“Microsolco” è il nuovo album dei Mangala Vallis,
sette brani di vera musica progressiva, se proprio si volesse dare una
etichetta ben definita, ma sarebbe preferibile dire di ottima musica. Punto.
Sono passati molti anni dall’uscita dell’ultimo disco, e nell’intervista
a seguire Gigi Cavalli Cocchi svela motivazioni e note realizzative, spaziando tra
argomenti di indubbio interesse comune.
Rispetto all’ultimo lavoro, sette anni fa, sono cambiati tre
componenti, ma è l’avvicendamento tra vocalist l’ultimo in ordine cronologico,
ed è di rilevante importanza. Il cantante mette la voce, la faccia e conduce il
pubblico per mano in tutta la fase live, e sia Bernardo Lanzetti, l’uscente, che Roberto Tiranti, l’entrante, sono musicisti di indiscutibile valore
che è difficile non apprezzare.
Tiranti, che ha nel suo DNA la vena hard rock, dimostra doti
di grande duttilità, in questo “Microsolco” di indubbia difficoltà
interpretativa. E anche il ruolo di bassista è suo.
Come racconta Gigi
Cavalli Cocchi, l’album è diventato
ciò che non era nelle intenzioni, e cioè un concept, ma credo che l’argomento
proposto sia uno di quelli che prendono la mano, in un effetto domino in cui il
mosaico che prende forma non si può più “smontare”,
e va mostrato in toto.
Ma qual è la materia?
L’azione di un “pazzo”, o forse eccessivamente sano, che
riesce a distruggere tutto ciò che ormai rende il mondo schiavo di una tastiera e di un
monitor, obbligando l’uomo ad un faticoso ritorno a modelli antichi, anche se utilizzati
sino a pochi anni fa. Un tema estremamente attuale in questi momenti di
perdurante crisi materiale e di valori.
Partendo dalla conoscenza dei contenuti, l’evoluzione musicale
appare particolarmente adatta al tema
del concept, con modulazioni di atmosfere e sequenze armoniche che fanno da
tappeto ai tempi dispari del drummer Cavalli Cocchi. Il gusto tastieristico e
la capacità di trovare i giusti suoni vintage di Cristiano Roversi, si fondono con le chitarre di Mirco Consolini e Niki Milazzo, e ne esce fuori un concentrato di rock di impegno che,
partendo dall’ideologia musicale di inizio anni ’70, si evolve secondo canoni
moderni che ne fanno un esempio di New Prog.
Prog, Rock, New Prog… tutte etichette che facilitano la
comprensione a chi utilizza linguaggi in codice, eppure… basterebbe ascoltarlo
con attenzione per afferrarne la freschezza, inserita in un solido contenitore
che miscela la tecnica, il classicismo, il virtuosismo e il gusto propositivo.
E godiamoci questo “Microsolco”, nella speranza di vederlo
performato dal vivo, il più presto possibile.
L’INTERVISTA
Sono passati molti
anni, sette, dall’uscita dell’album precedente, Lycanthrope. Il rallentamento
in sala di incisione è legato allo sviluppo di altri progetti paralleli?
In parte
si, ognuno di noi in questo tempo è stato preso anche da altre cose di musica e
di vita, personalmente, album e tournèe con Massimo Zamboni (ex CCCP/CSI), il
tour con i Moongarden, il side project CCLR e un progetto chiamato
Lassociazione di musica rock folk che ha avuto un grande riscontro dalle nostre
parti e ora sta tentando il “salto nazionale”; ma grande importanza hanno avuto
anche gli sconvolgimenti di formazione all’interno del gruppo… da Lycanthrope a
oggi sono cambiate molte cose, e ben tre membri di quel combo non fanno più
parte dei Mangala Vallis, questo ci ha messo nella condizione di rivedere molte
cose rispetto al disco e anche al “modus operandi” della scrittura del
medesimo. Se poi a tutto questo aggiungi il nostro proverbiale perfezionismo,
il gioco è fatto.
L’ultima variazione
alla line up ha visto l’entrata di Roberto Tiranti in sostituzione di Bernardo
Lanzetti. Stiamo parlando di due artisti di valore assoluto, ma con differenti
caratteristiche vocali. Cosa cambia nella vostra musica con il nuovo innesto?
I
cambiamenti nel gruppo erano iniziati già molti anni fa con l’uscita di Enzo
Cattini, tastierista storico dei MV, che aveva fondato il gruppo insieme a me e
a Mirco Consolini(chitarra). La prima grande mutazione è avvenuta qui, perché
con l’entrata di Cristiano Roversi (Moongarden, Submarine Silence, Catafalchi
del Cyber), l’asse della scrittura si è spostato completamente e lui e Niki
Milazzo, l’altro chitarrista, hanno composto la maggior parte del materiale.
