“Orsa Maggiore” è il terzo album dei romani “Pane”.
Lo
scambio di opinioni a seguire dice molto di questi artisti e della loro musica,
e un buon approfondimento può essere fatto attraverso il loro sito, spazio
davvero completo:
A una delle mie domande relative alla tecnologia
applicata alla musica emerge che… “I musicisti devono saper suonare, i cantanti
cantare, gli ascoltatori devono sapere ascoltare…”. Questa corretta
rigidità di compiti svanisce all’ascolto di Orsa Maggiore, perche ciò che si
prova è la voglia di osare, di oltrepassare ciò che normalmente ci è negato, appropriandoci di un mondo fatto
non solo di musica e parole, ma anche di immagini, di storie e di storia, di
tradizione, di mondo in movimento, avendo a volte la sensazione di conoscerne
la direzione ma non il verso.
Ed ogni singolo episodio dell’album induce a
forti riflessioni, che non possono non colpire chiunque abbia una testa per
pensare.
Sullo sfondo qualcosa che ci sembra di aver
sempre conosciuto, immaginato sepolto dall’incedere del tempo, e
improvvisamente riscoperto in modo drammatico.
Sono rimasto molto colpito da un pensiero antico
trovato nel sito, nella sezione “Visioni”, con in evidenza l’immagine di una TV
in bianco e nero:
“Occorre che la gente impari a non muoversi,
a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi a
rinunziare a quelli che ha.”
Luciano Bianciardi, La vita agra, 1962
Posizione estrema, condivisibile o meno, ma tutto
ciò che il “Progetto Pane” in modo naturale sprigiona fa si che lo stimolo alla
riflessione sia continuo.
Ciò appare in contraddizione col concetto “popolare”
di musica, che nell’immaginario comune significa soprattutto momento di
spensieratezza.
La musica dei “Pane “ non è per tutti, inutile
sottolinearlo, soprattutto perché sarebbe davvero tempo sprecato usufruire di
una proposta simile senza avere i mezzi per apprezzarla in toto.
Momenti di poesia e di “sociale”, avendo sempre
l’impressione di percorre strade che non esistono più, zone della nostra
infanzia ormai cancellate dal tempo, ricordi sempre vivi anche se riferiti a
lustri fa, il tutto accompagnato da uno sfondo rock che mai come in questo caso
definirei prog, visto il senso di dinamicità che, in forme diverse, è
caratteristica della musica progressiva, mentre il cantato si incastra perfettamente in questa atmosfera, tra
impostazione teatrale e spontaneità.
Un album unico, imperdibile se si crede che la
musica abbia bisogno di altri ingredienti di consolidamento. E ancora un volta
mi ritrovo a pensare a come le forme didattiche possano essere trovate altrove,
efficacemente, pescando un po’ qua e là, dove il materiale abbonda e dove mai
nessuno ha il coraggio di guardare.
L’INTERVISTA
Seguendo
le indicazioni trovate sul comunicato stampa sono arrivato al “Progetto Pane”.
Qual è l’idea base e quali i contenuti e i conseguenti vostri intenti?
E’
una domanda curiosa… sembra rivolta ad una setta, un gruppo d’azione più che ad
un gruppo musicale. Però è un’interessante visione.
L'idea
base comunque è venuta pian piano delineandosi in qualche modo da sé e continua
ad essere quella di perseguire la realizzazione di opere musicali capaci di
contenere diversi piani di comunicazione (diverse narrative poetiche,
romanzesche, storiche, musicali ovviamente...), riconcependo la
forma canzone e modellandola ai nostri scopi.
Trovandomi
quotidianamente di fronte a nuovi album, mi capita di avere la percezione che
le liriche siano un atto dovuto e la voce uno strumento-meraviglioso- in più.
Ciò che ho letto nel booklet di “Orsa Maggiore” è un misto di poesia
e impegno sociale, avendo sempre la sensazione che sullo sfondo sia
rappresentato un mondo antico. Ma sono solo le mie sensazione. Qual è in realtà
la vostra filosofia musicale… quali le vostre linee guida?
