Senza Rete si configura come un'opera
radicalmente sperimentale e fieramente di nicchia, che rinuncia
intenzionalmente alle lusinghe del mercato musicale mainstream. Il titolo
stesso evoca un senso di rischio e di totale esposizione, un richiamo a
confrontarsi con la realtà senza filtri né protezioni.
Concettualmente, l'opera si inserisce in una tradizione di
critica intellettuale che in Italia trova il suo parallelo più diretto
nell'eredità del Teatro Canzone di artisti come Giorgio Gaber, per la sua
critica radicale all'omologazione e l'uso del linguaggio come strumento di
risveglio. Stilisticamente, l'integrazione di Avant-garde e Rock Progressivo
Italiano (RPI) lo colloca idealmente nella scia dei progetti storici più
concettuali (come le prime opere degli Area o certi approcci di Franco Battiato).
Nota: le analogie con queste figure storiche non vogliono
suggerire una dipendenza stilistica, ma rappresentano piuttosto quel "profumo
di..." che, a tratti, si avverte nell'ascolto: un'eco lontana di
un'attitudine o di una tensione creativa già esplorata, ora rielaborata in
chiave assolutamente personale.
È un'opera che, secondo gli autori stessi, rappresenta un veemente atto d'accusa e un "grido" contro la massificazione culturale e l'appiattimento del pensiero imposto dalla società contemporanea. L'album non si limita a un commento, ma si erge a vero e proprio manifesto filosofico-artistico.
Il compositore e tastierista Mirko
Jymi dipinge un paesaggio sonoro
eclettico, attingendo alla sua vasta esperienza che spazia dal Dark Ambient e Avant-garde
fino al Jazz e al Progressive. Le musiche non sono semplici sottofondi, ma vere
e proprie architetture emotive che amplificano l'intensità del testo.
L'elemento a sorpresa è la partecipazione di musicisti brasiliani. Questa fusione genera una tensione dinamica unica: la cupezza e l'astrazione delle atmosfere elettroniche e jazzistiche si scontrano o si fondono con la ricchezza ritmica tipica della musica sudamericana, creando un "oltre" musicale che evade qualsiasi facile categorizzazione, fornendo la colonna sonora per questo "film poetico".
Il ruolo di Gianni Venturi è centrale: l'album è strutturato come un "film
poetico" narrato attraverso la sua voce. La sua "cadenza
narrativa" è diretta, aspra e priva di compromessi.
Venturi utilizza la parola come uno strumento chirurgico per dissezionare le ipocrisie della comunicazione moderna e le incongruenze politiche, religiose e sociali. I suoi versi non cercano rassicurazione; al contrario, instillano un senso di acuta consapevolezza e un pessimismo lucido, derivato da una profonda osservazione della condizione umana. L'ascoltatore è costretto a riflettere sul significato autentico delle parole, spogliate di ogni retorica vuota.
"Senza Rete" è un'opera che richiede un ascolto attivo e non convenzionale. Non cerca di piacere, ma di scuotere. È un progetto di coraggiosa integrità artistica che unisce la sofisticata ricerca sonora di Mirko Jymi con la tagliente e disperata poesia di Gianni Venturi. È consigliato a chi cerca musica che vada oltre il puro intrattenimento, proponendo una esperienza immersiva e concettuale che resiste all'omologazione con orgoglio, rivendicando la propria identità di "nicchia nella nicchia".
Brevi Profili degli Autori
Mirko Jymi (compositore e tastierista)
Mirko Jymi è un musicista e compositore noto per la sua vastissima cultura musicale. La sua carriera è caratterizzata da una curiosità onnivora che lo ha portato a esplorare e padroneggiare generi complessi e interconnessi, tra cui il Jazz, il Rock Progressivo, la Fusion, la Bossa Nova, e l'Ambient. La sua esperienza gli consente di muoversi agilmente tra arrangiamenti ricchi e atmosfere astratte, creando tappeti sonori che sono allo stesso tempo tecnicamente sofisticati e profondamente evocativi.
Gianni Venturi (poeta, narratore e artista sperimentale)
Gianni Venturi è una figura di spicco nel panorama della sperimentazione musicale e poetica italiana, con un'attività che si concentra in particolare nell'ambito Progressivo e Avant-garde. È conosciuto per la sua militanza in progetti concettuali e di rottura come Altare Thotemico e la Banda Venturi. La sua cifra stilistica è la narrazione schietta e concettuale, spesso intrisa di un tono disincantato e critico. L'approccio di Venturi in "Senza Rete" è il culmine di una carriera dedicata a utilizzare la parola non solo per comunicare, ma per interrogare, sfidare e graffiare la superficie delle convenzioni sociali e linguistiche.


