domenica 2 settembre 2012

Sarah Cogni - I PASSI SUL SENTIERO


Negli ultimi frammenti di vacanza estiva ho scoperto casualmente che Sarah Cogni ama scrivere, passione comune a molti, ma tra i buoni intenti e il risultato finale può esserci a volte un grande gap. In quel veloce scambio di battute trovavo giustificazione al fatto che è facile dare sfogo a passioni giovanili - magari latenti per lustri - quando si raggiunge una certa maturità e cadono le inibizioni e i pudori, anzi, si trova piacere nel mettersi a nudo. Sarah non è in questa situazione essendo molto giovane, ma rientra comunque nella categoria di persone, neanche troppo rara, che trova il tempo per seminare e coltivare terreni alternativi a quelli quotidiani, istituzionali, obbligatori, e lo fa con grande perizia e talento, e credo che nessun lettore occasionale potrebbe avvicinarsi a ‘I passi sul sentiero e, a fine lettura, immaginare che ha appena terminato di leggere un’opera prima, scritta nei ritagli di tempo, da una donna che nella vita fa tutt’altro che scrivere per vivere: il libro è scritto meravigliosamente bene, la narrazione è coinvolgente, gli argomenti estremamente seri e, cosa molto importante, arrivati alla fine si vorrebbero avere a disposizione molte altre pagine. Ed è proprio ricordando le ultime righe che mi riallaccio al mio felice status di uomo che si commuove e non disdegna di sottolinearlo: qualche lacrimuccia è scappata anche a me.
Il romanzo di Sarah Cogni è ambientato in un mondo che sembrerebbe far  parte del suo DNA, ma che lei stessa confessa di conoscere da poco tempo, ma da cui è stata stregata, quella provincia cuneese che si focalizza nelle montagne frabosane, cariche di fascino e di significativi attimi di vita.
Verrebbe da pensare che il secolo di storia sviscerato nel libro sia il frutto di racconti tramandati da padre in figlio, sino ai giorni nostri, ma è questo un caso particolare in cui l’innamoramento per una località di villeggiatura spinge a sviscerarne gli accadimenti antichi, attraverso il confronto con occasionali uomini del luogo e  con largo uso dell’immaginazione che unisce la realtà a momenti di vita che appartengono a tutti, qualunque sia la regione in cui si vive.
Questo continuo link tra passato e presente non abbandona mai nel corso della lettura, e porta alla comprensione di importanti scelte di vita che sono oggi all’ordine del giorno, che comportano  esodi un tempo impensabili, che spingono ad abbandonare la città toccando la periferia, alla ricerca di una dimensione che prevede al primo posto la qualità della vita, che inducono ad una esistenza più riservata senza che ci sia qualche guerra che ne condiziona le scelte.
Ed è proprio la guerra che modificherà le vite di Angela, Maddalena, Dora, Emma, e tutti i personaggi creati dall’autrice.
Mi sono trovato, in questi giorni, di fronte alla tomba di famiglia di mia moglie, e assieme abbiamo cercato la prima e l’ultima data, osservando come tra le due lo spazio temporale fosse di 150 anni. Davanti a noi un’altra storia, un altro potenziale romanzo, come milioni di altri se ne potrebbero scrivere, perché in due metri quadrati di tomba sono comprese tutte le vicissitudini che Sarah Cogni racconta, ma la triste osservazione è che i drammi che trasformano le esistenze di Lena e Lorenzo sono un elemento comune ad ogni famiglia, anche quando ufficialmente non si è all’interno di un conflitto armato. La guerra narrata nel book è lo strumento che amplifica a dismisura le situazioni precarie che falcidiano i gruppi familiari ed è questa una insana continuità a cui purtroppo ci siamo abituati.
Nell’intervista a seguire emerge come un obiettivo della scrittrice fosse quello di analizzare la condizione femminile nel corso dei due grandi conflitti mondiali, e le donne di Sarah sono esempi di forza, di bontà, di onestà, di senso del dovere e della famiglia, di semplicità, di generosità. Da Angela a Maddalena - madre e figlia -  sino a Dora, assi portanti dell’evoluzione nel tempo, passando per figure di minore apparizione ma significative, come Caterina, si percorrono i decenni, che da felici diventano invivibili, sino al raggiungimento di un certa serenità che lascia intravedere un futuro meno nero. E cento anni fa, come accade tutt’oggi, sono loro, le donne, il perno attorno il quale tutto ruota, una sorta di fulcro che permette il raggiungimento degli equilibri, soprattutto nei momenti di sventura.
Ma attraverso la descrizione e la caratterizzazione delle figure femminili, Sarah riesce a mettere in risalto l’universo umano in toto, fornendo dignità estrema all’uomo di casa, al combattente, ad un particolare avversario, allo stolto che si ravvede e trova la forza di compiere un gesto nobile, seppur l’ultimo della sua vita.
Frabosa, Mondovì, Cuneo, Villanova, Genova, Savona, New York… tanta la strada percorsa da Sarah Cogni, tanti gli incastri  e i colpi di scena, tra partigiani, aguzzini e infaticabili contadini; tanta la rabbia e la commozione provocata dalla lettura, con la scoperta, pagina dopo pagina, di una completa immedesimazione e di una totale identità con il susseguirsi delle vicende, riuscendo a vedere, attraverso Giusi, la maestra del 2012, una montagna attuale piena di neve e di raschera, così come appare a chi bazzica oggigiorno quei luoghi per ritrovare se stesso.
Una grande sorpresa ‘I passi sul sentiero’, una grande sorpresa Sarah Cogni, che ora non potrà lasciarci per molto senza un secondo atto.



