venerdì 30 settembre 2011

Fabio Zuffanti



La terza giornata della X rassegna di rock progressivo “Impressioni di Settembre”, organizzata dal CSPI di Genova, che si svolgerà domani, sabato 1 ottobre con inizio ore 18.30, vedrà di scena Fabio Zuffanti.

A fine post i dettagli dell’evento.

Ho proposto a Zuffanti uno scambio di battute e ciò che ne è emerso è una interessante panoramica sulla musica in generale, non solo sulla sua.
Per saperne di più su di lui cliccare sul link seguente:



L’INTERVISTA

La mia ultima immagine “viva” di Fabio Zuffanti è legata alla mattina del 7 novembre scorso quando, senza conoscerci (o meglio, tu non conoscevi me), abbiamo fatto colazione nello stesso hotel romano, alla fine della Prog Exhibition. Ho dei bellissimi ricordi di quella due giorni. E tu, che bilancio potresti tracciare?

Beh, dal mio punto di vista è stata una due giorni veramente formidabile. Iaia de Capitani ha superato se stessa nell’organizzare un festival perfetto da quasi tutti i punti di vista. Una cosa del genere non si era mai vista in Italia e per chi come me è abituato al modo di lavorare nei grandi festival prog internazionali (Nearfest, Progday, Baja prog, ecc…) dove tutto è calcolato a puntino, la sorpresa della Prog Exhibition è stata grande. Inoltre non pensavo certo che un festival di rock progressivo potesse attirare così tante persone. Una gran bella sorpresa!

Il 1° ottobre, nell’ambito della rassegna “Impressioni di Settembre”, “racconterai” il tuo nuovo lavoro solistico, “La Foce del Ladrone”. Le note sulla locandina suggeriscono un evento che non è solo una rappresentazione musicale, ma molto di più. La maggior parte dei nuovi incontri musicali che ho occasione di fare mi dimostrano che i musicisti hanno bisogno di esprimersi in maniera più globale, utilizzando musica e testi assieme ad altre forme d’arte, come il teatro, la letteratura, le immagini. Quale è il tuo punto di vista? Subisci o sei promotore della tua personale evoluzione musicale?

Il 1 ottobre mi esibirò nella mia città in un concerto acustico dove presenterò alcuni brani tratti dal mio ultimo lavoro e anche qualche cover ad hoc. ‘La foce del ladrone’ è per me una sorta di ‘summa’ della mia carriera musicale e ho scelto di accompagnare la presentazione dello stesso con alcuni brani che hanno gettato i semi per costruire il mio cammino e la mia evoluzione musicale. Insieme alla canzoni ci saranno un po’ di chiacchiere tra un pezzo e l’altro così da raccontare com’è nato l’ultimo disco, il perché di certe cover, aneddoti, ecc. Per quello che riguarda i concerti di supporto a ‘La foce del ladrone’ ho scelto di raccontarmi un po’ sul palco. Come dicevo prima il disco per me rappresenta una sorta di traguardo dal quale ripartire e mi sembra carino raccontare cosa ha portato a questo traguardo, delle mie scelte musicali, del perché ho deciso di fare un album del genere e tante altre cose che mi fa piacere condividere con chi mi ascolta.

Nel blog del CSPI, datata luglio, c’è la notizia del ritorno de I Finisterre e di un conseguente concerto svoltosi poi ad agosto. Come siete arrivati a questa decisione e come sta andando il progetto rinnovato?

