In ogni paese, in ogni città, in ogni borgo… in ogni risvolto recondito
di questa terra la musica esiste, basta saperla cercare, uscendo dai
preconcetti e dagli stereotipi imposti da altri. Sono piccoli falò che nascono
e si mantengono in vita grazie a chi ha passione per alimentare il fuoco, una
luce che, quasi sempre, rimarrà poco visibile. Ma esiste.
Cosa serve per raggiungere lo status di musicista? Un buon conservatorio? La
strada come portatrice di sane emozioni? Occorre forse essere maturi per poter
capire e trasformare sentimenti in note e parole?
Non esistono condizioni assolute, men che meno l’età, e lo sottolineo perché
nell’ultimo anno mi è capitato di conoscere sorprendenti musicisti in erba,
alcuni neppure maggiorenni, nondimeno carichi di talento e voglia di mostrarlo al
mondo.
Anche Edoardo Nocco fa parte di questa sfera. Anche lui liceale.
Il suo innamoramento con la Dea Musica è recente e passa attraverso l’espressione
di gruppo, come accade a tutti gli adolescenti, e con la band di cui fa parte,
il Cantiere 164,
inizia il cammino, più vivo che mai, come ci racconta Edo a seguire.
Esiste poi una dimensione parallela che lo porta a raccontarsi in prima
persona, a mettersi a nudo, a gridare al mondo ciò che quasi sempre resta
intrappolato tra le pagine di un diario, un segreto che vedrà la luce solo a
distanza di tempo, quando sarà finito il tempo del pudore e della timidezza.
Ma per Edo Nocco, come capita agli artisti di razza, questo momento è già
arrivato, e non importa se la visibilità è poca, non è per le visualizzazioni
che si regalano pezzi di vita vissuta.
Propongo un suo video, e tanto mi è bastato per capire la genuinità del personaggio,
la sua capacità di incrociare liriche e musica, la sua particolare voce che lo
caratterizza in pieno, e sono certo che qualcosa accadrà.
Qualche saggio ha detto… Se vuoi
ottenere qualcosa che non hai mai avuto, devi essere disposto a fare qualcosa
che non hai mai fatto… Edo Nocco, tutto questo, pare averlo già capito!
Quattro chiacchiere con Edo…
Da dove nasce il tuo amore per la
musica?
Il mio amore per la
musica nasce sicuramente da piccolo quando, a pochissimi anni, sentendo suonare
mio nonno (grande mandolinista) e poi successivamente mio fratello, decisi di
prendere la chitarra in mano e iniziare a strimpellare qualcosina;
successivamente, ascoltando molta musica ho iniziato ad appassionarmi sempre
più, anche se però la vera svolta fu l'inizio della scrittura delle prime
canzoni; da quel momento la musica non era più suonare e cantare semplicemente
delle cover, ma un mezzo di
comunicazione incredibile per far capire alle persone certi ideali, certe
esperienze, certi viaggi, certi pensieri, erte emozioni e certi sentimenti
della mia vita.
In quali progetti sei impegnato
attualmente?
Attualmente ho due
progetti in corso: il primo, il più importante per me, è quello con i Cantiere
164, band indie savonese, dove compongo - insieme ad altri membri - suono la
chitarra acustica e canto. Il secondo, invece, è un progetto solista che ho
creato da poco intitolato “vEDO”; il titolo vuole precisare come attraverso la
musica le persone possono vedere veramente la realtà e posso esprimere
al meglio le loro sensazioni; ha anche un secondo significato in quanto è
presente anche l'abbreviazione del mio nome che mi ha accompagnato in tutta la
mia vita, “EDO”. Con entrambi i progetti è in corso la realizzazione di un
album (per informazioni vedere pagina facebook)
Qual è il genere musicale che meglio
ti rappresenta?
Beh, domanda piuttosto
difficile in quanto non penso ci sia un genere in particolare che mi
rappresenti, penso che, ascoltando moltissimi generi, per esempio dal blues di
Miles Davis al jazz di Coltrane, oppure dal pop rock dei Green Day al Heavy Metal
degli Slipknot, io sia un miscuglio di più generi; le influenze creano
un'identità musicale, non riesco a catalogarmi .
I tuoi progetti paralleli hanno
l’obiettivo della ricerca della dimensione definitiva o ti trovi egualmente a
tuo agio sia in team che “solo”?
Il progetto con i
Cantiere 164 è sicuramente per me la forza più grande, perchè amo condividere
la musica con le persone e amo scrivere d'insieme, che sia in saletta a
mezzanotte o un pomeriggio d'inverno con due chitarre acustiche in casa. Da
solo mi diverto, sono più libero, posso suonare più strumenti e ciò mi piace
moltissimo, però sicuramente è un modo
di fare musica altrettanto bello ma
differente.
Che cosa ti soddisfa di più, la parte
che riguarda la creazione musicale, quella della scrittura delle liriche o la
performance strumentale?
Mi soddisfano entrambe,
la creazione è una cosa fantastica, un emozione indescrivibile direi, quando ti
ritrovi a mollare qualsiasi cosa tu stia facendo per scrivere un testo sul tuo
moloskine, oppure prendere qualsiasi strumento musicale e creare delle melodie.
Suonare live è mettere in pratica tutto
il lavoro che si fa e comunicare direttamente al cuore e alla mente delle
persone, anche quella è sicuramente un emozione bellissima; la cosa più significativa?
Vedere delle persone che cantano i testi delle tue canzoni è fantastico, alle
persone può essere arrivato davvero qualcosa di te.
Come nascono le tue idee musicali… i
tuoi brani?
I miei brani nascono da
un'intuizione, da un fenomeno della natura, da un sentimento, da delusioni
amorose, da esperienze di vita, da dolori, da momenti di gioia e felicità, da
storie, aneddoti, racconti, favole ecc.. nascono dalla mia vita insomma. Successivamente,
attraverso la conoscenza dell'armonia, dalle influenze musicali si passa
all'arrangiamento, momento in cui nasceranno altre idee che potranno solo che
migliorare il brano. In sintesi penso
che scrivere una canzone sia come un'opera d'arte, infatti il miglior mezzo di
comunicazione è l'arte, dal teatro alla musica, alla danza.
Dovendo scegliere un luogo per una
performance live, preferisci la situazione intimistica od una più “aperta”?
Preferisco una
performance all'aria aperta sicuramente, mi fa sentire più libero, mi fa
emozionare di più; però, suonando con la chitarra acustica e la voce, mi
piacerebbe anche suonare in una taverna e creare il giusto sottofondo per i
presenti.
Prova a sognare ma… con i piedi
attaccati al suolo: cosa vorresti realizzare nei prossimi anni?
Nei prossimi anni
vorrei portare avanti questi miei progetti con il massimo impegno e farli
conoscere a più persone possibile, perchè vorrei che tutti potessero ascoltare cosa ho da dire; poi
vorrei dedicarmi allo studio della musica, come sto già facendo, e laurearmi in
una facoltà dove siano coinvolte le persone, il sociale, e la musica.
Mi racconti qualche prossimo progetto
che è già stato delineato?
Vorrei sicuramente
creare un gruppo dove suonerei la batteria, perchè è un altro strumento che mi
piace moltissimo, non lo so suonare bene ma ci dedicherò più tempo in futuro,
senza alcun'dubbio. Vorrei organizzare dei concerti giovanili e far partecipare
più persone possibili, insomma passare alle persone la mia passione, e infine
registrare molti dischi, aiutare le persone nella quotidianità, attraverso il
volontariato, continuare a scrivere canzoni e magari anche qualcos'altro.