ecc.
INFO
ACQUISTO:
L’intera opera, formata da quattro DVD, ognuno dei quali fornito di opuscolo didascalico, era
inizialmente in vendita nelle edicole.
Attualmente è necessario utilizzare il sito :
e attraverso la sezione
“contatti” richiedere l’opera.
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