martedì 31 dicembre 2024

Joe Cocker al Beat Club il 31 dicembre del 1968


Beat Club New Year's Eve, 31 dicembre 1968

 

Il primo grande successo di Joe Cocker fu la cover dei Beatles "With A Little Help From My Friends", resa famosa attraverso la performance di Woodstock. 

La canzone raggiunse la posizione n. 1 nelle classifiche britanniche e la n. 3 in quelle dei singoli tedeschi, e divenne per anni il momento clou di ogni concerto di Joe Cocker.

Cocker arrivò alla notorietà rivisitando canzoni già famose nel circuito rock, dando il meglio di sé nelle esibizioni live, caratterizzate dall’utilizzo virtuoso del falsettone unito a una voce graffiante e profonda.

Nel 1983 vinse il Grammy Award come “miglior interpretazione pop di un duo o un gruppo” per “Up Where We Belong”, brano cantato con Jennifer Warnes.

La rivista statunitense Rolling Stone nel 2008 lo collocò al 97º posto della classifica dei cento migliori cantanti di tutti i tempi.

È mancato il 22 dicembre 2014, a 70 anni, nel suo ranch in Colorado, per un male incurabile.








lunedì 30 dicembre 2024

Analogie... progressive!


Alcuni giorni fa, dopo aver postato una piccola analisi sul brano capolavoro “Starless”, dei King Crimson, ho catturato un commento che faceva riferimento ad un parallelo tra il brano e un rapporto sessuale, con un inizio melodico e mite, paragonabile alle effusioni iniziali, una esplosione a seguire e poi nuovamente la calma. Perfetto, come mai non ci ho pensato prima?

Pare che la metafora tra un lungo brano prog ed un congiungimento amorevole fisico sia molto azzeccata e spesso utilizzata dagli appassionati del genere.

Riflettiamo… rifletto, ci sono analogie?

Entrambe le situazioni richiedono una costruzione graduale, con una fase di avvicinamento, un culmine intenso e una risoluzione finale. Nel prog, questa struttura si manifesta attraverso cambi di tempo, melodie, atmosfere e strumenti, mentre nell'incontro sessuale si traduce in una progressione di sensazioni ed emozioni.

Sia la musica prog che l'intimità sessuale rappresentano una navigazione in territori inesplorati, un viaggio alla scoperta di nuove sensazioni e possibilità.

In entrambi i casi si possono raggiungere picchi di intensità emotiva e fisica, seguiti da momenti di calma e riflessione.

Un brano prog, come un incontro amoroso, può essere ricco di variazioni, sorprese e cambi di ritmo, mantenendo sempre alta l'attenzione e l'interesse.

Sia ascoltare un lungo brano prog che vivere un'esperienza intima può creare una connessione profonda con sè stessi e con gli altri ed ecco alcuni elementi specifici del prog che rafforzano questa analogia:

Assoli: possono essere paragonati a momenti di intensa passione e climax.

Cambi di tempo: simili a variazioni di ritmo e intensità durante un incontro.

Atmosfere: creano un'atmosfera sensuale e coinvolgente.

Liriche: possono evocare immagini e sensazioni erotiche.

Ovviamente, tutto ciò non va preso alla lettera, ogni persona vive la musica e l'intimità in modo diverso, ma questa analogia può aiutare a comprendere meglio l'esperienza di ascolto di un lungo brano prog e magari apprezzarne la complessità e la bellezza.

Starless, The Cinema Show e Trilogy sono tre esempi eccellenti per approfondire questa analogia. Ognuno di questi brani, con la sua struttura complessa, le sue atmosfere intense e le improvvisazioni, può essere visto come un vero e proprio viaggio sensoriale, paragonabile a un'esperienza intima.

Starless: la struttura aperta e improvvisativa di questo brano ricorda un'esplorazione spontanea e passionale, dove ogni musicista contribuisce a creare un'atmosfera unica e irripetibile. L'intensità crescente e l'energia esplosiva possono essere paragonate al culmine di un'esperienza intima.

The Cinema Show: la struttura narrativa di questo brano, con le sue diverse sezioni e atmosfere, richiama un incontro ricco di sfumature, dove si alternano momenti di intimità profonda e di esplorazione, e nell’insieme rappresenta un momento di virtuosismo e passione.

Trilogy: la complessità armonica e ritmica di questo brano può essere paragonata a un gioco di seduzioni e provocazioni, dove ogni elemento musicale contribuisce a creare attimi unici e coinvolgenti.

Cosa non farei per raccontare i benefici della musica progressiva!





domenica 29 dicembre 2024

Van der Graaf Generator-“Generatori di Emozioni-Dagli inizi ai giorni nostri”: commento al libro

Giuseppe Scaravilli prosegue l’attività di musicista prestato alla saggistica specifica, e mette a disposizione della cospicua comunità dedita al Prog un libro focalizzato sulla storia dei Van der Graaf Generator, dalle origini in poi. Sottotitolo: “Generatori di Emozioni-Dagli inizi ai giorni nostri”, edito da il Cuscino Di Stelle.

