sabato 19 novembre 2011

Pane-"Orsa Maggiore"



Orsa Maggiore” è il terzo album dei romani “Pane”.
Lo scambio di opinioni a seguire dice molto di questi artisti e della loro musica, e un buon approfondimento può essere fatto attraverso il loro sito, spazio davvero completo:

A una delle mie domande relative alla tecnologia applicata alla musica emerge che… “I musicisti devono saper suonare, i cantanti cantare, gli ascoltatori devono sapere ascoltare…”. Questa corretta rigidità di compiti svanisce all’ascolto di Orsa Maggiore, perche ciò che si prova è la voglia di osare, di oltrepassare ciò che normalmente  ci è negato, appropriandoci di un mondo fatto non solo di musica e parole, ma anche di immagini, di storie e di storia, di tradizione, di mondo in movimento, avendo a volte la sensazione di conoscerne la direzione ma non il verso.
Ed ogni singolo episodio dell’album induce a forti riflessioni, che non possono non colpire chiunque abbia una testa per pensare.
Sullo sfondo qualcosa che ci sembra di aver sempre conosciuto, immaginato sepolto dall’incedere del tempo, e improvvisamente riscoperto in modo drammatico.
Sono rimasto molto colpito da un pensiero antico trovato nel sito, nella sezione “Visioni”, con in evidenza l’immagine di una TV in bianco e nero:
Occorre che la gente impari a non muoversi, a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi a rinunziare a quelli che ha.”

Luciano Bianciardi, La vita agra, 1962

Posizione estrema, condivisibile o meno, ma tutto ciò che il “Progetto Pane” in modo naturale sprigiona fa si che lo stimolo alla riflessione sia continuo.
Ciò appare in contraddizione col concetto “popolare” di musica, che nell’immaginario comune significa soprattutto momento di spensieratezza.
La musica dei “Pane “ non è per tutti, inutile sottolinearlo, soprattutto perché sarebbe davvero tempo sprecato usufruire di una proposta simile senza avere i mezzi per apprezzarla in toto.
Momenti di poesia e di “sociale”, avendo sempre l’impressione di percorre strade che non esistono più, zone della nostra infanzia ormai cancellate dal tempo, ricordi sempre vivi anche se riferiti a lustri fa, il tutto accompagnato da uno sfondo rock che mai come in questo caso definirei prog, visto il senso di dinamicità che, in forme diverse, è caratteristica della musica progressiva, mentre  il cantato si incastra perfettamente in questa atmosfera, tra impostazione teatrale e spontaneità.
Un album unico, imperdibile se si crede che la musica abbia bisogno di altri ingredienti di consolidamento. E ancora un volta mi ritrovo a pensare a come le forme didattiche possano essere trovate altrove, efficacemente, pescando un po’ qua e là, dove il materiale abbonda e dove mai nessuno ha il coraggio di guardare.





L’INTERVISTA


Seguendo le indicazioni trovate sul comunicato stampa sono arrivato al “Progetto Pane”. Qual è l’idea base e quali i contenuti e i conseguenti vostri intenti?


E’ una domanda curiosa… sembra rivolta ad una setta, un gruppo d’azione più che ad un gruppo musicale. Però è un’interessante visione.

L'idea base comunque è venuta pian piano delineandosi in qualche modo da sé e continua ad essere quella di perseguire la realizzazione di opere musicali capaci di contenere diversi piani di comunicazione (diverse narrative poetiche, romanzesche, storiche, musicali ovviamente...),  riconcependo la forma canzone e modellandola ai nostri scopi.


Trovandomi quotidianamente di fronte a nuovi album, mi capita di avere la percezione che le liriche siano un atto dovuto e la voce uno strumento-meraviglioso- in più. Ciò che ho letto nel booklet di “Orsa Maggiore” è un misto di poesia e  impegno sociale, avendo sempre la sensazione che sullo sfondo sia rappresentato un mondo antico. Ma sono solo le mie sensazione. Qual è in realtà la vostra filosofia musicale… quali le vostre linee guida?


