Pubblico
integralmente l’intervista (la prima in assoluto) di cui sono stato oggetto.
Il
giornalista è Davide Riccio, e di lui scrivo alcune note a fine post.
INTRODUZIONE
Cosa resterà di me? è un’opera molto particolare, nata da
un’idea di Athos Enrile, basata sulla interazione di tre differenti arti: fotografia, letteratura e musica.
È innanzitutto un libro che contiene un racconto, dieci immagini e dieci
storie.
Ma oltre a questo, 'Cosa resterà di me?' è anche un CD con undici
brani musicali inediti scritti appositamente per diventare la colonna sonora
delle immagini e del racconto.
L'obiettivo è quello di spalancare una finestra sulle emozioni e sui sentimenti
di ciascuno di noi.
'Cosa resterà di me?' è, infine, l’espressione di un raro gioco di squadra nel quale artisti anche molto lontani
geograficamente hanno deciso di collaborare per trasmettere, attraverso la solidarietà, un segnale di
speranza. Insomma: un libro e
un CD talmente unici e originali da essere già considerati imperdibili.
Editoriale Darsena
Per l’acquisto: http://www.cosaresteradime.it/
e nelle principali librerie.
L’intero ricavato di
quest’opera viene devoluto in favore di: A.I.A.S. Onlus Savona – Associazione
Italiana Assistenza Spastici, Centro Claudio Bertoletto di riabilitazione per
l’età evolutiva, via Famagosta 18/A, 17100 Savona.
Athos Enrile: savonese, 55 anni, musicofilo con il vizio della condivisione senza limiti, ama scrivere quotidianamente di musica (ma non solo) con un focus particolare sul “racconto” dei nuovi progetti e dei concerti vissuti in prima persona. All’occasione organizzatore di eventi, musicista e presentatore, conta numerose e importanti collaborazioni nel campo del giornalismo musicale.
Massimo Pacini: savonese, 51 anni, ingegnere,
musicalmente “ammalato” e con una passione smisurata per la scrittura. Per
questo motivo ama definirsi “Uno scrittore in prestito”. Ha già pubblicato con
la stessa casa editrice una raccolta di poesie intitolata “Verso la luce” e
un’antologia di racconti brevi dal titolo “Scintille per l’eternità” molto
apprezzate dai lettori.
Il cd…
1. Luca Olivieri – Damage
2. Max Fuschetto – Berceuse
3. Marcello Capra – Oltre
4. Airportman – Behind blues eyes (Pete
Townshend)
5. Corrado Rossi – The outer me
6. Plurima Munbdi – Per te
7. Ifsounds – Incomunicabilità
8. OAK (Jerry Cutillo) – Carry on
9. Lorenzo Monni – The king inside me
10. Aldo Pinelli – Goccia
11. Lincoln Veronese – Povero fino in fondo
L’INTERVISTA
Davide
Ciao Athos. “Cosa resterà
di me?” è davvero un libro
originale, che cattura contemporaneamente l’ascolto e la visione, la lettura e
il pensiero e, soprattutto, le emozioni… Ogni capitolo del libro è ispirato nel
titolo e nel racconto da o ad una immagine fotografica. Ad ogni racconto e a ogni
foto sono abbinati dei brani musicali composti e suonati da autori vari per
l’occasione. Com’è nata questa idea?
