Una giornata storica! Affermazione roboante, forse
incomprensibile ai più, magari esagerata per chi si accontenta di ciò che passa
il convento (il mainstream della musica)… ma, per gli appassionati del rock
progressive - quel genere delegato a riempire uno spazio di nicchia, ma ormai
immortale - il 13 maggio del 2023 verrà ricordato (anche da chi
non era presente) come il giorno in cui due prog band, entrambe importanti,
seppur con storie e iter differenti, hanno presentato un uovo album di inediti,
prodotto/promosso/voluto dalla Black Widow Records, etichetta genovese
esperta del settore.
Sto parlano di Il Cerchio D’Oro e
di Il Balletto di Bronzo.
Due stili differenti, due proposte composite ma che mettono
in rilievo come all’interno del prog possano coesistere componenti variegate,
con piena libertà espressiva.
In realtà un legame c’è, ed è l’esplosione musicale post
pandemica, ovvero quella voglia di ritornare al pre 2020, facendo risaltare le
energie accumulate e ora quasi straripanti, almeno rimanendo ancorati ai fatti
e cioè a quanto visto sul palco.
Parto dal “Cerchio” - che sarà il primo ad esibirsi - che rilascia “Pangea e le tre lune”, il cui commento è fruibile attraverso il link seguente:
https://athosenrile.blogspot.com/2023/05/il-cerchio-doro-il-commento-pangea-e-le.html
Trattasi del quarto album nell’arco di quindici anni e
rappresenta un punto di chiusura di un percorso che, seppure con momenti di
sosta, ha caratterizzato la vita intera dei partecipanti al progetto.
Ma il commento va rivolto al live, quella parte fondamentale
per ogni band, che in questo caso mancava da quattro anni, se si escludono i
test dell’ultimo mese.
Emozionati ma sereni, consci del proprio status attuale e
dell’equilibrio raggiunto, esperti ma entusiasti, li ho incontrati nel
backstage e abbiamo chiacchierato per qualche minuto…
Il Cerchio D’Oro attuale comprende i fratelli Terribile
(Gino alla batteria e voce e Giuseppe al basso e voce), Franco
Piccolini alle tastiere, Piuccio Pradal alla voce e chitarra e Massimo
Spica alla chitarra solista e cori.
Nell’album ci sono ospiti “nobili” (Donald Lax al violino,
Ricky Belloni e Tolo Marton alla chitarra) che non fanno parte della serata,
per motivi logistici, ma per quanto riguarda la parte di violino troviamo sul
palco Luca Pesenti, che si dimostra all’altezza pur affrontando un
repertorio lontano dalla sua storia personale: una bella sorpresa, così come si
è dimostrata efficacissima l’ospitata di Valerio Piccioli, antico membro
dei Black Out - nati dalle ceneri del Cerchio nei primi anni ’80 - che ha
partecipato al bis, il brano “Crisi”, bonus track dell’album.
Un set bomba e ben congeniato, con un passaggio sui tre album
del passato (“Il viaggio di Colombo”, “Dedalo e Icaro”, “Il
fuoco sotto la cenere”) e l’approdo graduale al nuovo disco.
La loro storia è condensata in poco più di un’ora, con un
omaggio genovese dal profumo “New Trolls”, “Adagio”, un set che,
nell’insieme, ha creato dinamicità anche nel pubblico, che ha apprezzato in
modo incondizionato.
Il Cerchio è tornato, soffermarsi sui singoli episodi appare
inutile a chi scrive, ma a seguire propongo uno stralcio della performance, “Dialogo”,
che regalerà uno dei momenti magici della serata.
Ma a proposito di “movimento”, appare vincente la scelta di
chiudere con il vecchio “Crisi”, che dal vivo, magari come bis, riesce
ad infiammare il pubblico, e non solo quello esigente del prog.
L’album esce anche in uno spettacolare vinile, imperdibile
per gli appassionati del genere.
In attesa del concerto ho chiacchierato anche con Gianni
Leone, leader del Balletto, con cui ho cercato di tracciare un fil rouge
con il precedente evento genovese, quello del 2020 al Porto Antico, quando mi
raccontò della sua semina, di cui oggi raccoglie i frutti.
L’album in uscita si intitola “Lemures”, ed il
commento è a portata di clic:
https://mat2020.blogspot.com/2023/05/il-balletto-di-bronzo-lemures-di.html
Gianni, tastierista e voce, si è lasciato andare nel racconto,
facendo emergere tutte le sue idee e le sue caratteristiche, come si palesa nel
video a seguire:
Dunque, vietato parlare di tempistiche, di periodi passati,
di distanze temporali, di bridge tra differenti album… resta il fatto che il
nuovo lavoro arriva dopo decenni di vuoto, se si fare riferimento al brand
“Balletto”.
Ma il momento giusto è arrivato, quello in cui tutte le
congiunzioni astrali appaiono favorevoli e, soprattutto, Leone ha trovato due
compagni di viaggio eccezionali, il batterista Riccardo Spilli e il
bassista Ivano Salvatori, che hanno dimostrato, oggi come nel “mio”
precedente live di tre anni fa, di formare con Gianni un supergruppo, virtuosi
dello strumento che si inseriscono alla perfezione nel dream team voluto
fortemente dal leader.
Un set lunghissimo, che ha permesso di ascoltare la “nuova”
faccia del Balletto, una musica che sfugge da ogni definizione, un prog che
Leone vede proiettato nel futuro, lontano dagli elementi nostalgici.
La proposta del nuovo album ad un certo punto si interseca
con il passato, con “YS”, del 1972, e a quel punto ci si chiede se esista
la necessità/voglia di creare dicotomie tra ciò che è stato e ciò che ora è (e
sarà), giacché la musica di due ere appare coesistere ed emozionare il pubblico
nello stesso modo.
C’è spazio anche per un “Leone autarchico”, nel corso del
bis, ma è all’interno del gruppo che emerge la musica totalizzante del
Balletto, con un Leone in pieno spolvero, maschera iconica e musicista
straordinario: impossibile da rinchiudere in una casella o appiccicargli
un’etichetta.
Anche in questo caso propongo una minuscola tessera della
performance, tanto per incuriosire, una spinta verso un nuovo progetto, che
entrerà nella storia del prog.
Pubblico caldo e numeroso, una bella location e il solito
ringraziamento a Black Widow, che si presta e si spende in prima persona in una
elaborata e complessa organizzazione di eventi di qualità.
Si ringrazia Ago Sauro per le fotografie gentilmente concesse.