È sempre un piacere per me commentare gli avvenimenti musicali, siano essi nuovi album o book, ma i VdGG occupano uno spazio speciale nel mio cuore, e ciò potrebbe portarmi a pensare più a loro che all’opera di Scaravilli, in ogni caso mi pare doveroso fare un piccolo accenno a ciò che mi lega in modo indissolubile alla band britannica.

Avrei potuto raccontare diversi aneddoti all’autore, a partire dal primo live della mia vita, il 30 maggio 1972 all’Alcione di Genova, passando per il concerto di Albenga del 5 agosto, arrivando al 29 novembre del ’75 per poi terminare con il ritorno a Genova del maggio 2022, esattamente 50 anni dopo la mia prima volta, un evento nato un paio di anni prima e rallentato dall’effetto “Covid”. E poi, l’amicizia coltivata nel tempo con David Jackson me ne ha fatto apprezzare, anche, le doti umane.

La foto a seguire fa parte dell’archivio di Oliviero Lacagnina, tastierista dei Latte e Miele, gruppo “spalla” in quella tournée estiva italiana del 1972.

Peter Hammill e Guy Evans-30 maggio 1972-Teatro Alcione-Genova

Erano tempi in cui l’informazione musicale era veicolata sui pochi binari disponibili, cartacei e radiofonici, e fu proprio il Carlo Massarini citato dall’autore che, attraverso una puntata di “Per voi giovani”, mi fece conoscere “Man Erg”.

Ecco, “Pawn Hearts”, il loro capolavoro, è uno degli album della mia vita, di quelli che non mi stancherei mai di ascoltare e consigliare.

Ma torniamo alla pregiata opera di Scaravilli, suddivisa in modo impeccabile tra la giusta rigidità di informazione legata ai fatti oggettivi e il commento personale: cronaca e sentimenti.

Esiste un perfetto ordine cronologico che tiene conto dei concerti proposti in giro per il mondo, dei dischi di gruppo e personali (Peter Hammill), delle tante separazioni e reunion che hanno caratterizzato l’iter evolutivo - o involutivo - della band, un gruppo che nel tempo ha visto svariati protagonisti, ma che il pubblico identifica quasi sempre con il quartetto “anomalo”, poco ortodosso, senza chitarra elettrica e basso, dove emerge la voce di Peter Hammill, l’abilità tastieristica di Hugh Banton, il funambolismo percussivo di Guy Evans e l’ecletticità del fiatista Dave Jackson.

Ovviamente nel libro c’è spazio per ogni minimo cambiamento di line up.

Ma ci sono momenti evidenziati dall’autore che fanno parte della storia di quei giorni, frammenti di vita che si tramandano di voce in voce, amplificate dalla possibilità fornite oggi dai social, trasformandosi a volte in leggende metropolitane di cui non si conoscono i contorni della verità.

Ce ne sono un paio raggruppati in un ristretto spazio temporale - 5 giorni - che hanno a che fare con la guerriglia urbana in atto in Italia a metà dei seventies, che, nel contesto musicale, aveva come obiettivo dichiarato quello di fruire gratuitamente dei concerti.

A questo proposito apro una parentesi che credo possa essere utile per comprendere come in quei giorni l’utilizzo di una “falsa ideologia” fosse una sorta di giustificazione per azioni sconsiderate.

Da un racconto che catturai da Pino Tuccimei, uno dei primi e massimi promoter dell’epoca, si evince come il suo arrivo in Mercedes (quella che lui definiva una vecchia carcassa!) in uno dei tanti festival dell’epoca da lui organizzato, diede lo start alla contestazione, con centinaia di presenti decisi ad entrare senza pagare.

Uno di loro, particolarmente agitato, fu fermato e nelle sue tasche fu trovato un ricco rotolo di banconote da 10 mila lire: non era un ladro, ma il rampollo di una famosissima famiglia di industriali!

Ma cosa accadde invece ai VdGG?

Senza entrare troppo nei particolari, evitando quindi opere di spoileraggio, posso raccontare che il 27 novembre del 1975 suonarono al Palazzo della Tecnica e delle Esposizioni a Padova, occasione in cui scapparono dal pericolo dei disordini appena creatisi rifugiandosi nel furgone adibito a soccorso acanto al palco, fuggendo poi dal caos sfondando con il mezzo l’intera vetrata della struttura ospitante.

Si arriva poi al famigerato concerto romano del 1° di dicembre, quello che vide il furto dei loro strumenti - poi recuperati -, fatto raccontato nei dettagli da Scaravilli ma che conserva ancora lati oscuri in tutte le sue dinamiche.

Fatto sta che tutti questi accadimenti allontanano dal nostro paese la band, e il solo Peter Hammill farà capolino dalle nostre parti un lustro dopo, ovvero quando il prog, così come lo avevamo conosciuto, non era più una musica per le masse, soppiantato dal punk o dal reggae.

Ed è proprio in accoppiata con uno dei paladini del genere giamaicano - Peter Tosh - che il solo Hammill decise di rimettere piede su di un nostro palco per realizzare un connubio improbabile, quello tra un maestro dell’esposizione intimistica e un menestrello di una proposta fatta di linee melodiche semplici e una ripetitiva base ritmica. Avrebbe potuto reggere, il buon Peter, come “spalla” di Tosh?

