martedì 1 aprile 2014

Mad Fellaz


Quasi un’ora di musica, totalmente strumentale, per l’omonimo album d’esordio dei Mad Fellaz, giovani musicisti di Bassano del Grappa.
Come sottolineato nelle righe a seguire, l’assenza di  un vocalist è una scelta precisa, perché la necessità, primaria e dichiarata, è la libertà espressiva, stato che trova paletti esclusivi quando le liriche devono trovare una collocazione, condizionando e rallentando una certa idea di musica totalmente free.
I M.F. rielaborano il prog del passato, dopo aver fatto un bagno purificatorio nel rock tradizionale e di qualità, e ciò che sintetizzano è la proiezione di musica gloriosa, assorbita nel tempo, e rinvigorita dalle idee personali, il tutto a vantaggio di una caratterizzazione della proposta che li colloca in spazi ideali ben chiari.
Non è importante rientrare nelle categorie musicali precostituite, ma è buona cosa creare una propria identità, un terreno conosciuto che diventa col tempo il bridge tra artisti e followers, che si realizza in pieno quando basta ascoltare poche note per comprendere al volo chi le sta proponendo.
I M.F. iniziano col piede giusto, concretizzando, in un contenitore psichedelico, un mix di blues, jazz e tempi dispari, nell’occasione suddiviso su cinque brani che seguono anch’essi la logica di anni ’70, con lunghe composizioni alternate a brani di dimensione ridotta.
L’impressione, già dal primo ascolto, è quella di trovarsi tra le mani un album pieno di talenti, perché questi giovani coraggiosi - o solo virtuosi - sono davvero bravi!
Ma il know how e il DNA non bastano per confezionare una musica gradevole, capace di passare dallo stato di .“… compongo e suono le cose che mi piacciono”, a quello di “… condivido la musica che creo…”. I Mad Fellaz sembrano riuscire a superare l'ostacolo già col primo impegno ufficiale.
Non è per niente facile la loro musica, anzi, un solo giro di disco serve solo a far venire l’appetito - o a far capire che l’amore non potrà mai sbocciare - ma per chi decide di entrare nel mondo dell’impegno musicale sono questi dettagli, perché il perseguire un obiettivo ha valenza superiore della ricerca del compiacimento altrui.
Tutti i brani “prendono”, per motivi differenti, e presentano diversi lati di osservazione.
Ne propongo uno, La Giungla, che semplificherà ogni mio concetto espresso.
Il mio gradimento personale va comunque a White Window, un misto di Gentle Giant e Jethro Tull prima maniera che mette i brividi.
Bravi… questa è una strada da non abbandonare!


L’INTERVISTA

Come nascono i Mad Fellaz? Possibile riassume la vostra storia e il modo in cui vi siete avvicinati alla musica?

I Mad Fellaz nascono nel novembre del 2010 da un idea di Paolo Busatto (chitarra), del fratello Marco (batteria) e di Emanuele Pasin (chitarra), che intraprendono inconsciamente la strada del progressive rock; poco dopo si aggiungono alla band Carlo Passuello, bassista  stilisticamente settanti ano, ed Enrico Brunelli, tastierista dalle influenze classiche. Fin dal principio si propongono con composizioni complesse, e gli stili diversi dei musicisti trovano il giusto punto di incontro, arrivando così ad un sound compatto, ma allo stesso tempo raffinato. Nel marzo del 2012 entra nel gruppo Rudy Zilio, detto il "pazzo",  polistrumentista che con flauto e clarinetto da ai Mad una marcia in più. Il fatto di essere tutti buoni amici e di avere ricevuto un'educazione musicale di un certo rispetto dai relativi genitori, ci ha sicuramente aiutato nell'essere uniti e ci da la forza e l'intraprendenza per continuare con entusiasmo.

Quali sono i vostri punti di riferimento, musicisti da cui avete attinto in maniera più o meno conscia?

Sicuramente le nostre influenze provengono per la maggior parte dai gruppi degli anni '70. Siamo da sempre attratti da band che hanno fatto la storia del rock, come i Led Zeppelin e i Deep Purple; abbiamo cercato di estendere la nostra visione musicale verso opere come “In The Court of the Crimson King”, “The Dark Side of the Moon, Octopus, Fragile, che hanno avuto per noi un peso notevole e ci hanno spinto sempre più verso un universo sonoro più sperimentale.

Come raccontereste la vostra musica a chi non vi ha mai ascoltato?

Fin dall'inizio c'era la volontà di creare buona musica senza porci troppi quesiti, senza sapere che direzione avremmo preso, andando un po' contro corrente e spinti anche dalla convinzione che quello che stavamo creando poteva staccarci dai canoni del rock moderno. Crediamo che i nostri pezzi siano in grado di stimolare le percezioni dell'ascoltatore, così da fondere la nostra musica con emozioni, visioni, fantasie.

L’album di esordio è completamente strumentale: rinunciare alle liriche è una scelta legata a precisa necessità espressiva o ci sono altre motivazioni, come ad esempio l’impossibilità di trovare il vocalist giusto?

Sicuramente non avere una voce ci dà più libertà di espressione e anche il vantaggio di passare da un genere all’altro con più facilità. Non abbiamo mai cercato effettivamente un vocalist, ma allo stesso modo non si è mai proposto nessuno, comunque qualcosa bolle in pentola e nel prossimo album potrebbero esserci delle novità.

