venerdì 27 gennaio 2012

Barbara Rubin-"Under The Ice"


Ancora una volta “inciampo” casualmente in un album ed un’artista sorprendente.
Arrivo a Barbara Rubin attraverso il passaparola, accettando  il consiglio di chi timidamente mi propone un nuovo ascolto, e io mi faccio convincere  volentieri perché …” se me lo ha detto lui….”. Nello spazio di due giorni entro in contatto con Barbara e in una settimana il CD è nelle mie mani. Lo ascolto una sola volta, esterrefatto, e preparo immediatamente le mie solite domande.
Di lei mi colpisce tutto… la sua musica, i suoi compagni di viaggio, la sua storia personale e il modo inusuale di arrivare laddove nessuno arriva, attraverso l’intraprendenza personale e, ovviamente, la qualità.
L’album di cui mi appresto a scrivere si intitola ” Under The Ice”.
Barbara ha una formazione classica, e lo strumento  studiato al conservatorio è il violino. E quando la rigida educazione musicale si sposa alla varietà di situazioni in cui ci si può muovere in ambito prog, possono nascere piccoli capolavori, perché sia chiaro, non è vero che non c’è più niente da scoprire in ambito musicale.
Avverto da subito un’atmosfera conosciuta, il che non significa che afferro tratti di “clonazione musicale”, ma semplicemente che riconduco “Under The Ice” verso un terreno che mi appartiene completamente, quello degli YES.
Poteva essere un condizionamento dettato da chissà quale motivo, e invece scopro che Barbara ha rivisitato recentemente un brano di Ion Anderson e allora penso… “non avevo torto!”.
L’intervista a seguire svela molte cose interessanti e racconta di una giovane e valente artista che decide di inviare un pezzo di se stessa in giro per il mondo, cosa che la tecnologia oggigiorno permette di fare. A volte va bene e a volte no, ma ci sarà pure un valido motivo se molte delle radio che occupano l’etere, dalle Americhe all’Australia, decidono di mandare in onda la musica di Barbara!?
Tutto questo può rappresentare un ottimo suggerimento per chi ritiene di avere tra le mani un prodotto di qualità e non sa quale strada intraprendere per mettersi in vera luce.
Testi in inglese-ovviamente- con qualche concessione alla nostra lingua, voce particolarissima e piena di personalità, armonie da sogno, riscoperta di trame passate unite ad un rock… caratteristico del nuovo corso.
“Under the ice” è la sintesi degli stili musicali che preferisco, interpretati da musicisti di grande valore.
Questo è ciò che arriva dal prodotto realizzato in studio, e quindi con i ritocchi necessari, ma chi ha visto Barbara Rubin in fase live-spero di provare presto l’ebrezza-racconta di una carica inusuale e di un “lavoro” che on stage si autoalimenta incrementando il proprio valore aggiunto.
E ora Barbara Rubin e il suo album saranno oggetto della mia solita … condivisione selvaggia.




L’INTERVISTA

Ho ascoltato una sola volta l’album arrivato ieri, ma solitamente mi basta per farmi un’idea iniziale dell’atmosfera generale( è ciò che voglio fare prima di preparare le domande). Ho sentito un mood complessivo che mi ha riportato agli YES di qualche anno fa, e poi leggendo le note biografiche ho letto delle tua versione di “Change we must”di Jon Anderson. Forse non mi sono sbagliato. Come nasce il tuo amore  per quel tipo di musica?
Il mio amore per il progressive nasce non molto tempo fa, nel 2005, quando ho partecipato alle registrazioni e alla realizzazione live del disco “Swimming in the sand” degli Arcansiel, con Paolo Baltaro.  Non sarei sincera se dicessi che sono una veterana o una fan del prog di vecchia data. La mia attezione per gli Yes si è accentuata dopo la produzione del video “Change we must” che, con Simone Morandotti, coproduttore di “Under The Ice”, e Roberto Bassignana, ho realizzato per L’Earthday Brasil, un festival che si svolge in Brasile e che ha come questione centrale la difesa del pianeta e i problemi che compromettono il suo ecosistema. Così ho approfondito la mia conoscenza sugli Yes, dei quali avevo già un paio di album. Ne ho acquistati altri, soprattutto perché sono rimasta stregata dalla voce ipnotica di Jon Anderson. Ma tutto ciò, video e approfondimenti, sono arrivati dopo “Under the ice”… hai avuto una premonizione che sicuramente mi lusinga e mi porterà bene!

Andrea Garavelli, che ha suonato con te nell’album e che ci ha messi in contatto, mi ha parlato di come questo tuo progetto “Under The Ice”  sia pronto per la versione live, e quindi penso sia una tua necessità quella di cercare il contatto diretto con il pubblico. Che valore ha per te la performance on stage? Che tipo di interazione riesci ad realizzare con l’audience?
E’ una domanda bellissima ma penso che la risposta sia più grande di me… le sensazioni che si provano sul palco sono diverse e quasi tutte indescrivibili. Sicuramente mi sento me stessa… cantare vuol dire fare musica e comunicare ciò che la mente vuole senza un mezzo intermediario, direttamente con il corpo. Questo da una sensazione di libertà. La parola, la ragione e i sentimenti possono essere rafforzati dalla musica. A me piace cantare, esprimermi guardando negli occhi chi mi ascolta, più sinceramente che posso. Il palco, ogni palco, anche piccolo, è la mia occasione di esprimermi.