L’INTERVISTA

Come ti sei avvicinata al tuo primo romanzo… come nasce la tua passione per la scrittura?

La mia passione per la scrittura nasce parecchi anni fa quando, ragazzina delle superiori, mi dilettavo a scrivere piccole storie o romanzetti stile “Teenager”, che, riletti ora, mi fanno sorridere... Ho sempre desiderato scrivere un romanzo “importante” che raccontasse della vita delle donne durante i due Conflitti Mondiali ed ho cominciato a documentarmi, interessandomi soprattutto alla condizione della comunità contadina piemontese... da lì il passo a creare uno e poi molti altri personaggi che potessero dar voce a ciò che avevo da raccontare è stato breve...

Quanto c’è di personale nelle storie che hai raccontato… sono il frutto della ricerca nell’ambito della tua sfera familiare o i personaggi sono stati ‘elaborati’ dalla tua fantasia?

Di personale... nulla. Ogni personaggio ed ogni storia sono stati frutto della mia fantasia. Certamente, certe situazioni sono state ispirate a fatti accaduti realmente ma ogni protagonista con la sua storia è semplicemente nato dalla mia immaginazione.

E’ palese il tuo amore per particolari zone montane del Piemonte. Sono radici antiche quelle che ti legano a Frabosa e dintorni?

Non ci crederai, ma non ho alcun legame antico con Frabosa se non quello che definirei un “colpo di fulmine” scoccato quando, da fidanzati, mio marito mi ci ha portato d'estate. Ho amato subito Frabosa, in ogni stagione, in particolare in quei periodi di pace in cui puoi camminare per un sentiero e stare ore dalla finestra senza sentire altro che un trattore lontano, un taglia erba al lavoro od un contadino intento a spaccar legna... A volte solo un fruscio di foglie e nient'altro. Ho subito desiderato saperne di più ed ho letto tutto ciò che fosse disponibile per scoprirne la storia, le vicende passate. E, a parer mio, Frabosa parla ancora della sua storia, dei suoi eroi, di un passato lontano che, solo passando accanto ad una vecchia borgata diroccata, solo incontrando un anziano contadino piegato a falciar l'erba, cotto dal sole od un malgaro che incurante del tempo che scorre si inerpica su per i pascoli, è improvvisamente lì vicino a noi. Per me, è così.

Quanto tempo è passato dal parto dell’idea alla pubblicazione del libro?

Ho cominciato a scrivere il libro (compresa una seconda parte che sto parzialmente “ristrutturando”) nell'estate del 2009 e mi sono decisa a pubblicare I passi sul sentiero a giugno di quest'anno. E' nato come un mio bisogno di raccontare certi fatti ma, strada facendo, mi sono affezionata ad ogni mio personaggio, trovandomi a pensarci anche nei momenti più improbabili e ad appuntarmi mentalmente l'idea per una nuova storia... E via via è diventato sempre più corposo finché, sostenuta soprattutto da mio marito, ho deciso di pubblicarlo... Direi che le opinioni ricevute hanno di gran lunga superato le mie più rosee aspettative e già sono stata ripagata del mio lavoro...

Come sei riuscita a coniugare la tua impegnativa vita familiare con quello che, almeno al momento, si può considerare un hobby?

Nei pomeriggi estivi in cui i bambini, ancora piccoli, riposavano; e nei pomeriggi invernali quando si rientrava a casa; o, ancora, nei ritagli di tempo che riuscivo a trovare... “Mamma stai scrivendo il libro?” A volte mi chiedevano. E alla mia risposta affermativa aspettavano pazienti perché, alla fine, avrei recuperato un po' del tempo rubato loro. E grazie a mio marito che non mi ha mai rimproverato di perder del tempo ma mi ha sempre incoraggiato a portare a termine un mio progetto. Ma devo dire che quando abbiamo pubblicato ed ordinato la stampa, a notte inoltrata,della mia prima copia beh, tutti in casa hanno tirato un bel sospiro di sollievo: era finita!

Hai mai pensato che potresti dedicarti a tempo pieno alla scrittura?

Non chiederei di meglio ma so che potrà essere solo un meraviglioso hobby. A cui dedico molte energie, certo, ed a cui penso spesso per cercare nuove idee, nuovi personaggi di cui raccontare... ma solo un passatempo tra il mio lavoro di insegnante di Scuola dell'Infanzia e la mia famiglia.

La fine del romanzo lascia un vuoto che, come accade alla maestra di Mondagnola, si vorrebbe riempire. Ci sarà un seguito a ‘I passi sul sentiero’?

Come ho già detto, sì, ci sarà un seguito che sto rielaborando e che spero di poter concludere al più presto.