Athos
La scintilla - come direbbe
Massimo Pacini, il mio coautore – è scattata casualmente, una sera di febbraio,
quando mi è apparsa davanti su facebook una bellissima fotografia postata dal
mio amico Pino Pintabona, discografico della Black Widows Records, ma anche
amante della fotografia. La protagonista femminile è Anna, dei Desert Wizards,
e proprio quella foto sarebbe diventata la cover dell’ultimo album dei Wicked
Minds. Di getto ho scritto una storia, “La donna di Pino”, che è
piaciuta a chi ha avuto la possibilità di leggerla. L’episodio non è da
considerarsi eccezionale, lo scrivere è per me un normale esercizio
quotidiano, che si tratti di musica o di sentimenti, con la grande differenza,
rispetto al passato, che non temo più il “rendere pubblico” ciò che
provo, un tempo da me giudicato sintomo di debolezza. Col passare dei giorni
queste immagini/storie sono aumentate e mi sono imposto il limite di dieci. In
questo iter compositivo la cosa che mi affascinava era la possibilità di
esprimere un particolare momento di vita attraverso due differenti espressioni
artistiche, l’immagine e la “letteratura”, esercitate in attimi temporalmente
lontani tra di loro. Ma perché non osare e provare a cercare una terza chiave
di lettura, attraverso la forma che preferisco… la musica? Così ho fatto, e
quando ho incominciato ad intravedere le forme del progetto un po’ più definite
- e mentalmente mi sono posto una data entro cui concludere – ho chiesto aiuto
ad un amico, Massimo Pacini, con cui da tempo si parlava di possibile
collaborazione. Max, di estrazione tecnica, ma di animo tendente al
“metafisico”, è autore di altri due libri e a lui ho affidato il compito di
“avvolgere” le mie storie e di creare il senso dell’opera, cosa obiettivamente
non semplice. Massimo è stato perfetto, ma ha fatto poi molto di più e posso
affermare che senza il suo lavoro capillare su ogni dettaglio del progetto, sarei
ancora in alto mare. È anche il realizzatore del
bellissimo sito che tra le tante cose offre la possibilità di arrivare ad una
quarta dimensione, quella in cui sono i lettori che “creano” guardano, leggendo
e ascoltando, e inseriscono il loro sentimento nel blog annesso.
Davide
A questa iniziativa hanno
contribuito molti ottimi musicisti. Come hai chiesto loro di lavorare al
progetto, secondo quali istruzioni o indicazioni?
Athos
La mia quotidiana attività
nell’ambito del giornalismo musicale, iniziata nel 2007, è fondata sulla
diffusione/condivisione di ciò che scopro e degli avvenimenti a cui partecipo.
Parlo di “racconti completi” di concerti (con video annessi), di interviste, di
recensioni di nuovi album. Questo mi porta a contatto con numerosi musicisti,
famosi e non, artisti con cui si instaura un rapporto di fiducia determinato,
credo, dal mio modo di lavorare trasparente e dal mio entusiasmo. Mi è bastato chiedere per
ottenere un sì incondizionato. Il target era creare un brano
inedito “suggerito” dalle visioni di un’immagine assegnata (e non dalla
storia). Stop. Ovviamente mi sono rivolto a
singoli perché dovevano essere persone che entravano in contatto con una
fotografia, e per una band sarebbe stato complicato, e anche nel caso di
esecuzioni di gruppi il mio interlocutore è sempre stato un solo individuo.
Sottolineo che il brano
“Incomunicabilità” (l’unico che ha seguito iter opposto perché ho adattato una
foto scattata da me in America ad una storia che avevo nel cassetto e che amavo
particolarmente), è stato utilizzato dagli IFSOUNDS (foto compresa) nel loro
ultimo album, e questo è stato un altro motivo di soddisfazione.
Davide
Com’è nata l’opportunità di
farne anche un progetto benefico?
Athos
L’idea della beneficenza mi è
venuta quasi subito, e cioè da quando ho capito che avrei voluto arrivare sino
in fondo. Si parla sempre, spesso a sproposito, di come aiutare il prossimo, e
ho colto subito questa opportunità reale. Non sapevo bene come e in che
modo, ma mi era chiaro che qualsiasi cosa avessi guadagnato doveva prendere una
direzione “nobile”, almeno nelle intenzioni.
Io credo che nessuna
espressione artistica possa nascere a comando e che non ci si possa imporre di
creare un dipinto o una poesia per fare cassetta, o meglio, lo si può fare, ma
ne risulterebbe qualcosa di… poco sincero. Ovviamente questo è il punto di
vista del non professionista, di quello che può permettersi di provare ad
essere ” puro” e ad ascoltare solo la propria coscienza.
Davide
Perché è importante
contribuire con questo libro alla Associazione A.I.A.S. Onlus di Savona?
Athos
L’ A.I.A.S. Onlus di Savona
è un’associazione molto importante, e rappresenta un riferimento per
l’intera Liguria, per attivismo e competenza. Massimo aveva già devoluto il
ricavato di un suo precedente libro all’A.I.A.S. e aveva già avuto modo di
verificare personalmente la serietà di questo gruppo di volontari e di vedere
concretamente il risultato della sua donazione. Io francamente non mi sono
posto il problema della scelta, perché un qualsiasi contributo sarebbe utile ad
ogni ente, ospedale o laboratorio di ricerca, e quindi avremmo teoricamente
potuto estrarre un nome dal cilindro. Se ci saranno altre occasioni…
diversificheremo.
