AIRPORTMAN-“ Anna e Sam”
Lizard Records
40 minuti
I piemontesi Airportman
proseguono il loro viaggio discografico arrivato ormai alla tredicesima puntata:
l’album appena rilasciato si intitola “Anna e Sam”.
La band presenta
caratteristiche ben precise e si distingue per originalità e chiarezza di
obiettivi, percorrendo una strada legata al commento di grandi temi sociali -
ma non solo - attraverso l’uso degli strumenti di riferimento, ed è proprio Giovanni Risso, cofondatore della band,
che definisce gli Airportman un “gruppo strumentale”.
Ma non esistono limiti
quando la musica è concepita con senso di libertà, e quindi l’annessione di
nuovi portatori di suoni, di liriche e vocalist fanno parte del macro progetto, che può
contenere elementi diversificati a seconda delle occasioni e dell’ispirazione
del momento, ma una cosa verrà sempre esclusa, la ricerca della visibilità a
tutti i costi: che c’entra con la musica?
L’impressione è che
gli Airportman sarebbero contenti dei risultati ottenuti anche senza l’opera
di condivisione, perché la magia che può nascere in studio potrebbe essere
sufficiente all’appagamento personale, e la “pigrizia” di movimento, dichiarata
a seguire da Risso, potrebbe condurre al non cercare ossessivamente momenti live.
La proposta degli
Airportman non ha fronzoli evidenti, e il minimalismo espressivo produce un
racconto musicale che esclude ridondanze e riempimenti forzati.
“Anna e Sam” si avvale di ospiti/amici di importanza rilevante, come
Stefano Giaccone, voce narrante e
sax - ma la collaborazione con il fondatore dei FRANTI è di lunga data e ormai
collaudata -, Diego Dutto alla
tromba e filicorno e Marinella Ollino, meglio conosciuta come Lalli, cantautrice, attrice e voce
incredibile all'interno del panorama alternativo italiano.
Il viaggio di Anna e
Sam parte da un punto ben preciso, da un’idea, dalla voglia di sapere, dal
porsi interrogativi affascinanti ma non facili da affrontare, dal tentativo di
interpretare il gap esistente dal momento in cui un essere umano entra in coma,
sino ad arrivare al suo risveglio; cose c’è in quel luogo che viene descritto
pieno di luce e serenità? A quale velocità ci si muove e… per andare dove?
Da qui si sviluppa un
lungo tratto di strada che spinge i protagonisti - e anche l’ascoltatore può
diventarlo - verso la ricerca del senso della vita, delle nostre azioni, delle
persone capaci di condividere uno sguardo o un sentimento, di un paio di occhi
in cui specchiarsi, senza la preoccupazione dello scambio di giudizi. E l’indagine
approfondita sulla reale dimensione dell’uomo e su ciò che lo circonda può
provocare profonde ferite, difficili o impossibili da rimarginare.
Può un disco disegnare
questi scenari, quotidiani e complessi?
La musica degli
Airportman fluisce nei corpi lasciando residui che si appiccicano alla pareti, e
il distacco è lento e graduale; le parole, i suoni e le voci si mischiano ad
una decisa lentezza di movimento e pervadono il cuore e la mente di una
profonda malinconia, un mood che credo faccia parte della natura della
band.
Bellissimo l’artwork e
le fotografie inserite all’interno, e il salto nel tempo che propongo ad inizio
post - l’immagine con la contrapposizione tra Buster Keaton e gli attuali tetti
torinesi - mi pare la perfetta sintesi della concettualità del progetto.
“Sono passati dieci anni, che speri di
trovare?
Cosa speri che mi ricordi… dieci
anni, dieci anni per smarrire anche la strada più sicura! Dieci anni per amare
e odiare il mondo, per ammirarlo.
E maledirlo ogni giorno…”
(dieci anni)
Emozionante!
L’INTERVISTA
E ‘appena uscito l’album “Anna e Sam”, che prevede la
compartecipazione di Stefano Giaccone e Lalli: come nasce la voglia di
collaborare? Casualità o pianificazione e successiva congiunzione di idee molto
simili?
Con Stefano c’è ormai una grande amicizia che si è rafforzata
in anni di collaborazioni. Ogni volta risulta molto naturale coinvolgerlo nei
nostri progetti e lui, con il suo talento, porta sempre qualcosa di nuovo oltre
ad un entusiasmo in tutte le cose che fa.
Anche in “Anna e Sam”, quindi,
appena proposto il tema generale del lavoro, ha voluto partecipare in modo
importante; coinvolgere anche Lalli è stata davvero un bel regalo per noi Airportman…
avere lì, in un nostro disco, il cuore pulsante dei Franti, non era davvero
immaginabile per una band come la nostra!
Trattasi di disco concettuale, non certo facile nell’insieme
e vi chiedo: qual è il messaggio trainante?
