Cerry Five-Fotografia di Enrico Rolandi
La terza edizione del FIM,
Fiera Internazionale della Musica, è
terminata, e come sempre accade provo a tracciare un minimo di storia
strettamente legata alla parte musicale che ho vissuto in prima persona, quindi
una sezione piccolissima di ciò che in realtà è avvenuto.
Contrariamente ai due anni precedenti il mio impegno
sul palco del Prog si è ridotto di un terzo, per effetto del contenimento delle
ore dedicate al filone (in questo caso solo la domenica), e ho quindi passato i
primi due giorni in discreta libertà, salvo alcune interviste realizzate per MA1 TV.
Ho assistito ad un’altra kermesse dalle dimensioni
faraoniche, con un polo di soddisfatti (fruitori della musica e addetti ai
lavori) ed un altro costituito da delusi, ma non posseggo una visione globale
che mi permette di tranciare giudizi obiettivi e mi limito a descrivere ciò che
ho visto e ascoltato, certo di aver perso molto nel passaggio tra i vari “live”.
Il “mio” palco era quello VERDE, nei primi due giorni
a disposizione della musica Metal, novità del FIM. Ultimo giorno dal colore
Prog. Direttore artistico, come sempre, Massimo
Gasperini della Black Widow.
Avendo poche possibilità di catturare testimonianze
video, ho catturato tre momenti rappresentativi, uno per ogni giornata.
Dovendo scegliere un criterio ho optato per tre FIM AWARD-PREMIO ALLA CARRIERA che,
trattandosi del palco “Rock”, erano destinati a Joe Lynn Turner, Ken Hensley e Bernardo
Lanzetti.
Statuetta anche per gli UT
NEW TROLLS, i penultimi ad esibirsi.
Lascio quindi che siano le immagini a parlare,
soprattutto per le performance dei due “stranieri” che hanno scatenato
l’entusiasmo del pubblico, per effetto di un passato storico importante che
improvvisamente ritornava tra i presenti.
Nel caso di Lynn
Turner il nome viene accostato a Deep
Purple, Raimbow, Malmsteen e Cher, e le doti canore e di trascinatore appaiono
intatte su di un palco dove il “genovese” Claudio Cinquegrana -dopo due giorni
in replica con gli UT- si esalta e da dimostrazione di tecnica miscelata a
fantasia.
Questo il momento della premiazione e di parte
dell’esibizione.
Per il sabato ho scelto l’intervento di Ken Hensley accompagnato dai Wonderworld, in bilico tra l’italianità
di Roberto Tiranti e la musicalità
norvegese.
Fa un certo effetto vedere ancora in pista una delle
colonne portanti degli Uriah Heep, band in auge nel primi ’70, sempre un po’ in
ombra al cospetto della nobiltà dell’epoca, ma sicuro punto di riferimento per
un certo tipo di rock, tra progressive, dark e hard.
E per non smentirsi Hensley -che gigioneggia sul ruolo
di “più bravo tastierista” e “Leggenda del Rock”, scritto sul premio a lui
consegnato- parte con un lungo pezzo all’hammond, sino all’integrazione
perfetta con il resto del supergruppo, come il video a seguire potrà
dimostrare.
E veniamo alla giornata di domenica, che per quanto
riguarda il Palco Verde prevede una
scaletta molto ricca: di certo non è mancata la qualità.
Rispetto al passato, il service di Riky Pelle propone 30 minuti di
soundcheck tra un set e l’altro, e questo procura interessanti flussi
migratori, che allontanano gli spettatori in assenza di musica -ma in presenza
di un caldo osceno!- e che riportano l’audience attorno al palco al ritorno dei
primi segnali sonori.
Si parte ad un orario “difficile” le 13, con i FEM.
La conseguenza dell’essere apripista è la mancanza di
un pubblico adeguato, perché la band è davvero da ascoltare. Propongono parti
del nuovo album e uno stralcio dell’EP Epsylon,
disco che per un’estate intera mi
ha fatto sognare.
La presenza di un frontman come Scream garantisce,
oltre alla qualità vocale, anche la giusta presenza scenica e alla fine il
risultato della perfomance risulterà estremamente positivo.
Non conoscevo i veronesi LOGOS,
una band arrivata al terzo disco e che ripropone la solennità della musica
progressiva.
Qualcuno pochi giorni fa mi chiedeva se riesco a
trovare ancore le emozioni di un tempo ascoltando band di ultima generazione…
la risposta è sì, e d’ora in poi posso annoverare tra queste i LOGOS.
Che dire dei mitici Cherry
Five!
Antonio Tarantini e Carlo Bordini ritornano dopo
qurant’anni con l’aggiunta di una nuova linfa, con l’aiuto della quale
realizzano un nuovo album, “Il Pozzo dei
Giganti”, presentato proprio nell’occasione e disponibile in fiera in
numero limitato e numerato, 100 pezzi. Seguirà una normale distribuzione che
comprenderà, ovviamente, il formato vinile.