Scrive Scaravilli: “Hammill e Tosh avevano in comune solo il nome di battesimo. La musica proposta dall’uno era esattamente l’opposto rispetto a quella dell’altro. E così i fan del reggae giamaicano, ballabile e inneggiante alla festa, non potevano in alcun modo rimanere attratti dalle dolenti elucubrazioni dell’ex leader di VdGG”.

Un’idea bizzarra portatrice di grandi sofferenze: “Non poteva funzionare e non funzionò!”.

Hammill era già rodato a proposito delle accoglienze italiane negative in veste di solista, perché nel dicembre del ’72, a quattro mesi di distanza dallo scioglimento dei VdGG, si trovò sul palco con Le Orme, come ospite, e verificò il suo calo di popolarità, legato, in quel caso, soprattutto alla delusione dell’audience rispetto alla fine di un gruppo amato sin dalle prime apparizioni, prima ancora che diventasse famoso in patria.

I concerti importanti, i dischi e gli avvenimenti collaterali vengono sviscerati e le 290 pagine risultano intense e piacevoli, grazie all’alternanza tra svolgimento cronologico e aneddoti, con questi ultimi che risultano il valore aggiunto del saggio musicale.

Segnalo anche una sezione fotografica significativa, tra il colore e il bianco e nero, che copre 50 anni di vita comune, perché artisti e fan proseguono un percorso parallelo che trova continui punti di condivisione.

Prefazione di Arturo Stalteri, Maestro del Pianoforte e della Divulgazione Musicale, conosciuto in ambito prog per aver fatto parte dei Pierrot Lunaire.

Un libro che consiglio, ovviamente, agli intrisi di rock progressivo, ma l’opera di Giuseppe Scaravilli non è certo settoriale, al contrario, si prefigge di aprire la porta di una stanza all’interno della quale, i curiosi e neofiti, potranno trovare idee e materiale con cui colmare vuoti o, più semplicemente, entrare in contatto con un mondo che potrebbe essere tutto da scoprire.  

 



The Equals-"Baby Come Back"


La musica della band che propongo oggi non è certamente parte dei miei ascolti giovanili, ma mi è rimasto in testa un tormentone, di quelli che proponevano alla radio in modo incessante - forse nella trasmissione “Alto Gradimento” -, quelle canzoni che, anche se non ti piacciono, ti martellano, e se è vero che prima o poi si dimenticano, al primo ritorno casuale ricominciano a  picchiare con forza, accese come un tempo. 
Oggetto del mio ricordo quotidiano è “Baby Come Back”.


In realtà la band che la proponeva era decorosa, completamente inserita nel panorama dell’epoca, con un leader che, successivamente, fece una buona carriera solista.
Scopriamo quindi qualcosa di più dei The Equals, gruppo musicale pop/reggae/rock londinese della seconda metà degli anni Sessanta, ricordati soprattutto per essere stati il primo progetto musicale di Eddy Grant, chitarrista e principale compositore del gruppo, che in seguito intraprese una carriera solista ricca di successi internazionali. Oltre a Grant, la formazione del gruppo comprendeva i gemelli Derv e Lincoln Gordon (rispettivamente cantante e chitarrista), John Hall (batterista) e Pat Lloyd (bassista).

Iniziarono a suonare a Londra nel 1965. Il nome "The Equals" ("gli uguali") fu scelto con riferimento alla composizione multirazziale del gruppo (Lloyd e Hall erano inglesi, i gemelli Gordon giamaicani, e Grant guyanese).
Nel 1966 pubblicarono il loro primo singolo, “Baby Come Back”, canzone che ebbe successo soprattutto in Germania, nei Paesi Bassi, e nel Regno Unito, dove raggiunse la prima posizione nella hit parade.


Negli anni successivi incisero numerosi altri lavori di successo, alcuni dei quali sono considerati classici del pop e sono stati riproposti in cover da diversi altri artisti.

Nel 1971 Grant ebbe seri problemi di salute, e si ritirò, trasferendosi in Guyana; in seguito, come detto, avrebbe intrapreso una carriera solista coronata da numerosi successi, fra cui “Living on the Front Line”, “Electric Avenue”, e “Gimme Hope Jo Anna”.

Gli Equals proseguirono senza Grant per diversi anni, ma non riuscirono mai a eguagliare i loro precedenti successi.

Pubblicarono il loro ultimo lavoro, “Mystic Synster”, nel 1978.


Formazione:

Derv Gordon - cantante
Lincoln Gordon - chitarra
Eddy Grant - chitarra
Pat Lloyd - basso
John Hall - batteria

Album:

Unequalled Equals (1967)
Sensational (1968)
Equals Explosion (1968)
Equals Supreme (1968)
Baby Come Back (1969)
Equals Strike Back (1969)
Equals at the Top (1970)
Equals Rock Around the Clock (1970)




sabato 28 dicembre 2024

King Crimson: il film ufficiale del leggendario spettacolo del 1982 a Monaco è ora disponibile online gratuitamente


 

Robert Fripp, Bill Bruford, Adrian Belew e Tony Levin scatenano la bestia dei King Crimson

 

I King Crimson hanno pubblicato il filmato ufficiale della loro esibizione all'Alabamahalle di Monaco il 29 settembre 1982. Il video, presentato in anteprima sul canale YouTube della band, contiene filmati ampiamente piratati trasmessi originariamente nel programma televisivo tedesco Rochaus Dem Alabamahalle, una serie che presentava le band dell’epoca in tournée.

