Il 21 gennaio ho avuto la possibilità di vedere da molto
vicino Maurizio
Salvi nel corso di una sua performance con gli UT.
Ero infatti sul palco a pochi metri da lui, mentre il ProgLiguria di La Spezia era… arrivato
all’ora della cena.
Dopo alcune ore di tensione legata al mio impegno del
momento, mi lasciavo andare, quasi rilassato, e mi godevo un po’ di spettacolo.
Sono rimasto incuriosito dal suo modo compassato di stare sul
palco e istintivamente ho cercato di inanellare gli avvenimenti storico
musicali che hanno caratterizzato la sua vita e che avevo in memoria.
Nei giorni a seguire ho contattato Maurizio per saperne di
più, e nello spazio di poche ore ho ricevuto risposte alle mie domande.
L’INTERVISTA
Parto dalla fine, e
cioè dal palco del ProgLiguria, da dove ti ho osservato da molto vicino
condividendo con gli UT, per motivi diversi, il palco. Che giudizio generale ti
senti di dare della manifestazione?
Dal punto
di vista della sua finalità nulla da eccepire, salvo che non mi pare il
riscontro sia stato all’altezza delle aspettative; insomma forse sarebbe stato
meglio avere meno ore di musica ma con più gente. Nutro molte riserve circa il
luogo in cui e’ stata realizzata la manifestazione e su un’ organizzazione un
poco sparagnina ma di sicura volontà.
Come nasce il progetto
“UT” e che tipo di prospettive future ti senti di ipotizzare?
E’ un
progetto che avevo già iniziato nel 2007 con un altro nome ed altre persone, e
che mi è stato ripresentato dalla D&D concerti insieme a Gianni Belleno.
Mi puoi delineare il
filo conduttore che ti ha portato, inizialmente, dal Conservatorio ai New Trolls?
Questo è
un tema abbastanza difficile da trattare per il sottoscritto, posso solo dirti
che quel gruppo ha fatto scattare in me la voglia di perseguire una strada
diversa, verso una maggiore e più approfondita presa di coscienza e conoscenza.
Sono solito paragonare
la musica progressiva a quella classica, non solo per alcuni elementi comuni
conosciuti, ma per il fatto che anche il prog, musica di estrema nicchia, può
contare su molteplici episodi che si possono considerare immortali. Qual è il
tuo pensiero a riguardo?
L’istinto
ed il talento musicale unito ad una buona dose di sapere sono un ottimo
ingrediente per definire il genere “progressive”che ha segnato alcune tra le più
belle ed emozionanti pagine della storia dei primi anni settanta; certo,non
sarà mai musica di largo consumo, tantomeno ai giorni nostri anche se...?
Potresti delineare
l’evoluzione della musica, che si è soliti inglobare nella grande famiglia del
rock, dai tuoi inizi ad oggi?
Che dire,
oggi sono un po’ meno ignorante di ieri; questo senz’altro mi sarebbe stato di
maggior aiuto in quei tempi lontani, ma se intendi come si è sviluppata la mia
personale esperienza penso che, avendo masticato fin da bambino piccolo la
capacità di riprodurre ciò che sentivo, non mi è stato particolarmente
difficile nutrirmi dei diversi generi musicali. Certo, oggi sarebbe tutto più
facile per l’enorme quantità -e disponibilità- di informazioni di ogni tipo, quindi anche le cose che allora
mi erano negate, vuoi per condizione familiare, vuoi per mancanza di
insegnamento, sarebbero accessibili; comunque il prog si è nutrito di “tutto un
po’”, secoli di evoluzione musicale. Ovviamente poi c’e’ chi ha banalizzato
ogni aspetto evocativo-musicale.
Come è cambiato il
businnes che ruota attorno alla musica dagli anni ’70 ad oggi? Cosa occorre
fare oggigiorno per vivere di musica?
Il
termine business mi è praticamente ignoto, non perché io sia un puro, ma
proprio perché con gli affari non ho mai fatto”affari”, scusa il gioco di
parole; di musica oggi ci si può solo nutrire l’anima e la psiche, ma mangiare
bisogna ed allora è necessario trovare il giusto compromesso. Il fatto è che il
rapporto qualità-denaro, nella maggioranza dei casi, è inversamente
proporzionale. Il mio consiglio è quello di non immaginare mai la musica come
“professione”, bensì come una “fede”.
Che tipo di soddisfazione
provi quando hai di fronte un audience che si scalda al cospetto della
tua/vostra musica?