All’inizio di quest’anno ho ricevuto l’invito per esibirci con i Finisterre al Crescendo Festival, in Francia. Questo ha fatto scattare in me la voglia a di riunire la band che non suonava dal gennaio 2007. Diciamo che più che scioglierci ci eravamo un po’ allontanati l’uno dall’altro proprio per mancanza di occasioni in cui esibirci. Suonare dal vivo in questi anni è diventato sempre più difficile e i Finisterre hanno risentito di ciò perdendo un po’ quella linfa vitale che permette ad un gruppo di musicisti di lavorare insieme. La nostalgia però c’è sempre stata; credo che la musica dei Finisterre abbia caratteristiche molto speciali e alla prima prova che abbiamo fatto insieme, lo scorso giugno, mi sono reso conto di quanto fosse un peccato avere tralasciato delle composizioni così valide. Queste considerazioni e il piacere di suonare di nuovo insieme ci hanno quindi fatto venire voglia di rimettere in moto la macchina. A questo si è aggiunto il grande successo in Francia; le 2000 persone presenti al festival sembrava non aspettassero altro che i Finistere. Ci hanno tributato una calorosissima accoglienza e hanno gustato il concerto in ogni suo dettaglio rendendoci felici ed orgogliosi del nostro lavoro. Quello che vorremo fare al momento sarebbero una serie di concerti ‘antologici’ e poi più avanti dedicarci ad un disco nuovo. Diciamo che non abbiamo una grande fretta di fare un nuovo album, per ora ci basterebbe ricominciare a calcare qualche palco e ridare alle persone la possibilità di ascoltare la nostra musica.

La lista dei tuoi progetti e la biografia esauriente presente sul tuo sito denotano un’ enorme mole di lavoro (anche se non è un bel termine se riferito alla musica). Non ho conoscenza di tutta la tuA produzione e allora ti chiedo una tua analisi sulla qualità di ciò che hai proposto sino ad oggi… sei soddisfatto di tutto o cambieresti/cancelleresti alcune cose?

Direi che sono soddisfatto di quasi tutto ciò che ho realizzato fino ad oggi. Ciò che farei diversamente sono alcune scelte operate negli anni tra il 1994 e il 1998, anni nei quali la mia/nostra (parlo soprattutto di Finisterre) inesperienza ha fatto si che fossero pubblicati degli album a mio avviso non del tutto convincerti, non a livello artistico ma a livello sonoro. I primi due album del gruppo ad esempio, dischi ora visti come ‘essenziali’ ma che a mio avviso peccano di registrazioni pessime. Stessa cosa per i primi due Hostsonaten. Diciamo che dal 98 con la realizzazione di ‘In ogni luogo’ le cose sono cambiate e abbiamo cominciato a capire anche che tipo di suono volevamo e come ottenerlo. Certo, qua e la nei vari album ci sono cose che forse oggi farei in maniera diversa, ma in generale non ho molto di cui essere pentito, riascolto sempre con piacere i lavori ai quali ho partecipato, ne sono fiero e se vuoi una lista (non in ordine di importanza) di quelle che reputo le opere (che ho realizzato da solo o in gruppo) più riuscite ed ‘essenziali’ per chi non mi conosce a fondo direi: Finisterre – In limine, Hostsonaten – Springsong, Fabio Zuffanti – La foce del ladrone, Quadraphonic – Le fabbriche felici, Aries – Aries, LaZona – Le notti difficili, La Maschera Di Cera – Il grande labirinto, Merlin, The rock opera, Rohmer – Rohmer, R.u.g.h.e. – r.u.g.h.e.

Mi lego un po’ alla domanda precedente: esiste un treno che non hai preso per eccesso di cautela, pentendoti a posteriori della poca intraprendenza?

Credo di no, nella musica che faccio e nell’ambiente in cui mi muovo ho sempre tenuto (e tengo) le antenne ben drizzate e ho cercato di captare i segnali per cogliere le occasioni interessanti al meglio cercando di non lasciarmi sfuggire nulla. A volte ho rifiutato o mi sono allontanato da cose che non mi sembravano adatte ma devo dire che non mi sono mai pentito di nulla. Se poi sono passati altri treni senza che io ne fossi a conoscenza non lo so, ma per le cose che mi sono successe fin’ora direi che ho preso tutto e di più di quello che mi è capitato in sorte di ricevere. Spero però che di treni ne passino ancora molti e mi auguro di trovarmi sempre nelle stazioni giuste per acchiapparli.

