Quella che racconto
oggi è una bella storia che sa di pura passione musicale.
Cercherò di
sintetizzarla e preparare l’ascolto.
Un paio di anni fa è
stato rilasciato il contenitore “Cosa resterà di me”, immagini, storie,
racconto e brani musicali inediti.
Dieci pictures
utilizzate per scatenare la fantasia e l’ispirazione di musicisti e non solo.
La prima fotografia,
quella che diede origine al progetto, era di “proprietà” di Pino Pintabona,
della BWR, e successivamente sarebbe diventata la copertina di un album prog.
Lo scritto e la musica
diventarono quindi, in modo naturale, “La donna di Pino”, anche se il pezzo
strumentale, di Corrado Rossi, aveva come titolo “The Outer Me”.
E per chi non conoscesse la storia del pluridecorato Corrado ecco un po’ di sua biografia:
E per chi non conoscesse la storia del pluridecorato Corrado ecco un po’ di sua biografia:
A distanza di pochi
giorni dall’uscita del libro ricevo una telefonata di Max Pacini, coautore, che
con una certa emozione mi racconta che il “piano strumentale” di Rossi gli
aveva ispirato una lirica, sollecitata da alcuni accadimenti personali.
Catturiamo il tutto in
auto, col cellulare -è lui che canta- e successivamente proviamo una
registrazione più seria, nel mio box, con l’aiuto di Franco Piccolini.
Max non è un
professionista, ma disegna in modo chiaro la sua idea, senza sbavature e buona
intonazione.
L’idea a seguire è
quella di proporre il tutto ad artista in grado da dare una reale veste
professionale, per il solo gusto di vedere se le cose stanno davvero bene
assieme, per mettersi alla prova in qualcosa di nuovo, certi del valore dei due
singoli ingredienti.
Dopo un paio di
tentativi e promesse non mantenute, l’apparente follia veniva messa nel
dimenticatoio, e lì sarebbe probabilmente rimasta se non avessi, in questi
giorni, casualmente dato lo start al brano, rimasto nel telefono sin dal giorno
della prima prova: l'aver dimenticato a casa gli occhiali mi ha spinto a
pigiare un tasto qualsiasi, forse un segno del destino.
La bellezza della
melodia abbinata ad un testo toccante mi ha portato ad osare, per chiedere ad
una recente amicizia -una straordinaria artista- se avesse voglia di provarci.
Lei è Viola Nocenzi, e
proprio in questi giorni è al rush finale che la porterà alla realizzazione di
un album, e quindi sufficientemente impegnata nel suo lavoro, eppure… dopo
spiegazione e invio del materiale Viola si è prodigata nell’ascolto e
proposizione personale, e nello spazio di un giorno mi ha rimandato il tutto,
interpretato con molto trasporto, con arrangiamenti ad hoc -e qui devo ringraziare le persone che
lavorano con lei, davvero gentili- e con una tecnica di produzione che non
conoscevo, definita “ binaurale”, ovvero una registrazione tridimensionale del
suono, ottimizzata per l’ascolto in cuffia, “riproducendo il più fedelmente
possibile le percezioni acustiche di un ascoltatore situato nell'ambiente
originario di ripresa dell'evento sonoro, mantenendone le caratteristiche
direzionali a 360° sferici”.
Il nuovo album di
Viola Nocenzi nascerà con queste caratteristiche.
Il risultato è
valutabile a seguire (meglio se in cuffia!), e ancora una volta la qualità
emerge dal lavoro di squadra e dal consolidamento di rapporti umani di valore.
Un ringraziamento
speciale a Viola Nocenzi, perché il suo grande e rapido impegno è stato
dedicato ad una musica non sua -fatto per lei inusuale-, percorrendo un genere musicale
che non le appartiene. Eppure il risultato è obiettivamente straordinario, e
sottolineo che anche un rockettaro come
me può rimanere incantato da una melodia e dal modo di proporla.
Ascoltare per credere!