La data all'Alabamahalle fu l'ultimo spettacolo del Beat Tour dei King Crimson, organizzato per celebrare l'uscita dell'omonimo album di quell'anno, e vide la partecipazione della formazione degli anni '80: Robert Fripp alla chitarra, Bill Bruford alla batteria, Adrian Belew alla voce e alla chitarra e Tony Levin al Chapman stick, al basso e alla voce.

Nonostante sia la descrizione di YouTube che il sito web DGM affermino che il filmato include "l'intero spettacolo" di Monaco, non sembra essere così. Il video dura poco più di 40 minuti, ma esclude quattro canzoni suonate quella sera: Thela Hun Ginjeet, Frame By Frame, Elephant Talk e la chiusura Larks' Tongues in Aspic, Part Two. Il set completo è stato pubblicato su CD come Live in Munich, 1982 dal King Crimson Collectors' Club nel 2006 e come download nel 2012.

Il filmato del concerto è stato incluso anche nella raccolta deluxe King Crimson On (and Off) The Road (Part 2: The Middle), pubblicata nel 2016.

Di recente Adrian Belew e Tony Levin hanno rivisitato l'era Beat e hanno appena concluso un tour negli Stati Uniti con una band omonima, con Steve Vai che suona le parti di Robert Fripp e il batterista dei Tool Danny Carey che interpreta quelle di Bruford.

<<Questi sono stati alcuni dei concerti più speciali che abbia mai visto>>, dice Belew. <<Pura gioia. Quindi è agrodolce concludere per ora, ma comunque bello. Questo non è il mio ultimo post su tutte le cose relative a “Beat”, quindi vi lascio con questo: i miei più sentiti ringraziamenti per aver reso “Beat” un successo storico>>.





venerdì 27 dicembre 2024

"Sono tornato a uno stile più progressivo". Steven Wilson pubblicherà a marzo il nuovo album The Overview.


Uscirà il 14 marzo “The Overview” di Steven Wilson, un concept album contenente due brani musicali di lunga durata

 

Steven Wilson pubblicherà il suo ottavo album da solista The Overview tramite Fiction Records il 14 marzo, segnando il suo atteso ritorno nel territorio prog.

Il seguito di The Harmony Codex del 2023, il concept album da 42 minuti presenta solo due canzoni epiche, Objects Outlive Us da 23 minuti e la title track da 18 minuti e mezzo. Si basa sull'idea di ciò che Wilson chiama "prospettiva". Nasce da una conversazione che il musicista ha avuto con Alexander Milas, fondatore dell'organizzazione Space Rocks, che ha introdotto il musicista a qualcosa chiamato "The Overview Effect".

"È un fenomeno riconosciuto che gli astronauti hanno quando guardano nello spazio", afferma Wilson nel prossimo numero di Prog, in vendita dal 31 dicembre. "Si dice che si verifichi un cambiamento cognitivo nella loro prospettiva mentale: la comprensione, in una frazione di secondo, di quanto siamo insignificanti. L'album si riduce a questa idea di prospettiva, che è qualcosa che tutti potremmo fare.".

Secondo Wilson, quell'idea ha fornito il punto di partenza per il sound e la struttura dell'album, che in parte ripropone il sound dei Pink Floyd, dei Tangerine Dream, di Vangelis e di altri titani del prog in un contesto moderno.

"L'idea che avevo suggeriva immediatamente qualcosa di più lungo e concettuale e, oserei dire, più progressivo", dice Wilson, che una volta disse che non aveva in programma di fare un altro album prog dopo The Raven That Refused To Sing (And Other Stories) del 2013. "Per anticipare le domande sul perché sono tornato a uno stile più progressivo, è perché è quello che il tema suggeriva".

Sebbene i due brani che compongono The Overview sembrino distinti, con Objects Outlive Us che vira verso il prog e The Overview più elettronico, essi formano una narrazione musicale e lirica onnicomprensiva.

"Objects Outlive Us è più una storia umana", spiega Wilson, "in pratica queste piccole soap opera e storie su cosa stiamo facendo al pianeta, in contrapposizione a cosa sta succedendo dall'altra parte dell'universo. The Overview è più una storia sullo spazio, sull'essere persi nello spazio, sull'essere dall'altra parte dell'universo, sulla sua immensa grandezza".

 



giovedì 26 dicembre 2024

Phil Spector e il "Wall of Sound"


Il 26 dicembre del 1939 nasceva Phil Spector, produttore discografico e compositore statunitense, tra i più influenti e rivoluzionari della storia della musica contemporanea.

Il suo nome è associato in modo indelebile al Wall of Sound, la tecnica di produzione sonora da lui creata capace di cambiare per sempre il mondo della musica leggera in tutto il mondo.

Qualche approfondimento.

Il Wall of Sound, chiamato anche Spector Sound, fu da lui sviluppato nei primi anni Sessanta nei Gold Star Studio di Los Angeles. A quei tempi Phil era già famoso nell’ambiente per la sua personalità eccentrica e per le idee, poco convenzionali. Di fatto realizzò una tecnica capace di trasformare le canzoni in piccole sinfonie.