Do UT Des
… ecco la vera soddisfazione, nutrirmi del godimento di chi ascolta, perché anch’io
mi sento spettatore, quindi partecipe.
Tra le tue tante
“avventure” ed esperienze musicali, esiste un aneddoto che ricordi con più
piacere, o un personaggio che hai incontrato che ti ha colpito in modo
particolare?
Ad essere
onesto nella teca della mia memoria vi sono molti avvenimenti più o meno
esilaranti ma, farei torto alle altre avventure dicendotene una sola… non so
scegliere, sorry!
Se pensi al tuo
bilancio di vita musicale, hai memoria di un treno che non hai preso per
eccesso di cautela, e che forse avrebbe potuto cambiare la tua vita?
Alcuni so
per certo di averli visti partire senza di me, altri ho provato a salirci, ma… erano
già pieni zeppi! Che vuoi fare, ogni uomo, consapevolmente oppure no, ha visto
nella lontana campagna sfrecciare il “suo treno”!
E ora prova a sognare.
Cosa vorresti che ti capitasse,
musicalmente parlando, nei prossimi tre anni?
Non
smettere di fare musica!
Biografia tratta dal sito ufficiale
degli UT:
Nato a Genova, comincia a studiare pianoforte fin
dall’età di cinque anni. Le sue basi classiche, il metodo e la precisione
accompagneranno tutta la sua produzione musicale, anche quella di stampo più
rock.
Dalla fine degli anni sessanta segue con profondo interesse il formarsi dei
molteplici gruppi musicali nella sua città e in Italia, oltre ai più noti
esponenti della musica rock-prog nel mondo. La musica gli impone scelte
decisive: al momento del suo ingresso nei New Trolls, nel 1970, lascia gli
studi (Nautico a Genova) per dedicarsi completamente alla musica. Dirotta il
suo percorso culturale verso il Conservatorio della sua città, che orienta in
maniera decisiva e metodica la sua formazione.
Soprattutto è guidato da un profondo interesse per la sperimentazione musicale
di ogni genere: nei New Trolls, alle prese con il “Concerto Grosso n°1” di L.
E. Bacalov, trova un gruppo ricettivo all’idea e si inserisce con tutta
naturalezza, portando un contributo decisivo anche per le successive produzioni
del gruppo (“UT” e “Searching for a land”). Partecipa ai numerosi festival
pop-rock italiani, fra cui Caracalla e Villa Pamphili a Roma.
Con lo scioglimento dei New Trolls ed il confluire
degli elementi in diverse formazioni, Maurizio Salvi collabora con Gianni
Belleno, Frank Laugelli e Nico Di Palo. Con loro pubblica l’album
"UT" e “Canti d’innocenza- Canti d’esperienza”. In seguito Gianni
Belleno viene sostituito da Rick Parnell e con questa nuova formazione nascono
gli IBIS dove pubblicheranno “Sun supreme”, interessante percorso musicale
verso l’illuminazione.
Collabora con i “Tritons”, proponendo covers dei Rolling Stones e altre band. All’uscita
dai “Tritons” riprende gli studi classici, pur non rinnegando mai il suo
interessante e validissimo periodo rock e prog.
Orienta i suoi studi soprattutto in direzione dell’opera classica, realizzando,
tra l’altro, numerosi midi files ad uso degli amanti del genere. Cura i
concerti classici, soprattutto eseguiti da giovani musicisti. Dirige, tra
l’altro, l’orchestra per i “Concerti Grossi” 1 e 2 di Bacalov, riproposti in
versione live con “Vittorio De Scalzi – La storia dei New Trolls” e partecipa
ad un tour in Giappone e Corea.
Come direttore d’orchestra (è tuttora maestro di canto corale al Conservatorio
N. Paganini” di Genova) collabora con Luciano Pavarotti e costituisce, nel
1981, l’ensemble vocale “Harmonia”.
Dopo aver lasciato la formazione di Vittorio De Scalzi riprende il progetto
degli Ibis con “Ibis Prog Machine”, con il quale registra, in inglese, una
nuova versione del brano “Chi mi può capire”, tratto dall’album “UT” dei New
Trolls.
Dal 2011 è nel gruppo “UT-Uno Tempore”, con Gianni Belleno (batteria), Claudio
Cinquegrana (chitarre e voce), Andrea Perrozzi (tastiere e voce) e Maurizio
Gori (basso e voce).
“Da parte mia, amo la musica in tutto: nella sofferenza e nel piacere che può
dare…”