Sapresti individuare i “colpevoli”, nomi e cognomi, che con il loro esempio ti hanno portato sulla via della musica di impegno(credo che il termine “prog” sia riduttivo)? Che mezzi (album) hanno utilizzato?

Mio padre Luigi a 12 anni mi ha insegnato i primi rudimenti alla chitarra ma prima che potesse farlo io avevo già subodorato tanta musica ‘strana’ grazie a mio fratello Saverio, bassista negli anni settanta in svariate formazioni, anche prog (con nessune delle quali però ha mai inciso nulla), e dotato di una sorta di ‘camera magica’ con una chitarra, un basso e piena di dischi dalle copertine fantastiche e dalla musica incredibile. Ti lascio immaginare di quali dischi si potesse trattare. Tra i 6 e i 12 anni sono stato immerso nella camera di mio fratello a scoprirne i segreti, cosa che tutt’ora ricordo con una sorta di magia. Il responsabile della mia voglia di mettermi a fare musica è invece Franco Battiato; ascoltando i suoi dischi nei primi anni ‘80 ho cominciato veramente a costruire un mondo mio che inglobava le cose scoperte grazie a mio fratello (prog anni ’70) ma anche le mie scoperte ‘autonome’ (pop, new wave, ecc…). Grazie a Battiato inoltre ho avuto una vera e propria illuminazione ascoltando a breve distanza ‘La voce del padrone’ (all’epoca appena pubblicato) e ‘Fetus’. Fu un bello chock! Se un artista poteva fare due dischi così belli, ma così diversi, perché non avrei potuto farlo anche io? Da lì credo sia nato il mio amore per il muovermi in ambiti musicali diversi e la mia voglia di sperimentare.

Qual è il tuo rapporto con il pubblico in fase live? Cosa ami e cosa ti infastidisce on stage?

Suonare dal vivo mi piace tantissimo e mi piacciono anche tutti i ‘rituali’ del concerto, il viaggio, il soundcheck, le cene assieme, gli alberghi, il ritrovarsi con gli altri del gruppo e passare ore in allegria. Quando sono sul palco poi tendo a liberare tutta l’energia che è in me e non mi risparmio di certo. Certo, una cosa è suonare come bassista della MDC o dei Finisterre, un conto è trovarsi di fronte ad un microfono in qualità di cantante solista nei miei concerti da solo. Questa è una cosa che tutt’ora mi spaventa un poco perché non mi sento ancora così sicuro delle mie doti di vocalist e, in generale, di frontman. Rappresenta però una bella sfida che voglio affrontare per crescere come musicista (e non solo) e che alla fine, se tutto va bene, mi riempie di gioia. Cosa non mi piace: un certo atteggiamento del pubblico italiano che tende ad assistere al concerto in maniera fissa ed immobile. Questo all’estero non succede e spesso vedo le persone scatenarsi sulla nostra musica, ciò mi carica di un’energia che posso poi restituire a chi ascolta.

Cosa pensi, in generale, dell’utilizzo delle nuove tecnologie applicate alla musica?

Tutto il bene possibile; grazie a tali tecnologie posso registrare in casa in maniera che solo pochi anni fa sembrava impensabile. Posso inoltre, con una semplice tastiera, pilotare tutti i suoni che voglio, avere campioni perfetti di moltissimi strumenti e chi più ne ha più e metta. Io sono un musicista autodidatta e quindi tutto quello che può aiutarmi a sviluppare al meglio e in maniera non troppo difficoltosa le mie composizioni è benvenuto. Certo, di base ci vogliono delle idee, idee che nessuna tecnologia ti può regalare.

Come giudichi lo stato della musica italiana? C’è crisi di talenti, di idee o va abbastanza bene?

