mercoledì 28 gennaio 2015

Viola Nocenzi-“Ninna Nanna”


E’ uscito ieri il video “Ninna Nanna”, di Viola Nocenzi, primo atto di un progetto che Viola illustra a seguire.
Le immagini e la musica ci portano spesso ad interpretazioni variegate, e questa sorta di diversità di valutazione è compresa tra i vari obietti che la creazione musicale si prefigge, quello di lasciar percepire in modo unico la proposta in attesa della restituzione di un feedback che crea la sintonia tra l’azione dell’artista e la passività dell’ascoltatore, un loop che, se viene chiuso, si trasforma in interessante interazione.
La “Ninna Nanna” di Viola non sfugge a questa regola e le modalità di fruizione non cambiano, ma avendo l’opportunità di leggere il suo pensiero il suggerimento è quello di attendere, prima leggere e poi ascoltare/vedere, perché il racconto è la giusta preparazione che aiuta a capire, che permette di andare oltre - termine caro a Viola - per afferrare un mondo che in altro modo sarebbe vissuto, forse, in maniera superficiale.
Fotografie, parole e musica si fondono e ciò che emerge è un quadro toccante, che supera etichette e generi musicali, perché le storie quotidiane, quelle che parlano di sentimenti e di vita vissuta, sono comuni, e anche quando il mantenimento del ruolo - tipico della giovane età - impedisce il lasciarsi andare, arriva sempre il momento in cui la lacrimuccia scende, magari quando si è al riparo da occhi indiscreti.
Le atmosfere musicali che Viola Nocenzi propone sono l’espressione del suo percorso di vita, una strada che, come lei racconta, non è stata facile, ma che è permeata di buoni propositi, speranze e saggi consigli: quale mezzo migliore se non la Musica, per guardare avanti?



L’INTERVISTA

Come si può descrivere il percorso musicale di Viola Nocenzi?

Ho iniziato a studiare pianoforte all’età di quattro anni, nel 1984; nel 1990 ho intrapreso - affiancandolo al pianoforte - lo studio del violino e dal 1993 mi sono dedicata al canto, nei primi due anni parallelamente al violino e successivamente proseguendo con il solo impegno vocale, e non ho più smesso, praticamente venti anni anni di studio, e mi auguro di non smettere mai, perché ho capito che è la passione musicale più importante della mia vita.

Quali sono state le tue esperienze più significative, quelle che ti hanno maggiormente gratificato?

Le mie esperienze più importanti sono rappresentate certamente dalle centinaia di concerti fatti nei teatri stabili d’Italia… momenti in cui si riesce a cantare davanti a tantissime persone in luoghi in cui l’acustica è molto curata, con le luci giuste, provando la sensazione di essere lì e altrove allo stesso tempo; un avvenimento che mi ha segnato in modo indelebile è la partecipazione al concerto “NO PALCO”, all’Ippodromo Le Capannelle, per festeggiare il trentennale del BANCO (2002), occasione in cui ho cantato davanti a 30.000 persone all’aperto… quella è stata un’emozione davvero unica per me; ma forse l’atto più significativo è quello che mi ha vista da sola, con il mio pianoforte, intenta nel disegnare musica mia, creata, suonata e cantata in prima persona, sonorità che ho  cercato di affinare e registrare nel modo corretto: sintetizzando sono combattuta tra la bellezza della dimensione live è il contesto intimo basato essenzialmente sulla scrittura, e non importa il risultato, perché qualsiasi brano io abbia scritto, più o meno bello, sono sempre riuscita a travasare nella canzone (parole o musica o entrambe le cose) la mia anima, ed è questa ogni volta una sensazione meravigliosa, un rito magico che mi appaga totalmente e mi spinge verso l’infinito.

Essere la figlia di… ti ha aiutato o a volte è stato complicato, come capita spesso alla prole dei grandi artisti?

Essere figlia di Vittorio Nocenzi è per me un grande onore, un privilegio, dal punto di vista artistico e da quello umano. Ho un rapporto davvero molto importante con mio padre… lui mi aiuta e mi ha aiutato ad essere la donna che sono e in parte anche l’artista, anche se il mio modo di vedere e proporre la musica non è simile al suo, sia come atteggiamento che come ambito musicale; a volte il mio nome è stato un freno, per le aspettative e per i confronti che le persone tendono a voler fare, cosa di per sé capibile, umana e giustificabile, ma non certo produttiva; credo che in linea generale le comparazioni non servano a niente, perché ognuno di noi è un “pezzo unico”, a maggior ragione inutile il confronto tra Viola e Vittorio Nocenzi, primo perché non ho nemmeno mai pensato lontanamente di poter arrivare alla sua genialità, che stimo sopra ogni cosa, e seconda cosa perché non esiste attinenza tra me e lui dal punto di vista musicale… io sono una cantante e faccio tutt’altro.

Veniamo al nuovo. Ho appena visto il tuo emozionante video “Ninna Nanna”: da dove nasce l’idea?