Ma perché si trattò di innovazione?

Partendo dalla classica strumentazione basso-chitarra-batteria, tipica del pop rock e del rhythm and blues da classifica di quegli anni, Phil aggiunse in fase di produzione strumenti tipici della musica orchestrale, come archi, ottoni, timpani, percussioni e altri strumenti che mai erano stati utilizzati nel pop in passato. Le parti orchestrali venivano registrate e poi sovrapposte alla musica del gruppo, spesso raddoppiandoli o triplicandoli, creando un suono quasi unisono densissimo, capace di avvolgere l’ascoltatore in una massa sonora continua.

Di brani che possono esemplificare l’utilizzo della tecnica del Wall of Sound ce ne sono molti ovviamente dei Beatles, il gruppo più famoso tra quelli con cui collaborò Spector. Ma uno dei primi esempi fu Be My Baby, canzone del 1963 interpretata dalle Ronettes...


Altri esempi importanti sono Sleigh Reid, sempre delle Ronettes, ma anche alcuni lavori di grandi gruppi come Beach Boys e Rolling Stones. Lo stesso Leonard Cohen, con cui Spector collaborò in diverse occasioni, divenne esempio del Wall of Sound con l’album Death of a Ladies Man, datato 1977.



Si ricorda che Phil Spector nel 1989 venne introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame come non interprete e che la rivista Rolling Stone lo ha inserito al 64º posto nella sua classifica dei 100 migliori artisti di tutti i tempi.

Nell'ultima parte della sua vita divenne noto anche per l'eccentricità e il comportamento narcisista e ossessivo: nel 2009 fu condannato a 19 anni di carcere per omicidio di secondo grado in seguito all'uccisione di Lana Clarkson, avvenuta nel 2003. 

È deceduto un anno fa, il 16 gennaio del 2021, durante la sua detenzione, per complicazioni legate al COVID-19, a seguito delle quali era stato trasferito dal carcere in un ospedale: aveva 81 anni.






I Big Big Train pubblicano la nuova versione invernale di “Brew & Burgh”


I Big Big Train ri-registrano Brew & Burgh, originariamente registrato con il defunto cantante David Longdon, per la ristampa del 2020 di The Underfall Yard


I Big Big Train hanno pubblicato un nuovo video per una nuovissima versione di “Brew & Burgh”, una canzone inizialmente registrata con il defunto frontman della band David Longdon e originariamente registrata dalla band per la nuova ristampa del loro album del 2009, “The Underfall Yard”, pubblicato dalla English Electric Recordings nel 2020.

La nuova versione registrata ora presenta la voce del suo sostituto Alberto Bravin, mentre nell'originale Longdon era affiancato da Nick D'Virgilio, Rikard Sjöblom, Gregory Spawton e gli ex membri della band BBT Rachel Hall e Danny Manners.

<< ”The Underfall Yard” è stato un album fondamentale per i Big Big Train">>, commenta il batterista D'Virgilio. <<"È stato il debutto del nostro grande amico David Longdon per la band e ha rappresentato l'inizio di una curva ascendente che, oltre a portarci a registrare una serie di grandi album, alla fine ci ha portato a suonare dal vivo dal 2015 in poi>>.

<<Adoro la versione originale di Brew & Burgh>>, aggiunge il cantante Alberto Bravin. <<Non volevamo semplicemente registrare di nuovo la canzone, ma abbiamo deciso di riarrangiarla per adattarla alla stagione invernale. Oskar Holldorff ha suonato una parte di pianoforte deliziosa, Clare Lindley ha fornito un bel violino e Paul Mitchell, che è stato in tour con noi in autunno, fa il suo debutto in registrazione con noi che suoniamo la tromba in questa canzone>>.

“Underfall Yard” ha festeggiato ieri il 15° anniversario dalla sua uscita. I Big Big Train hanno annunciato di recente una serie di date live negli Stati Uniti per aprile 2025 che includono un'apparizione come co-headliner al Cruise To The Edge di quest'anno e un'apparizione al Gouveia Art Rock in Portogallo.





mercoledì 25 dicembre 2024

Il bassista dei Renaissance Jon Camp è morto all'età di 75 anni




Il bassista Jon Camp era un membro della formazione classica degli anni '70 dei prog rocker britannici Renaissance

 

Jon Camp, che cantò anche per la band, in particolare come solista maschile in Song Of Scheherazade del 1975 (dall'album omonimo) e che occasionalmente si occupò della chitarra per la band, faceva parte della formazione percepita come classica, a cui si unì nel 1972, insieme alla cantante Annie Haslam, al chitarrista Michael Dunford, al tastierista John Tout e al batterista Terry Sullivan.

Camp è apparso in ogni album dei Renaissance dal Prologue del 1972 fino a Time-Line del 1983, oltre ad aver suonato nell'album di debutto di Annie Haslam del 1977, Annie In Wonderland. Ha anche lavorato con Roy Wood durante gli anni '70 e i primi anni '80.