Sfruttando la tua impressione, diciamo che ci piacerebbe portare la proiezione davanti allo sfondo. In questa frase un po' scura, in realtà si potrebbe trovare una nostra strana idea della storia... Un'idea che ci ritroviamo, piuttosto istintivamente, a prestare al discorso musicale.

La nostra “filosofia musicale”, se così possiamo dire, è fondamentalmente legata alla costruzione di un corpo musicale, un corpo canzone, dove ogni parte non sia accessoria, ma che ogni voce sappia partecipare allo spessore del canto. Infatti, se non “esplicitamente” chiesto dal brano, raramente inseriamo lunghi soli nei nostri brani. Questo specie di coralità di antica maniera diciamo, dovrebbe produrre un'armonia di differente natura di quella semplicemente musicale. Quello che vorremmo è che le nostre canzoni possano produrre, come dicevo prima, una polifonia narrativa.


Chi o che cosa è riuscito ad influenzarvi a tal punto da incanalarvi sulla via della musica? Esistono band o musicisti che considerate dei punti di riferimento?


Ovviamente, essendo cinque, ognuno di noi ha avuto la sua storia... chi più legato ad un genere, chi  ad un altro, chi derivante da una formazione e chi da altro. Tutte cose comunque inerenti lo stesso campo valoriale, che pure essendo molto ampio non riporta particolare fratture. E questa eterogeneità non può che essere una fortuna. Anche per quanto riguarda i punti di riferimento, non esiste una risposta univoca. Diciamo che delle convergenze possono trovarsi su una certa musica impressionista di primo novecento, sull’epica Rock, su una comune stima per il lavoro di Robert Wyatt su alcuni lavori dei CCCP e dei CSI.


Un domanda che faccio sempre riguarda le performance live. Che tipo di rapporto riuscite ad instaurare con il pubblico? Amate l’interazione?


Se non amassimo l'interazione non avrebbe senso esibirsi dal vivo. Nei nostri concerti cerchiamo sempre il rapporto con il pubblico, riuscendo spesso a realizzare delle bellissime zone di condivisione. Ne viene fuori una pienezza davvero emozionate per noi e crediamo anche per chi ci ascolta e osserva.


Perché di questi tempi è quasi impossibile vivere di sola musica? Crisi di talenti… di opportunità… o mercato “malato”?


Più che di una crisi di talenti, mi verrebbe da dire che una causa sia da cercare nell'esubero dei presunti tali. Questo eccesso produce una accumulazione indistinta di voci che il mercato non riesce a sfruttare se non a tempo determinato. Quindi sì, diciamo che è un mercato “malato”, con le reni cariche di tossine, seguendo questa linea clinica. Quindi, il mercato ha necessità di espellere gli eccessi, e questo lo spinge allo stesso tempo ad allargarsi (per sua natura preferisce estendersi che concentrarsi), finendo così per crearsi le condizioni per accogliere altri nuovi straordinari “talenti”, generatori di “capolavori”, imballati da professionisti costretti in spazi sempre più piccoli e in tempi sempre più brevi. Questa nebulosa satura di cellule morte non permette l'emersione di realtà veramente di valore. Tuttavia, quando una realtà musicale è sana, saprà con il tempo avere la meglio – quantomeno dal punto di vista artistico- sui tempi e sugli spazi limitati del mercato ufficiale.


Se dovessi dare un giudizio sullo stato attuale dell’espressione musicale d’impegno direi che l’esigenza è quella di esprimersi attraverso arti diverse che si mischiano e che vengono proposte sia in fase live che sul prodotto che si inserisce sul mercato. Parlo di unione di musica, letteratura, pittura, fotografia…  Come entra “Pane” in questo contesto?