Davide
Il libro è stato presentato
il 10 dicembre scorso. Come sta andando?
Athos
Non ho al momento la misura
delle vendite, ma posso dirti che dopo nove giorni dalla presentazione ufficiale
eravamo oltre i 2000€, come apparso sui giornali online.
I colpi maggiori si ottengono
nelle presentazioni. La nostra prima è stata
un grande successo. Sede prestigiosa, Sala Consigliare del Comune, pubblico
superiore alla capienza, due musicisti facenti parte il progetto ( Marcello
Capra si è anche esibito alla chitarra), e vendita massiccia.
Il “contenitore” è ora in un
paio di librerie della città e lo si può acquistare in rete nel nostro sito, ma
abbiamo già avuto numerose richieste di presentazioni nelle città dei “nostri“
musicisti e a gennaio dovremmo fare anche una capatina in una TV locale.
Insomma, basta trovare il tempo e i libri volano, perché quando viene spiegato
il contenuto risulta poi impossibile non esserne incuriositi.
Davide
Tutti i brani musicali del cd
sono strumentali, per accompagnare da una parte il racconto, dall’altra per non
distrarre dalla lettura, suppongo… Ma non l’undicesimo e ultimo, che è cantato,
sull’epilogo (Povero fino in fondo, di Lincoln Veronese). Perché questa
scelta?
Athos
Come ti ho spiegato i
musicisti si sono mossi con tutta la libertà possibile, e avrebbero pertanto
potuto inserire un testo.
Jerry Cutillo degli OAK l’ha
fatto, anche se in lingua inglese, e mi pare sia stato perfetto nel descrivere
“Il Viaggio” di quell’hippie che ho provato ad essere negli anni ‘70,
senza peraltro averne la stoffa. Ma io e Jerry non eravamo d’accordo, per lui
era solo un’immagine da commentare (che ho “rubato in rete da un sito dedicato
agli anni ’70).
Con l’ultimo brano ho fatto
una cosa anomala rispetto al resto del progetto. In accordo con Max, ideatore
del titolo del book, ho provato a chiedere a Lincoln se avesse nel cassetto
qualcosa di inedito che potesse riportare a “Cosa resterà di me?”. Ci ha fatto un paio di proposte
e abbiamo pensato che “Povero fino in fondo fosse perfetto”.
Davide
La storia si articola per
decenni dal 1940 al futuro 2030. Qual è secondo te, non tanto da un punto di
vista strettamente personale, ma più ampio, il più bel decennio di quelli che
hai vissuto? E il peggiore?
Athos
Circa cinque anni fa, al
raggiungimento del mio 25° anno di matrimonio, ho scritto la storia della mia
vita dal giorno del matrimonio in poi, e l’ho regalata a mia moglie. Solo io,
lei e i miei due figli conosciamo il contenuto. Lì sono fotografati momenti
significativi della mia vita, chiari e scuri, anche se esistono periodi davvero
neri perché di quelli non esiste alcun ricordo. Anche i momenti dell’infanzia e
dell’adolescenza non li rammento con enorme felicità, nonostante non abbia
subito particolari traumi, almeno consci.
Vorrei lasciare tutto questo
alle spalle per un momento, e risponderti che esiste un decennio, a cavallo tra
i due secoli, in cui ho avuto larghe soddisfazioni familiari e lavorative, ma è
nell’ultimo anno, quello appena terminato, che mi sono accadute cose davvero
importanti, tutte assieme, fatti che mai avrei pensato potessero toccarmi.
Era settembre e mi trovavo
nel magnifico paese di Volpedo, prima di un concerto. Il mio amico Bernardo
Lanzetti mi disse la seguente frase:” …io e te ci portiamo fortuna a
vicenda!”. Sul momento
non ho capito quale fosse la mia fortuna del momento, ma… forse aveva
ragione lui, speriamo solo che non sia una “fortuna a termine”!
Davide
Sei molto attivo come
divulgatore e giornalista musicale. Cosa ti ha portato a coltivare questa
passione?
