La lunga settimana che ha visto Richard Sinclair protagonista a Savona è nata casualmente e ha avuto diverse
tappe interessanti.
L’incontro tra Bruno Lugaro, bassista dei Nathan, e Sinclair, ex bassista dei Caravan, avviene in Puglia, la scorsa estate, casualmente.
Bruno, Monica( cantante dei Nathan e moglie di Bruno) e Revo sono in quel luogo per il festival di Fasano, e scoprono che da
quelli parti vive Richard( in un trullo...questa è vera integrazione!), icona musicale
che ha riempito gli anni della gioventù, attraverso dischi magici.
La figura di
Revo risulterà fondamentale, perche il concerto di Savona passerà attraverso la
sua passione musicale, che lo renderà l’artefice organizzativo.
Da un
pomeriggio passato in un orto, a mangiare le ciliegie di Sinclair, si è
arrivati all’idea di coronare un sogno: portarlo a Savona ed esibirsi con lui.
I Nathan stanno
preparando un loro album, ma sino ad oggi sono stati una cover band dedita alla
musica progressiva. Nel caso specifico, in occasione di questo concerto, hanno
presentato un solo brano proprio e si sono “donati” anima e corpo a Sinclair,
mettendo a sua disposizione capacità tecniche e logistiche, amicizie e Teatro.
Eh sì, il Teatro Chiabrera ha un grande fascino.
E’ lo stesso
luogo che nelle ultime “occasioni rock” non aveva trovato il totale consenso di
pubblico.
Ma in
questo venerdì 23
aprile, ostacolato
dalla pioggia, non è bastato lo spazio della platea per soddisfare i
presenti, e alla fine tutti i loggioni erano occupati.
Una bella
vittoria per chi ha faticato a mettere tutto insieme.
E’ bene
sottolineare come questi eventi, che nascono dalla volontà di pochi e non sono
fatti per guadagnare denaro, ma per soddisfare la fame di musica antica che
spesso ci si porta dentro, molte volte si trasformano in un incubo per che deve
tirare le fila:
“Ci sarà gente a sufficienza? Saremo all’altezza della
situazione? Come reagirà la gente?
Alla fine si
tira un sospiro di sollievo, certi di aver portato a casa un risultato
decoroso. Sì, perché alla fine chi mette passione nelle cose è sempre un
vincente.
Ovviamente
questo è solo il pensiero di uno che ha un minimo di esperienza nel settore , e
ogni replica o precisazione sarà ben accetta.
Ad aumentare il
tasso di difficoltà, il risicato tempo a disposizione per provare insieme.
Poche ore tra
mercoledì e venerdì, e volontà di Sinclair di “trasformare”, nella
costruzione e nella realizzazione, brani ormai dati per assodati.
Personalmente,
dopo aver assistito a un’ora di prove, e dopo aver vista la tipica flemma
inglese contrapposta alla concretezza italiana, ho pensato a un arduo lavoro da
compiere.
Alla fine del
concerto ho raccolto, più o meno volontariamente, alcuni commenti, e come al
solito ho trovato entusiasti, normalmente soddisfatti, e delusi. Fortunatamente
c’è differenza di opinione! Come da sempre dico, non sono in grado di
commentare obiettivamente un evento di cui conosco bene la nascita e la
realizzazione.
Tutto ciò che è
stato “creato” assume ai miei occhi un grande valore, e qualche accordo
fuori posto, o qualche episodio di voce calante, sono irrilevanti ai miei occhi
di osservatore. Sul palco c’era la storia della musica, c’era Canterbury e i suoi eroi, e la cornice si è rivelata degna dell’evento.
Nel corso della
settimana erano previsti alcuni incontri. Al Van Der Graaf pub di Fabrizio Cruciani, Sinclair ha avuto il suo primo approccio con gli
ammiratori più stretti. Mi ha sorpreso la sua disponibilità, la sua voglia
di coltivare nuove amicizie e il suo piacere nel prestare attenzione a tutti,
compresi i più giovani.
Alle 18 del venerdì, giorno del concerto, la libreria Ubik ha ospitato un incontro, condotto da Riccardo Storti, scrittore musicale e organizzatore del Centro Studi
Progressive Italiano. Nonostante il tipico ritardo, un buon numero di
appassionati ha potuto seguire i lunghi racconti di Richard, capace di
ondeggiare tra ricordi e competenze tecniche, tra aneddoti gustosi e verità
musicali. Troppo poco il tempo a disposizione!
Piove a dirotto ma la gente arriva copiosa al teatro.
Con
puntualità ferrea inizia lo spettacolo, con Sinclair che regala la sua
filosofia di vita, e il suo indirizzo mail diventa di dominio pubblico,
affinché nuovi amici possano idealmente entrare nel suo trullo. Riemerge con
forza quanto sottolineato nell’incontro pomeridiano: la musica è semplicità,
incontri casuali, tranquillità, amicizia e condivisione.
Sul
palco, oltre a Richard:
Bruno Lugaro: Basso e voce, Piergiorgio Abba: tastiere, Marco Milano: tastiere, Fabio Sanfilippo : batteria, Michele Menardi: Flauto, Monica Giovannini :voci .
Il modo di proporsi di Sinclair è particolare, e la sua tranquillità(
esperienza, carattere o un briciolo di incoscienza?) è evidente, mentre
intravedo un po’ di tensione sui volti degli altri musicisti.
I brani si susseguono da “O Caroline” a “Share it”.
Su quest’ultimo brano vorrei citare il commento di Alberto Sgarlato: ” Una canzone che amo - direi morbosamente - da quando ero ragazzino. Per me
l'esempio perfetto di come si "costruisce" una canzone: equilibrata,
coinvolgente, geniale nelle melodie, elegantemente jazzata.
Condivido.
I Nathan hanno
scelto di essere il contorno del concerto, per pudore e rispetto del loro
santone( è solo una mia interpretazione), ma sono stati molto di più, per
qualità, ma credo anche per il modo di concepire la musica di Richard Sinclair.
Più che citarli
singolarmente è preferibile ascoltarli.
E poi l’epilogo con Revo sul palco.
Un
ultimo ricordo.
Nel
corso della cena di commiato ho chiesto a Bruno se avesse conosciuto Monica
attraverso la musica, incuriosito e “invidioso” della situazione.
Risposta
negativa... Monica, già cantante precoce, ha riscoperto col tempo passioni
ormai sopite. Ma allora è vero che il Prog fa miracoli!?
E
ora aspettiamo che Revo ci porti a casa i Gong.