Conobbi Neon Leon la sera del 17 maggio
1975. Era la mia prima volta a New York. Mentre recuperavo i bagagli dal taxi
che dall'aeroporto mi aveva portato davanti all'ingresso del Chelsea Hotel al 222 della 23esima
fra la settima e l'ottava, mi si presentò lui, vestito in pelle e con un'enorme
parrucca stile afro a strisce di colori arcobaleno fluorescenti: "Welcome to Chelsea Hotel! Come to see
me later", e mi diede il numero della sua stanza. Una volta
sistemati i bagagli, andai a bussare alla sua porta. Così cominciò la nostra
amicizia. Raccontare le cose incredibili, imprevedibili e sconvolgenti che
succedevano ogni momento al Chelsea -i cui clienti erano o erano stati artisti
e personaggi di ogni tipo, come Mark Twain, Dylan Thomas, William S. Burroughs,
Arthur Miller, Tennesse William, Simone de Bouvoir, Jean-Paul Sartre, Charles
Bukowski, Stanley Kubrik, Dennis Hopper, The Grateful Dead, Tom Waits, Patti
Smith, The Ramones, John Cale, Leonard Cohen, Edith Piaf, Bob Dylan, Alice
Cooper, Janis Joplin, Jimi Hendrix- è impossibile: avrei
bisogno di settimane, per cui sorvolo del tutto e rimando magari al prossimo
racconto. Dopo poche sere mi ritrovai al Matrix, dove, intorno al nucleo fisso
composto da me al piano elettrico e all’organo, da Syl Sylvain dei New York Dolls e Neon Leon alle chitarre, ruotavano tanti altri
musicisti di questa o quella band e insieme davamo vita ad infuocate,
travolgenti, torrenziali jam sessions. Tutti avevano parole di grande elogio
per quel giovanissimo artista italiano, piombato nella bolgia del Chelsea e
subito diventato “uno del gruppo”. Poi ci trasferivamo all' Ashley's o a Le
Jardin, dove incontravamo Johnny Thunders e altri. Per me era molto liberatorio
tuffarmi in quell’atmosfera di selvaggio e scarno rock and roll, dopo un giorno
chiuso in studio a lavorare su un tipo di musica più complessa e rigorosa
(stavo registrando il mio primo album da solista, "LeoNero - Vero"). Oppure
andavamo al Max's Kansas City o al CBGB, templi del rock/punk/new wave
newyorkesi. Praticamente "TUTTI" hanno suonato o sono nati lì: da
Patti Smith ai Talking Heads, da Alice Cooper ai Blondie (Debbie Harry era
stata cameriera al Max's), da Lou Reed e i Velvet Underground ai Ramones, da
Iggy Pop agli Aerosmith, da Bruce Springsteen ai Dead Boys, da Wayne County
(poi diventato Jayne County dopo il cambiamento di sesso) agli stessi New York
Dolls e Neon Leon.
Dopo una notte
passata girando di locale in locale, quando ormai di “lucido” non era rimasto
altro che i tessuti dei nostri abiti, ci ritrovavamo all’alba, esausti, in
Central Park, tutti stretti a bordo di una Limousine con autista presa a nolo,
a riascoltare in un irreale silenzio la cassetta della nostra jam session della
sera precedente. Talvolta si univa a noi anche David Le
Sage, già fonico
di Todd Rundgren, che in quei giorni stava registrando “Vero” con me. Apro una
triste parentesi. Ormai sia il Max's che il CBGB non esitono più. L'ultima
volta che sono stato al CBGB risale al 30 giugno del 2000. Dal 2008 al suo
posto c'è una boutique. Un'epoca gloriosa e irripetibile è stata cancellata per
sempre.
Tornai al Chelsea nel
'78 e Leon era ancora lì,
in quanto aveva scelto di abitarci stabilmente. Riprendemmo a uscire e a
suonare insieme. In quei giorni i Rolling Stones erano a N.Y. per una serie di
concerti al Madison Square Garden... Leon era loro amico, per cui talvolta
incontravamo Billy Preston ed altri, ubriachi fradici, nei vari
locali che frequentavamo anche noi. Poi io lasciai N.Y. e ci perdemmo di vista
per alcuni anni.
