E’ di fresca uscita l’album
omonimo dei Merry
Go Round, band toscana le cui fondamenta vengono gettate una
trentina di anni fa e, dopo lunghe modellature e progressioni, trova oggi una
dimensione probabilmente unica nel panorama musicale italiano.
Quarantasette minuti
di musica dal sapore antico suddivisi su undici tracce, rilasciate in formato “moderno”,
ovviamente, ma con un prossimo contenitore perfetto per la proposta, il vinile.
Tipicità di Black Widow.
Parto per una volta
dall’art work, perché la musica dei MGR non
può essere fruita se non in modo globale, ed è sufficiente aprire a metà il
booklet annesso al CD per intuire che cosa si potrà trovare all’interno, quali
le atmosfere e le sonorità: l’ambientazione psichedelica da cui è avvolta la
band è il preludio ad un ascolto molto preciso, e i giri di giostra assumono un
profumo conosciuto.
Suoni vintage, amori
analogici, strumentazione che ha una data di origine certa e che riporta
ai giorni in cui un hammond ed un leslie convivevano col moog ed il mellotron,
per la felicità di una moltitudine di anime.
Non ho idea di quale
potrebbe essere la reazione di un giovane, magari curioso, al primo tocco con sonorità tipiche di un epoca non vissuta in prima persona,
ma è certo che la musica dei MGR è
in grado di scuotere le teste e i cuori di chi ha percorso i seventies sul
versante rock.
La tipologia di
formazione suggerisce il sentiero da visitare, perché quando l’amore per un
certo tipo di strumentazione -e tecnologia- incontra una vocalist come Martina Vivaldi, si arriva alla sintesi
e alla caratterizzazione del genere, e non credo esistano etichette, più o meno
fantasiose, che possano definire correttamente la band… meglio utilizzare le
tante componenti a disposizione e sarà sufficiente un indizio qualsiasi
lasciato sul campo per trovare una cornice al quadro musicale dipinto dai MGR.
Sono molti gli
accostamenti che emergono, e le cover inserite nel disco -tre- raccontano di
affinità con artisti come Auger, Driscoll, Atomic Rooster, ma personalmente ho
trovato una discreta identità con una band storica, per certi versi
sottovalutata dall’aristocrazia musicale ai tempi in cui era in auge, gli
Uriah Heep, e chiudendo gli occhi ho più volte visto materializzarsi davanti a me le tastiere
di Ken Hensley.
Ho il rammarico di
aver perso il loro recente concerto genovese, perché chi era presente mi ha
raccontato meraviglie che solo certi live possono offrire, ma il lavoro in
studio riesce a dare una idea precisa della filosofia musicale del quintetto
toscano.
L’intervista a seguire
permette di entrare un po’ in profondità e completare un mosaico davvero ricco e colorato.
In casi come questi mi
riesce difficile mantenere assoluta obiettività, perché la musica dei MGR ha un grande potere, quello di
riportarmi indietro nel tempo, e il viaggio a ritroso ha più a che fare con i
sentimenti che con la razionalità, ma… cosa si può chiedere di più alla musica!
Grande album…
grandissima band!
L’INTERVISTA
Potresti sintetizzarmi
la vostra storia musicale, il percorso e l’evoluzione?
Sintetizzare 25 anni
in poche righe non è facile. Comunque il tutto ruota intorno alla sala prove
pontederese di Stefano Gabbani, che ha visto cronologicamente nascere prima gli
"Storks" -gruppo beatgaragepunk- poi "BootHill Five" -gruppo
freakoutpsych- successivamente "Standarte", noto gruppo progressive
ed infine i Mgr, con componenti delle varie formazioni e l'aggiunta della cantante
Martina Vivaldi.
Avete punti di
riferimento precisi, comuni alla band?
Qualcuno ci ha
accomunato a band come Atomic Rooster, Affinity, Indian Summer... direi che il
paragone umilmente ci può stare, ma il nostro punto di riferimento principale è
il gusto per i suoni datati che ricordano il periodo in cui le band si
esprimevano senza l'aiuto di diavolerie elettroniche o altri marchingegni
digitali.
Come definireste la
vostra musica a chi non ha mai avuto l’occasione di ascoltarla?
Definire o classificare
la musica con le parole è sempre riduttivo e limitato. Non ricordo bene chi, ma
qualcuno ha definito il nostro disco "musica analogica". Ecco questo
è proprio la quintessenza di quello che puoi percepire ascoltandoci; ed è anche
un grande complimento per noi!
Come è avvenuto
l’incontro con Black Widow, label che ha prodotto il vostro album omonimo?
Stefano e Michele, già
componenti di Standarte, conoscevano da tempo Massimo Pino e Alberto, avendoci
lavorato assieme per diversi anni. Quando abbiamo registrato il nostro primo
demo lo abbiamo girato subito a loro: "Che
dite pubblichiamo qualcosa?", ci
hanno risposto, così è nata la collaborazione. Alcuni pezzi sul disco sono
addirittura attinti da quel demo.
