martedì 21 febbraio 2012

Catafalchi del Cyber- “Benediktus”




Dopo lunga attesa dovuta, suppongo,  a problemi di comunicazione, ho recuperato l'intervista che pubblico a seguire, uno scambio di battute tra me e i Catafalchi del Cyber. Leggendo il post si riesce a penetrare " l'intimo mondo" di questa band apparentemente atipica, avendo accesso a notizie oggettive -comunicato stampa-, pensiero della band e informazioni su “Benediktus” il loro ultimo album. La prima cosa che ho pensato leggendo le risposte è che, nel caso specifico, avrei preferito un dialogo “vis a vis” piuttosto che l'utilizzo della posta elettronica. Mi è rimasto infatti una sorta di dubbio legato ad un modo espressivo da “freno a mano tirato”, ad un “controllarsi per non conformarsi”, ma ritengo comunque che le loro parole scritte riescano a disegnare la picture reale della band e della loro filosofia musicale.           
Ho trovato un certo gap tra musica e immagine che si vuole sottolineare.  Parto dal secondo aspetto. Tutto conduce ad una provocazione, ad un messaggio continuo che si esprime attraverso le immagini, le liriche, i titoli,  le parodie e l’art work in generale. L’immagine a seguire è un nitido esempio che può trovare interpretazioni personali, quasi sempre irriverenti, inducendo in ogni caso all’interazione.


E sulla via di questo coinvolgimento, il possessore della confezione musicale può partecipare alla fase creativa, modificando la cover attraverso l’uso di una rotella mobile. 
Per stessa ammissione della band la fase live può sconcertare l’audience -ma mi piacerebbe verificare in quale misura-, probabilmente impreparata a tutto ciò che eccede la musica.
Ecco, la musica, il cuore, la sostanza, ciò che, a differenza dei concerti, può essere appannaggio di tutti.
A me “ Benediktus” suona come un grande e godibile album. Sapere che la produzione è di Cristiano Roversi potrebbe indirizzare verso un determinato genere  -di qualità - , prima ancora di aver sfasciato la confezione. E la sua mano si sente, ma   il gruppo in toto presenta un elevato tasso tecnico. La tecnica però non giustifica da sola la qualità del “prodotto”, ed ecco allora il gusto e le idee che, mai come in questo caso, trovano la sintesi nel termine “musica progressive”, di primo livello.
La distanza a cui accennavo tra forma e sostanza, non è una separazione tra un polo negativo ed uno positivo, ma semplicemente due facce della stessa medaglia, e quando la musica inizia, tutto lo “stato alternativo” che i “Catafalchi del Cyber” hanno avuto cura di creare ad arte, si trasforma- per lo stupore di chi ascolta-in musica raffinata, curata nei dettagli in modo maniacale, complicata dal punto di vista creativo/esecutivo, ma estremamente diretta, e facilmente assimilabile da chi ne vuole fruire.
Inutile ricercare le influenze, i paragoni sono sempre uno sfoggio di conoscenza ma non rendono mai giustizia agli artisti, mentre è più proficuo evidenziare la ricerca del nuovo, magari ricercato attraverso strumenti inusuali ma centenari, come il Theremin.
Un album inusuale, carico nel complesso di significati, piacevole, e per gli addetti ai lavori anche sufficientemente facile sin dalle prime battute.
Davvero una bella sorpresa e tanta curiosità di essere scioccati dal vivo!



L’INTERVISTA

Quale e quanta strada separa “Benediktus” dai vostri inizi… quale sentiero musicale avete percorso per arrivare all’attuale status?

Non molto: circa tre live in sei anni. La scarsa attività live è però compensata da una notevole maturazione tecnico/compositiva che si manifesta, prima di tutto, con l’integrazione delle linee vocali eseguite dallo stesso Ravenoldi. Si può dire che il cambiamento è avvenuto quando abbiamo valutato che il progressive italiano non teneva in considerazione alcune cosette.

Leggendo il comunicato stampa ufficiale sono rimasto colpito da una frase che fa riferimento al vostro… “ approccio, sicuramente ironico e a talvolta dissacrante, ma non sempre accolto calorosamente dal pubblico….”. Cosa significa?

Significa che nessuno vuole giocare con noi! Non siamo un gruppo famoso e in Italia si fa fatica a fidarsi di qualcuno che prova a proporre qualcosa in un involucro diverso dal solito: si usano di più le narici che le orecchie e i Catafalchi puzzano di pericolo "novità" rispetto agli standard a cui si è assuefatto l'ascoltatore prog medio.

Domanda per me di rito. Qual è il vostro rapporto con le liriche? Può esistere una comunicazione efficace priva di testi e parole?