Poi Mirco come sempre ha tirato le fila di tutto. L’arrivo di Roberto ha
segnato sicuramente una svolta interpretativa forte, “sostituire” Bernardo era
molto difficile, è solo un artista con le capacità e pedigrèe di Tiranti poteva
occupare un ruolo così importante. La sua entrata rappresenta un ponte tra il
nostro universo prog e il suo più rock, ma la sua grande duttilità artistica ha
fatto si che facesse suo il materiale del nuovo disco come se lui stesso avesse
contribuito a scriverlo. E’ indubbio che il suo ingresso abbia contribuito
ancora di più a rendere diverso dai due precedenti questo disco.
Cosa avete previsto per
la pubblicizzazione dell’album? Avete in programma anche un tour fuori dai
nostri confini?
Con
Massimo Orlandini di Ma.Ra.Cash., il nostro discografico, abbiamo previsto un
piano promozionale che si muove a 360° e che coinvolge il web inevitabilmente
ma anche alcune testate giornalistiche. Ovviamente stiamo lavorando anche sul
live, saremo il 10 novembre a Verviers, allo spirit 66, storico locale del prog
europeo per il “Prog 66 Meeting” insieme a Agents of Mercy, Rpwl, French tv e
Tempio delle clessidre, ma come si suol dire il calendario è aperto, anche se
in un momento di difficoltà sempre crescente per la musica trasversale come il
prog rock, fare programmi non è facile.
Esiste un collegamento
tra il nuovo album e quello precedente?
“Microsolco”
inizialmente doveva essere una raccolta di brani senza un filo conduttore che
li univa, il primo “non concept” dei Mangala Vallis; in realtà strada facendo,
il mio sempre più crescente disagio rispetto il vivere di questo millennio, mi
ha spinto a sentire ancora una volta il bisogno di raccontare una storia.
Questa volta la molla è stato il pensiero di quanto l’era digitale e il culto
dell’immagine abbiano condizionato la nostra esistenza, così prendendo come
data il 21,12,12 ho raccontato una storia a metà tra la fantascienza e la new
age, di questo novello eroe “Microsolco”, un musicista hacker che immette nella
rete un virus che cancella tutte le memorie digitali del pianeta obbligando la
gente a riscoprire modi nuovi (e antichi) di confrontarsi con i propri simili e
la madre Terra. In fondo è lo stesso bisogno di ritorno all’essenza dell’uomo
che si trovava nel protagonista di “Lycanthrope”. Così ho scritto questa storia
che ancora una volta è diventata un concept, poi per i testi abbiamo coinvolto
Enrico Papi (non l’omonimo personaggio tv) un paroliere che ha scritto “Henna”
di Lucio Dalla tra le altre cose.
”Microsolco” è un concept
album che ipotizza un futuro, vicino, in cui si rende necessario abbandonare
parte della tecnologia con cui siamo soliti convivere, ritornando così ad un
mondo più semplice, ma intriso di valori di peso reale. Da dove nasce questo
vostro “racconto”? E’ forse l’idea di essere arrivati ad un punto di non
ritorno?
Ti dicevo
di questo bisogno che sento da tempo ormai, di ritornare ad una diversa qualità
di vita, cercando di limitare i danni dei condizionamenti quotidiani, impresa
non facile, ma allo stesso tempo credo che il mio ideale di esistenza non sia
così impossibile da raggiungere. Per questo penso che il “punto di non ritorno”
non riguardi tutti. Ovvio che occorre la sensibilità e di conseguenza avvertire
il bisogno di dare una direzione diversa alla propria esistenza. In sostanza
credo sia una cosa che riguarderà solo una parte della gente, il resto del
mondo andrà dritto verso la propria implosione e la propria infelicità dorata.
Sbaglio o lo spazio per
la musica progressiva sta aumentando?
Dipende in
che direzione si guarda, all’estero sicuramente c’è un’attenzione forte, pur
restando una nicchia. Nel nostro paese meno, pur essendo stati una delle
roccaforti degli anni 70 del cosiddetto progressive rock, ai concerti
partecipano solo poche decine di persone, nella maggior parte dei casi e l’età
media è abbastanza alta, diciamo che non c’è stato un ricambio generazionale.