Ti dirò, è un po’ che (a parte un paio di eccezioni che segnalo più sotto) non ascolto un disco italiano che mi colpisca e penso che in svariati ambiti ci sia una crisi che si sta trascinando da un po’ troppo tempo. Crisi di idee soprattutto e poca inventiva. Di musica ce c’è tantissima, di buona musica, che dica veramente qualcosa, pochissima. So di dire cose banali ma purtroppo è così. E mi spiace molto perché non sai quanto sarei felice di parlare bene di un artista Italiano che ha sfornato un disco degno di questo nome. Nota bene: non ricerco l’originalità a tutti i costi, ricerco solo delle canzoni concepite con un tocco di magia e di sorpresa. Purtroppo invece tutto mi sembra annacquato e poco stimolante. Nell’ambito del mainstream tutti conoscono già le mie feroci posizioni sui ‘cantanti più famosi d’Italia’ quindi evito di ripetermi, in ambito indie ci sono fenomeni superpompati che producono musica decisamente brutta e senza senso e non si capisce perché debbano essere così sopravvalutati, in ambito prog c’è una grande mancanza di ispirazione e ultimamente incredibili ritorni direttamente dagli anni settanta sui quali mi permetto di nutrire delle grandi perplessità. Nonostante il panorama desolante due dischi che ultimamente mi sono sembrati sopra la media sono l’ultimo del cantautore Giancarlo Onorato (‘Sangue bianco’, nel quale ho anche avuto il piacere di suonare) e il cd de la Coscienza di Zeno, prog fatto ricercando ancora quella scintilla che sembra scomparsa e che rende magico questo genere.

Come si è evoluto il businnes musicale dai tuoi inizi ad oggi? Puoi dirmi il tuo parere sull’influenza che internet può avere sulla visibilità di nuovi e vecchi artisti?

Quando ho realizzato il primo disco dei Finisterre (1994) internet in Italia era appena arrivato ma già si cominciava a sentir parlare dei primi masterizzatori, ecc…da lì è poi arrivato il file sharing e tutto il resto. Internet ha facilitato di molto il lavoro promozionale di noi musicisti indipendenti perché con i vari social network in un attimo puoi fare sapere, ascoltare e mandare tutti gli aggiornamenti del caso in tutto il mondo. Inoltre l’artista può vendere online la propria musica in svariati formati e gestire il proprio lavoro, anche senza bisogno di un’etichetta. Questo è il lato positivo, quello negativo è che internet e il conseguente download selvaggio hanno reso molto difficile (se non impossibile) potere fare grandi numeri con le vendite dei dischi. Da un lato quindi ci questo mezzo ha dato tanto, dall’altro ci ha tolto molti sogni. Per fortuna in ambito prog molti miei ascoltatori amano ancora acquistare l’oggetto, cd o vinile che sia, e quindi mi garantiscono buone vendite però veramente non so come la situazione potrà evolversi in futuro. Credo in ogni caso che il vinile sia destinato a non scomparire, i segni già si vedono, per tutto il resto invece le cose sono al momento molto confuse e personalmente non penso che il cd o il download legale avranno ancora una vita duratura.

Il consiglio che mi sento di dare ai più giovani (lo faccio sempre con i miei figli) è quello di perseguire la via che porta ad un lavoro che coincide con la propria passione ( e già questa è per me una possibile definizione di felicità). Di sola musica difficilmente si riesce a campare e da qui può nascere un’enorme frustrazione. Che consiglio ti sentiresti di dare ad un ragazzo capace, che vuole a tutti i costi intraprendere un viaggio in musica, senza peraltro cercare le scappatoie illusorie dei Talent Show?