L’idea alla base è quella di fare della speranza un allenamento a prescindere dagli eventi: questo è! Ho voluto incominciare con il brano più delicato degli oltre quaranta che ho in cantiere, proponendo qualcosa che parla di me nel modo più intimo possibile. Negli ultimi due anni ho scritto musica collaborando per i testi con uno scrittore di cui ho grande stima, Alessio Pracanica, e con lui sono nate canzoni molto belle e coinvolgenti che mi soddisfano molto nell’espressione artistica. ”Ninna Nanna” è il pezzo più tenero e struggente, perchè parla di me e della mia infanzia e comincia con le mie immagini da bambina. L’intero progetto che sta nascendo avrà il nome “Il Punto di Vista”, inteso sia come condizione fisica - come si può notare dal video da piccola avevo le bende agli occhi per una problematica importante che ho sin dalla nascita - ma anche come condizione metaforico esistenziale, perché questo disagio fisico mi ha permesso di vedere oltre e di fare della musica la figurazione dell’invisibile (Leonardo docet); quindi, nel mio piccolo, nel buio, in una vita che poteva darmi tanto da un lato, che però mi ha tolto tanto, ho imparato a codificare il mondo attraverso il “non sguardo”, l’occhio interiore, e questo sin da quando avevo pochi mesi, e va da se che tutto quanto ho respirato a seguire mi ha portato a identificare le note che ascoltavo con le persone che amavo e con il volto del mondo che immaginavo; così ho deciso di iniziare questo nuovo percorso partendo proprio da “Ninna Nanna”, che è il brano che ha dato origine a tutto e che rappresenta l’inizio della mia vita.

Mi rifaccio ad un commento che accompagna il video e che credo sia stato scritto da te: che cosa sono i sogni?

Sì, è stato scritto da me: i sogni sono il motore che mi da la spinta per andare avanti ogni giorno con il sorriso sul mio viso, un allenamento alla speranza e al sogno, sempre e comunque, a prescindere dagli eventi, per quanto duri e difficili siano. Il sogno è la capacità di immaginare e di andare oltre a quello che apparentemente potrebbe essere l’unica realtà, se ci si sofferma solo agli aspetti materiali… cercare di vedere non in 3D ma in 6D, 12 D; credo che l’essere umano abbia un potenziale enorme e che il corpo sia soltanto un veicolo di tante forme uniche - comunicazione, espressione personale - quasi magiche, e il sogno dovrebbe essere la condizione con la quale si potrebbe vivere la propria vita.

Non vorrei entrare troppo nel personale, ma un video come quello che proponi riporta al rapporto mamma/figli: hai voglia di commentare?

Il brano/video è dedicato a mia madre perché nei primi anni è stata il mio prolungamento fisico ed emotivo verso quel mondo che io non riuscivo bene a vedere; mi dava coraggio e mi diceva sempre di dormire e di sperare, perché il giorno dopo ci sarebbe stato il sole e poco importava se le bende agli occhi mi avrebbero impedito di vederlo, perchè lei mi rendeva possibile la visione di quel sole che non avrei potuto “toccare” senza il suo aiuto. Questo è per me un messaggio molto importante di speranza e di sogno.

”Guardando” “Ninna Nanna” appare chiara la tua propensione alla danza, ad una sorta di teatralità, e quindi il canto appare come uno dei tanti elementi che vuoi mettere in scena: sono lontano dalla verità?

Hai ragione. La danza è una mia grandissima passione e in ogni caso la musica è costituita da melodia, armonia e ritmo; io ho una forte propensione alla scrittura melodica - per questo ho scelto al canzone come forma espressiva musicale - quella che fa parte della nostra tradizione, ascoltabile e cantabile, ma contemporaneamente sono attratta dal ritmo - probabile fattore genetico - ma sta di fatto che tendo a dare molto importanza al “movimento”, mi viene spontaneo scrivere con i controtempi e ballare, e tutte le suddivisioni che nella mia mente ci sono mi portano a creare musica tenendo conto delle parti ritmiche che riesco a immaginare mentre canto; in realtà il video che mi vede ballare e mantenere un continuo movimento è stato girato con assoluta naturalezza, mi è stata data la possibilità di fare tutto ciò che volevo ed è venuta fuori la mia natura, che è sicuramente comunicativa a 360 gradi, e che mi porta ad essere sempre in prima linea dando ogni volta il massimo, senza la necessità di nascondere alcunché, e quindi mi viene spontaneo immedesimarmi, sognare, recitare, ballare, cantare. L’inizio del video presenta la voce di una bimba… sono io, registrata da mio padre nel 1982 - già ballavo e facevo i miei recitals! - mentre canto una canzone per mia mamma, utilizzando anche le mani perché mi è sempre venuto naturale interpretare ogni forma musicale con una certa fisicità.

L’atmosfera sonora invece, abbinata alla scelta delle immagini, riporta indietro nel tempo e alimenta una certa tristezza, condizione che solo la musica è in grado di realizzare in modo efficacie: anche in questo caso puoi dirmi se è impressione corretta?