Athos
Il mio amore per la musica
parte da molto lontano, forse da quel giorno in cui, a sette anni, ascoltai “Please
Please Me” uscire dal precario impianto audio di una FIAT 600 e, non so
perché, ma sapevo già chi erano i Beatles.
Il mio boom personale è
coinciso con lo sviluppo della musica Prog dei primi anni settanta, cioè in
piena adolescenza. Nonostante alcuni “cali di
tensione”, ho alimentato le mie passioni per tutta la vita, sino a che ho
potuto esprimermi con la massima libertà, dopo aver scoperto cosa significhi
usare un blog, ed era il 2007. Da allora ho svolto un incessante
lavoro-notturno- che mi ha dato molte soddisfazioni e direi anche credibilità.
Non avrei mai pensato di poter intervistare Hackett o Lake, di avere una buona
amicizia con Gallo o Baiata (pionieri di Ciao 2001), di poter presentare da un
palco i Soft Machine o di videoriprendere direttamente dal palco Jacke Bruce.
Quella che tu chiami
“passione per la musica” mi sta traghettando verso un’altra esperienza importante,
in compagnia di altri amici. Non è questa la sede per parlarne, ma te lo
racconterò in altra occasione.
Davide
L'infinito attuale, un
nonsenso per la filosofia, è la realtà, l'essenza stessa della musica, scrisse Emil Cioran. Non solo
musicofilo, ma anche musicista? Suoni anche qualche strumento? Cos’è per te la
musica?
Athos
La musica è per me l’essenza,
la forma d’arte che riesce a farmi ridere e piangere, segnando in modo
indelebile ogni tappa della mia vita. È anche l’unica cosa che ritengo
“pulita”, capace di abbattere ogni tipo di barriera, insuperabile nel creare
momenti di aggregazioni e nel dare felicità. Sto naturalmente parlando del
“cuore”, perché se introduciamo la parola “business” i miei toni cambiano. Ma
questo è altro argomento.
Ho iniziato a suonare la
chitarra a 16 anni, mettendo su un gruppo e suonando musica varia in qualche
sala da ballo. Ho smesso ben presto (continuando saltuariamente in casa),
convinto di non avere talento, e ancora oggi quando qualcuno mi chiede se suono
qualcosa rispondo… “tutto, ma
in modo superficiale”, il che sta a significare che ho la capacità di
apprendere i rudimenti base di qualsiasi strumento, salvo poi fermarmi
nell’approfondimento.
Casa mia è una sorta di
negozio dove puoi trovare ogni cosa che emette suoni, e ho voluto/dovuto
adibire il mio box sotto casa a stanza da adolescente, con ogni possibile
oggetto vintage ma, soprattutto, con una marea di strumenti, da quelli
tradizionali a quelli meno consoni. Una delle soddisfazioni a cui
accennavo prima è proprio l’aver avuto l’opportunità di suonare un brano al
mandolino, dal vivo, su di un palco assieme ad un ex Jethro Tull, Maartin
Allcock, e il gruppo di Ian Anderson è quello che ha fornito la colonna sonora
della mia vita.
Davide
E la scrittura? Ci sono mai
stati un libro o un disco che in qualche modo abbiano cambiato o contribuito a
cambiare il tuo destino?
Athos
Molti i libri e gli album
significativi, ma per arrivare a qualcosa che ha radicalmente cambiato la mia
vita, facendo sì che io sia ora qui a risponderti, devo risalire al 12 luglio
del 2003, giorno in cui gli YES vennero a suonare nella mia città. La mia prima fase live acuta
è durata dal 1972 (30 maggio, Van Der Graaf) sino al 1980, anno in cui vidi i
Dire Straits. Fu quello il mio ultimo concerto di rilievo e subito dopo fui
assorbito dalle cose che spesso ti fanno perdere di vista la vera strada da
percorrere; parlo di carriera, di famiglia, di cose fondamentali per ogni
essere umano, ma che non annullano necessariamente le passioni, e quanto sto
facendo in questi anni lo dimostra.