Certo la contaminazione è un segno dei tempi, è necessaria se non connaturata alla nostra vita attuale. Potenzialmente siamo aperti a collaborazioni con altre forme d’arte, ma non amiamo forzare tempi e modi, attendiamo che si presentino occasioni interessanti e stimolanti. Volendo segnalare un nome, siamo molto legati all’opera pittorica di Valentina Carta, e proprio una riproduzione di un suo quadro è inserita nel libretto dell’Orsa. Al momento abbiamo cose in cantiere, ma ancora in forma embrionale per poterne parlare... vedremo.


Come vi ponete di fronte alle nuove tecnologie applicate alla musica? Siete aperti alle innovazioni?


I musicisti devono saper suonare, i cantanti cantare, gli ascoltatori devono sapere ascoltare. Speriamo che tutta questa innovazione tecnologica non ci faccia perdere di vista gli elementi necessari. Con uno sguardo sul suono siamo in realtà abbastanza legati al suono dei nostri strumenti. La tecnologia ci serve e la usiamo per amplificare il tutto e rendere l’insieme più godibile e comprensibile possibile. Per il resto lasciamo che il fiume della contemporaneità faccia il suo corso. 


Io credo che con qualche esempio più chiaramente spiegherò il mio concetto”. Questa è la frase di G. Galilei con cui inizia il viaggio guidato dall’ ORSA MAGGIORE. Qual è il vostro “concetto da spiegare”?


Partiamo da una premessa: Orsa Maggiore è strettamente legato al lavoro precedente, Tutta la dolcezza ai vermi, che con il disco d’esordio Pane del 2003 rappresentano una sorta di trilogia camminata e riflessa.

Nel 2003 ci siamo osservati come gruppo di amici, ragazzi in attività musicale. Anche se avevamo dietro già diversi anni di prove era la prima volta che ci confrontavamo con uno studio di registrazione e con noi stessi alla prova della registrazione. Ci siamo riconosciuti in quel primo disco. In Tutta la dolcezza ai vermi, l'osservazione – l'intenzione - è rivolta al basso, alla terra, alla rigenerazione che segue ogni compiersi di ciclo naturale. La dolcezza ai vermi, non è una dichiarazione pessimista verso le possibilità dell'uomo, come potrebbe essere colto ad una prima lettura, all'incontrario, vuole essere un atto forte di fiducia rivolto al prodotto di ogni rinascita, cioè al nuovo. L'osservazione (Galileo non è trafugato per caso...) del nuovo, questa dovrebbe essere la traduzione de “Tutta la dolcezza ai vermi”. Dopo il risorgimento, serve una direzione, un'Idea (cui da sempre la costellazione dell'Orsa Maggiore è associata). L'idea da seguire, sempre presente, così come sempre presente è l'Orsa nel nostro emisfero. Insomma, un invito ad alzare la testa, nel senso politico, civile e, comunque, nel senso che ognuno desidera assegnarvi.


Come funziona il vostro “gruppo di lavoro” in fase di realizzazione di nuova musica?


Proviamo molto affidandoci a lunghi cicli improvvisativi, ai quali partecipa in forma attiva, integrata e suggerente il testo. Ogni impressione, ogni evidenza, viene seguita e fermata, fino al momento che permette di iniziare la stesura di un arrangiamento e la canzone vera e propria.


Provate a disegnare un vostro sogno musicale, da realizzarsi entro tre anni.


Poter continuare - grazie alla fiducia e al sostegno di coloro che credono e crederanno in noi - il lavoro di stesura del nostro progetto e di poterlo proporre al più alto numero di persone possibile.






INFO

Testi, musiche e arrigiamenti: Pane eccetto: “Orsa Maggiore”( testo V. Maiakovski), “Samaria”(testo Gesualdo Bufalino),  “Cavallo”( testo liberamente adattato da “Item” tratto da “Ecchime” di Victor Cavallo.


Pane - Orsa Maggiore
ORSA MAGGIORE, è il terzo album ufficiale di Pane, formazione romana composta dal pianista Maurizio Polsinelli, il chitarrista Vito Andrea Arcomano, il batterista Ivan Macera, il flautista Claudio Madaudo e Claudio Orlandi alla voce.


Distribuzione:
VIDEORADIO Edizioni Musicali e Discografiche