”Under The Ice” è un album “solista”, nel senso dell’appartenenza al progetto, ma può contare su un gran numero di musicisti di valore. Quanto conta per te il gioco di squadra?
Il lavoro di squadra è tutto, anche in un progetto da solista, perché fa in modo che quello che intendi realizzare prenda forma con più forza, quella dei musicisti con la loro bravura e il loro stile, regalando più colori e sfumature. L’importante è che in tutti ci sia amore per quello che si fa. Nel mio caso, la mia squadra è formata da persone molto importanti per me. Simone Morandotti è il mio fidanzato; con Andrea Garavelli, Marianna Caltavuturo, Andrea Giolo e Claudia Ravetto sono legata da un’amicizia profonda da molti anni. 

Uno dei tanti elementi che contribuiscono a fornire il concetto di musica prog, è la miscela tra classico e rock, materie che conosci molto bene e che utilizzi con buona sapienza e gusto. Come nasce in te la passione per questo tipo di situazione musicale?
Io ho una formazione classica, per quanto riguarda i miei studi di violino al Conservatorio, alla quale ho affiancato l’attività  di cantante rock e metal. La mia musica è scivolata dentro al prog senza che io la mandassi volontariamente in quella direzione, forse perché proprio come hai detto tu, classica + rock = PROG. E’ una contaminazione spontanea poiché hanno molte cose in comune sotto il punto di vista armonico, della ricerca, della sperimentazione. Il prog è un campo aperto in cui c’è spazio per tutto, dalla melodia all’esasperazione della tecnica.

Sono molte le nuove realtà talentuose, ma è sempre più difficile emergere, e il business legato alla musica “ non sembra abbia particolare cura per chi realizza musica di  “impegno”. Come sei riuscita a varcare le soglie nazionali e a raggiungere paesi lontani, agli antipodi dal punto di vista spaziale?
Con internet, nulla più, con tanta buona volontà e con migliaia di e-mail. Quando ho completato la produzione del disco e stavo per pubblicare ho cominciato a contattare le radio. Già da tempo avevo programmato che quello sarebbe stato il mio primo passo, perché trovo che siano il media più importante per la musica… la radio è il media del suono, dove prima ascolti e poi, se sei rimasto colpito, vai a vedere che faccia ha quello che suona o canta così. La tv, da tempo, sta funzionando al contrario.  Ho cominciato con le radio Americane, ho fatto il giro largo per poi finire qui. Ho cominciato dagli USA perché avevo la sensazione che lì, una possibilità si possa ancora ottenere  e infatti non mi sbagliavo. A una semplice mail, ricevevo presto una semplice risposta… “spiacenti, no, ma grazie per averci contattato”, oppure: “saremo lieti di avere il suo materiale all’indirizzo…”. Un bell’incoraggiamento che tutt’ora mi da energia per farmi avanti. Le radio che hanno trasmesso e trasmettono il mio disco sono un centinaio, tra Europa e le 2 Americhe. Inoltre ho avuto moltissime recensioni e collaborazioni con siti specializzati.

La scelta della lingua inglese mi sembra la migliore e la più funzionale alla tua proposta, ma trovi spazio anche per la nostra lingua. Quali sono i motivi di questa scelta?
“Under the ice” è la mia prima raccolta di canzoni in inglese. Prima avevo sempre scritto in italiano. Semplicemente, mano a mano che scrivevo la musica, le parole che emergevano, che si attaccavano meglio a quei suoni, erano in inglese. Così non mi sono opposta, ovviamente pensando anche che fosse un bene. In generale però, non mi impongo niente. Le mie canzoni decidono un po’ loro che lingua parlare. Fortunatamente ne conosco solo due. A parte gli scherzi, hanno delle caratteristiche di suono molto diverse ed è come suonare due strumenti diversi… sono una ricchezza. Uno dei miei ultimi pezzi “Eyelids”, ha un testo quasi tutto in italiano ma con delle frasi di commento in inglese…. come del resto è il titolo.

Mi riallaccio alla domanda precedente, quanto sono importanti per te le liriche?
Importantissime ed indissolubilmente legate alla musica. Scrivo entrambe negli stessi giorni. Difficilmente lascio passare molto tempo per completare la musica con le parole. Nonostante scriva quasi sempre prima la musica, non posso fare a meno di scrivere il testo. Non c’è verso di scrivere un brano completamente strumentale, ma prima o poi lo farò.. è che il suono delle parole da varietà all’armonia ed al ritmo.

