Un nuovo articolo di Innocenzo Alfano…
Qualcuno lo avrà forse
notato sulla copertina di Sgt. Pepper’s
Lonely Hearts Club Band, avveniristico 33 giri dei Beatles pubblicato nella
tarda primavera del 1967. Altri ne avranno sentito parlare con riferimento alle
accuse di satanismo che hanno spesso coinvolto gruppi appartenenti ai generi
musicali “hard rock” ed “heavy metal”. Il suo nome è Edward
Alexander “Aleister” Crowley, mago e occultista inglese nato nel 1875 e morto
nel 1947.
Sinceramente non ho mai
capito perché taluni, soprattutto nel mondo della musica rock (e non soltanto
tra i musicisti), reputino Crowley un grande personaggio, una mente illuminata,
un saggio, addirittura un “maestro”. Non è chiaro, ma di certo è piuttosto imbarazzante.
A differenza di tutti coloro che sono rimasti affascinati da Crowley senza
sapere chi è, io mi sono preso la briga di conoscerlo leggendomi il suo libro
più famoso, probabilmente quello più influente, a detta di molti il suo
capolavoro: Magick (edizione
Astrolabio, 1976, curata da John Symonds e Kenneth Grant).
La lettura di Magick mi
ha messo di fronte a teorie e a slogan confusionari nella migliore delle
ipotesi, raccapriccianti in quella peggiore. Per esempio, il motto “Fa ciò che vuoi sarà tutta la tua legge” (p. 159 e 176), che i
seguaci di Crowley considerano poco meno – o forse persino più – che rivoluzionario, a me sembra, al contrario, puerile e
al tempo stesso pericoloso. Infantile e pernicioso è altresì il suo concetto di
libertà/volontà, secondo il quale «ogni uomo ha il diritto di realizzare la sua volontà senza temere
che essa interferisca con quella altrui; perché, se egli è al posto giusto,
sarà colpa degli altri se interferiranno con lui». Proprio una bella teoria,
sicuramente apprezzata dai despoti (in funzione o aspiranti tali) e da chi non
ha troppo tempo per pratiche lunghe e faticose, ma necessarie nei rapporti tra
persone civili, come il dialogo e il confronto (civile) davanti a idee e punti
di vista divergenti. E d’altra parte nel paragrafo intitolato “Della Magia Nera”
Crowley lancia un chiaro e solenne messaggio, in linea con la sua tetra visione
del mondo: «Obbedienza e fedeltà a Colui
che vive e trionfa, che regna su di voi nei vostri palazzi, quale Equilibrio di
Rettitudine e di Verità» (p. 365).
Il capitolo più inquietante del libro è tuttavia quello intitolato
“Del sacrificio cruento e argomenti affini”, in cui si parla, appunto, di
sacrifici, apparentemente animali. Si parte da lontano: da Osiride (antico
Egitto), dal Messico e dal Perù, dalla religione ebraica. «Il sangue è la
vita», si può leggere a pagina 271. Poi, più avanti, ci viene spiegato che «i
maghi che si oppongono all’uso del sangue si sono sforzati di sostituirlo con
l’incenso, [...] ma il sacrificio cruento, sebbene sia più pericoloso, è più
efficace». Inoltre, «per quasi tutti gli scopi il meglio è il sacrifico umano.
Il vero grande Mago saprà usare il proprio sangue, oppure quello di un
discepolo, senza sacrificare irrevocabilmente la vita fisica». Domanda, magari
ingenua: e se per caso un mago non fosse così grande da realizzare un
sacrificio (umano) “revocabile”? Immagino infatti che l’abilità e la grandezza,
in tal senso, si possano valutare soltanto a cerimonia ultimata...
