Da gennaio
ad oggi mi è capitato di vedere un paio di volte Max Manfredi dal vivo e in entrambi i
casi la finalità era benefica. Se a gennaio, al ProgLiguria di Spezia, era stato ospite del Tempio delle Clessidre, un paio di mesi
dopo, al Politeama di Genova, a lui era stato affidato il set
di apertura di una serata piena di contenuti. Situazioni diverse e contesti differenti,
ma mi preme evidenziare che quando si parla di solidarietà la musica riesce sempre
a dare aiuti concreti, che oltrepassano quindi la tipica azione simbolica. Vedere
Max sul palco con ruoli diversi - ospite
o propositore della propria musica – ha stimolato la mia curiosità e a
lui ho posto qualche domanda che ha trovato una pronta replica. Il risultato è
di indubbio interesse.
L’INTERVISTA
Da inizio anno ho avuto la possibilità di vederti sul palco un paio di volte, e in entrambi i casi si trattava di eventi realizzati a scopo benefico, pro alluvionati: il ProgLiguria di Spezia e lo spettacolo del Politeama, a Genova. In entrambe le occasioni era lecito aspettarsi di più dal punto di vista dell’affluenza, visto l’obiettivo e la qualità della proposta. E’ un problema che riscontro sempre e ovunque, qualunque sia la finalità e non penso che tutto possa far capo alla crisi economica che stiamo vivendo. Che cosa secondo te impedisce che ci siano risposte adeguate? E’ forse troppo vasta l’offerta?
Troppo vasta l'offerta, senza un pesante appoggio mediatico e una propaganda capillare riempire un teatro non è cosa semplice. Ciò detto, il Politeama era praticamente pieno. Il Prog alla Spezia no, a meno che non si sia riempito la sera.
Resto in tema ProgLiguria e quindi, per quanto ti riguarda, Tempio delle Clessidre. Come nasce la vostra collaborazione e che cosa ami di più della loro musica?
Devo ammetterlo: Elisa, la tastierista. E' piena di verve e di entusiasmo, e ha una grazia che chiamerei gozzaniana. Però mi piacciono anche gli altri, mi piace l'energia con cui si dedicano a uno stile misto, a tratti dirompente, a tratti diafano. Uno stile impossibile come un film perduto, o una serata di lanterna magica o di spiritismo. E, nello stesso tempo, così riconoscibile nei modi.
Nella mia
quotidiana analisi di nuovi album, spesso realizzati da band agli esordi, esiste un filo
conduttore, indipendente dal genere, e cioè la quasi necessità di esprimersi attraverso più arti che confluiscono poi nel contenitore musicale. E’ questa secondo te un evoluzione culturale o è fatto sempre esistito, ma rimasto
latente perché non “richiesto” dai tempi?
I tempi
non richiedono nulla, purtroppo: impongono.
La miscela di cui parli è naturalmente sempre esistita, anche se - in altri tipi di musica - le fusioni
avvenivano col contagocce. Si tratta di stili
apparentemente refrattari alle oggi tanto amate "contaminazioni".
Eppure si trasformavano. Prendi
il fado portoghese o il rebetiko greco. Basti pensare allo sviluppo e poi alla cristallizzazione della sua strumentazione, cristallizzazione
ulteriormente disdetta in epoca contemporanea, dall'apporto di strumenti diversi dagli originari. In altri casi queste arti finiscono
nel nulla, come il periodo d'oro della
canzone napoletana (quella degli inizi del novecento), disponibile solo nella memoria o nelle attuali esecuzioni di
alcune brave artiste. Non dico "evolvono",
perché non c'è nulla da evolvere. Semplicemente si trasformano. Bisogna pensare
che la canzone è un organismo vivente che vive in simbiosi con l'autore. In questo senso si può
utilizzare il termine "evoluzione". Non in senso umanistico, come una specie di
miglioramento continuo, che invece non
c'è.
I miei
figli liceali fanno studi classici. Fioriscono le “uscite” teatrali e le conferenze, ma non
ricordo la partecipazione ad un solo evento musicale, ne l’organizzazione di una lezione specifica.
La musica non è quindi considerata cultura laddove ci si
attribuisce il ruolo di detentori della massima sapienza. Eppure la musica nella
scuola si potrebbe portare senza tante difficoltà. Qual è la tua idea in proposito?
Boh,
penso che ci sia molta incompetenza musicale nelle scuole. Forse gli insegnanti non portano i ragazzi ai concerti perché ritengono, erroneamente, che vadano a sentirseli da soli. D'altra parte la canzone è anche forma
teatrale. Sì, credo si tratti di distrazione, incompetenza, mancanza di gusto o di voglia. Non tutti gli insegnanti o le
scuole sono così: io ho svolto lezioni-concerto per una decina d'anni, a Milano, con
l'Accademia Viscontea. Ci chiamavano gli insegnanti.
Certo, se poi tagliano i finanziamenti, ci si spoetizza.
Ho letto
una tua frase relativa alla musicalità delle parole e alla poeticità dei suoni. Chiedo spesso agli artisti quale sia il vero ruolo del messaggio, partendo da un dato oggettivo che è quello che ci siamo perdutamente innamorati, molti
anni fa, di canzoni di cui non capivamo una parola. Che cosa rappresenta per te una musica priva di
testo?