Ho deciso di iniziare senza evitare la realtà delle cose e quindi dallo start della mia vita che è sicuramente stato duro, ma ho voluto contrapporre questo ricordo infantile, sbiadito e antico, con la mia immagine attuale, che continua a portare con sé una certa tristezza e melanconia, ma che ogni giorno si prefigge di dare speranza; il brano è composto da una prima parte dolce, una nenia che si prende cura di una bimba, parole che mi diceva mia madre e che ora io dico alla mia bambina interiore, nei momenti di sofferenza in cui parlo alla mia parte più indifesa. Poi esiste il mio lato adulto, propositivo, positivo, che mi suggerisce che ci sarà un domani, ci saranno dei cambiamenti, verrà il giorno dopo la notte; io ho la mia voce e canto per me e per te, per chiunque mi voglia ascoltare. Nasce quindi una forte volontà di incoraggiare anche gli altri, nonostante una condizione di partenza sfavorevole.

Rai e Repubblica hanno dimostrato interesse al progetto: come sono  andate le cose?

L’interesse di cui parli è nato casualmente e non me lo aspettavo e quindi ne sono rimasta molto colpita e contenta: probabilmente tutte le esperienza passate a cui accennavo prima hanno lasciato un piccolo segno!

Da un pò di tempo hai creato un tuo angolo dove commenti i lavori musicali di altri: è cosa che ti gratifica?

Sì, “L’angolo di Viola” mi piace molto, ma il termine giusto non è “gratificazione”, perché in realtà tutto questo mi stimola e mi da la speranza di poter cambiare le cose. Mi spiego meglio: lo stimolo è legato alla possibilità di conoscere artisti di cui non sapevo l’esistenza e di ascoltare musica diversa da quella che sento normalmente; mi stimola anche a livello intellettuale perché mi trovo nella condizione di dover dare un parere sul lavoro di altri. Il seme della speranza è legato alla mia volontà di invertire la tendenza rispetto alla critica musicale tradizionale: essendo io stessa un’artista, e non ritenendomi nella posizione di poter e voler criticare niente e nessuno, cerco di immedesimarmi e di carpire la profondità del musicista che ho davanti, e provo a dare voce a quelle emozioni che mi arrivano durante l’ascolto, quindi una partecipazione emotiva, con grande rispetto per l’uomo e la sua proposta. Questo è “L’angolo di Viola”, uno spazio in cui una ragazza - che comunque vive la musica dall’età di quattro anni - si sforza di andare oltre i propri gusti, oltre i soliti generi, le abitudini, l’uso comune di criticare tutto e tutti caratteristico di alcuni ambiti. Io cerco la sintonia, tenendo conto che dietro ogni artista c’è un cuore molto speciale, quello di una essere umano che sente l’esigenza di dover trasformare le proprie emozioni e i propri sentimenti in note e parole musicabili, e quindi parlo di cuori più sensibili. “L’angolo di Viola” è l’opportunità di rispettare il cuore degli artisti che mi vengono sottoposti.

Ed ora, cosa potrebbe bollire nella pentola di Viola Nocenzi?

Dopo “Ninna Nanna” realizzeremo altri brani e non è cosa facile perché dovrò fare una scelta tra i molti che ho scritto, ma li stiamo già individuando. Vorrei fare una produzione particolare che si baserà su delle registrazioni binaurali che mi hanno completamente catturato, perché riescono a riprodurre senza utilizzo di alcun cavo, tutto “naturale”, utilizzando microfoni incredibili della Neumann che possono riprodurre una voce esattamente come la capterebbe uno spettatore se stesse lì ad ascoltarti durante un esibizione a cappella, senza amplificazione, ed è una cosa che mi affascina, perché trovo gratificante esprimere in modo reale le mie caratteristiche, la mia timbrica; spesso mi sento mortificata da certe registrazioni tradizionali, perché nei vari passaggi - da voce e prodotto finito - si perde un 40% della vera natura della pasta vocale; vorrei quindi riuscire a registrare la mia voce in binaurale, che permette addirittura di realizzare il suono in sei dimensioni, come se lo si sentisse girare attorno a se stessi in tutta la stanza. Sono molto curiosa e contenta di intraprendere questo percorso, ho le strumentazioni di Viaggi Sonori 3 D e di Stefano Arciero (coproduzione del progetto) e vedremo cosa accadrà. Ogni brano scelto prevede la collaborazione con un musicista che io stimo e che mi onorerà della sua presenza e alla fine tutto si concretizzerà in un album o EP che vorrei distribuire su piattaforma digitale.


"Questo perché i sogni sono l'unica cosa che conta fino alla fine. Non importa il tempo, non importa il dolore, non importano le malattie, importa solo che alla fine ci sia sempre musica vera."


Musica: Viola Nocenzi
Testo: Alessio Pracanica - Viola Nocenzi