Sfruttando
la tua impressione, diciamo che ci piacerebbe portare la proiezione davanti
allo sfondo. In questa frase un po' scura, in realtà si potrebbe trovare una
nostra strana idea della storia... Un'idea che ci ritroviamo, piuttosto
istintivamente, a prestare al discorso musicale.
La
nostra “filosofia musicale”, se così possiamo dire, è fondamentalmente legata
alla costruzione di un corpo musicale, un corpo canzone, dove ogni parte non
sia accessoria, ma che ogni voce sappia partecipare allo spessore del canto.
Infatti, se non “esplicitamente” chiesto dal brano, raramente inseriamo lunghi
soli nei nostri brani. Questo specie di coralità di antica maniera diciamo,
dovrebbe produrre un'armonia di differente natura di quella semplicemente
musicale. Quello che vorremmo è che le nostre canzoni possano produrre, come
dicevo prima, una polifonia narrativa.
Chi o
che cosa è riuscito ad influenzarvi a tal punto da incanalarvi sulla via della
musica? Esistono band o musicisti che considerate dei punti di riferimento?
Ovviamente,
essendo cinque, ognuno di noi ha avuto la sua storia... chi più legato ad un
genere, chi ad un altro, chi derivante da una formazione e chi da altro.
Tutte cose comunque inerenti lo stesso campo valoriale, che pure essendo molto
ampio non riporta particolare fratture. E questa eterogeneità non può che
essere una fortuna. Anche per quanto riguarda i punti di riferimento, non
esiste una risposta univoca. Diciamo che delle convergenze possono trovarsi su
una certa musica impressionista di primo novecento, sull’epica Rock, su una
comune stima per il lavoro di Robert Wyatt su alcuni lavori dei CCCP e dei CSI.
Un
domanda che faccio sempre riguarda le performance live. Che tipo di rapporto
riuscite ad instaurare con il pubblico? Amate l’interazione?
Se
non amassimo l'interazione non avrebbe senso esibirsi dal vivo. Nei nostri
concerti cerchiamo sempre il rapporto con il pubblico, riuscendo spesso a
realizzare delle bellissime zone di condivisione. Ne viene fuori una pienezza
davvero emozionate per noi e crediamo anche per chi ci ascolta e osserva.
Perché
di questi tempi è quasi impossibile vivere di sola musica? Crisi di talenti… di
opportunità… o mercato “malato”?
Più
che di una crisi di talenti, mi verrebbe da dire che una causa sia da cercare
nell'esubero dei presunti tali. Questo eccesso produce una accumulazione
indistinta di voci che il mercato non riesce a sfruttare se non a tempo
determinato. Quindi sì, diciamo che è un mercato “malato”, con le reni cariche
di tossine, seguendo questa linea clinica. Quindi, il mercato ha necessità di
espellere gli eccessi,
e questo lo spinge allo stesso tempo ad allargarsi (per sua natura preferisce
estendersi che concentrarsi), finendo così per crearsi le condizioni per
accogliere altri nuovi straordinari “talenti”, generatori di “capolavori”,
imballati da professionisti costretti in spazi sempre più piccoli e in tempi
sempre più brevi. Questa nebulosa satura di cellule morte non permette
l'emersione di realtà veramente di valore. Tuttavia, quando una realtà musicale
è sana, saprà con il tempo avere la meglio – quantomeno dal punto di vista
artistico- sui tempi e sugli spazi limitati del mercato ufficiale.
Se
dovessi dare un giudizio sullo stato attuale dell’espressione musicale
d’impegno direi che l’esigenza è quella di esprimersi attraverso arti diverse
che si mischiano e che vengono proposte sia in fase live che sul prodotto che
si inserisce sul mercato. Parlo di unione di musica, letteratura, pittura,
fotografia… Come entra “Pane” in questo contesto?
Certo
la contaminazione è un segno dei tempi, è necessaria se non connaturata alla
nostra vita attuale. Potenzialmente siamo aperti a collaborazioni con altre
forme d’arte, ma non amiamo forzare tempi e modi, attendiamo che si presentino
occasioni interessanti e stimolanti. Volendo segnalare un nome, siamo molto
legati all’opera pittorica di Valentina Carta, e proprio una riproduzione di un
suo quadro è inserita nel libretto dell’Orsa. Al momento abbiamo cose in
cantiere, ma ancora in forma embrionale per poterne parlare... vedremo.
Come vi
ponete di fronte alle nuove tecnologie applicate alla musica? Siete aperti alle innovazioni?
I
musicisti devono saper suonare, i cantanti cantare, gli ascoltatori devono
sapere ascoltare. Speriamo che tutta questa innovazione tecnologica non ci
faccia perdere di vista gli elementi necessari. Con uno sguardo sul suono siamo
in realtà abbastanza legati al suono dei nostri strumenti. La tecnologia ci
serve e la usiamo per amplificare il tutto e rendere l’insieme più godibile e
comprensibile possibile. Per il resto lasciamo che il fiume della
contemporaneità faccia il suo corso.
”Io
credo che con qualche esempio più chiaramente spiegherò il mio concetto”.
Questa è la frase di G. Galilei con cui inizia il viaggio guidato
dall’ ORSA MAGGIORE. Qual è il vostro “concetto da spiegare”?
Partiamo
da una premessa: Orsa Maggiore è strettamente legato al lavoro
precedente, Tutta la dolcezza ai vermi, che con il disco
d’esordio Pane del 2003 rappresentano una sorta di trilogia
camminata e riflessa.
Nel
2003 ci siamo osservati come gruppo di amici, ragazzi in attività musicale.
Anche se avevamo dietro già diversi anni di prove era la prima volta che ci
confrontavamo con uno studio di registrazione e con noi stessi alla prova della
registrazione. Ci siamo riconosciuti in quel primo disco. In Tutta la
dolcezza ai vermi, l'osservazione – l'intenzione - è rivolta al basso, alla
terra, alla rigenerazione che segue ogni compiersi di ciclo naturale. La dolcezza
ai vermi, non è una dichiarazione pessimista verso le possibilità
dell'uomo, come potrebbe essere colto ad una prima lettura, all'incontrario, vuole
essere un atto forte di fiducia rivolto al prodotto di ogni rinascita, cioè al
nuovo. L'osservazione (Galileo non è trafugato per caso...) del nuovo, questa
dovrebbe essere la traduzione de “Tutta la dolcezza ai vermi”. Dopo il
risorgimento, serve una direzione, un'Idea (cui da sempre la costellazione
dell'Orsa Maggiore è associata). L'idea da seguire, sempre presente, così come
sempre presente è l'Orsa nel nostro emisfero. Insomma, un invito ad alzare la
testa, nel senso politico, civile e, comunque, nel senso che ognuno desidera
assegnarvi.
Come
funziona il vostro “gruppo di lavoro” in fase di realizzazione di nuova musica?
Proviamo
molto affidandoci a lunghi cicli improvvisativi, ai quali partecipa in forma
attiva, integrata e suggerente il testo. Ogni impressione, ogni evidenza, viene
seguita e fermata, fino al momento che permette di iniziare la stesura di un
arrangiamento e la canzone vera e propria.
Provate
a disegnare un vostro sogno musicale, da realizzarsi entro tre anni.
Poter
continuare - grazie alla fiducia e al sostegno di coloro che credono e
crederanno in noi - il lavoro di stesura del nostro progetto e di poterlo
proporre al più alto numero di persone possibile.
INFO
Testi, musiche e arrigiamenti: Pane eccetto: “Orsa
Maggiore”( testo V. Maiakovski), “Samaria”(testo Gesualdo
Bufalino), “Cavallo”( testo liberamente
adattato da “Item” tratto da “Ecchime” di Victor Cavallo.
Pane - Orsa Maggiore
ORSA MAGGIORE, è il terzo album ufficiale di
Pane, formazione romana composta dal pianista Maurizio Polsinelli, il chitarrista Vito Andrea Arcomano, il batterista Ivan Macera, il flautista Claudio
Madaudo e Claudio Orlandi alla
voce.
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