Per quel che concerne i dettagli riferiti ai cerimoniali del
sacrificio cruento, Crowley prescrive ai suoi accoliti quanto segue: «Il metodo
dell’uccisione è in pratica uniforme. L’animale deve venir colpito al cuore,
oppure gli deve venire tagliata la gola; in ogni caso si deve usare il
coltello. Tutti gli altri metodi di uccisione sono meno efficaci». E non si
dimentichi che «la vittima deve essere in perfetta salute, altrimenti la sua
energia [quella che verrà sprigionata in seguito al sacrificio, ndr] può essere avvelenata». Naturalmente
il libro, in accordo con il suo contenuto esoterico, è pieno zeppo di Dèi egizi
e indù, divinità greche e romane, animali reali e immaginari, numeri e titoli
degli arcani dei tarocchi.
Tra il 1920 e il 1923 Crowley risiedette in Sicilia, a Cefalù,
dove fondò l’abbazia di Thelema. I riti che si svolgevano dentro l’abbazia, e
soprattutto le voci che circolavano su di essi, convinsero le nuove autorità
fasciste ad espellerlo dall’Italia. A partire dalla seconda metà degli anni ’60
furono le “stelle” del rock a riportarne alla luce la memoria ed a tentare, per
così dire, di “sdoganarlo”. I primi a provarci furono i Beatles, mettendo il volto di Crowley, come detto, sul pannello frontale del long playing Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (Crowley
è il secondo in alto da sinistra). In seguito, come ci ricorda Antonello Cresti
nel suo Lucifer Over London
(Aereostella, 2010), fu «celebrato dai Led Zeppelin, cantato da Ozzy Osbourne e ritenuto
padre spirituale del calderone metal». Cresti presenta però il problema quasi come se si
trattasse di un titolo di merito, per il “mago” inglese. Io la vedo
diversamente. Per quanto riguarda i Beatles è comunque utile ricordare che
sulla copertina di Sgt. Pepper i
quattro musicisti britannici avrebbero voluto inserire anche i volti di Adolf
Hitler e di Gesù (ammesso che i Beatles sapessero qual era, il volto di Gesù…),
alla fine esclusi entrambi, e questo per dire di quanto la loro scelta fosse
più che altro provocatoria anziché tesa a rendere omaggio a qualcuno. Poi
arrivarono i Led Zeppelin, i Black Sabbath e, all’inizio degli anni Ottanta,
l’heavy metal, e la cosa si fece un po’ più seria. Tuttavia non credo sia
giusto guardare con ammirazione ad Aleister Crowley solo perché è stato
celebrato e cantato da Jimmy Page, Ozzy Osbourne e da altre numerose rockstar,
tutte persone che, perlomeno nel corso degli anni ’70, quando
non suonavano si dedicavano quasi esclusivamente all’assunzione di droghe, ad
ingurgitare alcool e ad organizzare orge.
Ecco, a proposito di orge forse il vero successo di Crowley,
nell’immaginario assai limitato ed ingenuo dei musicisti rock, è dovuto proprio
a questo elemento, più che alle sue lugubri teorie sui sacrifici cruenti. La
chiave di volta per collegare Crowley al rock potrebbe dunque essere, in ultima
analisi, quella sessuale. D’altronde sono gli stessi curatori di Magick ad avvisarci, in via preliminare,
che «in questa sua opera fondamentale il più grande mago dei nostri tempi
riporta a nuova vita i principi dello Yoga e dell’Alchimia, assieme ai culti
misterici orientali, dando origine a un nuovo sistema di magia sessuale, la più
potente mai praticata». Insomma, accanto a quelli che hanno preso sul serio le
teorie grandguignolesche di Crowley, prime fra tutte le famigerate sette
sataniche di cui, purtroppo, c’è traccia anche in Italia, ci sono i musicisti
rock, ai quali non par vero di riuscire a portarsi a letto una o più donne con
la scusa di praticare loro riti magici di cui, per fortuna di quelle stesse
donne, gli officianti non sanno assolutamente nulla.
Nota
Bene L’articolo è stato pubblicato su “Apollinea”,
Rivista bimestrale del territorio del Parco Nazionale del Pollino, Anno XVI –
n. 1 – gennaio-febbraio 2012, pp. 28-29.