"Può esistere una comunicazione efficace priva di testi e parole?" Si, il regno animale non usano testi e parole. Ma anche uno sguardo dell'ispettore Callaghan la dice lunga senza nessun tipo di conversazione vocale. I testi nel disco ci sono, anche se brevi e permeati di simbolismo. Pat Metheny Group non usa molti testi ma la musica arriva bella dritta e intensa perché è la musica stessa che si vuole proporre, anche se tra di noi abbiamo discusso spesso su una possibile esistenza di un alfabeto segreto creato tra Metheny e Aznar, che capiscono solo loro, e si dicono le cose senza far capire agli altri cosa... fa te!

Tra gli strumenti che utilizzate ho notato il Theremin. Non mi è mai capitato di vederlo suonare dal vivo, ma dai filmati trovati in rete, alla particolarità del suono si aggiunge un certo effetto scenico. Che cosa vi soddisfa del più antico strumento elettronico esistente?

 Noi crediamo fermamente che possa esso metterci in contatto con gli alieni: ed è proprio per evitare problematiche dovute ad un Loro possibile arrivo ad un nostro concerto che evitiamo di suonarlo live.  Ultimamente comunque, un gruppo di ninja altrettanto preoccupato, si è offerto di darci protezione nel caso che la sopracitata possibilità scatenasse eventi spiacevoli. La scenicità nello strumento è data dal fatto che "non si tocchi"; in realtà se si vuole ottenere una qualsiasi linea melodica bisogna limitare moltissimo qualsiasi movimento eccessivamente "scenico".

Mi lego alla domanda precedente, quanto vi affascina la sperimentazione e l’utilizzo della novità e della nuova tecnologia?

 Noi non sopportiamo le nuove tecnologie, ma il successo ci ha travolto in modo così generoso che dobbiamo pur spendere soldi in qualche modo!

 Di solito il nome di un gruppo non è casuale. Cosa si cela dietro a i “Catafalchi del Cyber”?

 Il nome del gruppo, il titolo, così come il contenuto musicale del disco, sono un prodotto di alcune menti dadaiste. Rivelare troppi segreti sarebbe rischioso: per evitare eccessive complicazioni le produzioni dei Catafalchi del Cyber si basano su di un strettissimo codice segreto.

Esiste un nome di un musicista o un gruppo su cui siete tutti d’accodo nel considerarlo importante per le vostre iniziali scelte musicali?

Tom Araya da solo perché non ci hanno mai interessato gli altri Slayer. Doug Ferguson dei primi Camel, ha influenzato per un periodo le nostre pettinature. Indiscutibilmente Mike Rutherford per il suo fair play musicale e per la sua elegantissima apparizione nel reality show Inglese "This is your life!" Ci piace “Paholah” e le pappardelle tedesche. Magma: qualcuno sa perché!? (L’importante è che se ne stiano lontani!). Gli schiamazzi notturni di Demetrio. Ci troviamo inoltre d’accordo tutti nel ritenerci grandi fan di James Larcombe. Un caloroso saluto ai William D. Drake, a Tim Smith (con augurio allegato) e ai Cardiacs." (cit.)

Che tipo di interazione riuscite a stabilire con l’audience nel corso delle performance live?

Imbarazzo (loro). Un Papa nudo li lascerebbe meno perplessi.

Non ho avuto la possibilità di vedere la veste che avete dato alla vostra musica, vinile o CD, in quanto posseggo la copia “base”. Ho letto però che è molto curata la parte grafica. Cosa significa per voi occuparsi di  aspetti che potrebbero sembrare non strettamente legati alla musica?

Sono aspetti comunque legati al "prodotto" musicale: solo la parte che dialoga prima e dopo l'ascolto. Lo presentano e il formato vinile offre la possibilità di paragonarlo ad un "piccolo quadro". I vinili prog '70 hanno fatto scuola in questo. Nel caso particolare di "Benediktus", non avere il packaging originale vuol dire precludersi la possibilità di scegliere tu stesso la copertina che vuoi!

Che significato attribuite, riferito al vostro “lavoro”, alla frase “trovarsi al posto giusto al momento giusto”?

 Il posto giusto sarebbe sciare sulle Alpi con Mike Rutherford e famiglia.. Non so quanto si addica al progetto dato che ognuno è stato costretto con la forza da un manipolo di ninja a lavorarci su!

Che cosa vuol dire essere prodotti da Cristiano Roversi?

 Vuol dire vivere nella paura! Cristiano è l'obelisco fallico degli ultimi vent'anni del progressive italiano. Però non ci sono compressori paralleli e controfasi che tengano: se ti produce Roversi, l'ultima parola ce l'ha la sua 44 Magnum!

E lavorare con MaRaCash?

Non ho sentito la domanda, puoi ripetere? (troppo cattivo? ) Più che altro è bello lavorare con Domizia che cciànabbellafaccia. Trovare qualcuno che creda nelle potenzialità di un gruppo discutibile come i Catafalchi del Cyber non è cosa semplice: MaRaCash ha dimostrato praticamente di essere disposta a cogliere la sfida.

