sabato 2 maggio 2020

Ritratto di Carmine Capasso, mestiere... chitarrista


Scopriamo qualche dettaglio sulla vita di un giovane musicista, Carmine Capasso, chitarrista e oltre.

La sua attività appare senza precisi limiti, a cavallo tra differenti generi musicali, in equilibrio tra il virtuosismo puro e la voglia di creare, avendo piena coscienza - ed esperienza - che i sacrifici ed una rigida etica sono elementi necessari per riuscire a vivere della propria passione.

Ho letto di lui solo recentemente, dopo aver trovato il suo nome nei crediti di un paio di album prog finlandesi, e dopo la sua entrata nei The Trip di Pino Sinnone.

Come sempre, una bella chiacchierata, seppur scritta, permette di focalizzare il “personaggio” con cui si sta interloquendo, e rimando quindi ai pensieri di Carmine e ad un paio di esempi video… per saperne di più.


A fine articolo inserisco una sintesi della tua biografia, ma vorrei sapere di più dei tuoi inizi formativi, quelli che ti hanno portato dal clarinetto suonato della band del tuo paese alla chitarra…

Quando ho iniziato a suonare ero solo un bambino (sei anni) e quindi ero spinto soprattutto dalla moda del momento, poiché vedevo i miei coetanei suonare nella banda musicale del paese... ma avevo già una forte propensione all'improvvisazione, tant'è che lo spartito riuscivo a seguirlo per le prime battute! In casa avevo una chitarra di mio padre (lasciò lo studio per permettermi di andare a scuola di musica) che era una sorta di calamita... ma la vedevo impossibile da suonare.

Ho letto del tuo amore giovanile per i Led Zeppelin, ma come sei arrivato a quel tipo di rock, lontano dal tuo vissuto anagrafico?

Mio padre è un collezionista di vinili (passione che ho ereditato), quindi in casa avevo vinili e cd (tra i tanti) dei Led Zeppelin... ma in particolare c'era un cofanetto in edizione limitata di una loro raccolta. Ricordo che per un mese non ascoltai altro, e nella mia testa immaginavo i loro più grandi concerti. Da lì è iniziato il mio interesse per il rock, blues e progressive.

Già che siamo in tema parlami dei tuoi punti di riferimento in ambito chitarristico e oltre.

Ho capito che volevo suonare la chitarra ascoltando "It's five o'clock somewhere", dei Slash's Snakepit (la band di Slash post-Guns N'Roses), un disco davvero meraviglioso. Vedendo poi i chitarristi che hanno influenzato Slash (oltre al mito Jimmy Page), mi hanno influenzato Jeff Beck, Clapton, Hackett, Blackmore, Alvin Lee, Santana, Hendrix, BB King, Iommi, Latimer, Gilmour, Morse, Zakk Wylde, Steve Vai, Peter Green, Ivan Graziani, Petrucci... ma davvero tanti!

Come è avvenuto il passaggio da appassionato “apprendista” a musicista?

Ho ricevuto una sola lezione di chitarra, perché alla seconda l'insegnante mi disse che lo strumento non era adatto a me e quindi avrei perso solo del tempo; così, deluso, trascorsi giornate intere a studiarla, e ottenni ottimi risultati in breve tempo, entrando in una band dopo solo tre mesi. Prima senza i social network era molto difficile trovare dei musicisti, quindi ho vissuto la bella epoque degli annunci incollati ai pali o sulle vetrine dei negozi!

Mi riassumi le tue soddisfazioni personali più rilevanti, dall’esordio a oggi?

I miei inizi chitarristici riportano a band metal e hard rock, ma in quelle situazioni ero anche l'unico a voler migliorare, e quindi per questo venivo notato sempre da musicisti più grandi e con più esperienza. Ho vinto premi per la mia tecnica chitarrista e per la presenza scenica, e questo ha aumentato di molto la fiducia in ciò che facevo e mi ha portato a buoni risultati. La determinazione mi ha permesso di suonare con e per personaggi famosi, e ciò per un ragazzo di provincia non è semplice! Come cantautore invece cerco di rendere il mio chitarrismo parte della melodia, e questo è quello che piace al mio piccolo e modesto pubblico. Sentire le proprie canzoni nelle radio e in TV è davvero gratificante.

La domanda buona per ogni chitarrista: che tipo di rapporto hai con il tuo strumento? È una vita in simbiosi o riesci a staccare?

La chitarra non è semplicemente il mio strumento, ma un'estensione di me stesso, quindi immaginarmi senza di “LEI” è praticamente impossibile. Essendo anche un liutaio (passione condivisa con mio padre), e quindi essere in grado di "partorire" il mio strumento, rafforza ancora di più questo legame... ne assorbo i colori, i suoni, le potenzialità che può offrirmi. Forse riesco ad esprimere i miei pensieri più sul suo manico piuttosto che su un quaderno dove scrivere i miei testi.

Quindi usi solo “TUOI” strumenti, quelli che puoi costruirti?

