Utilizzo il
commento dell’amico Franco Vassia per raccontare
il Meeting di Primavera di Castiglione del Lago.
CASTIGLIONE
DEL LAGO: LA PICCOLA
WOODSTOCK
Soltanto un manipolo di temerari e inguaribili romantici poteva
dar vita a quella che, dal 20 al 26 aprile sulle rive del lago Trasimeno, può a
ragione essere considerata una piccola Woodstock progressiva. L’annuale raduno
di Primavera - tenutosi come sempre a Castiglione del Lago - nonostante le
avversità dovute all’umidità, a un freddo quasi polare e a un forte vento che
ha penalizzato gli organizzatori nell’appuntamento con l’aviazione da riporto e
sportiva, è stato comunque un sogno vissuto ad occhi aperti soprattutto per le
sue serate ricche di musica e di cultura.
Sul palco, allestito all’interno di un meraviglioso tendone da
circo, si sono via via alternati, oltre a molti artisti che negli anni Settanta
hanno marchiato a fuoco la musica italiana e internazionale, la Scuola di Musica del
Trasimeno, un trio di talentuosi pianisti, la Schola Cantorum di
Castiglione del Lago e il Gruppo Folcloristico Agilla e Trasimeno.
Ma per essere considerata un evento, oltre alla clemenza del
tempo, la rassegna avrebbe dovuto contare soprattutto sulla partecipazione di
un folto pubblico. Da troppi anni il nostro Paese è entrato in un profondo
letargo televisivo e vegetativo. I suoi campioni sono gli Amici della
De Filippi, il Grande Fratello, L’isola dei famosi, i pacchi serali. La musica e
la cultura sono un deterrente, un dentifricio, dei chewing gum. Alla massa che
rappresenta la società, ascoltare qualcosa di appena più profondo provoca
vertigini e sensi di nausea. Quel che stupisce è che, al Meeting, siano
sopraggiunti fan da ogni parte della penisola ma sia clamorosamente mancato il
pubblico locale. Un pubblico che, per correttezza intellettuale, non è deputato
a presenziare soltanto le parentesi nelle quali vengono esibiti i propri
rampolli ma che deve avere anche il giusto rispetto per le persone e gli
artisti delle esibizioni successive. Ma tant’è: il percorso per tornare a
essere un vero paese è ancora lungo e irto di sassi acuminati.
Tornando alle serate musicali, va sottolineata la grandissima
professionalità, la profonda vena artistica e l’amicizia che i musicisti hanno
saputo elargire agli intervenuti ma soprattutto a Massimo Sordi, la vera anima
della manifestazione. Da Lino Vairetti, leader degli Osanna, gruppo cult che ha
saputo coniugare il rock con la gestualità teatrale partenopea al talentuoso
Gianni Leone del Balletto di Bronzo; dalla magia vocale di Aldo Tagliapietra,
ex leader delle Orme, al battito cardiaco del basso di Giorgio “Fico” Piazza,
primo bassista della Premiata Forneria Marconi, si sono avvertite tutte le
emozione che avrebbero caratterizzato le serate.
E ancora: dalle telluriche performances di Bernardo Lanzetti, ex
vocalist della P.F.M. e degno erede di Demetrio Stratos alle timbriche del Banco
del Mutuo Soccorso rappresentato dal genio di Gianni Nocenzi, da Rodolfo
Maltese, Tiziano Ricci e Claudio Falco, fino al’escursione albionica
rappresentata da Richard Sinclair - anima dei Caravan, Hatfield & the North
e Camel - e Maartin Allcock, storico componente
dei Fairport Convention e dei Jethro Tull che hanno saputo dar vita a
una jam-session davvero superlativa. Bravissimi i Vicolo Margana, straordinari
i Beggar’s Farm e Giusi Pisoni e poi gli Oak, la band ferrarese Limite Acque
Sicure.
Infine, in chiusura, la rassegna ha elargito il suo messaggio più
profondo: una rilettura delle pagine più belle che hanno scritto la nostra
storia, da Luigi Tenco a Bob Dylan, da Simon&Garfunkel a Ennio Morricone.
Note e testi, improvvisamente leggeri che si sono elevati oltre il palco fino a
oltrepassare e riempire una notte umbra finalmente serena.
Franco Vassia