Prima dell’esibizione una persona vicina alla band mi
raccontava della sua emozione derivante dall’ascolto di questo nuovo lavoro, e
a sentirli sul palco il concetto espresso ha preso luce e chiarezza per
chiunque si fosse trovato nei paraggi: grande sound e fantastiche idee!
Arriva poi il momento di Bernardo
Lanzetti e della Beggar’s
Farm, di cui ho già diffusamente parlato in altro spazio:
Grande set, con un excursus sul panorama antico e
importante del prog, dalla PFM al BANCO, passando per i Genesis.
Super la Beggar’s Farm, anche se pesa, soprattutto
emotivamente, l’assenza di Franco
Taulino, impegnato in questo momento in una battaglia personale molto più
difficile: a lui tutti i migliori auguri possibili.
Anche per Lanzetti premio alla carriera ed uno scorcio
di filmato, quella Seven Stones, che
i Genesis fecero una sola volta dal vivo, guarda caso proprio a Genova, nel
tour del ’72.
E venne il momento dell’ELP
Tribute Project di Mauro
Aimetti.
Anche in questo caso la musica incontra la storia e le
emozioni si accumulano.
Nel corso dell’intervista a fine esibizione ho
ricordato a Mauro come il palasport alle nostre spalle, a non più di cento
metri avesse ospitato, nel 1973, un concerto di ELP a cui partecipai, quando
ero un… bambino.
Parlo di molti anni fa, ma la musica di Emerson Lake
& Palmer tramortisce ancora, e il gruppo visto sul palco -un’ora tutta di
filato- ha saputo riportare il pubblico nel passato, presentando sfumature che
hanno colpito nel segno.
In questa cura del dettagli vorrei inserire anche
l’impugnatura delle bacchette di Oscar
Abelli, uguale a quella utilizzata da Carl Palmer,
modus non troppo diffuso tra strumentisti che per DNA devono massacrare le
pelli!
Il penultimo gruppo ad esibirsi gioca in casa: gli UT NEW TROLLS.
Anche per loro premio alla carriera e anche per loro
allego un fresco commento di Daniele Raimondi, che ben analizza il momento
magico:
Il segreto degli UT credo risieda nella commistione
tra la sacralità indiscussa di giganti come Gianni Belleno e Maurizio
Salvi e la “gioventù del resto del team, con un travaso di entusiasmo e
competenze che viaggia nei due sensi, con un continuo ricaricarsi vicendevole
che entusiasma pubblico e palco all’unisono.
Tra pochi giorni saranno nuovamente on stage, nei
paraggi (Carcare, SV), e nell’occasione proverò a raccontare in modo specifico
il loro concerto.
Si chiude con i Goblin
Rebirth, con i pilastri Fabio
Pignatelli e Agostino Marangolo.
Siamo attorno alle 23, il pubblico potrebbe dare segni
di stanchezza, ma bastano una spruzzata di miele musicale e le api arrivano con
rapidità… impossibile mancare l’occasione!
La sensazione è quella che la musica dei Goblin, con
tutte le possibili diramazioni reali ed etimologiche, sopravviva ad ogni
cambiamento di formula o line up, perché l’atmosfera che riescono a creare
oltrepassa il genere e l’etichetta, e diventa un evento da vivere appieno. La
musica che amiamo ha peculiarità positiva sia nella versione studio che in
quella dal vivo, ma la band che ha chiuso il 3° Riviera Prog Festival ha la
capacità di catapultare lo spettatore sensibile in una dimensione unica, tanto
che un loro concerto può essere considerato un’esperienza. Grandissimi!
Tra un cambio set e l’altro c’è stato modo di
raccontare storie legate a nuovi libri, il tutto mentre era in corso la diretta
di Yastaradio condotta da Dalse.
Sul palco anche 2/6 di Delirium (Vandresi e Corvaglia) per raccontare i recenti
successi al Prog Sud (e in RAI!) ma soprattutto per presentare l’uscita del
nuovo album, L’era della menzogna, di
cui mi occuperò diffusamente quanto prima.
Ospiti anche gli SPETTRI
con un disco nuovissimo, 2973-MMCMLXXIII
La nemica dei ricordi, che vede come ospite Elisa Montaldo, anche
lei presente, e anche di questo argomento parlerò appena possibile.
Anche io ho salutato qualcuno dal palco, e per farlo
ho aspettato di essere in mezzo a Salvi e Belleno, perché era in occasione di
un concerto estivo degli UT, all’Arena del Mare, un paio di anni fa, che nel
backstage ero accompagnato dal genovese, di adozione, Antonio Scalise, un altro appassionato di musica dal..
microfono facile. Pochi giorni fa, sentendo la voglia di salutarlo, sono
entrato nella sua pagina e ho scoperto che era mancato a gennaio. Che dire… in
un mondo in cui si viaggia sull’informazione in tempo reale le cose importanti
a volte sfuggono, e di questo non si può certo gioire.
Anche il FIM 2015 è alle spalle e, forse, si pensa già
al futuro!
Il cronistapresentatore