Tra i miei obiettivi, il più vicino è
quello di incidere finalmente il mio album…
Con questo desiderio terminava la
mia intervista a Valeria Caputo, un paio di anni fa, dopo che l’avevo vista e
ascoltata da lontano, nel corso della finale del Premio Janis Joplin, Savona
2010. La curiosità di saperne di più su di lei mi aveva portato sulla sua
strada e da quel giorno ne ho sempre seguito i passi… sempre da lontano… con
discrezione, come fa lei con la sua musica.
La prima tappa è testimoniata
dall’articolo a seguire…
I mesi passano e lo scorso febbraio
viene allo scoperto l’intraprendenza di una giovane con le idee chiare, e
quell’album tanto sognato si materializza, grazie ai consensi di chi capisce le
qualità di Valeria e acquista il disco prima ancora che questo sia
materialmente realizzato.
Per saperne di più sul crowdfunding cliccare sul seguente link… ne vale la
pena.
Successivamente ho suggerito lo
stesso metodo di operare a musicisti alla prese col solito problema della
produzione musicale e a tutti ho regalato l’immagine di una giovane donna che …
ha fatto tutto da sola, perché anche il coinvolgimento dei fan e dei
collaboratori non nasce per caso.
Il desiderio di Valeria Caputo si è
trasformato in realtà … il destino occorre costruirselo un po’…
La ragazza un po’ timida e riservata
che avevo visto sul palco del Priamar non mi pare cambiata, nel senso che
l’essenza della sua musica e delle sue passioni era già ben chiara allora, e ciò
che ha subito sicure e positive modifiche è la grinta e la consapevolezza dei grandi mezzi personali a disposizione.
Dieci brani che sanno di America,
intimistici, di denuncia, sussurrati e suonati in maniera superba da Valeria e
dai suoi compagni di viaggio. Questo è Migratory Birds. L’amore per Joni Mitchell è
dichiarato, ma è solo lo spunto per creare uno stile molto personale che non
lascerà indifferenti gli ascoltatori che ancora non la conoscono.
La produzione appare estremamente
curata nei particolari, e la musica sintetizza uno strano feeling, quello che
metaforicamente si potrebbe comprare al camminare
in punta di piedi.
Non è sufficiente un solo ascolto
per poter apprezzare completamente - anche se a volte capita - ma quando si
entra in sintonia con i suoni di Valeria Caputo, diventa spontanea
l’associazione ad immagini, forse stereotipi a cui siamo stati instradati da
sempre, ma “The next train”, così come “December sun” o “ Migratory Birds”,
trasportano in mondi che abbiamo già visitato, magari attraverso gli occhi di
altri, su macchine decappottabili in viaggio da costa a costa, seduti di fronte
a qualche lago immobile, o in contemplazione solitaria su di una grande terrazza di legno immersa nella
foresta. Attraverso la musica si può diventare protagonisti di momenti da
sogno.
Anche adesso, mentre scrivo, in
sottofondo “Fly away” mi accompagna e … arriva il momento della tristezza.
La musica di Valeria Caputo entra ancora una volta con gentilezza, chiedendo il
permesso di avvicinarsi, e regalando attimi di vera magia.
Superiore ad ogni mia personale
aspettativa, “Migratory Birds” è la sintesi della musica di qualità, un
contenitore dove non è necessario incasellare i generi e le provenienze.
Ed è anche la speranza che i nostri
giovani siano capaci di prendere spunti ed esempi per fare uscire dai binari
che altri hanno costruito per loro.
Fotografia di Claudio Turci
L’INTERVISTA
Hai
trovato un modo inusuale per realizzare il tuo primo album, il
crowdfunding.
Ora
che i giochi sono fatti, riesci a mettere a fuoco quali sono state le maggiori
difficoltà e le più grandi soddisfazioni?
Tutto il
processo di realizzazione del mio disco, Migratory Birds, è stato curato
personalmente da me con grande soddisfazione. La parte più difficoltosa, un po’
come tutte le cose, è la partenza.
Poi come
le sfide, degne di questo nome, questa ha bisogno di essere nutrita con volontà
e determinazione… ti ripeto la parte più dura è la partenza e forse poi, una
volta realizzata “l’opera”, è bene tener alta la tensione per il momento
successivo, quello promozionale e concertistico.
Sono in
una fase della vita in cui preferisco concentrarmi ragionevolmente sugli
aspetti positivi dell’esistenza, convinta che tutte le difficoltà vengono per
un motivo ben preciso e mi sento di affermare che se non ci fossero non si
potrebbe godere appieno delle grandi, conseguenti soddisfazioni. Questo per
dire che incidere il disco è stata solo la punta dell’iceberg… tutto era pronto
perché accadesse! E’ una complessa esperienza che mi ha dato molto, mi ha
rinforzata e mi ha rivelata a me stessa, devo confessarlo… poi tanti hanno
contribuito al mio viaggio ed io ho imparato molto da tutti!
I
sostenitori del crowdfunding, ad esempio, sono stati preziosissimi e mi hanno
donato energie valide per restare concentrata sui miei passi (o sul mio volo?)
e li ringrazierò sempre.
Quanto ti senti
cambiata da quel giorno di fine luglio 2010, quando ti vidi per la prima volta,
nel corso della finale del premio "Janis Joplin"?
Da quel
momento sono successe tante cose dentro di me e rileggendo la vecchia
intervista, che tu stesso mi proponesti, ho capito che ero già sulla buona
strada. Niente come questa esperienza ha dato una così bella carica alla mia
vita. Ora vibro ad una frequenza diversa, avendo imparato delle importantissime
lezioni, e nella mia apertura sono affamata di altre mirabolanti avventure!