Camp ha anche partecipato all'album di debutto solista Dangerous Music del rocker melodico britannico Robin George e ha anche formato la band Cathedrale, un amalgama anni '80 di pop e progressive rock che ha visto anche la partecipazione del leader dei Lifesign, John Young. Il loro unico album è stato infine pubblicato tramite Angel Air Records nel 2017.

Young ha reso omaggio a Camp, dicendo: "Mi dispiace per la scomparsa di JC. I miei pensieri sono rivolti alla famiglia e agli amici di Jon. Abbiamo lavorato insieme negli anni '80 in una band chiamata Cathedrale (insieme a Brett Wilde e Tony Bodene). Erano tempi inebrianti e ringrazio Jon per la sua amicizia e il suo amore. Ha continuato a usare la "nostra" foto su Facebook, cosa di cui sono molto orgoglioso. Negli anni '70 andavo a vederlo suonare con i Renaissance e una volta ho persino prenotato la band per uno spettacolo a Liverpool, quindi ero un fan e un amico. Un talento immenso".






The Troggs


The Troggs è stato un gruppo musicale rock britannico formatosi nel 1964.
La band è celebre per aver pubblicato singoli di successo quali Wild Thing, With a Girl Like You e Love Is All Around.

I Troggs, poco dopo la loro nascita, vengono “assegnati” al manager dei Kings Larry Page, nel 1965, e pubblicano per la Page One Records, con cui debuttano con il singolo “Lost girl”.
Il più grande successo è però "Wild thing" che raggiunge il secondo posto in patria e il primo negli Stati Uniti nel 1966.

Sempre nello stesso anno viene realizzato l’album di debutto From Nowhere

 

Formazione storica:

Reg Presley (vero nome: Reginald Maurice Ball), nato il 12 giugno 1941 a Andover e morto il 4 febbraio 2013 a Andover - voce principale (1964-2012)
Dave Wright (David Frederick Wright), nato il 21 gennaio 1944 a Winchester e morto il 10 ottobre 2008 - voce, seconda chitarra e violino (1964-1974)
Chris Britton (Charles Christopher Britton), nato il 21 gennaio 1945 a Watford - prima chitarra (1964-presente)
Pete Staples (Peter Lawrence Staples), nato il 3 maggio 1944 a Andover - basso (1964-1969)
Ronnie Bond (Ronald James Bullis), nato il 4 maggio 1940 a Andover e morto il 13 novembre 1992 a Winchester - batteria (1964-1984)

Altri musicisti
Tony Murray (Anthony Murray), nato il 26 aprile 1943 a Dublino - basso (1969-1977)
Jo Burt, (1977-1979), basso
Dave Maggs, (1984-presente)



Discografia:

Album in studio
1966 - From Nowhere... The Troggs
1966 - Wild Thing
1966 - Trogglodynamite
1967 - Cellophane
1968 - Love Is All Around
1968 - Mixed Bag (album The Troggs)
1970 - Contrasts
1975 - Troggs
1982 - Black Bottom
1990 - AU
1992 - Athens Andover
1996 - Athens, Georgia & Beyond
Live
1970 - Trogglomania
1981 - Live at Max's Kansas City


Eneide, band - e album - da riscoprire...


Gli Eneide (inizialmente Eneide Pop) provenivano da Padova e riuscirono nei primi anni ’70 ad aprire i concerti di quelli che a breve sarebbero diventati mostri sacri del prog internazionale - Genesis, Van Der Graaf Generator e Atomic Rooster - e strapparono un contratto discografico con la Trident. Una buona premessa per una giovane prog band italiana.

Realizzarono un solo album, “Uomini umili popoli liberi”, registrato nel 1972 ma, come accaduto a molte band coeve, rimasto nel cassetto per molti anni, fino a quando fu ristampato privatamente, nel 1990, in un’edizione oggi pressoché impossibile da trovare al di fuori dello stretto giro collezionistico.

Dieci brani carichi di virtuosismo tastieristico, interventi chitarristici e pennellate di flauto.
Potenzialità enormi se teniamo conto che si trattava di… minorenni!


Il disco fu ristampato nel 2016 da AMS in formato CD Papersleeve con due brani inediti aggiuntivi, tratti dal progetto del 1995 “Il sogno di Oblomov”. La stessa etichetta ha ristampato il disco in vinile nel 2016 con copertina apribile ma senza i due brani in più dell'edizione in CD.


Tratto da uno scambio di battute tra Augusto Croce e il chitarrista e cantante Gianluigi Cavaliere:

Qual è la storia del vostro album del 1972?

La Trident ci chiese di registrare un LP, loro lavoravano come agenzia di concerti e poi decisero di lanciare questa etichetta. L'LP venne registrato e missato ed era pronto per l'uscita, ma tutto questo successe durante il periodo del fallimento della Trident, e quindi non venne mai pubblicato. In ogni caso noi abbiamo conservato i nastri, e nel 1990 grazie all'interesse di un amico, abbiamo avuto la possibilità di farlo uscire con l'aiuto della Black Widow di Genova. Uscì in quantità limitata, 500 copie, delle quali 250 autografate da me. Un'edizione successiva uscì poco dopo, probabilmente lo stesso numero di copie della prima, o anche meno, ma con una copertina singola.

Ascoltiamolo...


