Nati a metà degli anni
’70, i PdP sono forse l’unica vera
risposta italiana al filone di Canterbury, quello nato e prolificato per merito
di gruppi come Soft Machine, Gong, Caravan, Henry Cow; il Canterbury Sound, certificato come branchia della musica
progressiva in auge in quei giorni, ha in realtà a che fare con la
psichedelica, il jazz, l’avanguardia, la tecnologia applicata alle
composizioni.
E di quegli innovatori
i PdP ricordano e amano soprattutto Robert Wyatt, a cui dedicano il primo
album.
Seguendo le tracce del
booklet allegato, si può evidenziare una discografia contenuta: dopo il primo omonimo, del ’76, si deve attendere quattro anni per
ascoltare “Abbiamo Tutti i suoi Problemi”, per poi passare al 2001,
quando viene rilasciato “Camere Zimmer Rooms”; l’ultimo in
studio è “Pic_nic@Valdapozzo”, del 2004.
Nel 2008 esce il Cd “A_Live”, registrato dal
vivo nel 2008, durante l’Altrock Festival
di Sesto San Giovanni; di quel lavoro presento a fine post un video, “Merta”,
brano presente anche nel DVD, una perla che credo sia in grado di affascinare
anche chi non è focalizzato sull’argomento “Musica”.
Il DVD è suddiviso in
due parti, a cui si aggiunge un videoclip bonus; i due filoni assumono eguali
importanza e sono da ritenersi complementari, perché la conoscenza dei
personaggi, della loro storia, delle motivazioni - elementi contenuti nella
sezione “PidiPedia” - sono fondamentali per comprendere a fondo la proposta
live, documento che risale al 15 Gennaio
2011, registrato a Genova, al club LA
CLAQUE.
Per chiarezza, PidiPedia è il docufilm che racconta la
nascita e l’evoluzione della band, e contiene numerose interviste con i membri
originali.
L’anima di questo
pugno di geniali musicisti emerge, un gruppo di amici che crescono assieme
partendo dai banchi della Scuola Germanica, alcuni con l’esempio casalingo (De
Scalzi), altri col DNA e la cultura musicale che il tipo di educazione
didattica - scelta o imposta - decreta.
Esiste un forte contrasto tra la genialità di ciò che viene creato, giorno dopo
giorno, e l’apparente leggerezza e semplicità nell’affrontare la vita, senza
prendersi troppo sul serio, ma sognando e creando come tutti i giovani
dell’epoca immersi nella musica. Non c’è il viaggio verso Wight, come fecero le
ORME pochi anni prima, ma quello verso il Kent, dove esiste l’esempio che più
si ama.
Il tempo è passato, i
bambini sono diventati uomini, ma la musica è rimasta, e ora la voglia di
proporla appare più forte di prima, e così le diapositive, gli spettacoli
pirotecnici, la sperimentazione, trovano terreno fertile nell’utilizzo della tecnica
in forma avanzata, modificando così il risultato dell’espressività, ma in
fondo, poco è cambiato nello spirito di chi ama sperimentare e non ha interesse
a restare negli schemi, nello standard, nel codificato.
Il gruppo sa di laboratorio
aperto e dinamico, e all’interno del bellissimo sito di riferimento sarà
possibile leggere, ascoltare e comprendere tutto sul PdP:
Ma è bene sottolineare
chi sono i protagonisti della nuova avventura: oltre ai primitivi Aldo De Scalzi, Paolo Griguolo e
Aldo Di Marco, sono on stage Luca Cresta (pianoforte), Massimo Trigona (basso), Edmondo
Romano (flauto, sassofono, clarinetto), Dado Sezzi (percussioni).
Tra gli ospiti due
elementi basici - Roberto Romani
(sax tenore) e Giorgio Karaghiosoff
(sax tenore) - e Jessica Cochis al
sax alto.
Sergio Gazzo è il responsabile del “live video arts”, aspetto
fondamentale per la proposta dei PdP.
Un po’ di fatti
oggettivi tratti dal DVD, distribuito dalla Black Widow Records.
La scaletta del
concerto prevede l’esecuzione di molti brani tratti dal disco di esordio, con
innesti legati al resto della discografia, come l’attualissimo “Il Presidente” (tratto da Camere Zimmer Rooms), “Adriatico” (da Pic_nic@Valdapozzo), realizzato su registrazioni della voce di Demetrio Stratos, un inedito, “Lindbergh”, la cui registrazione
originale era andata perduta, ed è poi ricomparsa… per miracolo, e infine la
hit “Uccellin del bosco” (da Abbiamo Tutti I Suoi Problemi).
Il largo utilizzo di
mezzi multimediali ha permesso di inserire nel brano “La Bolla” lo straziante documentario “Radiophobia”, diretto da Julio Soto Gurpide, relativo all’incidete
nucleare di Cernobyl.
Nove tracce, nove
magie, nove brani - anche - complicati, nove movimenti che sono espressione di
libertà e cultura, genio zappiano e atmosfera rarefatta.
Una buona occasione
per addentrarsi nel mondo di una band rimasta un po’ ai margini della normale
visibilità concessa negli anni ’70, i cui protagonisti riletti oggi dimostrano
come lo loro propensione non fosse quella dell’inseguimento del successo, ma di
una filosofia musicale - l’unica per loro - capace di evidenziare un certo modo
di vivere la musica, una sana follia capace di trasportare in mondi di non
facile esplorazione, difficili da bazzicare, se non per fortuna o per
illuminazione suprema.
DVD da non perdere, se
si ama il Picchio dal Pozzo, da
afferrare in tutti i modi possibili, se si decide di avvicinarsi a loro solo
adesso: anche un viaggio a ritroso, a volte, può donare completa soddisfazione!
Filmato di repertorio…