Sei una musicista completa, in grado di utilizzare differenti modi espressivi. Esiste una tua preferenza, uno strumento con cui pensi di “dare di più”, o che semplicemente è il tuo compagno anche nei momenti di relax?
Il pianoforte direi che è fondamentale per me, per scrivere, per pensare o semplicemente per rilassarmi. Ma non so dire se sia il mio strumento preferito. Con il canto, il violino, la viola e il pianoforte ho rispettivamente un rapporto diverso e loro hanno un ruolo diverso nella mia musica. E poi ho cominciato a suonarli in momenti diversi della mia vita perciò ognuno ha la sua storia.

Esiste una band, un musicista, che ti hanno influenzato più di altri e che ritieni un pò “colpevole” della tua scelta di diventare musicista?
Penso i compositori classici. Quando ero ragazzina rimasi affascinata dalla loro storia. Avevo un enciclopedia che consultavo e che aveva molte pagine su ognuno di loro. Ricordo che invece di “compositore” c’era scritto “musicista”, accanto al nome. Questa parola “musicista” ha illuminato la mia strada, sicuramente.

 E ora sogna… cosa vorresti ti capitasse, musicalmente parlando, da qui al 2015?
Sogno di poter dedicare molto più tempo alla mia musica, che tutto nella mia vita sia organizzato in funzione di essa. Voglio sentire spesso le tavole del palco scricchiolare sotto i piedi e voglio che i miei musicisti di ora, siano i miei musicisti di sempre.





BIOGRAFIA

Da molte e diverse esperienze musicali, a partire dalla formazione in  Conservatorio per arrivare al metal-progressive, nasce una mescolanza  di pensieri musicali che da origine a: "UNDER THE ICE" il mio progetto  da solista, realizzato con la collaborazione di amici-musicisti di raro valore.                                                                                                 

Barbara Rubin è una musicista italiana, cantautrice e violinista. Ha cominciato la sua formazione musicale al Conservatorio G. Nicolini di Piacenza diplomandosi in violin sotto la guida del M° Fabio Biondi (Europa Galante).

Parallelamente agli studi classici ha  cominciato a coltivare l'amore per il rock, iniziando ben presto a  scrivere musica mescolando sonorità classiche ad altre più moderne.
Cosi nasce questo album da solista che attinge all'esperienza di una  lunga attività live, sia come cantante che come violinista, e da  diverse collaborazioni discografiche tra le quali: SWIMMER IN THE SAND - ARCANSIEL (Musea records), Low Fare Flight To The Earth - Paolo Baltaro (Musea records), Do Not Disturb - Mhmm blues band (Banksville).


track list:

Under the ice
The land (intermezzo)
Angel heartbeat (con Marianna Caltavuturo)
A place that nobody knows
Stupid day (con Andrea Giolo e Claudia Ravetto)
Liar
Before the light (intermezzo)
Ero e sono
Music and love
No more tears
Orange roses
Line up

Barbara Rubin: voce solista, cori, violino, viola, pianoforte e synth-pad
Andrea Giolo: cori e voce solista (in Stupid Day)
Marianna Caltavuturo: cori (in Angel Heartbeat)
Alberto Rondano: Chitarra elettrica
Paolo Baltaro: Chitarra acustica 6 e 12 corde
Andrea Garavelli: Basso fretless
Antonella Morrone: Basso (in Liar)
Sara Morandotti: Flauto traverso                                                                                                                                                                Claudia Ravetto: Violoncello
Simone Morandotti: Batteria, Chitarra elettrica, Lead synth e organo Hammond


Fotografia di Marianna Caltavuturo                                                                                                              Artwork di Simone Mrandotti e Davide Rubin
Musica e parole di Barbara Rubin

Prodotto ed arragiato da Barbara Rubin e Simone Morandotti
Distribuito da BTF (Milano) – Italia 2010


….e durante quest’anno “Under The Ice” ha cominciato un viaggio attraverso l’Europa per arrivare oltre oceano in USA e in America Latina, così come in Australia, trovando l’amicizia di mote Radio, Magazines e siti web. Tre cose, in particolare, possono essere menzionate qui:


 La NOMINATION ai "PROGAWARDS"
Il CD è stato finalista per i "Best Prog Attitudes Record"


IL SUCCESSO AL CONCORSO MUSICALE: “YEM!”
Young Emergent Music,
in ROMA
 con la canzone “Eyelids” composta appositamente per questo evento.
La canzone si è classificata al 1° posto  diventando un singolo, disponibile dall’Autunno 2010.
( info su: www.dandoo.org/yem)


LA PARTECIPAZIONE A "EARTHDAY BRASIL 2011"
Realizzando una nuova versione del brano: "Change we must",
di Jon Anderson, in versione audio e video clip.
"Earth Day Brasil è l’opportunità di concentrarci e preservare tutto ciò che abbiamo in comune, come abitanti di questo pianeta. E’ l’intento di creare un forum dove tutti possono essere membri della tribù di Madre Terra!”
 (info su: www.earthdaybrasil.com/fr_specialnote.cfm - www.changewemusttribute.com/fr_homebase.cfm)

“Grazie per il tempo che dedicherete alla mia musica”
                                                   Barbara Rubin

contact: www.myspace.com/barbararubinmusic 
                                           www.facebook.com/barbara.rubin2
           lady.rock@tiscali.it (Barbara Rubin)