Che cosa hai
previsto per la pubblicizzazione live di "Migratory Birds"?
Sono in
moto con una serie di iniziative. Sto facendo “tutto ciò che si conviene fare”
quando si vuole promuovere un disco. Ho curato tutti i processi realizzativi
del mio album e non ultimo questo, che sto seguendo personalmente,
affiancandomi ad associazioni (vedi
Musicarteam) ed operatori del settore. Inoltre sono in continuo
brain-storming con delle menti creative e competenti per la realizzazione
prossima del video clip di un brano contenuto nell’album… non vi dico qual è,
vi lascio la curiosità!
Realizzare un album
con modalità simili significa avere persone che credono nel tuo lavoro e nel
tuo talento e... firmano una piccola cambiale in bianco. Quanto è importante
per te questa dimostrazione di piena fiducia?
Questa dimostrazione di fiducia, se vogliamo quantificarla, è la
moneta con la quale sono stata ripagata e per molti versi è stato il valore col
quale anche io mi sono lanciata in questo pindarico volo. Oltre i sostenitori
del crowdfunding devo ringraziare molto chi è stato attorno a me con serietà e
professionalità. In questo viaggio ho avuto intorno a me degli artisti
autentici, profondi e attenti, a partire da chi ho scelto e che mi ha scelto
per la realizzazione artistica. La bravissima chitarrista Silvia Wakte,
l’insostituibile e prezioso Marco Pizzolla al basso (che ha seguito il mio
lavoro al nascere ed è stato sempre al mio fianco), Paolo Marini raggiante alle
percussioni, il sassofono delicato di Tiziano Raspadori e nomi ormai affermati
come il M° Marco Remondini al violoncello e il mitico drummer Vince Vallicelli che hanno creduto nel mio progetto… tutti
artisti che mi hanno onorata. Sono stati
insostituibili, mi hanno capita ed hanno vissuto con me le emozioni della
musica… l’aspetto umano che li contraddistingue è un valore aggiunto al quale
non avrei saputo rinunciare.
Apro una parentesi anche sui fonici con i quali ho lavorato.
Sono grata alla maestria di Franco Naddei che nel suo bellissimo
studio (pieno di pomelli analogici, nastri rotanti ed ampli Lombardi), il
“Cosabeat Sudio”, ha individuato subito la natura del mio lavoro, lo ha
rispettato e valorizzato. Ingegnandomi al suo fianco ho tirato fuori il meglio
di me… o per lo meno ho puntato un potente faro
sul mio potenziale.
Presso il magico casale Cosabeat, è stata registrata la parte
strumentale, realizzati il missaggio e il mastering finale. Le voci, invece, le
ho incise alla Groovefarm Recording Studio di Roma. La mia scelta è stata
dettata da alcune motivazioni; intanto lo studio è gestito da un mio grande
amico, Davide Abbruzzese, sound engineer
con il quale avevo già avuto una serie di ottime esperienze con location
recording, sempre profondamente creative. Poi sapevo che per il tipo di
operazione così “delicata” dovevo affidarmi a lui che oltre ad essere fonico è
un sensibile artista. Il mio approccio con il canto non è di tipo propriamente
accademico ed ero intimorita da quella che sarebbe potuta essere la mia
performance vocale per questo disco… così a cavallo con la Pasqua mi sono
recata a Roma pronta (o quasi) per iniziare questa impresa affidandomi
completamente alla maestria di Davide e ai preziosissimi consigli di Maria Pia
De Vito che aveva un po’ del suo tempo da dedicarmi ( proprio a me!).
L’esperienza è stata unica. E’ vero anche che ci ho messo del mio, accostandomi
a questa prova come se fossi stata materia grezza, lasciandomi plasmare per poi
ritrovare la mia vocalità con una nuova energia.
Registrare “Migratory Birds” è stato un po’ come guardarsi allo
specchio ed accettarsi.
Sono molto soddisfatta del risultato ottenuto, di come suona e di
cosa mi ha insegnato… anche in relazione al poco tempo in cui è stato
realizzato.
Ripeterai
l'esperienza? La consiglieresti ad altri artisti?
Per una
persona come me, che ha approfondito tanti aspetti della musica indagando anche
quelli tecnici, come quelli più vicini alla fonica, è stata una gran bella
soddisfazione seguire tutti e dico tutti i processi creativi del disco. Ripeterò l’esperienza, soprattutto ora che ho
questo bagaglio più completo, anche di “produttore”. Sono proprio curiosa di
provarmi in nuove esperienze. Conoscendomi, potrei voler fare qualcosa di
completamente diverso, la prossima volta…si vedrà…. Questo attuale non lo vivo
come uno stadio conclusivo, ma come l’inizio di qualcos’altro, in continua
ricerca.
E’ stato
un momento sintetico ma ho volato a grandi altezze (interiori s’intende).
Certo
che consiglio questa esperienza. L’unica cosa che mi sento di dire e sulla
quale lascio riflettere è che se l’avessi fatto in un altro momento forse non
sarebbe stato così bello.
Brani:
The next train
The face on the screen
December sun
You can’t stop
Honey in my room
Fly away
Migratory birds
I’ll be there you
The sea has told me
It’s wrong
Musicisti:
Valeria
Caputo, vocals and acoustic guitar
Silvia Wakte, electric guitar
Marco Pizzolla, bass
Vince Vallicelli, drums
Marco Remondini, cello
Tiziano Raspadori, sax
Paolino Marini, percussions
Franco Naddei, sinth
Marco Pizzolla, bass
Vince Vallicelli, drums
Marco Remondini, cello
Tiziano Raspadori, sax
Paolino Marini, percussions
Franco Naddei, sinth