mercoledì 24 novembre 2010

Liir Bu Fer-"3 juno"




3 juno” è il primo album di LIIR BU FER.
Contrariamente a quanto sono solito fare, parlando di nuovi album, antepongo al mio feeling post-ascolto
l’intervista che mi ha rilasciato Marco Tuppo, per scoprire qualcosa di più su questo trio distribuito da Zeit Interference/Lizard Records.


L'INTERVISTA

Ho trovato pochissimo su di voi in rete. Sono “obbligato “ a chiedervi un minimo di biografia.
I Liir Bu Fer nascono dall’incontro di Nicola De Bortoli e Andrea Tumicelli (già Vortex Meraviglia e Velcro) nel 2008. La prima fase del progetto culmina con la sonorizzazione di un’esposizione di Luca Armellini.L’attività del gruppo riprende nella seconda metà del 2009 e vede (dopo aver già militato nei NemaNiko,Raven Sad e Sciarada) il mio innesto nella formazione. In formazione trio l’ambito musicale che si viene a formare è un crocevia di elettronica dal cuore acustico (tra oggetti percossi in loop minimal e contrappunti cameristici) e ambient contemplativo (synth analogici e vecchi organetti), il tutto contaminato e imbastardito da tratteggi post e kraut. Dopo alcuni mesi di prove serrate nella ricerca di dare forma alle nostre idee abbiamo pubblicato a giugno il nostro debut album "3juno" per Zeit Interference/Lizard Records..

La musica ascoltata in “3juno” non è rivolta alla massa. La copertina in mia possesso(ho il demo, non so quella ufficiale) è da … decriptare. Notizie in rete, come dicevo, poche. Il vostro “restare sotto coperta” è una precisa scelta? Volete rivolgervi solo ad una nicchia precisa? Non pensate che, qualunque cosa realizziate debba essere il più possibile diffuso?
Come avrai avuto modo d’intuire dalla biografia il progetto Liir Bu Fer è molto recente quindi risulta fisiologico che per il primo anno di lavoro ci siano poche informazioni in giro. Dall’uscita ufficiale del disco le cose sono molto cambiate e attualmente in rete può trovare parecchio (biografia, recensione, foto, ecc). Concordo con te sull’importanza di diffondere il proprio operato,e a tal proposito diamo la possibilità tramite alcuni portali di scaricare gratuitamente alcuni brani e ci siamo fatti promotori, in collaborazione con altri gruppi, di una sorta di distribuzione dal basso, dando la possibilità al pubblico durante i nostri concerti di acquistare oltre “3juno” i lavori di gruppi a noi affini
.

Qual è il vostro iter professionale e formativo? Cosa vi ha portato a realizzare un album così poco … convenzionale?
Abbiamo fatto parte di diversi progetti alcuni più propriamente rock, altri più trasversali, ma e ovvio che quando si realizza un disco come “3 juno” è la curiosità che fa da mordente. Sono cicli che fanno parte della storia di alcuni musicisti, si tende a spostare l’arrivo sempre un pò più in la, in modo tale di mettersi sempre in gioco, miscelando stili e modi di concepire la musica.


Anche la voce è utilizzata come strumento, anche se in un caso esiste un vero testo. Che cosa è esattamente funzionale alla vostra musica, restando in tema di “cantato”?
Sostanzialmente non è che vi siano dei paletti così rigidi. Ovviamente essendo la nostra musica particolarmente “destrutturata” avevamo bisogno che i nostri collaboratori fossero in grado di interagire con quest’ultima liberi dalle strutture classiche del cantato, in una sorta di contrappunto di emozioni. Ciò non vieta che in futuro ci sia occasione di collaborare con cantautori “più classici” contaminandoci a vicenda.

Quali sono i vostri modelli principali, gli artisti che più vi hanno influenzato?
Potrei dirti
Einstürzende Neubauten, Matmos, Murcof, Orb,Orbit ma anche Sigur Ros, Tortoise ma anche Dead can Dance e le linee ritmiche dei Joy Division ma anche Stravinsky e Ravel…In verita ogni grande artista è fonte di ispirazione dipende dal tipo di ambientazione si vuole ricreare.

Cosa rappresenta per voi una performance live? Che tipo di rapporto riuscite ad instaurare col pubblico?
Nei nostri live viene data grande attenzione all’aspetto visual, in una sorta di colonna sonora reale e irreale di immagini e ambientazioni. Inoltre poiché i loop che sono alla base delle nostre composizioni vengono costruiti da noi in tempo reale e non tramite sequencer, la dimensione live ha la capacità di svelare “l’artigianato” delle nostre tessiture sonore. “Rapporto con il pubblico?” Direi molta, molta curiosità.


La musica, qualunque essa sia, si “utilizza” a seconda dello stato d’animo e il nostro “mood” del momento ci può portare a scelte agli antipodi. A quale tipo di stato d’animo potrebbe essere adatta la vostra musica?
Nella nostra musica, libera da strutture e da convenzioni, ci sono tutti i nostri stati d’animo che caratterizzano ogni singola giornata e ogni singola composizione, come tali quindi sono caratterizzati da moltitudine d’aspetti emozionali. Quindi potrei dirti che “3 juno” va bene per diversi stati d’animo, basta aver voglia di ascoltarlo e che faccia parte di un momento emozionale della tua vita e non redimerlo a puro sottofondo o intrattenimento.


