Non
passa settimana senza che io realizzi almeno un’intervista.
Tra
le tante domande specifiche ce n’è una che ricorre con una certa frequenza, e
che riguarda il rapporto tra musicisti ( e loro prodotto) e il web. Essendo il
mio un servizio spontaneo, teso a favorire chi vive di impegno e qualità, sono
sempre alla ricerca del giudizio di “esperti”, che possono essere considerati
tali per il fatto che vivono il businnes musicale sulla propria pelle. Spesso
trovo affermazioni che riportano all’equilibrio, al bilanciamento tra benefici
e deficit di internet.
Matteo
Malvezzi,
giovane chitarrista virtuoso, con cui condivido l’amore per la musica dei The Who, e in particolare per Pete Townshend, mi ha segnalato
questo articolo pubblicato da “la Repubblica.it”, che riporta il
pensiero più autorevole possibile, proprio quello dell’irascibile (un tempo)
Pete, divenuto ormai un uomo ragionevole, ma, come dicono a Roma…” quando ce vò ce vò…”
Ed
eccolo senza freni… come ai vecchi tempi… grande Pete!
Townshend:
"iTunes vampiro"
Il
compositore britannico si scaglia in diretta radio contro il colosso di
Cupertino: "Succhia sangue ai giovani musicisti". E suggerisce nuovi
investimenti a favore degli emergenti. La sua è una vecchia battaglia. L'accusa è aver
distrutto il copyright. "Perché le persone non possono pagare la musica e non rubarla?"
ROMA - Il suo attacco l'ha
sferrato via radio. Pete Townshend, ospite al Radio Festival in Salford in
onore di John Peel, trasmesso da 6 Music della Bbc, ha ripreso una sua vecchia
battaglia: iTunes è solo un "vampiro digitale" che succhia sangue ai
giovani musicisti. Per il chitarrista degli Who, la Apple, il colosso
informatico da poco orfano' di Steve Jobs e ora diretto da Tim Cook, dopo aver
distrutto l'industria discografica, dovrebbe almeno far qualcosa per aiutare
gli artisti emergenti. Per tutti quelli che lottano senza un'etichetta alle
spalle.
"Dovete
spiegarmi perché, solo perché esiste nel selvaggio west di Facebook e Twitter,
iTunes non deve offrire qualche servizio ai musicisti di cui succhia il sangue
come un vampiro Northern Rock?", ha chiesto il sessantaseienne
Townshend paragonando l'industria della musica a quella delle banche e della
finanza.
Per il chitarrista
- che una volta ha affermato una volta che avrebbe voluto "tagliare le
palle" a Jobs (nonostante pensasse anche che fosse "uno degli uomini
più incredibili del pianeta") - iTunes è "un fantastico esempio di
software" che genera profitti senza dare agli artisti i benefici che
ottenevano un tempo sotto i publisher musicali e le etichette discografiche
tradizionali.
Della musica in
Rete non gli va bene quasi niente. E Townshend se l'è presa anche con il
file-sharing, vero e proprio furto della sua creatività. "Se qualcuno
pretende che qualcosa che ho creato debba essere a disposizione gratis... Mi
chiedo davvero cosa sia rimasto in vita della moralità umana, della giustizia
sociale", ha detto il compositore britannico. Per poi aggiungere:
"Una volta ho suggerito a tutti quelli che scaricano la mia musica
senza pagarla, di venire anche a casa mia a rubare la bicicletta di mio figlio
già che ci sono".
L'accusa a Internet
è semplicemente quella di aver "distrutto il copyright così come lo
conoscevano gli artisti". Al colosso di Cupertino è quella di non
sostenere chi fa musica offrendogli i vantaggi di cui godeva prima che il
settore crollasse. La creatura di Jobs dovrebbe invece assumere nuovi dirigenti
in grado di scoprire talenti, mettere a disposizione computer e consigli ai 500
più meritevoli e ad aiutarli con il marketing e la distribuzione. Dovrebbe,
insomma, comportarsi come una label, solo una di quella in grado anche di
guadagnare "ancora".
Un tempo andava
così, ha detto il compositore di Tommy, Lifehouse e Quadrophenia: l'industria
del disco offriva una guida e sostegno finanziario e creativo ai nuovi complessi.
Oggi invece gli artisti sono stretti tra due fuochi: da un lato i 'vampiri'
alla iTunes, dall'altra i singoli consumatori: "Sarebbe meglio se gli
amanti della musica la trattassero come il cibo, e pagassero, invece di farlo
solo quando viene comodo", ha detto il musicista: "Perché non
possono semplicemente pagare per la musica invece di rubarla?".
Quello di Townshend
non è un attacco in nome del passato. Non è una battaglia contro il progresso.
Il contrario. Townshend, che cura un sito e un blog, ha sempre sfruttato il web
come mezzo d'espressione della sua vena artistica, pubblicando articoli e saggi
disponibili ai fan. Per certi versi Pete può addirittura esser considerato un
pioniere, se non un profeta, di Internet, un cui primitivo modello ("the
Grid") era già presente in Lifehouse, il progetto che stava dietro ai
brani poi confluiti in Who's Next.
Trent'anni dopo,
con la tecnologia necessaria, Townshend raggiunse via webcast la possibilità di
un'audience globale per la rappresentazione dell'opera. Come se non fosse
abbastanza, con l'apertura del sito www.eelpie.com il chitarrista
degli Who ha reso possibile l'acquisto di nuovo esclusivo materiale e ha
promosso aste di beneficenza vendendo effetti personali e altro.