Les Trois Tetons, band ligure da vent’anni sulla scena musicale,
sceglie il Raindogs di Savona per presentare ufficialmente il
nuovo album, il quarto, “Songs About Lou”, fresco di uscita.
Un disco concettuale,
fatto anomalo per la scena rock blues, dedicato alla figura di Lou Reed, mancato proprio nel momento
in cui il gruppo era in studio di registrazione.
Ho ascoltato “Lou”
alcuni giorni fa, in anteprima, ed ero curioso di verificare l’impatto live,
che rappresenta sempre la vera prova del fuoco.
A dire il vero è assai difficile rimanere indifferenti ad un
concerto de L3T, perché una delle
loro caratteristiche principali è quella di saper trascinare il pubblico di
ogni genere ed età, e credo che le loro performance siano la perfetta sintesi della
sintonia che si può instaurare tra band e audience: non è questo lo scopo del live?
Il Raindogs si presta a questo tipo di
feeling, e quando la musica inizia il pubblico ha occupato ogni piccolo spazio
di una location unica, che sa tanto di pub londinese di fine anni ’60.
Spettacolo diviso in
due fasi distinte, la prima dedicata completamente alla riproposizione dei
quindici brani di “Lou”, ed una seconda che permette di ripescare tracce cospicue
del repertorio passato.
Il concept si divide
in due atti, e la prima sezione vede sul palco la formazione ufficiale, formata
da Zac (voce, chitarra e armonica), Barbon (chitarre), Alberto (basso e voce) e Davide
(batteria).
Otto brani che vengono
proposti senza soluzione di continuità, con un pubblico che appare in fase di
studio, indeciso tra il lasciarsi andare al movimento - tipico dei concerti de
L3T - e la ovvia concentrazione che serve quando ci si trova al cospetto di una
musica nuova, e si cerca di afferrare similitudini, riff e giochi armonici. Ma
basta poco per far scaldare i presenti, segno del gradimento istintivo, che non
prevede la conoscenza di contenuti, le motivazioni e i messaggi, le fatiche da
preparazione e costruzione: siamo in un luogo inventato per la musica live, i
ragionamenti possono attendere i giorni successivi, quando riascoltando - e leggendo
- il CD, la panoramica potrà essere più ampia.
E arriva il momento di
girare il vinile - come dice Zac - ed entra in scena l’ospite, presente anche
nel disco, e il concerto diventa quindi un appuntamento non facilmente
replicabile, perché riunire on stage tutti i protagonisti di un lavoro in studio
non è cosa semplice. L’uomo del “side b” è un musicista di grande spessore, Fabio Biale, violinista eclettico, ma
molto, molto di più.
Con lui sul palco
cambia qualcosa dal punto di vista scenico, ma l’aspetto più importante è la
verifica dell’apporto che uno strumento di stampo classico sia in grado di dare
alla causa del rock. Non è certo una scoperta, ma vedere e sentire a tre metri
di distanza cosa significhi dare valore aggiunto, con trame solistiche e riempimento degli spazi, passando in uno fazzoletto temporale ravvicinato da
protagonista a comprimario, e viceversa, è uno spettacolo nello spettacolo.
Non nasconde la
potente sezione ritmica formata da Alberto e Davide, e non ruba il ruolo a
Barbon, ma è indubbio che l’immagine di Fabio e Zac in piena interazione infiamma il
pubblico.
Partendo dalla
incredibile “I Won’t Be Back For
Christmas”, presente nel video a seguire, prende inizio il secondo atto che
scivolerà via rapidamente, bruciando uno dopo l’altro i sette pezzi restanti.
Ma la serata è solo a
metà strada, e mentre l’altro ospite del disco - ma soprattutto fonico - Alessandro “Mazzi” Mazzitelli regola
luci e volumi, inizia la presentazione del conosciuto, e a quel punto anche gli
insospettabili perdono ragione e pudore, e si lanciano in un sano dinamismo che
caratterizzerà il resto del meeting..
Possibile non
infiammarsi se partono le note di Paint
It Black?
Il mio personale giudizio non è legato al disco,
davvero godibile, e di cui parlerò in altra occasione, ma rimane focalizzato
sul concerto. E’ tipico di ogni evento musicale, anche dei più grandi della
storia, l’accettazione un po’ “fredda” di tracce nuove, lanciate nell’occasione
come test. Da quanto visto al Raindogs,
l’entusiasmo che questi musicisti sono in grado di scatenare prescinde dalla
singola proposta, sia essa “old” o appena nata; d’altro canto… quando mai si è
vista una vera Rock & Roll band che nasce, vive e prolifica in studio?
La sintesi compresa
nel filmato a seguire fornirà qualche indicazione supplementare.
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