“Anna e Sam” nasce da un idea di base che è quella di, in
qualche modo, entrare in quel vuoto spazio-tempo che vivono le persone che, per
cause diverse, cadono in coma e si risvegliano; provare a immaginare cosa c’è
in quel non luogo, e da quella cellula è nata la storia di “Anna e Sam”. Da quell’idea è nato il
viaggio di Anna e Sam, una sorta di ricerca del senso della vita, ma anche la
ricerca di una persona speciale, di un amore, di uno sguardo, e anche la
visione della povertà dell’uomo in senso assoluto.
Siamo di fronte ad un apparente minimalismo strumentale, e
niente appare ridondante e fuori dalle righe: come si può definire la vostra
musica attuale?
Non saprei definire il nostro suono, certamente minimale, mi
piace che il suono che nasce nelle nostre composizioni arrivi prima possibile,
e nella maggior parte dei casi ci rendiamo conto che ci emozionano sempre di
più i provini suonati quasi improvvisando che il lavoro finito, quindi tentiamo
di lasciare il più possibile quell’impronta.
Le trame musicale, i bassi ritmi e la linea poetica mi hanno
lasciato un deciso senso di tristezza: quale era il vostro stato d’animo in
fase compositiva?
Si scrive un lavoro quando si ha davvero qualcosa da
raccontare, fuori la vita normale, omologata per forza da questa società, in
saletta, tra i nostri strumenti ci raccontiamo chi siamo, e il più delle volte
i racconti sono avvolti da malinconia, semplicemente perché di raccontare la
felicità non è una nostra esigenza, forse in generale non è una esigenza
dell’uomo raccontare quando sta bene, le cose migliori escono quando rifletti
davvero su interrogativi importanti, ovviamente non si cambia il mondo con un disco,
ma essere consapevoli che ci si può fermare ed ascoltare per un pò chi siamo
veramente e riuscire, in qualche modo, a trovare il senso di certi stati
d’animo è già qualcosa di assolutamente importante, e allora anche un disco può
cambiare il mondo, a partire dalle nostre vite.
Due brani sono strumentali: come si inseriscono nel contesto
narrativo?
I due brani strumentali sono i primi brani nati per Anna e Sam, e sono la vera colonna
sonora dell’intero lavoro; Airportman è sostanzialmente un gruppo strumentale e
ci troviamo a nostro agio nel raccontare le nostre storie con il solo apporto
musicale, per questo i due brani strumentali sono fondamentali, attorno ad essi
si sono inserite le canzoni cantate da Stefano e Lalli, canzoni i cui testi
erano in perfetta sintonia con il racconto di base.
Molto belle le immagini che corredano il CD: con quale idea è
stato realizzato l’artwork?
L’idea è venuta a Stefano, quella del fotogramma di Buster
Keaton e della fotografia attuale sui tetti di Torino, quasi ad annullare il
concetto di spazio-tempo di cui ti parlavo prima.
Lavorare con Giaccone non é una novità per Airpotman, ma come
è scattata l’alchimia con Marinella Olllino?
Quando abbiamo visto che potevano starci inserti vocali
femminili, abbiamo mandato il lavoro in bozza e Lalli, chiedendo di sentirlo e
farci sapere; ne è rimasta entusiasta e quindi è stato tutto molto naturale;
per noi avere la sua voce in un nostro lavoro è stato davvero una enorme
soddisfazione.
Proporrete
dal vivo “Anna e Sam”?
Come saprai noi Airportman siamo un pò pigri, comunque
proporremo “Anna e Sam”, per ora in
queste date: 1 aprile Mezcal di Savigliano, 2 aprile Sala san Giovanni di Cuneo
(in abbinata con gli Esterina di Lucca, in un concerto raccolta fondi per
l’Associazione Gli Amici di Luca di Bologna che segue la riabilitazione di
ragazzi caduti in coma, e poi il 14 luglio al Nuvolari, sempre a Cuneo. Nel
frattempo vedremo se si apre qualche altra possibilità.
Un’ultima cosa: che giudizio date dello stato della musica in
Italia e in particolare nella vostra regione, il Piemonte?
Penso ci sia tanta gente brava, davvero, che fa lavori di ricerca, interessanti ed emozionanti, ma che non vedranno mai la luce, e poi ci sono tutti gli altri che fanno musica di merda che ricercano solo visibilità, consensi, palchi, soldi, agganci, sponsor, vendere, businness, etc… etc…; si tende a confondere le due categorie, che sono completamente diverse, giocano campionati diversi; può succedere che qualcuno riesca a portare il proprio messaggio là fuori in modo più importante, ma sono rari casi non significativi; in Italia fare musica di qualità e riuscire a viverci è storia difficile. Ovvio bisogna anche crederci, ma in Italia crederci significa compromessi, in tutti gli ambiti, non solo musicali, ovvio, del resto vengono premiati sempre gli arrivisti spalleggiati o sponsorizzati, non quelli che hanno davvero qualcosa da dire: guarda la politica! Se abbiamo una certa Minetti che a 39 anni va in pensione con 1.300 euro al mese A VITA, ma dove cazzo vogliamo andare? Ti pare?