martedì 19 maggio 2015

Un pò di Palco Verde del FIM...

Cerry Five-Fotografia di Enrico Rolandi

La terza edizione del FIM, Fiera Internazionale della Musica, è terminata, e come sempre accade provo a tracciare un minimo di storia strettamente legata alla parte musicale che ho vissuto in prima persona, quindi una sezione piccolissima di ciò che in realtà è avvenuto.
Contrariamente ai due anni precedenti il mio impegno sul palco del Prog si è ridotto di un terzo, per effetto del contenimento delle ore dedicate al filone (in questo caso solo la domenica), e ho quindi passato i primi due giorni in discreta libertà, salvo alcune interviste realizzate per MA1 TV.
Ho assistito ad un’altra kermesse dalle dimensioni faraoniche, con un polo di soddisfatti (fruitori della musica e addetti ai lavori) ed un altro costituito da delusi, ma non posseggo una visione globale che mi permette di tranciare giudizi obiettivi e mi limito a descrivere ciò che ho visto e ascoltato, certo di aver perso molto nel passaggio tra i vari “live”.
Il “mio” palco era quello VERDE, nei primi due giorni a disposizione della musica Metal, novità del FIM. Ultimo giorno dal colore Prog. Direttore artistico, come sempre, Massimo Gasperini della Black Widow.
Avendo poche possibilità di catturare testimonianze video, ho catturato tre momenti rappresentativi, uno per ogni giornata.
Dovendo scegliere un criterio ho optato per tre FIM AWARD-PREMIO ALLA CARRIERA che, trattandosi del palco “Rock”, erano destinati a Joe Lynn Turner, Ken Hensley e Bernardo Lanzetti.
Statuetta anche per gli UT NEW TROLLS, i penultimi ad esibirsi.
Lascio quindi che siano le immagini a parlare, soprattutto per le performance dei due “stranieri” che hanno scatenato l’entusiasmo del pubblico, per effetto di un passato storico importante che improvvisamente ritornava tra i presenti.
Nel caso di Lynn Turner il nome viene accostato a Deep Purple, Raimbow, Malmsteen e Cher, e le doti canore e di trascinatore appaiono intatte su di un palco dove il “genovese” Claudio Cinquegrana -dopo due giorni in replica con gli UT- si esalta e da dimostrazione di tecnica miscelata a fantasia.
Questo il momento della premiazione e di parte dell’esibizione.


Per il sabato ho scelto l’intervento di Ken Hensley accompagnato dai Wonderworld, in bilico tra l’italianità di Roberto Tiranti e la musicalità norvegese.
Fa un certo effetto vedere ancora in pista una delle colonne portanti degli Uriah Heep, band in auge nel primi ’70, sempre un po’ in ombra al cospetto della nobiltà dell’epoca, ma sicuro punto di riferimento per un certo tipo di rock, tra progressive, dark e hard.
E per non smentirsi Hensley -che gigioneggia sul ruolo di “più bravo tastierista” e “Leggenda del Rock”, scritto sul premio a lui consegnato- parte con un lungo pezzo all’hammond, sino all’integrazione perfetta con il resto del supergruppo, come il video a seguire potrà dimostrare.


E veniamo alla giornata di domenica, che per quanto riguarda il Palco Verde prevede una scaletta molto ricca: di certo non è mancata la qualità.
Rispetto al passato, il service di Riky Pelle propone 30 minuti di soundcheck tra un set e l’altro, e questo procura interessanti flussi migratori, che allontanano gli spettatori in assenza di musica -ma in presenza di un caldo osceno!- e che riportano l’audience attorno al palco al ritorno dei primi segnali sonori.
Si parte ad un orario “difficile” le 13, con i FEM.
La conseguenza dell’essere apripista è la mancanza di un pubblico adeguato, perché la band è davvero da ascoltare. Propongono parti del nuovo album e uno stralcio dell’EP Epsylon, disco che per un’estate intera mi ha fatto sognare.
La presenza di un frontman come Scream garantisce, oltre alla qualità vocale, anche la giusta presenza scenica e alla fine il risultato della perfomance risulterà estremamente positivo.
Non conoscevo i veronesi LOGOS, una band arrivata al terzo disco e che ripropone la solennità della musica progressiva.
Qualcuno pochi giorni fa mi chiedeva se riesco a trovare ancore le emozioni di un tempo ascoltando band di ultima generazione… la risposta è sì, e d’ora in poi posso annoverare tra queste i LOGOS.
Che dire dei mitici Cherry Five!
Antonio Tarantini e Carlo Bordini ritornano dopo qurant’anni con l’aggiunta di una nuova linfa, con l’aiuto della quale realizzano un nuovo album, “Il Pozzo dei Giganti”, presentato proprio nell’occasione e disponibile in fiera in numero limitato e numerato, 100 pezzi. Seguirà una normale distribuzione che comprenderà, ovviamente, il formato vinile.
Prima dell’esibizione una persona vicina alla band mi raccontava della sua emozione derivante dall’ascolto di questo nuovo lavoro, e a sentirli sul palco il concetto espresso ha preso luce e chiarezza per chiunque si fosse trovato nei paraggi: grande sound e fantastiche idee!
Arriva poi il momento di Bernardo Lanzetti e della Beggar’s Farm, di cui ho già diffusamente parlato in altro spazio:


Grande set, con un excursus sul panorama antico e importante del prog, dalla PFM al BANCO, passando per i Genesis.
Super la Beggar’s Farm, anche se pesa, soprattutto emotivamente, l’assenza di Franco Taulino, impegnato in questo momento in una battaglia personale molto più difficile: a lui tutti i migliori auguri possibili.
Anche per Lanzetti premio alla carriera ed uno scorcio di filmato, quella Seven Stones, che i Genesis fecero una sola volta dal vivo, guarda caso proprio a Genova, nel tour del ’72.


E venne il momento dell’ELP Tribute Project di Mauro Aimetti.
Anche in questo caso la musica incontra la storia e le emozioni si accumulano.
Nel corso dell’intervista a fine esibizione ho ricordato a Mauro come il palasport alle nostre spalle, a non più di cento metri avesse ospitato, nel 1973, un concerto di ELP a cui partecipai, quando ero un… bambino.
Parlo di molti anni fa, ma la musica di Emerson Lake & Palmer tramortisce ancora, e il gruppo visto sul palco -un’ora tutta di filato- ha saputo riportare il pubblico nel passato, presentando sfumature che hanno colpito nel segno.
In questa cura del dettagli vorrei inserire anche l’impugnatura delle bacchette di Oscar Abelli, uguale a quella utilizzata da Carl Palmer, modus non troppo diffuso tra strumentisti che per DNA devono massacrare le pelli!
Il penultimo gruppo ad esibirsi gioca in casa: gli UT NEW TROLLS.
Anche per loro premio alla carriera e anche per loro allego un fresco commento di Daniele Raimondi, che ben analizza il momento magico:


Il segreto degli UT credo risieda nella commistione tra la sacralità indiscussa di giganti come Gianni Belleno e Maurizio Salvi e la “gioventù del resto del team, con un travaso di entusiasmo e competenze che viaggia nei due sensi, con un continuo ricaricarsi vicendevole che entusiasma pubblico e palco all’unisono.
Tra pochi giorni saranno nuovamente on stage, nei paraggi (Carcare, SV), e nell’occasione proverò a raccontare in modo specifico il loro concerto.
Si chiude con i Goblin Rebirth, con i pilastri Fabio Pignatelli e Agostino Marangolo.
Siamo attorno alle 23, il pubblico potrebbe dare segni di stanchezza, ma bastano una spruzzata di miele musicale e le api arrivano con rapidità… impossibile mancare l’occasione!
La sensazione è quella che la musica dei Goblin, con tutte le possibili diramazioni reali ed etimologiche, sopravviva ad ogni cambiamento di formula o line up, perché l’atmosfera che riescono a creare oltrepassa il genere e l’etichetta, e diventa un evento da vivere appieno. La musica che amiamo ha peculiarità positiva sia nella versione studio che in quella dal vivo, ma la band che ha chiuso il 3° Riviera Prog Festival ha la capacità di catapultare lo spettatore sensibile in una dimensione unica, tanto che un loro concerto può essere considerato un’esperienza. Grandissimi!
Tra un cambio set e l’altro c’è stato modo di raccontare storie legate a nuovi libri, il tutto mentre era in corso la diretta di Yastaradio condotta da Dalse.
Sul palco anche 2/6 di Delirium (Vandresi e Corvaglia) per raccontare i recenti successi al Prog Sud (e in RAI!) ma soprattutto per presentare l’uscita del nuovo album, L’era della menzogna, di cui mi occuperò diffusamente quanto prima.
Ospiti anche gli SPETTRI con un disco nuovissimo, 2973-MMCMLXXIII La nemica dei ricordi, che vede come ospite Elisa Montaldo, anche lei presente, e anche di questo argomento parlerò appena possibile.

Anche io ho salutato qualcuno dal palco, e per farlo ho aspettato di essere in mezzo a Salvi e Belleno, perché era in occasione di un concerto estivo degli UT, all’Arena del Mare, un paio di anni fa, che nel backstage ero accompagnato dal genovese, di adozione, Antonio Scalise, un altro appassionato di musica dal.. microfono facile. Pochi giorni fa, sentendo la voglia di salutarlo, sono entrato nella sua pagina e ho scoperto che era mancato a gennaio. Che dire… in un mondo in cui si viaggia sull’informazione in tempo reale le cose importanti a volte sfuggono, e di questo non si può certo gioire.

Anche il FIM 2015 è alle spalle e, forse, si pensa già al futuro!


 Il cronistapresentatore