Come dicevo sono un liutaio e con mio padre costruisco i miei strumenti. Sono principalmente un chitarrista elettrico e prediligo i modelli Gibson abbinati ad un bell'amplificatore Orange per avere un suono quanto più British possibile (guarda caso la strumentazione di Jimmy Page). Posseggo anche un antico amplificatore Geloso che porto con me come setup dei miei concerti. Ma non vivo di solo chitarra, infatti nel mio arsenale dal vivo si può trovare un sitar, un banjo, ukulele, slide guitars, theremin... dipende dal contesto!



Sono molte le tue partecipazioni a progetti altrui e a collaborazioni discografiche, mi viene in mente quella recente legata a Marco Bernard e alla sfera dei The Samurai Of Prog: come è nato il tuo coinvolgimento e che tipo di soddisfazioni ti porta, in questo caso specifico, realizzare musica a distanza?

Internet è un mezzo che, se usato nel modo giusto, ti porta a conoscere tante persone e realizzare tanti progetti. Ho conosciuto il compositore Danilo Sesti per cui ho registrato le chitarre per qualche suo brano ed ho scoperto che collaborava con i The Samurai of Prog di cui sono un fan, così è la nata la collaborazione con loro, per me motivo di vanto! Sto registrando anche nei loro futuri lavori quindi è una collaborazione sempre aperta, così come loro stanno registrando in qualche brano del mio album da solista in uscita. Ho superato l'idea di diventare ricco e famoso con la musica, ma voglio solo che un giorno mio figlio possa essere orgoglioso del suo papà, leggendo il suo nome negli album di questi meravigliosi artisti! Non è questo il vero successo?

Da un pò di tempo sei anche parte dei The Trip di Pino Sinnone, un ruolo che fu di chitarristi illustri: come vi siete incontrati e come ti senti nel ruolo?

Pino porta avanti la musica dei The Trip dal 2015 per volontà di Joe Vescovi, affinché la gente non possa dimenticare la loro meravigliosa musica. Semplicemente sapevo che Pino stava provinando dei musicisti e così mi sono candidato, ma sono stato avvantaggiato dall’essere un fan e dal conoscere già tutti i loro brani, dovevo solo rispolverarli! Sapere di occupare il posto che un tempo è appartenuto a Ritchie Blackmore e poi al troppo sottovalutato Billy Grey, mi fa un certo effetto ma so che ho sudato molto per arrivare a tale soddisfazione. Il mio ruolo nei The Trip non è solo da chitarrista/seconda voce, ma anche da factotum... ho aiutato Pino nella riorganizzazione del gruppo in ogni punto, per fortuna è una band che ora sta riavendo di nuovo il giusto spessore!


I progetti che conosco e che ti riguardano sono tutti in ambito rock progressive, ma immagino che gli spazi in cui ti muovi siano diversificati: me ne parli?

Il progressive rock è ciò che ho sempre voluto suonare ma che difficilmente riesci a proporre in giro; in realtà io affronto ogni genere, suono e ho suonato di tutto! Canto le canzoni di Rino Gaetano da ben undici anni e lo faccio con passione, quindi inutile dire che adoro i cantautori italiani e che li canto/suono. Il mio stile chitarristico è prettamente blues, quindi è quello un altro genere che suono spesso in giro... non mi spaventa misurarmi con nuovi filoni, per me la musica è continua evoluzione!

Quali sono i tuoi progetti futuri, a medio e lungo termine, sogni compresi?

I progetti sono tanti! Ho registrato e sto registrando in diversi album in uscita, tra cui anche in una produzione di Enrico Ghedi dei Timoria; nuovi lavori con i The Samurai of Prog ecc ecc. Con i The Trip stiamo lavorando al nuovo album di inediti e in contemporanea all'edizione di “Caronte” per il 50° anniversario nel 2021, suonato tutto integralmente dalla nuova formazione con l'aggiunta di un inedito, quindi perla per i collezionisti!
Per l'autunno è prevista anche l'uscita del mio nuovo album da solista, pieno di ospiti italiani ed internazionali, sarà il mio primo album dopo due EP!

E noi lo ascolteremo in anteprima!


Un po' di note biografiche ufficiali…

Carmine Capasso (classe '89) campano ma di origini anche sarde, ora vive a Cusano Milanino (MI).
Il suo strumento è la chitarra, ma è un abile polistrumentista e cantautore. Diventerà col tempo uno dei chitarristi più richiesti in ambito rock, blues e progressive, e definito spesso un virtuoso della chitarra da diversi critici musicali. Sono note le sue collaborazioni con famosi artisti italiani ed internazionali ed è anche un richiesto session man e turnista (The Samurai of Prog, The Trip, Sasha Torrisi, Delta Moon, Sherrita Duran, Antonio Onorato, Pietro Razzino, Carmelo Febbo, Luciano De Fortuna, Enzo Compagnone). Come cantautore ha pubblicato due EP per l’etichetta discografica Snap Music, tra cui il recente “Pausa Caffè” disponibile su tutti i digital stores (Amazon, Spotify, Itunes, Google Play, Deezer ecc ecc). Le sue canzoni vantano di rotazioni su diversi canali radiofonici e televisivi, tra cui Mediaset ed MTV. Carmine è anche il frontman de Gli Effendi (tributo a Rino Gaetano) da ben undici anni. Attualmente è la chitarra solista della storica band progressive rock The Trip, ricoprendo il ruolo che un tempo era di Ritchie Blackmore (Deep Purple) e poi di Billy Grey.