Ci rincontrammo a
Stoccolma in un locale, lo "Studion", la notte dell'11 settembre
1984. Mi raccontò, fra l'altro, di aver registrato una cover di "Heart of
Stone" degli Stones e che addirittura Mick Jagger in persona gli aveva fatto i coretti
nel finale. Io quella sera ero con Lino Ajello del Balletto, e così scoprimmo
che anche loro due si conoscevano in quanto Leon, dopo essersi trasferito a
Stoccolma, aveva frequentato lo studio di Lino, l'Humlan, punto di riferimento
della scena musicale svedese, dove io stesso avevo registrato molti brani miei
e per altri artisti. Il mondo talvolta sembra davvero così piccolo!... Nel
maggio del 1985, però, lo studio e l'intero edificio che lo ospitava furono
demoliti per costruire un grande centro commerciale. Io e Leon ci perdemmo di
vista ancora una volta.
Nel 2005 ebbi da un
amico comune italiano la sua e-mail. Gli scrissi. Lui mi rispose subito. Era in
Germania. Ci scambiammo foto -facendoci reciproci complimenti per la forma
fisica- e ci raccontammo un po' di cose che ci erano accadute negli ultimi
vent'anni.
Giugno 2009: Leon è a
Roma. Passo a prenderlo in albergo e lo porto a casa. E' in compagnia di una
giovane discografica finlandese, Tuula. Ore e ore a
raccontarci di tutto. Gli ho mostrato due suoi regali che ancora conservo dai
tempi del Chelsea: una quadretto dipinto a olio e una spilla raffigurante un
teschio alato, che lui ha voluto immortalare assieme a noi in una della tante
foto che abbiamo scattato. Mi ha regalato alcuni suoi CD: uno,
interessantissimo, intitolato "Ex Stone", con brani dei Rolling
Stones suonati
dagli stessi Stones ma in versioni e formazioni inedite (in alcuni brani c'è
perfino Brian Jones!), fra i quali appare anche la sua rilettura di "Heart
of Stone" con Jagger ai cori, di cui ho già detto; poi la prima prova di
stampa di un altro, intitolato -guarda un po'!- "Chelsea Hotel",
ricco di brani di puro rock-blues molto autobiografici. Io, oltre a pupazzi a
batteria coloratissimi e rumorosissimi, una bambolina per riti woodoo e una
riproduzione della Lupa di Roma con tanto di Romolo e Remo accoccolati, gli ho
regalato il DVD del Balletto di Bronzo. Gli ho chiesto, anzi intimato di farmi
al più presto una copia delle nostre leggendarie jam sessions newyorkesi.
Vedremo...
Veniamo alla vicenda
di Sid Vicious e Nancy Spungen, raccontatami
da Leon nei dettagli, ma che qui sintetizzerò. La mattina del 2 ottobre del
1978 fu trovato il cadavere della Spungen accoltellata nella sua stanza al
Chelsea, la numero 100. Aveva vent'anni. Si autoaccusò il suo ragazzo, Sid,
ormai ex bassista dei Sex Pistols. Leon, che era
loro vicino di stanza (stava alla 119, la stessa della foto in cui siamo
ritratti io e lui davanti ad alcuni suoi quadri appesi alla parete), fu
martellato di interrogatori e interviste poiché era stato l'ultimo a vederli.