In generale credo sia la risultante di una serie di problemi, che vanno
dall’ostracismo dei media rispetto un genere considerato defunto dalla maggior
parte degli addetti ai lavori o tutt’al più un trip per nostalgici (come se chi
ascolta jazz, musica classica o punk fosse molto diverso) al disinteresse
assoluto delle case discografiche che potevano fare la differenza, quando
ancora avevano potere (le major) e che ora stanno scomparendo una dopo l’altra.
In realtà il problema però è molto più articolato e ha a che fare anche con una
sempre più crescente mancanza di curiosità di un pubblico che ha un approccio
alla musica “mordi e fuggi” e che difficilmente si lancia in qualcosa di
diverso dalla musica di massa. Anche qui comunque vale il pensiero che ti
dicevo prima, alcune cose non sono per tutti, e questo non perché siamo più
bravi o più intelligenti, semplicemente perché così vanno le cose.
I Mangala Vallis
nascono quattordici anni fa. Provate a fare un bilancio di questo lungo
periodo.
I Mangala
Vallis sono nati come regalo a noi stessi. Personalmente dopo tanti anni di
professionismo, nei MV volevo convogliare quell’energia primordiale che mi ha
fatto avvicinare alla musica (il primo concerto della mia vita sono stati i
Genesis di Foxtrot e quel giorno decisi di diventare batterista) e allo stesso
tempo realizzare il sogno di fare quella musica che da adolescente non si era
concretizzata per motivi tecnici ed economici. Poi è accaduto che da semplice
cosa per noi abbiamo voluto farla diventare qualcosa di più ed ecco che i
nostri dischi hanno varcato i confini nazionali, ma lo spirito resta lo stesso,
sappiamo che di prog non si mangia, ma esiste un cibo che non ha bisogno di
coltello e forchetta e del quale siamo voraci, finche la nostra musica appagherà
questa fame i Mangala Vallis esisteranno. Il bilancio in termine di
soddisfazioni è molto grande e fino al giorno in cui suonare insieme rappresenterà un generatore di
emozioni continueremo questo cammino, con tutta la passione possibile.
Stralci dal sito…
A sette anni da “Licanthrope” esce
“Microsolco”, il nuovo attesissimo album della new prog band Mangala Vallis.
Un tempo lungo, dove molte cose sono
accadute, ad iniziare dal cambio di formazione, con l’uscita di Bernardo
Lanzetti (che continua peraltro il sodalizio artistico con Gigi Cavalli Cocchi
e Cristiano Roversi nel progetto CCLR) e Riccardo Sgavetti (basso), e l’arrivo
di Roberto Tiranti, cantante bassista dalle doti straordinarie e dal ricco
pedigree ( New Trolls, Labyrinth, Ian Paice e Glenn
Hughes).
Che i Mangala Vallis nel loro
perfezionismo dedicassero molto tempo alla realizzazione dei propri album non è
una novità, e anche questa trasformazione di line up, già iniziata all’indomani
della pubblicazione nel 2009 del DVD “Intergalactic Live Video Archives”, con
l’arrivo di Cristiano Roversi (Moongarden) alle tastiere, ha fatto sì che tutto
si dilatasse.
“Microsolco” è un concept album che lancia
un ponte virtuale con il precedente disco. Anche qui, i temi del ritmo
forsennato dei nostri tempi e il ritorno ad una dimensione più naturale sono
l’elemento portante della storia. Vi si racconta di ciò che accade
il 21/12/2012, prendendo spunto dalla tanto discussa teoria della fine del
mondo. In effetti in “Microsolco” avviene la “fine di un certo tipo di mondo”
quando un hacker nel suddetto giorno, immette nella rete un virus capace di
distruggere le memorie digitali di tutto il pianeta. Questo gesto ci obbligherà
ad una profonda riflessione e ad un recupero di modi di vivere sopiti da tempo.
Essenzialmente un riavvicinamento all’essenza dell’uomo e alla madre Terra.
Lo si potrebbe definire un
album di “fantasy-prog-new age”.
Dal punto di vista musicale invece, le
atmosfere tipiche dei MangalaVallis ci sono tutte, ma lasciano spazio anche ad
episodi più “rock”. La voce poliedrica di Tiranti interpreta in maniera
mirabile, un album che prosegue il solco stilistico tracciato con i primi due
album del gruppo, e che farà felici gli amanti del buon prog rock.
Tracklist:
1) Easy Empire
2) Gods of the XXI Century
3) Plastic Paradise
4) Welcome to the new world
5) Microsolco
6) 21-12-12
7) Terranova
lineup:
Gigi Cavalli Cocchi – drums &
percussions
Mirco Consolini – electric &
acoustic guitars
Niki Milazzo – electric guitars
Cristiano Roversi – keyboards
Roberto Tiranti – vocals & bass