Tracklist:

Side A:
1.Cantico alle stelle (traccia I)
2.Il male
3.Non voglio Catene
4.Canto della Rassegnazione
5.Oppressione e disperazione

Side B:
6.Ecce omo
7.Uomini Umili Popoli Liberi
8.Viaggio cosmico
9.Un mondo nuovo
10.Cantico alle stelle (traccia II)

Formazione:
Gianluigi Cavaliere (voce, chitarra)
Adriano Pegoraro (chitarra, flauto, voce)
Carlo Barnini (tastiere, voce)
Romeo Pegoraro (basso, voce)
Moreno Diego Polato (batteria, percussioni, voce)

martedì 24 dicembre 2024

"Fairytale of New York", la migliore canzone natalizia di tutti i tempi

 

Fairytale of New York è una canzone natalizia del gruppo irlandese The Pogues, pubblicata nel 1987, ed eseguita insieme alla cantante Kirsty MacColl.

Il brano, una ballata in stile folk irlandese, è stato scritto da Jem Finer e Shane MacGowan (che ci ha lasciato pochi giorni fa) e fa parte dell'album del gruppo intitolato If I Should Fall from Grace with God. L'arrangiamento è di Fiachra Trench.

È stata votata come migliore canzone natalizia di tutti i tempi in vari sondaggi televisivi, radiofonici e giornalistici effettuati nel Regno Unito e in Irlanda.

Originariamente la canzone doveva essere un duetto tra Shane MacGowan e la bassista dei Pogues Cait O'Riordan, ma quest'ultima lasciò il gruppo nel 1986, prima che il brano fosse stato completato. All'epoca il produttore dei Pogues era Steve Lillywhite, che chiese a sua moglie Kirsty MacColl di registrare una traccia per la voce femminile che fungesse da linea guida in una versione demo del pezzo. L'esecuzione della MacColl piacque così tanto ai Pogues che le chiesero di interpretare il brano anche nella sua versione definitiva.

Il brano descrive una sorta di sogno ad occhi aperti di un immigrato irlandese che sta passando la vigilia di Natale smaltendo una sbornia chiuso in una cella da ubriachi a New York. Quando un altro ubriaco chiuso con lui nella cella si mette a cantare una strofa della ballata irlandese The Rare Auld Mountain Dew il narratore (MacGowan) inizia a sognare il personaggio femminile del brano. Il resto della canzone (che può essere interpretato come un monologo interiore) prende la forma di un botta e risposta tra la coppia, che la vigilia di Natale, litigando, parla delle proprie speranze giovanili distrutte dall'alcolismo e dalla dipendenza dalla droga.

Il canto melodioso della MacColl crea un forte contrasto con la voce rauca e impastata di MacGowan, e le strofe sono di tono talvolta dolce-amaro altre semplicemente amareggiato: es. Happy Christmas your arse/I pray God it's our last (It. "Buon Natale stronzo! / Prego Dio che sia l'ultimo insieme"). I versi Sinatra was swinging e cars as big as bars (It. "Sinatra cantava lo swing" e "Automobili grandi come bar") lasciano intendere che la storia sia ambientata verso la fine degli anni quaranta.

Il titolo, ripreso dal romanzo A Fairy Tale of New York dello scrittore James Patrick Donleavy, venne scelto dopo che il brano era stato già registrato.

Il video

Nel brano MacGowan e la MacColl intonano per due volte, "The boys of the NYPD choir still singing "'Galway Bay" (It. "I ragazzi del coro della NYPD stanno cantando 'Galway Bay'"). Il Dipartimento di polizia di New York in realtà non ha un coro, ma dispone di una banda di percussioni e cornamuse che ha partecipato alla realizzazione del video. La banda non sapeva suonare Galway Bay e, mentre veniva filmata, suonò invece la sigla del Mickey Mouse Club; il filmato venne poi opportunamente rallentato in fase di produzione per adattarlo al ritmo del brano.

Al video ha preso parte l'attore Matt Dillon, che ha interpretato il poliziotto che arresta lo sbronzo MacGowan.

 

Censura

Il 18 dicembre 2007 l'emittente radiofonica BBC Radio 1 censurò le parole "faggot" (it. frocio) e "slut" (it. puttana) da Fairytale of New York per "evitare di commettere un reato". Le parole, cantate dalla MacColl e da MacGowan come insulti reciproci, furono coperte da un suono. La madre di Kirsty MacColl definì la censura "ridicola", mentre i Pogues dissero di averla trovata "divertente". La BBC in un comunicato disse: "Abbiamo trasmesso una versione modificata perché alcuni ascoltatori potrebbero trovare l'originale offensivo". Più tardi, la stessa sera, l'emittente fece marcia indietro e fece sapere che, dopo una giornata passata a sentire le critiche di artisti e ascoltatori, avevano deciso di ritornare sulla propria decisione. Sempre la stessa sera andò quindi in onda anche la versione integrale. Gli altri canali della BBC, tra cui la tendenzialmente conservatrice BBC Radio 2, continuarono a trasmettere la versione originale.

Anche MTV ha rimosso e reso incomprensibili le parole "slut", "faggot" e "arse" al momento di trasmettere il brano.