Quali emozioni pensate di trasmettere?
Riuscire a trasmettere delle emozioni, qualunque esse siano, è il più grande risultato a cui possa ambire un musicista. Ciò che bisogna evitare, è il puro e sterile esercizio di stile, indipendentemente dal genere musicale che si è scelto di utilizzare.


Esistono strumenti “banditi” o ritenuti incompatibili con la vostra musica?
Come dicevo non ci poniamo molti paletti, si accinge ad uno stile o ad uno strumento per ottenere un risultato concettuale e emozionale che si focalizza volta per volta in maniera naturale.


Nei momenti ludici, di relax, c’è anche spazio per un blues o un rock di poco impegno intellettivo?
Per noi fare musica “d’avanguardia” non è una sofferenza che ci siamo inflitti perché così siamo più cool, ma perché abbiamo deciso che “destrutturando” possiamo muoverci in maniera più libera, quasi fossimo dei bambini un po’ cresciutelli. Dopo anni che suono posso garantirti che percuotere lamine d’acciaio, far fischiare synth su ritmiche ipnotiche è più divertente e meno frustrante che cercare di incastrare strofa e ritornello di un brano rock.


Cosa vi aspettate dal vostro futuro prossimo musicale?
Non è che chi propone musica come la nostra si aspetti gloria e fama, tra noi abbiamo creato una bella atmosfera nella quale ci divertiamo e ci esprimiamo, e questo per noi è già un bel successo. Se poi alla fine del concerto qualcuno viene a complimentarsi dicendo che per un ora ha staccato la spina, allora tanto meglio. Diciamo comunque che gli obbiettivi che ci siamo prefissati e continuare nella nostra ricerca timbrica creando tessiture con oggetti sempre diversi e riuscire a collaborare con qualche giovane registra per da sfogo alla propensione filmica della nostra musica
.

La settima domanda dell’intervista era relativa a uno stato d’animo corretto, adatto alla musica dei Liir Bu Fer, essendo io convinto che esista spazio per ogni tipo di musica (possibilmente di qualità), da utilizzare a seconda del nostro umore, operando a volte vero autolesionismo nell’esasperare momenti negativi.
Ciò che ho ascoltato in “3 juno” è per me qualcosa di “umorale”, e se il termine non è musicalmente corretto non è poi fondamentale… rende l’idea.
Oserei dire che potrebbe (anche) essere barattato con la classica canzoncina poco impegnata che facciamo partire (magari senza ascolto concentrato) in microscopici momenti transitori della giornata( esasperazione del concetto).
Potrei anche dire che è qualcosa di estremamente complicato da assimilare e, forse, relativamente semplice da eseguire … musica per pochi, sicuramente … musica per tutti … sicuramente.
L’album è pressoché strumentale e anche la voce è uno strumento tra i tanti campionatori, synt e probabilmente “attrezzi “ del quotidiano. Salvo in un brano, in cui ci si avvicina di più alla forma canzone, con un testo cantato da Claudio Milano (Nichelodeon), la performance vocale regala il mero senso della sperimentazione, arte in cui lo stesso Milano/Stratos è maestro.
Credo che sia una musica perfetta per essere abbinata a immagini, fisse o mobili, a una rappresentazione più ampia di quella usuale, e al primo ascolto la similitudine mi è arrivata senza sforzo, con un parallelo che mi ha portato a quella “Music For Airports” di Brian Eno, musica per ambienti, musica per “non musicisti”, capaci di manipolare gli oggetti quotidiani rendendoli funzionali alla necessità di esprimere suoni semplici e radicati in noi.
“Musica per non musicisti” potrebbe sembrare un concetto … negativo, ma il mondo dei suoni contiene la nostra essenza e ogni essere umano è in grado di dare e ricevere musica, nella forma più semplice e immediata.
Nicola De Bortoli, Andrea Tumicelli e Marco Tuppo sono tre musicisti, veri musicisti, che hanno scelto, tra le tante possibilità, l’espressione libera, senza codifica e con una larga improvvisazione, condizionata dalle sollecitazioni ambientali di quel preciso momento creativo.
Il risultato è qualcosa di estremamente piacevole, apparentemente difficile, realisticamente facile e fruibile da chiunque.
Sarei davvero curioso di assistere ad una performance dal vivo di Liir Bu Fer, probabilmente uno show, un’esperienza “avvolgente” e coinvolgente.
In any case, giudizio sintetico di “3 juno… da tenere a portata di mano… il bisogno è dietro all’angolo!

Contatti:
myspace.com/liirbufer

(2010) Zeit Interference

Tracklist:

1. Ginza
2. 1944
3. Hiver
4. Red Submarine
5. Maestrale
6. Esperanto
7. Es
8. Mikumi
9. Lay-P
10. Room /10
11. Obliquizione
12. Tre Juno