 Cosa vorreste vi capitasse, musicalmente parlando, nei prossimi tre anni?

Speriamo di organizzare un mercato discografico globale da noi capitaniato. Il sintomo più interessante in proposito è stata la reazione completamente favorevole al nostro disco di paesi come Iran e Arabia Saudita. 




Qualche nota ufficiale…

MATTEO BERTOLINI: Fretted & Fretless Basses, Theremin, Acoustic Guitar
MIRCO RAVENOLDI: Vocals, Keyboards, Electric & Acoustic Guitars
L'IMPERATORE: Keyboards, Organ & Bass Pedals
&
ERSIKER ANAMAN: Drums & Percussion

All Tracks Composed by Matteo Bertolini & Mirco Ravenoldi
All Tracks Arranged by Catafalchi del Cyber
Lyrics by Matteo Bertolini
Except "Benediktus" by Riccardo Gallio
Luigi Gabriel Zanetti: English Pronunciation & Translation Advisor
Recorded From August 2009 to September 2010 at "A3" Padova, Rodigo,
Rivalta sul Mincio (MN) & Erls's Court London.
Voice Recorded by Raffaello Zucca at "Pro Studio", Portese (BS)
Mastered By Fabio Serra at "Opal Art Studio", San Giovanni Lupatoto (VR)


Album 

1. E ADESSO FACCIAMO I SOLDI 5’36’’
2. BENEDIKTUS 5’38’’
3. DARK DEGLUTATION 4’11’’
4. OCEAN 8’16’’
5. CARABINIERI 2’21’’
6. METANOLO 5’40’’
7. RECINZIONI 4’04’’
8. IPERCOMUNISMO POSTALIENO III 4’51’’

 Cover & Art Direction by Il Prestigioso!
MIXED & PRODUCED BY CRISTIANO ROVERSI

I “Catafalchi del Cyber” mi lasciano perplesso...
La band si forma nel 2003 durante il concerto dei King Crimson a Verona. Mirco Ravenoldi e Matteo Bertolini propongono di dare vita ad un progetto musicale di chiara ispirazione progressive rock agli amici Cristiano Roversi e Riccardo Gallio (già insieme negli "OPS"). Le prime influenze psichedeliche generano un repertorio strumentale. L’esordio dal vivo avviene a Melara nel 2004, registrando il bootleg "Attento con quella mietitrebbia Edoardo". La scarsa attività live è però compensata da una notevole maturazione tecnico/compositiva che si manifesta, prima di tutto, con l’integrazione delle linee vocali eseguite dallo stesso Ravenoldi.
Nonostante siano innegabili le influenze dei grandi del rock progressivo, nelle composizioni a quattro mani della coppia Bertolini/Ravenoldi si cerca di rimescolare le carte nel modo più personale e originale possibile, grazie anche ad un esperto lavoro di produzione da parte di Cristiano Roversi (noto nell’ambiente progressive grazie al suo gruppo, i “Moongarden”, nonchè per varie collaborazioni e produzioni come la “John Wetton Band”, “Mangala Vallis”, “The Watch”, “Massimo Zamboni” e il neonato trio al fianco di Bernardo Lanzetti e Gigi Cavalli Cocchi).
Il 15 Marzo 2011 è uscito del disco di esordio della band:
“Benediktus und vobis quoque, catafalcus est tu”, per gli amici “Benediktus”. Con la realizzazione dell’inedito materiale, anche la line-up è stata modificata: nei credits si possono infatti trovare, al fianco dei fondatori Ravenoldi (voce, tastiere, chitarra elettrica e acustica) e Bertolini (basso, theremin e chitarra acustica), l’Imperatore (tastiere e pedali basso) e l’oscuro, nonché controverso, Ersiker Anaman (batteria e percussioni). L’approccio sicuramente ironico e talvolta dissacrante del gruppo non è sempre accolto calorosamente dal pubblico appassionato di questo genere musicale. Nonostante ciò, lo stile dei “Catafalchi del Cyber” resta imbevuto di tale veleno-afrodisiaco ma allo stesso tempo cerca di proporre musica di qualità tecnica e compositiva di riguardo. Così anche per i testi, che passano dal nonsense a tematiche più riflessive.
La parte grafica riguardante le grafiche e l’artwork (sia del CD digipack che dell’LP) rispecchia precisamente questo approccio. Oltre ai molti collages di matrice DADA, all’esterno e all’interno della custodia, l’utente è invitato ad un approccio interattivo con l’oggetto: attraverso una rotella mobile è infatti possibile modificare il fronte del disco, prendendo così parte ad una scelta interpretativa e di fruizione, o al semplice gioco offertoVi dai vostri amatissimi Catafalchi del Cyber!