Senti, non esiste una musica "priva di testo". Se nasce come musica, è musica. Se ha un testo, allora deve esserci un connubio fra musica e parola. Una musica può essere sublime, interessante, divertente, bruttina, orrida, e così via. E' vero che ci innamoravamo di canzoni di cui non capivamo le parole, ma poi le traduzioni ce le facevamo o ce le andavamo a cercare. Se invece la domanda si riferisce alla "tenuta" puramente musicale di una canzone, eseguita senza le parole, non c'è dubbio: alcune canzoni reggono, altre no. Dipende anche dall'arrangiamento, certo. Allo stesso titolo, certi testi hanno una relativa autonomia poetica anche al di fuori della musica. Relativa, però: perché la canzone nasce da un parto gemellare.
Comporre musica, credo, sia innanzitutto un’esigenza personale. Il passo successivo, credo, sia quello di dare visibilità e condividere le proprie creazioni. Ma io non sono un musicista. Come spiegheresti la magia di una qualsiasi genesi musicale e l’iter successivo?
Senti, non esiste una musica "priva di testo". Se nasce come musica, è musica. Se ha un testo, allora deve esserci un connubio fra musica e parola. Una musica può essere sublime, interessante, divertente, bruttina, orrida, e così via. E' vero che ci innamoravamo di canzoni di cui non capivamo le parole, ma poi le traduzioni ce le facevamo o ce le andavamo a cercare. Se invece la domanda si riferisce alla "tenuta" puramente musicale di una canzone, eseguita senza le parole, non c'è dubbio: alcune canzoni reggono, altre no. Dipende anche dall'arrangiamento, certo. Allo stesso titolo, certi testi hanno una relativa autonomia poetica anche al di fuori della musica. Relativa, però: perché la canzone nasce da un parto gemellare.
Comporre musica, credo, sia innanzitutto un’esigenza personale. Il passo successivo, credo, sia quello di dare visibilità e condividere le proprie creazioni. Ma io non sono un musicista. Come spiegheresti la magia di una qualsiasi genesi musicale e l’iter successivo?
Ahimè.
Comporre musica, una volta che chiunque si mette in grado di farlo, anche senza conoscerla,
significa dare sfogo a un proprio istinto. Ognuno ne percepisce la magia, e il travaglio. L'iter successivo andrebbe spesso evitato, ma come fai a impedire a uno di pubblicare quello che ha
fatto? Specialmente quando sentono in giro delle schifezze che vengono adulate?
Mi sono
fatto l’idea che tu sia un artista un po’ fuori dalla routine e dal comune modo di agire. Qual è
il tuo rapporto con la tecnologia? Quanto ti piace e quanto ti infastidisce
l’utilizzo di mezzi come internet?
Allora: sono un artista fuori dalla routine
nel senso che faccio canzoni che son fuori dall'andazzo comune, dalle mode e dalla immediata riconoscibilità. Insomma, faccio quel che mi pare, anche perché non ho nessun interlocutore che possa
dirmi cosa debbo fare e cosa mi procurerebbe lui in cambio. Tutto è tecnologia, specialmente oggi.
Tutto, a meno che non si registri in analogico,
è digitale. A rigore non esistono più strumenti "non elettronici", nel momento in
cui si amplifica o si registra. In questo senso m'interessano molto le
possibilità di una materia che ignoro, ma di cui ascolto e vado conoscendo gli effetti. Se registriamo
un violino, poi lo passiamo comunque in digitale. Internet mi pare
necessaria. Come tutto ciò che è necessario, può essere fastidiosa, inutile o nociva: dipende
da come si usa. Il cicaleccio telematico può essere utile o divertente;
a patto che non sostituisca (almeno per ora!) le relazioni immediate,
corporee.
Affermo sempre che l’ambiente musicale (dal mio punto di vista di fruitore del lavoro di altri) permette di vivere conoscenze di qualità, che oltrepassano e annullano le barriere generazionali. Che cosa è invece il “rapporto con gli altri” secondo il tuo vivere da artista?
Non
capisco la domanda, o meglio, il nesso fra la sua prima parte e la seconda. Non credo affatto alle barriere generazionali: il mio pubblico è fatto di bambini, ragazzi, adulti e vecchi. Non conta la generazione, ma la qualità dell'ascolto. Poi dalla mia pagina facebook risulta che chi parla di me ha,
per la maggioranza, un'età che sta fra i trenta e i quarant'anni. Ma ripeto, il
"target" è trasversale! Anche i musicisti con cui suono od ho suonato
fanno parte di generazioni molto diverse.
Esiste per te un qualche rammarico per un treno passato e mai preso per
eccesso di cautela?
Esiste per te un qualche rammarico per un treno passato e mai preso per
eccesso di cautela?
Tanti, ma
non so se chiamarli rimpianti. Di certo se avessi pubblicato il primo disco negli
anni settanta avrei abitato un periodo più favorevole rispetto all'industria
discografica e culturale italiana. Ma non mi è capitato, per tanti motivi.
Quando mi son presentato in pubblico, col primo disco, ero fresco come una rosa, ma il
mercato era già decrepito, e la cultura italiana stava stramazzando. Così
ho dovuto fare di virtù necessità, e andare avanti in un terreno, diciamo, melmoso.
Apriamo il vocabolario dei sogni. Che cosa trovi alla voce: “… da realizzarsi assolutamente entro il 2013!”.
Più che
sogni, strategie operative, se riguardano la mia attività. Di sicuro pubblicherò un altro
prodotto discografico. I sogni, poi, chissà, sono tanti... non tutti riposano fra le maglie di una canzone.
Per qualsia curiosità o informazione supplementare consultare
il sito ufficiale di Max Manfredi: