La mia amica Scilla
Prog, mi ha ricordato con un suo articolo che un paio di giorni fa, il 24
novembre, ricorreva l’anniversario della morte di Freddy Mercury. Sono già passati 20 anni e mi sembra ieri
quando, nel corso di un volo Madrid-Milano, leggevo la drammatica notizia.
Utilizzo un vecchio post per ripercorrere la strada di
Freddy.
Freddie Mercury (Stone Town, Zanzibar, Tanzania, 5 settembre 1946 -
Londra, Inghilterra, 24 novembre 1991), pseudonimo di Farrokh Bulsara, è stato
uno dei più grandi cantanti rock di tutti i tempi.
Britannico
di origine indiana, raggiunse una fama internazionale incredibile come leader
del celebre e ormai mitico gruppo britannico Queen.
Figlio
di Jer e Bomi Bulsara, il padre era un funzionario inglese di origine Parsi
(una comunità di antica stirpe persiana residente in alcune zone dell’India e
praticante un derivato dell’antica religione Zoroastriana).
Freddie, nato a Stone Town, Zanzibar, si ritrovò a
svolgere gli studi a Panchagani (Bombay), presso la Saint Peter’s Boarding
School.
Ottimo studente dotato di un notevole talento
artistico (era un ottimo disegnatore), Freddie eccelse anche nello sport: fu
infatti un abile velocista e un discreto pugile, raggiungendo buoni risultati
anche in altre discipline sportive come l’hockey su ghiaccio, il cricket e il
tennis da tavolo. Questo comunque non gli impedì di farsi notare per la
passione musicale che già nutriva; infatti dopo che il preside ne parlò con i
genitori, Freddie prese parte alla classe di musica, entrando nel coro della
scuola e imparando a suonare il pianoforte.
Fu nella scuola che frequentava che, nel 1958,
nacquero gli Hectics, dei quali Freddie era il pianista.
Nel 1962, finalmente il futuro capo carismatico dei
Queen termina gli studi e riabbraccia la famiglia a Zanzibar.
Soltanto due anni più tardi dovranno abbandonare
l’isola, a causa dell’instabilità politica per trasferirsi in Inghilterra.
L’Inghilterra poteva soddisfare la sua passione per
l’arte, così mentre occupava le vacanze con dei lavoretti all’aeroporto di
Londra Heathrow, concentrava la sua attenzione sulla pittura e sul design.
Nel 1966 si iscrive alla scuola d’arte di Ealing e i
suoi studi in illustrazione, grafica e design sono accompagnati dalla passione
per Jimi Hendrix e per il suo idolo: John Lennon.
Il suo gruppo preferito sono The Jacksons.
Suo compagno di scuola in quel periodo fu Tim
Staffell, bassista e cantante degli Smile, completati da Roger Taylor alla
batteria e Brian May alla chitarra. Conobbe anche Cris Smith con il quale
incominciò a scrivere canzoni.
Terminò gli studi accademici nel giugno del 1969.
Nello stesso anno si unirà agli Ibex di Liverpool,
mentre lavora presso alcuni periodici di Kensington; gli Ibex cambieranno nome
in Wreckage, ma si scioglieranno con l’arrivo degli anni settanta, che vedranno
Freddie raccogliere un annuncio dei Sour Milk Sea che cercavano il cantante.
In sala prove restano impressionati dalla voce di
Freddie Bulsara, e partono per Oxford dove ci sono alcuni concerti ad
attenderli. Dopo questa esperienza deciderà di seguire la band dell’amico Tim
Staffell, dando alcuni consigli su come fare i concerti; dopo non molto Tim
Staffell accetterà un’ottima proposta in un altro gruppo lasciando così gli
Smile.
Freddie - che condivideva una bancarella di abiti
usati con Roger Taylor - accoglie l’invito dell’amico e sostituisce Tim
Staffell negli Smile, ai quali cambierà nome in Queen; cambierà anche il suo in
Freddie Mercury, in onore di Mercurio, il messaggero degli dei.
Durante questo periodo conosce e si innamora di Mary
Austin (con la quale convivrà per sei anni).
Nel 1971, Freddie opta per John Deacon come bassista;
la scelta si rivelerà favorevole per il successo del gruppo.
Sul palco, Mercury si esibiva con gestualità teatrale
incantando il pubblico, trascinato da un personaggio tanto carismatico.
La sua carriera musicale lo vede al centro
dell’attenzione di tutto e tutti, media compresi. Sebbene sul palco Freddie si
mostrasse come una persona spregiudicata e energica, lontano dalla luci dei
riflettori era una persona timida e riservata.
Nel 1980, un’altra importante svolta nella sua
carriera musicale e nella sua vita privata. Freddie, probabilmente conscio di
non essere totalmente eterosessuale, trasforma il suo rapporto di amore e
passione con Mary Austin in un rapporto di amore fraterno.
Si mostrerà al pubblico con un look vistosamente
differente, capelli corti e baffi secondo il look detto “clone”, come a segnare
una rottura con il passato.
Il 1981, sarà un anno di transizione, la vita pazza e
sregolata di Monaco mette a dura prova la sua persona e alcune sue amicizie.
Il 29 aprile 1985 esce il primo album solista di
Freddie, Mr. Bad Guy (titolo in riferimento a se stesso).
L’opera lasciò dubbiosa la stampa, anche per il fatto
che si trattava di un mix di elementi musicali eterogenei.