Infatti Sid e Nancy erano stati la sera prima in camera di Leon e quest'ultimo
aveva cucinato per loro del chicken burgundy (pollo al vino Borgogna). La
seratina, però, si trasformò ben presto in serataccia poiché Sid, fuori di sé e
già strafatto di barbiturici e di un micidiale analgesico per malati terminali
di cancro, andò in escandescenze minacciando di tagliarsi la gola con un
coltellaccio. Nancy perciò lasciò la stanza di Leon e della bassista Cathy O'
Rourke e riportò Sid, ormai ridotto a zombi, nella loro camera. Leon e Cathy
lasciarono il Chelsea per tornarvi alcune ore dopo. Intanto Nancy contattava
alcuni spacciatori di zona per procurarsi delle pasticche di un'altra micidiale
sostanza. Quella notte, a più riprese, entrarono nella camera numero 100 vari
loschi personaggi... Dopo l'omicidio, per il solo fatto che Leon era stato
l'ultimo a vederli, la stampa e la polizia si accanirono su di lui, nonostante
che Sid si fosse immediatamente autoaccusato dell'assassinio. Non che lo
credessero responsabile del fattaccio, ma immaginarono, erroneamente, che lui
sapesse qualcosa di più. Cominciarono ad arrivare alla camera 119 telefonate di
insulti e minacce di morte dirette a Leon. Lui iniziò ad avere seriamente
paura. Per almeno due anni non riuscì nemmeno a salire su un palco per il
terrore di poter essere preso di mira da un qualche fanatico esaltato. Non ci
dimentichiamo cosa successe a John Lennon nel dicembre del 1980 proprio a New
York, sotto casa, il Dakota Building... Col tempo le telefonate di minacce di
morte non accennavano a diminuire, per cui la polizia, appurata finalmente la
sua completa estraneità ai fatti, gli consigliò caldamente, se voleva rimanere
vivo, di lasciare New York poiché non poteva più garantirgli l'incolumità. I
Rolling Stones lo aiutarono, dandogli un bel po' di dollari per permettergli di
lasciare gli States. Nei primi Anni '80 lui si trasferì in Scandinavia e
cominciò a farsi chiamare "King Lion" (discutibile, lo ammetto...).
Allora, ecco perché nell'84 lo avevo ritrovato a Stoccolma!.. In quel periodo
passò dalle stelle alle stalle più volte: da opening ai concerti degli Stones e
di Prince a musicista di strada in Danimarca. Leon mi ha inoltre rivelato che
al mattino, dalla camera di Sid e Nancy, erano spariti ben 60.000 dollari di
cui nessuno ha mai parlato... Potrebbe essere stato questo il movente
dell'omicidio, compiuto da uno dei loschi personaggi mai identificati che
avevano frequentato la camera quella notte, o potrebbero essere stati
addirittura rubati dai primi poliziotti che arrivarono al Chelsea... Lui dice
di avere ormai la certezza, dopo anni, che l'autore dell'omicidio non fu Sid,
troppo confuso e fisicamente debilitato, ma un altra persona di cui rivelerà
l'identità solo fra una ventina d'anni. Sid fu arrestato e messo in prigione. Continuò
a dichiararsi colpevole. Tentò varie volte il suicidio, senza riuscirci. Finchè
il 2 febbraio del 1979, ci riuscì. Io lasciai il Chelsea proprio pochi giorni
prima della morte della Spungen, verso la fine di settembre del '78. Dopo un
breve soggiorno a Milano per realizzare un servizio fotografico per la
copertina del mio 45 gg. "Fremo", andai a trovare degli amici a
Zurigo, dove appresi della morte di Nancy. Era, appunto, il 2 ottobre del 1978.
Chissà perché non telefonai a Leon per chiedergli cos'era successo..... Eppure
ci pensai.
Il Chelsea Hotel ha
cambiato gestione. I nuovi proprietari hanno intenzione di strappargli anche
l'anima trasformarlo in un hotel di lusso per turisti qualunque, purché
danarosissimi. Che tristezza.
Leon si è definitivamente
stabilito in Germania, dove vive in una casetta isolata nel bosco accanto a un
laghetto con due cigni. In questi giorni è a Turku, in Finlandia. Mi ha inviato
delle sue nuove foto. Poi farà un salto a Copenhagen. Ad agosto tornerà a Roma.
Gianni Leone
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