Le sonorità che
proponete favoriscono un salto a ritroso nel tempo: come avete scelto i tre
brani di non vostra creazione, rivisitati nel disco?
Un omaggio a Julie
Driscoll era nell'ordine naturale delle cose visto l'evidente somiglianza
timbrica con Martina. Idem per i galletti atomici visto che il modo di suonare
di Michele ricorda un pò quello di Crane. Per Free Ride la cosa è andata un pò
diversamente, ovvero Stefano ha praticamente imposto a tutti la cover senza
possibilità di controbattere, ma alla fine ha avuto ragione perchè è un pezzo
nelle nostre corde.
Ascoltandovi,
all’impatto, ho ripensato a quando da adolescenti, eravamo storditi da brani di
cui non capivamo una parola: che importanza date alla liriche? Può essere la
sola musica la “portatrice di messaggio”?
I brani nascono sempre
da un'idea di fondo e sono costruiti e modellati intorno a questa. Alcune volte
vengono fuori spontaneamente come riff musicali, più volte nascono da un testo
preciso che qualcuno di noi scrive. La musica, almeno la nostra, non porta
nessun messaggio, casomai analizza le cose, le commenta e dà dei suggerimenti,
poi ognuno può trarre da ciò quello che vuole. Diamo molta importanza ai testi,
tanto che li abbiamo inseriti in un libretto all'interno del disco: tante volte
qualche adolescente non ne capisse il significato...
Cosa significa vedere i
Merry Go Round su di un palco?
Significa fare un
tuffo nel passato, se chiudi gli occhi puoi assaporare i suoni e le vibrazioni
di qualche decennio fa, se poi li apri puoi vedere l'istrionica Martina che si
muove armoniosa cantando sul palco... assolutamente da vedere!.
Mi parlate del
fantastico artwork che avete utilizzato per l’album?
Bello vero? Frutto del
lavoro del nostro grafico Alberto Boldrini sotto la supervisione di Stefano, un
parto lungo e travagliato, ma che ha dato buoni frutti. Anche l'interno è tutto
da scoprire, così come il vinile che uscirà in due versioni differenti. Un grazie alla BW che ci ha dato
carta bianca e ci ha stimolato a fare il massimo.
E’ prevista un’uscita
in vinile quindi?
Certo, credo uscirà ai
primi di giugno.
Cosa potrebbe esserci
dietro all’angolo di casa “Merry…”
Non ricordo quale
filosofo greco asseriva che il passato non esiste perchè ormai trascorso, come
il futuro perché ancora da venire, così anche noi cerchiamo di vivere al meglio
il presente e lasciarci trasportare dal destino. Nessuno sa cosa potrebbe
esserci dietro l'angolo, ma noi sappiamo che dobbiamo andare avanti e fare ciò
che più ci piace.
TRACK LIST:
1. DORA’S DREAMS
2. AFTER
3. AUTUMN’S DAYS
4. POISON IVY
5. FREE RIDE
6. CHANGELING
7. TO DIE OF FEAR
8. INDIAN ROPE MAN
9. IN SEARCH OF LOST TIME
10. MESMERIZED WORLDS
CD Bonus
track:
FRIDAY THE 13TH
Martina Vivaldi: Vocals
LINE UP:
Renzo Belli: Electric Guitar
Sandro
Vitolo: Electric Guitar
Michele
Profeti: Hammond Organ, Mellotron, Moog
Stefano
Gabbani: Bass Guitar
Sandro
Maccheroni: DrumsBIO
Sono nati come Storks,
nel 1985, a Pontedera (Pisa). La loro musica è Psychedelic Progressive con
selvatici tocchi di rhythm & blues.
Dopo un demo-tape
intitolato "Feeling Crawly",
la band partecipa a molti concerti e apre per i Pretty Things a Firenze,
nel 1988. Nel 1990 Michele Profeti e Stefano Gabbana si uniscono a Daniele
Caputo formando il leggendario gruppo di Psych-Prog chiamato Standarte.
Nel 2012 tutti i
membri tonano insieme con l'aggiunta di un secondo chitarrista, Sandro Vitolo,
e una nuova cantante, l'esplosiva Martina Vivaldi... una sorta di Janis Joplin
che incontra Lynda Hoyle... MERRY GO ROUND sono nati. Le tastiere vintage
(originali Mellotron, Hammon Organo e Moog) rendono il loro sound affascinante,
chitarre elettriche duellano su un ritmo psico-blues, la loro musica vi
conquisterà: un'immersione in una vera e propria atmosfera anni '70 Psych-Prog.
Per i fan degli Affinity, Julie Driscoll, Manfred Mann, Beggars Opera,
Indian Summer, Still life …