Il disco si ricorda per canzoni comunque belle e
importanti quali Made in Heaven (che ritroveremo nell’omonimo disco del 1995
dei Queen, in versione diversa) e la title-track.
Dopo questa parentesi solistica, tornò a lavorare sul
progetto Queen, vivendo liberamente la propria omosessualità, spesso schernendo
gli intervistatori che gli chiedevano se fosse gay, a volte negando e altre
volte ammiccando e dicendo frasi come “sono gay
come una giunchiglia”; insomma non ammise mai apertamente di essere
omosessuale, ma non fece nulla per smentirlo. Arrivò addirittura a girare un
videoclip in cui lui e tutti i componenti dei Queen apparivano provocatoriamente
travestiti da donne (sebbene la proposta originale fu di Roger Taylor, il
batterista, da un’idea della sua ragazza, cfr. Gunn-Jenkins 1992 “Queen la
biografia ufficiale” pg.188), smentendo però la connotazione omosessuale del
video con questa frase: “Ma il travestimento
del video di “I Want to Break Free” non è affatto una dichiarazione di
appartenenza gay. Se avessi fatto una cosa del genere, la gente si sarebbe
messa a sbadigliare. Mio Dio, guarda Freddie che dice di essere gay perché è
una cosa di moda.”
Tuttavia il Freddie Mercury vero era quello del
palcoscenico, autore di successi musicali che superano tempo e culture
differenti, quello che accolse la sfida di produrre la colonna sonora di
Highlander (oltre che di Flash Gordon di Dino De Laurentiis), e che cantò con
Montserrat Caballé.
Nel 1987, appunto, esce "Barcelona",
famosissimo duetto con la soprano Montserrat Caballé, un disco per molti versi
innovativo che per la prima volta unisce il rock all’opera (strada che verrà
seguita da Luciano Pavarotti e altri in seguito). La title-track diventa inno
ufficiale dei giochi olimpici di Barcellona 1992 .
Freddie aveva ormai abbandonato la sua vita ricca di
eccessi. Difatti non partecipò più a concerti live, dicendo che un uomo di 40
anni non poteva saltare con una calzamaglia indosso, non volendo dichiarare
pubblicamente di avere l’AIDS; alcune testate scandalistiche cominciavano a
sospettare che qualcosa non andasse.
Si fecero sempre più rare le apparizioni pubbliche,
quasi nulle, ed egli visse sempre più nella sua villa a Kensington. Freddie
nascose il terribile segreto della sua malattia anche agli altri membri dei
Queen, per evitare che si potessero preoccupare per lui, impedendogli di
cantare.
Il canto, infatti, era la cosa che più gli dava
sollievo, e così dall’Inghilterra si trasferì in Svizzera a Montreux, dove
acquistò un’appartamento, e dove incise alcune tra le più intense canzoni dei
Queen.
Cantò quasi fino alla fine, fece l’impossibile per i
suoi fan, spesso, facendosi pregare di smettere dagli altri componenti del
gruppo, ma la musica e l’amore della gente erano le cose più importanti per
lui. Memorabile la sua ultima apparizione in pubblico nel video della canzone
“These are the days of our lives” del suo ultimo album Innuendo: Freddie appare
in uno stato a dir poco pietoso: è molto dimagrito, ha le occhiaie, veste
elegante e non porta più i suoi celebri baffi.
Rientrò in Inghilterra pochi mesi prima della fine,
per stare vicino ai suoi cari. Solo 24 ore prima dell’annuncio della sua morte
era stato diffuso un comunicato stampa con l’ammissione di avere l’AIDS.
Il sipario cala alle 18:48 di domenica 24 novembre
1991.
Muore nella sua casa ed il suo corpo, cremato, è
conservato dalla famiglia (un’altra tesi ritiene le ceneri disperse nel lago di
Ginevra, davanti alla “sua” Montreux).
Il suo funerale ebbe luogo in forma privata secondo le
usanze zoroastriane.
Il 20 aprile 1992 a Londra si tiene il Freddie Mercury
Tribute Concert.
Freddie Mercury è ricordato a Montreux con una statua
in bronzo che si affaccia sul lago.
Ogni anno, dal 2003, in settembre, nella cittadina
svizzera ha luogo il Freddie Mercury Memorial Day: centinaia di fan possono
prendere diretto contatto con gli ambienti che furono di Mercury e compagni
durante il lungo soggiorno svizzero, dalla famosissima “Duckhouse” (la casetta
sul lago della copertina di Made In Heaven), ai Mountain Studios dove i Queen
diedero vita a diversi progetti.
Il 16 novembre 1992 esce a quasi un anno dalla sua
morte il The Freddie Mercury Album,
una raccolta delle sue canzoni più famose da singolo, come Living On My Own,
Barcelona e The Great Pretender.
Nel 2000 esce il Freddie Mercury Solo Collection, un
box-set contenente 10 CD (Mr. Bad Guy, Barcelona, The Great Pretender più altri
CD con sessioni di canzoni mai rilasciate ufficialmente) e 2 DVD: The Untold
Story e The Video Collection; il primo è un documentario sulla vita di Freddie;
il secondo è una raccolta dei suoi video.
Il 4 settembre 2006 viene rilasciata la più grande
raccolta mai fatta in sua memoria: Lover of Life, Singer of Songs - The Very
Best of Freddie Mercury Solo, 2 CD e 2 DVD per onorare quello che sarebbe stato
il 60° compleanno dell’indimenticato frontman dei Queen.
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