A metà Dicembre
incontro ad un concerto Fabio Zuffanti e mi
ritrovo in mano un CD fresco fresco che lo riguarda… mi sono distratto? Ho
perso qualcosa per strada?
Poco importa, più
interessante è sapere che a fine anno è stato rilasciato Il mondo
che era mio-Live in studio, un
album - le cui modalità di "costruzione" sono insite nel titolo - realizzato dalla Zuffanti e ZBand,
ovvero la nuova dimensione di Fabio Zuffanti dopo la - temporanea? - chiusura dei suoi tanti
progetti, idea perseguita con una nuova line up, comunque già superata per
motivi a cui accennerò a seguire.
Lo start ufficiale
avviene giusto un anno fa, con l’uscita dell’album La Quarta Vittima e da quel momento,
coincidente con i venti anni di lavoro musicale di Zuffanti, appare chiara
l’idea di “gestione del gruppo”, con l’obiettivo di produrre musica che abbia
valore assoluto, indipendentemente da chi esegue il copione, e la scrittura e proposizione perfetta dello stesso diventano di gran lunga più importante della naturale esigenza di presenzialismo.
Va da sé che per
inventare grande musica sono necessari grandi artisti, laddove il termine
“grandi” sfugge dallo specifico know how personale e dalla tecnica pura, e
sconfina nell’abilità creativa, nella capacità di convivenza e nella
conseguente serenità propositiva.
I compagni di viaggio
di Fabio Zuffanti nel corso di buona parte del 2014, presenti nell’album in
questione, sono in ordine sparso: Martin
Grice ai fiati, Giovanni Pastorino
alle tastiere, Paolo “Paolo” Tixi
alla batteria e Matteo Nahum alle
chitarre. Il ruolo di Zuffanti sul
palco è quello di bassista e vocalist.
Con questa formazione
è stato performato - negli Hilary Audio
Recording Studio di Rox Villa - il Live in Studio, album che diventa l’ultimo atto di Nahum con la ZBand,
utilizzato, anche, per augurare al bravissimo chitarrista un buon proseguimento
di avventura e di studio dello strumento, al di fuori dei nostri confini.
L’idea dell’album live
che testimoniasse il nuovo corso è qualcosa che Zuffanti aveva nella testa, ma
per fare le cose a modo occorre la concomitanza di tante situazioni favorevoli:
l’occasione giusta, il luogo adatto, il pubblico magico, la tecnologia
disponibile, così come la copertura economica. E chissà quante altre cose
dimentico o non conosco!
Un insieme di fattori
che per semplicità sintetizzo nella mancanza di tempo, fatto oggettivo se si
pensa che, dall’uscita de La Quarta
Vittima, sino alla partenza di Nahum, sono passati un pugno di mesi.
Ma l’esigenza di
fotografare il feeling dell’originale ZBand ha portato ad un compromesso, molto
usato di questi tempi… l’esibizione live all’interno di uno studio di
registrazione.
Il risultato è di alto
livello, e permette di ottenere un piccolo riassunto di vita che include brani
antichi proposti dall’ultima evoluzione dell’idea musicale di Zuffanti.
Sette i brani che
uniscono passato a presente.
Una spruzzata di Finisterre, In Limine (brano di Boris
Valle, unica variazione all’opera di composizione, per il resto a totale
appannaggio di F.Z.) e Orizzonte Degli Eventi; una piccola
dose di Hostsonaten, Rainsuite; una goccia di La Maschera Di Cera, La
Notte Trasparente e poi la parte del leone spetta alla nuova
produzione, con Una Sera d’Inverno, La Quarta Vittima e Non
posso parlare più forte.
Non ho idea - posso solo
provare ad immedesimarmi - dei pro e dei contro legati alla fase live, con o
senza pubblico. Se da un lato l’essere “soli” può favorire la concentrazione, è
anche vero che il pubblico, se partecipativo, può fornire una grossa mano nella
creazione dell’atmosfera tipica da evento, quando i musicisti danno e
ricevono, e tutto resta intrappolato nell’eventuale registrazione.
Quello che esce dal
disco è un lavoro pregiato, dove il buon Rox Villa appare l’elemento aggiunto, con un
amalgama del team che induce a visualizzare positivamente Zuffanti, anche, sotto
il profilo manageriale, con la sottolineatura di una leadership che non può
essere messa in discussione.
Musicisti fantastici,
composizioni davvero “progressive”, professionisti che lavorano giocando (e
Martin Grice potrà ben spiegare a tutti noi il significato del verbo “To Play”).
Matthias Sheller consolida il connubio con Zuffanti, qualora ci fosse stato bisogno di ulteriore prova di
stima, e attraverso AMS records
produce un disco che integra e impreziosisce una carriera, o forse solo un
momento felice, quello che un musicista genovese, dedito soprattutto alla
musica progressiva, sta vivendo dopo una serie di atti di coraggio. Bravo
Fabio, quel mondo è ancora il tuo!
Sito ufficiale: http://www.zuffantiprojects.com/