Popolarità

La canzone fu lanciata nel Regno Unito e in Irlanda nel novembre 1987 e divenne rapidamente un successo, trascorrendo cinque settimane al primo posto della classifica di vendita irlandese. Il 17 dicembre 1987 i Pogues e la MacColl eseguirono il brano nel popolare spettacolo televisivo della BBC Top of the Pops, esibizione che spinse Fairytale of New York al secondo posto della classifica ufficiale UK Top 75.

Il brano concluse al 48º posto tra i più venduti del 1987 nonostante fosse stato in vendita solo per un mese e non ottenne il primo posto nella Classifica britannica dei singoli natalizi, andato alla cover di Always on My Mind dei Pet Shop Boys. Sembra che MacGowan abbia commentato il fatto con la sua tipica "delicatezza" affermando: "Siamo stati battuti da due checche e una drum machine". In seguito, la Mac Coll dichiarò di non essersi in realtà mai sentita in competizione con i Pet Shop Boys, in quanto facevano un genere di musica completamente diverso.

La canzone fu ripubblicata dai Pogues nel Regno Unito nel 1991 (raggiungendo il 36º posto) e nuovamente nel Regno Unito e in Irlanda per il Natale 2005, raggiungendo il 3º posto della classifica nel Regno Unito. Tutti i proventi di quest'ultima edizione furono devoluti parte a varie associazioni che si occupano dei senzatetto e parte a Justice for Kirsty, una campagna di sensibilizzazione organizzata per far emergere la verità riguardo alla morte della MacColl, avvenuta nel 2000.

Nel 1996 è stata usata come brano introduttivo del film Basquiat.

Con l'avvento del fenomeno del download, che ha permesso a un brano di entrare nelle classifiche di vendita anche senza la presenza di un supporto fisico, Fairytale of New York ha fatto regolarmente il suo ingresso nella classifica dei singoli più venduti nel Regno Unito e in Irlanda nel dicembre di ogni anno a partire dal 2005. Verso la fine del 2012 ha raggiunto il milione di copie vendute nel Regno Unito.

Il 22 dicembre 2005 i Pogues hanno eseguito il brano in uno speciale televisivo condotto da Jonathan Ross su BBC One; il posto della MacColl come interprete femminile fu preso dalla cantante Katie Melua. Si trattò della prima esecuzione televisiva del pezzo da parte dei Pogues dopo il 1988.

Nel dicembre 2012 la canzone è stata ripubblicata per celebrarne il venticinquennale.

Il brano, eseguito dal cantante folk irlandese Christy Moore, è presente sul suo album del 1991 Smoke and Strong Whiskey.

Nel 2011 Angelo Branduardi ne ha scritto una versione in italiano intitolata Favola di Natale a New York, cantata con Fawzia Selama e inclusa nell'album Così è se mi pare.







lunedì 23 dicembre 2024

The Dennisons, i Beatles mancati...


The Dennisons fu una band inglese di Merseybeat, comparsa sulla scena di Liverpool all'inizio degli anni '60. 

Fu un gruppo molto popolare all’epoca, tanto che molti “esperti” del settore si convinsero che sarebbe arrivato al top, visto che il loro impatto al Cavern si poteva paragonare a quello suscitato dai Beatles.

Le case discografiche captarono la loro capacità di attirare le folle giovanili di Liverpool, così come capitava ai più famosi futuri baronetti, e così la Decca si affrettò a far firmare loro un contratto, pubblicando il loro disco di debutto, nel luglio 1963, “(Come On) Be My Girl(https://www.youtube.com/watch?v=VEJr2h7SJ3Y), una canzone di cui erano autori.



Nel lato B trovò spazio la loro versione della canzone di Rufus Thomas “Walkin' The Dog” (https://www.youtube.com/watch?v=-FeDVjrFRyU).

Un'altra canzone autoprodotta fu “You Don't Know What Love Is” (https://youtu.be/sj1isMYYkbM), scritta per loro da Ben E. King mentre erano insieme in tour, e con quella raggiunsero il numero 36 nelle classifiche del momento.

Il loro ultimo singolo, "Nobody Like My Babe"(https://www.youtube.com/watch?v=4Mfx-1gVCt4), fu pubblicato nel novembre 1964, e sebbene fosse molto commerciale, non entrò in classifica.

Il gruppo si sciolse nel 1966 e il batterista Clive Hornby diventò un attore con molta visibilità, visto che la sua presenza in televisione era pressoché settimanale all’interno della soap televisiva britannica "Emmerdale", dove interpretava la parte di Jack Sugden, e così continuò fino alla sua morte prematura.

Clive Hornby 

Restano una grande promessa come si evince dalle parole di Bob Wooler - presentatore e DJ al Cavern Club -, che nel 1963 dichiarò: "I Dennisons hanno creato il più grande impatto a Liverpool dai tempi dei Beatles."


Line up:

Clive Hornby – batteria (1961–1967; morto nel 2008)

Steve McLaren – chitarra solista e cori (1961–1967; morto nel 2007)

Ray Scragg – chitarra ritmica e voce (1961–1967; morto nel 2001)

Eddie Parry – voce (1961–1965; morto nel 1995)

Alan Willis – basso (1961–1962)

Terry "Tex" Carson – basso (1962–1967; morto nel 1991)


Pubblicità del Cavern estratta dal giornale “Mersey Beat”