Sapere che gli YES erano a
casa mia mi ha provocato estrema curiosità e a quel momento ho dedicato
svariate pagine. Di fatto sono rimasto come fulminato, ed una luce si è accesa
facendomi vedere l’esatta strada su cui camminare da quel momento in poi. È stata una cosa davvero
lucida che mi ha letteralmente modificato la vita. Mi aspettavo di veder
apparire gli YES come li avevo lasciati, e di colpo vedevo su di loro i segni
del tempo, quel tempo che non volevo più perdere.
Forse tutto questo mi ha dato
la scossa giusta.
Davide
Va menzionato che le spese
relative alla stampa dell’opera sono state sostenute grazie al contributo della cooperativa Augusto Bazzino. Si
è appena festeggiato il ventennale della legge 381 sulla cooperazione sociale e
in questi anni di crisi si fa più che fondamentale il valore della
cooperazione…
Athos
Il mio concetto di
cooperazione è ben preciso e ha a che fare esclusivamente col sociale e non con
la politica. Ma lo sponsor “Coop Augusto
Bazzino “, altro colpo di Massimo Pacini di cui ero completamente all’oscuro,
ha una valenza particolare che mi ha dato il senso della chiusura di un
discorso da tempo aperto, e ti spiego.
La fotografia di copertina
immortala i miei genitori nel corso di una passeggiata effettuata a Savona,
negli anni ’50. A loro ho dedicato la seconda lirica. È una foto con cui ho
convissuto da sempre, e qualche anno fa, in occasione di un compleanno, mia
moglie mi ha regalato un poster tratto da quella picture, con un breve
testo estratto da un brano di Venditti, anch’esso presente nel book.
La Coop Bazzino, negli
anni 40 era un’azienda di cui erano proprietari mio nonno e mio zio, e quando
nel dopo guerra si trasformò in COOP, mio padre, l’uomo della copertina, fu uno
dei soci fondatori. Credo sia situazione comune
quella di provare un profondo senso di frustrazione quando i genitori non ci
sono più, e ci si accorge di aver dato pochissimo in relazione a quanto
ricevuto. Da molti anni pensavo di scrivere qualcosa su di loro e casualmente
il momento è arrivato. Tutto ciò non pareggia i conti e non mette a posto la
mia coscienza, ma mi piace immaginare che da qualche parte della galassia
Enrico e Silvana si godano la loro immagine che vola da una casa all’altra, da
una locandina ad un libro, da un CD ad una libreria, facendosi ammirare in
tutto il loro splendore di giovani pieni di speranze ed illusioni.
Davide
Che valore ha per te creare
un’opera collettiva?
Athos
Come ho avuto modo di dire
nel corso della presentazione ufficiale, i motivi di soddisfazione sono
molteplici e trascendono il contenuto ed il valore intrinseco del
“contenitore”.
Parlo della felicità di
contribuire concretamente a migliorare la vita di chi è più sfortunato; parlo
dell’essere orgoglioso di aver realizzato qualcosa che non era mia mai stato
fatto prima (nella modalità di realizzazione); parlo delle indicazioni scritte
che io e Max forniamo ai più giovani (almeno ai nostri figli), che suggeriscono
di anticipare i tempi, e iniziare da subito a dedicare un piccola parte del
proprio tempo alla contemplazione delle cose semplici e a pensare per qualche
attimo a se stessi, senza attendere l’età della saggezza.
Ma la cosa che veramente
giudico come più importante è il gioco di squadra che si palesa sin dalle prime
pagine. Credo che “Cosa resterà di
me?” sia un tool altamente didattico, da utilizzare laddove esiste
un’insieme di anime “obbligate” a muoversi assieme e, ripeto, il contenuto non
c’entra.
Nella confezione esiste la
prova che quello che da almeno 20 anni predico, in ambito lavorativo ma
non solo, è una sacrosanta verità. Per qualche più o meno ovvio motivo non sono
mai riuscito, in modo duraturo, a dimostrare il vero valore del lavoro di
squadra, perché per poterlo attuare occorrono unità di intenti e rinuncia di
parte dell’interesse personale a favore di quello dei compagni di viaggio.
Quando si trovano le persone giuste, come dice sempre Max, l’unione di più
teste non è una somma, ma un prodotto od un elevazione a potenza, e in queste
condizioni nessun risultato è precluso.