I titoli dei brani fanno supporre storie e messaggi difficilmente decodificabili: possiamo approfittare di questo scambio di battute per chiarire cosa c’è dietro ad ogni traccia?

Non ci sono delle vere e proprie storie e i titoli sono stati associati ad episodi buffi che ci sono accaduti. Come primo lavoro ci siamo soffermati solamente sull'aspetto strettamente musicale cercando di mescolare le nostre influenze, mantenendo una certa identità senza cadere in inutili virtuosismi. Logicamente l'obbiettivo che ci siamo prefissati per il prossimo futuro è quello di crescere sotto tutti i punti di vista, dando più valore ai nostri brani, e il risultato a cui auspichiamo sarebbe quello di ottenere un vero e proprio concept album con una storia che unisca le tracce che lo andranno a comporre.  

Mi parlate dell’art work?

Abbiamo lasciato libertà assoluta a Riccardo Stocco e Michele Vangelista, i due autori della copertina che si sono fatti una visione tutta loro: l'uomo seduto rappresenta il padre di Paolo e Marco, che durante le nostre esibizioni se ne sta sempre in disparte con il suo fedele mangia cassette; la tranquillità data dal paesaggio incontaminato è interrotta dalla vivacità delle fiamme che sembrano uscire dalla sabbia e la ragazza di spalle scottata dal sole, apparentemente fuori dal contesto generale, da un tocco demenziale e inconscio, tutti stati d'animo che rappresentano qualsiasi persona e noi in particolare

Che cosa accade nei vostri spettacoli live?

Fino ad ora abbiamo puntato tutto sull'aspetto tecnico e sulla precisione esecutiva ottenendo buoni risultati e parecchi consensi, ma siamo consapevoli che ciò non è sufficiente per aspirare ad un salto in termini di visibilità. Stiamo pensando di proiettare filmati e immagini a tema che scorrano perfettamente a tempo con le nostre esecuzioni, è un po' ambizioso ma ci proveremo.

Che cosa offre in questo momento, musicalmente parlando, il luogo in cui vivete? Esistono fermenti positivi?

Indubbiamente c'è fermento, una realtà in cui emergono delle band interessanti, proposte musicali valide e promettenti. Purtroppo però trovare lo spazio per esibirsi e farsi notare è sempre più difficile, soprattutto per band indipendenti che puntano su composizioni ricercate e senza compromessi. Gruppi come il nostro devono tentare per forza di cose di agganciarsi all'estero, dove sicuramente c'è un' apertura mentale maggiore verso chi propone musica propria. Il popolo italiano è ormai abituato a recepire canzoni radiofoniche di personaggi da talent show e tribute band. Il fatto che abbiamo ricevuto molti ordini d'acquisto per il cd da Giappone e Nord Europa, mentre dall' Italia forse cinque, sei, dieci (?) ne è la conferma. Purtroppo in questo paese esiste una omologazione in termini di produzione e promozione discografica che non lascia scampo a band creative e coraggiose.

Cosa sperate accadrà, nell’immediato futuro, nel vostro percorso di vita professional musicale?

Per noi sarebbe allettante suonare su palchi prestigiosi e poter organizzare delle tournèe, sia in Italia che all' estero, in modo da avere la possibilità di suonare più spesso e di portare in lungo e in largo la nostra musica soprattutto in versione live. Finora questo non è stato possibile, ma speriamo accada presto. Magari con l'aiuto di qualche persona esterna che sa muoversi in questo campo, dato che noi non abbiamo molta esperienza in merito.


Il brano a seguire è una demo e non la versione ufficiale dell'album.


Biografia

I Mad Fellaz, gruppo italiano molto giovane (età comprese tra 22 e 26 anni) di Bassano Del Grappa, nascono nel 2010 come trio sperimentale ancora anonimo che vedeva in formazione Paolo Busatto ed Emanuele Pasin alla chitarra elettrica e Marco Busatto alla batteria. Con il passare del tempo si sono aggiunti altri elementi (in ordine di arrivo) : Carlo Passuello (basso), Enrico Brunelli (tastiere) e Zilio Rudy (flauto traverso e sintetizzatore). Le composizioni e il sound della band sono influenzati dai grandi del passato come King Crimson, Gentle Giant, Pink Floyd, Mahavishnu Orchestra, Area, Banco del Mutuo Soccorso e molti altri, ma anche da band recenti come Opeth e Porcupine Tree. La mentalità aperta del gruppo verso la totalità della musica permette allo stesso di sperimentare con diversi generi e di contaminare le proprie composizioni anche con il flamenco, sfumature jazzistiche, addirittura con il metal per certi versi. L' obiettivo della band, infatti, è quello di non porsi limiti a livello creativo, evitando di categorizzarsi in un genere in particolare e sfruttare tutte le conoscenze per creare una musica coinvolgente ed emozionante cercando sempre un'espressione naturale.

Line Up
Marco Busatto: drums
Paolo Busatto: electric guitar
Carlo Passuello: electric bass
Enrico Brunelli: keyboards
Rudy Zilio: flute-clarinet

Track Listing
-Il Colpevole Parte I
-Il Colpevole Parte II
-Banda Scavejoni
-White Whindow
-La Giungla