Commento
con colpevole ritardo il nuovo progetto di AIRPORTMAN,
in collaborazione con Francesco Pala,
intitolato “ACROSS THE FLATLANDS”.
Airportman
è un gruppo musicale attivo da un ventennio, strettamente legato al territorio
in cui nasce, il Piemonte, nella zona cuneese.
La
loro è una proposta, da sempre, minimalista ma al contempo curata e al passo
con i tempi.
Evidenzio
da subito alcuni particolari che spero daranno il senso al mio precedente
pensiero.
Il “cofanetto”
a tiratura limitata contenente il progetto è una piccola scatola di cartone,
probabilmente assemblata in casa, al cui interno si trovano un foglio
esplicativo, le otto fotografie ad alta definizione - parte integrante dell’idea
musicale - e una chiavetta usb per l’ascolto dei brani in formato mp3, anche se
nel momento in cui scrivo dovrebbe essere disponibile il vinile.
E se
qualcuno volesse scoprire chi si cela dietro alla denominazione “AIRPORTMAN”, beh,
rimarrà deluso, non è importante chi crea ma il prodotto finale.
Ho
accennato ad alcune fotografie e vale la pena svelare a poco a poco l’arcano,
utilizzando proprio le parole ufficiali della band:
“Il nuovo lavoro di Airportman è nato con la collaborazione di Francesco Pala. Noi abbiamo messo la musica, lui le immagini, otto istantanee delle nostre pianure, un regalo immenso per il progetto che ha preso così il titolo di "ACROSS THE FLATLANDS".
Sveliamo i contenuti.
Stiamo
parlando di un album strumentale, dove le immagini fisate su “carta” di una
terra amica e confortevole stimolano la creatività e producono poesia sonora.
Una
decina di anni fa, promossi un progetto che legava immagini, poesia e musica (“Cosa
resterà di me”) e tra i protagonisti c’erano anche gli Airportman. In quel
caso il compito assegnato ai musicisti era quello di far nascere un brano che
fosse la conseguenza della visione del quadro/fotografia/dipinto. Mi piace
pensare a qualche affinità con quel contenitore, che ritengo una proposta unica,
nell’iter realizzativo.
Ma torniamo
al presente, ai 29 minuti di musica che, a mio giudizio, andrebbero vissuti con
una modalità precisa, quella che consente all’ascoltatore di diventare parte
del progetto, che in questo modo diventa interattivo: un ascolto concentrato -
in ambiente “protetto” - che consenta di attribuire in modo volontario la
musica che si sta ascoltando ad una delle otto immagini, un collegamento
personale che può essere guidato soltanto dall’istinto, da esperienze pregresse,
da ricordi ancestrali.
Le
foto non sono numerate per cui il match tra suono e fotografia diventa
assolutamente personale.
Nelle note fornite troviamo qualche spiegazione utile che propongo a seguire:
“Across the flatlands” è stato scritto e registrato nell’autunno 2020 e primavera 2021 all’airport-officine, in giorni scuri, nei quali anche suonare risuonava strano e lontano. Il disco ha assunto il colore delle magnifiche fotografie di Francesco Pala incontrate durante il viaggio e ne sono diventate parte integrante. Le nostre pianure solitarie e silenziose”.
Difficile
tradurre per terzi una musica strumentale, spesso sono i vari titoli a mettere
l’ascoltatore in sintonia con l’autore ma, avendo un minimo di sensibilità,
occorre provare a lasciarsi andare e connettere la propria storia con le trame
sonore che girano nell’aria, intersecando, in questo caso, elementi geografici
precisi con il vissuto personale.
Il mood che deriva dall’ascolto/visione di “Across the flatlands” è malinconico, come spesso accade per la musica di Airportman, ma in questo caso è pesante l’incidenza del periodo disagiato contingente, quello che ci ha costretto a rivedere le nostre convinzioni e, come in questo caso, a rinsaldare legami familiari e territoriali che restano ragione di vita, al di là di accadimenti impensabili e negativi.
Non c’è
sole negli scatti di Pala, e le pianure diventano protagoniste con simboli
precisi - una croce, un traliccio, un albero spoglio, un casolare, una serra,
un canale… - mentre le nubi minacciose disegnano atmosfere grigie e distopiche.
Meraviglioso!
Una capacità di descrizione e coinvolgimento che appartiene solo ad Airportman…
Prima
di passare all’ascolto - che sarà abbinato all’immagine che ho scelto - propongo
la lirica contenuta nel booklet, magari potrà aiutare ad entrare nel mondo di
questi splendidi compositori che, lontano da tutto quello che è mainstream,
continuano a regalare il loro concetto di musica, di vita, di serenità.
Sono
giorni che cerco quel lembo di terra
Oltre
la linea infuocata
La
terra oramai divenuta cielo di umane migrazioni
E torbidi cirri disallineati
Ha
costruito un fosso
Tutto
intorno
Per non cadere in falsa tentazione
E ci
sono alte fronde di pioppi
Lungo
il bordo
Per farci respirare aria oramai proibita
Attraversare
da quella parte
Non
sarà facile
Nemmeno ritornare sui nostri passi
Oggi
ci sono venti forti
Minaccia
tempesta
E
questo fuoco sta bruciando ormai da giorni
Il
fuoco, si…brucia i nostri giorni
Di attese senza fremito, di sonno senza sogni.
Mi
fermo
Non
esco
Non torno da nessuno
Nessuno
mi sta aspettando oggi
Già,
questo oggi così simile a ieri
Mai Così incerto “domani”
Sento
un unico rumore
Assordante
Nel
silenzio dell’incendio
La
voce eroica di Giovanna D’Arco
Mai così tremula e supplicante come adesso
Nei
giorni del silenzio
Quelle
zolle di terra umida suonano
Come
“lo spirito del paradiso”
La
terra ci sarà alleata, almeno oggi
Non riuterà l’abbraccio dei suoi colpevoli figli
Ma
lui non sa nulla della nuova canzone di Hollis
Non
scendo dall’auto
E lo
ascolto
Mark è lontano, non bada certo ad insignificanti suppliche
Il
segreto è in quelle pieghe del viso
Le
distinguo bene
Incuranti
della morte
Quel viso? Eppure, lo conobbi in un altro “Dove”
Sento
un unico rumore
Assordante
Nel
silenzio dell’incendio
È il
rumore del nostro respiro gemello
In
questa infinita notte…
Come anticipato,
segue l’ascolto dei brani (cliccare sul titolo) con il mio personale abbinamento con le immagini...
1-Intro
2- Lux interior
5-Crooked
6-Devotion
8-Burn
9-Bealera
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