Nel book ci sono una
quindicina di persone che hanno dato un contributo, la maggior parte sparse per
l’Italia, dalla Puglia all’estremo nord, con una puntatina a Barcellona ed una
a Buenos Aires. Il 50 % dei musicisti sono per me sconosciuti e al contempo
conosciutissimi, nel senso che esiste solo una lunga frequentazione virtuale,
eppure, quando ho spiegato loro la mia idea e il mio fine, non hanno chiesto
niente in cambio e hanno persino pagato di tasca loro lo studio di
registrazione, fidandosi di me, e ora credo siano pienamente soddisfatti. Questi elementi non hanno
prezzo e mi hanno convinto che si possano davvero realizzare grandi cose, basta
avere un pò di intelligenza, buonsenso e un animo sensibile.
Voltaire diceva a proposito
dell’amicizia che è “ un tacito
accordo tra persone sensibili e virtuose….”. Ecco cosa ho trovato durante
il mio viaggio del 2011, e questo può accadere solo in particolari condizioni,
che ormai conosco bene.
Davide
L'informazione non è conoscenza. La
conoscenza non è saggezza. La saggezza non è verità. La verità non è bellezza.
La bellezza non è amore. L'amore non è musica. La musica è il meglio… diceva
Frank Zappa. Cos’è il meglio per te?
Athos
Utilizzo sempre un‘altra
frase di Zappa (anche se pochi giorni fa ho scoperto che forse era di Elvis
Costello… che delusione!!!) ed è: “Parlare di musica è come ballare di
architettura”. Se questo fosse un assioma dovrei ridimensionare la mia
attività, ma io credo che si possa anche parlare e vivere di musica in modo
costruttivo. Un amico mi ha detto un giorno che la differenza tra me e uno che
svolge la professione del giornalista è che io non parlo quasi mai male di
nessuno. Verissimo, ma il motivo è che mi occupo di artisti che mettono
dell’impegno in quello che fanno, sudano, lavorano, si sbattono e ottengono un
risultato. Se poi a quel punto realizzano una melodia che non gradisco non sarà
questo motivo di deprezzamento del lavoro altrui, che resta comunque fatto di
lacrime, sangue e, spero, qualche sorriso, e un alto positivo lo troverò
sempre.
Questo è il meglio per me,
all’inizio di questo 2012, occuparmi di musica e di uomini e donne con estrema
serietà e passione, avendo nella testa il realizzare qualcosa che migliori la
vita a tanti, ascoltatori e propositori di arti varie. Il tutto con il sostegno
dei miei cari.
Se mi avessi fatto la stessa
domanda sei mesi fai ti avrei risposto indicando in pool position la serenità,
ma oggi da sola non mi basta più.
Davide
Grazie e à suivre…
Athos
Grazie a te.
Davide Riccio
Davide Riccio è nato nel 1966 a Torino, dove si è diplomato operatore
turistico e in seguito educatore professionale. Qui vive svolgendo dal 1986 la
professione di educatore in ambito psichiatrico e socio-assistenziale.
Polistrumentista compositore e cantante autore di genere eclettico, ama da
sempre ricercare e sperimentare ogni linguaggio musicale e strumenti di ogni
sorta. Ha suonato e inciso dischi fin dagli anni ’80. Dal 1979 a oggi la sua
musica è stata incisa su vinile e raccolta in oltre quaranta cd (ristampati dal
2007 per la propria label Unamusica). Ha collaborato con molti musicisti
italiani e internazionali. Ha scritto poesie e racconti, che ha pubblicato su
antologie e riviste sparse dal 1983 ad oggi. Numerosi i siti internet che
ospitano i suoi lavori. Ha scritto il romanzo “La banca dei Reincarnati”, la
biografia “Il Musico” sull’omonimo Davide Riccio (Torino 1533-Edimburgo 1566),
pubblicato le raccolte di poesie “Le occasioni perdute” (audiolibro-1997),
“Povertissement” con prefazione di Sandro Gros-Pietro (Genesi editrice, 2006),
“Sversi” (Libellula ed., 2008). Dal 1998 è stato inquirente ufologo, copywriter
in pubblicità per una nota agenzia milanese e giornalista (La Val Susa, Torino
Sera, Oblò di Livorno, numerose e-zines) occupandosi di cultura in genere e
divulgazione. Attualmente si occupa prevalentemente di musica e interviste
musicali.