Purtroppo questa dei Talent show è diventata un’ingannevole scappatella che molti giovanissimi pensano di percorrere per arrivare prima al successo. E il fatto che tutti puntino al ‘successo’ fa riflettere, anche perché la musica dovrebbe essere la prima cosa che si ha in mente, tutto quello che può venire insieme ad essa se si ha fortuna, ovvero soldi, fama, ecc… sono solo conseguenze di un grande lavoro alle spalle (o di un colpo di c..o ma i colpi di c..o così veloci come sono arrivati se ne vanno). Personalmente credo che la musica deve essere dentro di te, non deve farti pensare quasi a null’altro e ci vuole molta molta costanza e attenzione a non farsi distrarre. Quello che voglio dire è che al talent show ci puoi anche andare ma se dentro di te brucia solo la voglia di fama e tv non vai da nessuna parte. Se invece arde la passione musicale a quel punto puoi avere qualche chance. Si può però cercare benissimo di bypassare i talent (cosa assai consigliabile, non per i talent in se ma per il tipo di musica brutta e plastificata che propongono) ma bisogna veramente mettere in gioco tutto se stesso e non ascoltare chi ti dice che tanto è un mondo difficile, che ce ne sono tanti ecc…In poche parole andare dritto per la propria strada pensando quanto più possibile con la propria testa. Sono un po’ contrario poi a scuole di musica varie, se vuoi la tecnica studia il giusto che ti serve e poi molla lì; certi personaggi cercano apparentemente di guidarti ma in realtà ti tengono fermo perché guai se esci dall’orbita della scuolina. La cosa più importante per me è questa: fai da te, ascolta tanta tanta tanta musica perché grazie all’ascolto potrai farti una tua personale idea di quello che vuoi suonare e cantare, svilupperai una tua personalità, non sarai un burattino in mano a qualcuno e sarai più forte per affrontare il duro cammino che ti aspetta. In qualunque modo poi vada almeno avrai seguito il tuo istinto e avrai fatto le cose a modo tuo.

Cosa vorresti ti accadesse, nei prossime tre anni, musicalmente parlando?

Mi piacerebbe tantissimo collaborare con Franco Battiato, sono anni che lo inseguo e spero che prima o poi la cosa potrà realizzarsi. Non so poi se riuscirò nei prossimi tre anni ma mi piacerebbe inoltre che le persone cominciassero a considerarmi non solo come ‘quello che ha mille progetti’ ma come un musicista che ha come peculiarità (abbastanza rara in Italia) quella di offrire un lavoro ampio, differenziato, aperto mentalmente e musicalmente. Mi sento molto affine s personaggi come Brian Eno che sono diventati più scienziati, filosofi, validi osservatori della realtà musicale e produttori piuttosto che musicisti tout court. Questa è la strada che mi piacerebbe intraprendere, anche magari per mettere la mia esperienza al servizio di altri musicisti. Oltre ciò continuare a creare musica che possa spaziare e che abbia ragione d’essere proprio nella sua ‘spazialità’.



Comunicato ufficiale

Il Centro Studi per il Progressive Italiano vi invita a

IMPRESSIONI DI SETTEMBRE
X Rassegna di rock Progressivo

Terza Serata

FABIO ZUFFANTI presenta LA FOCE DEL LADRONE
Conversazione tra ricordi, suoni e serenate all’istituto magistrale.
Ingresso libero

Fabio Zuffanti (voce e basso) sarà accompagnato da:
Sylvia Trabucco: violino
Mau Di Tollo: chitarra, cori
Matteo Nahum: chitarra
Luca Scherani: piano

Nella suggestiva cornice del numero 10 di Via Garibaldi, tra sale affrescate e cortili addobbati di alberi secolari, Fabio Zuffanti racconterà il suo ultimo lavoro solistico, La Foce del Ladrone. Il bassista dei Finisterre e de La Maschera di Cera, però, ci regalerà qualcosa in più. Grazie all’intervento di alcuni collaudati amici musicisti, Zuffanti snoderà il proprio itinerario creativo con curiose varianti di percorso, che toccheranno un controverso must della canzone d’autore italiana, La Voce del Padrone di Franco Battiato. A trent’anni di distanza con ironica devozione.