Non capita spesso di
poter commentare un nuovo album avendo la certezza di cosa la band possa dare
dal vivo.
In studio, di questi
tempi, si possono realizzare capolavori da attribuire ad orchestre e magari il
protagonista è uno solo, probabilmente virtuoso, ma elemento singolo.
E poi, si sa, una band
che si rispetti da il meglio di sé su di un palco, cercando di scaldare un
audience che, se soddisfatta, ripagherà con la miglior moneta possibile: l’entusiasmo.
Oggi sono nella
condizione di scrivere dei romani LA FABBRICA DELL’ASSOLUTO dopo
averli visti all’opera, a Genova, circa tre mesi fa.
Nel mio commento post
concerto - quel giorno non avevo ancora sentito il loro disco di debutto - trassi
delle conclusioni che trovano conferma dopo l’attento ascolto di “1984: L’ULTIMO UOMO
D’EUROPA”.
Scrivevo allora: “Musica complicata, di non facile
assimilazione, costruita nei dettagli, con risvolti tecnici impegnativi
preferiti agli aspetti melodici; tempi composti impossibili e una voce narrante
coinvolgente e recitativa. Trame vintage con una proposizione tastieristica
variegata e molto seventies, atmosfere rarefatte che in alcune sfumature
inventano una miscela corposa fatta del mondo hammilliano intriso di fratelli
Shulman.”
Da quel giorno il nome
della “Fabbrica” è diventato di uso comune per gli amanti della musica
progressiva italiana, e in un ristretto spazio temporale il gruppo ha trovato
una pregiata dimensione, costruita soprattutto sulla stima della critica e sul
buon seguito di pubblico.
L’album racconta,
riassume e diventa colonna sonora del romanzo distopico per eccellenza, “1984”,
di George Orwell, pubblicato nel
1949.
In estrema sintesi… trattasi
della descrizione negativa di un futuro buio in cui, dopo una guerra nucleare, il
mondo resta diviso in potenze totalitarie; l’Inghilterra - la storia si svolge
a Londra - fa parte della macro-nazione dell’Oceania, governata da un regime
che si ispira ad una forma radicale di socialismo, e in questo contesto si
muovono i personaggi che ritroviamo in forma esplicita nell’album: Winston
Smith e Julia - membri del Partito Esterno - O'Brien - membro del Partito
Interno, principale antagonista dei protagonisti - e il Grande Fratello, che
permea con al sua presenza tutto il romanzo.
Un forte attacco ad ogni
forma di perversione, senza connotazione politica, senza ideologie e linee
temporali, e in questo senso il libro appare tremendamente attuale, capace di evidenziare
i risvolti della rigida manipolazione dell’informazione e la ferrea repressione
di ogni forma di libertà intellettuale e politica.
Affrontare il debutto
discografico con un simile messaggio, attraverso un concept fatto di impegno
sociale e indagine psicologica, non era obiettivamente facile, ma da quanto
emerge dall’intervista a seguire, il tutto è nato spontaneamente, con la piena
condivisione delle parti.
La musica proposta
riporta a schemi antichi, ad un’idea… diffusamente analogica, ad una struttura
articolata che svela i suoi segreti nel momento in cui il tutto fluisce, le
liriche si fondono alle atmosfere e il simbolismo di certi atteggiamenti - vedi
l’uniforme da palco - propone immagini che pesano come macigni.
L’artwork magnifico
contribuisce a consolidare il contenitore musicale, che appare davvero
completo, come capita ad ogni disco prog fatto come i sacri crismi, quindi con
l’attenzione rivolta a tutti i vari elementi costitutivi.
Una tecnica sopraffina è
uno dei comuni denominatori della band, con le tastiere d’altri tempi di Daniele Fuligni, il virtuosismo
chitarristico di Daniele Sopranzi,
una pazzesca sezione ritmica composta dal drummer Michele Ricciardi e dal bassista Marco Piloni e la voce penetrante del frontman Claudio Cassio.
Significativa la presenza
di Pino Ballarini - il big tra gli
ospiti -, ex vocalist de Il Rovescio
delle Medaglia, presente anch’esso al concerto genovese di dicembre.
Un album destinato a
lasciare il segno nel mondo della musica progressiva, un disco che ha permesso
di far conoscere al grande pubblico di settore il valore de LA FBBRICA DELL’ASSOLUTO.
Il solito fiuto e impegno di Black Widow Records
Il solito fiuto e impegno di Black Widow Records
L’INTERVISTA
Possibile
sintetizzare la storia della band, dalla genesi ad oggi?
Innanzitutto
un saluto a tutti gli appassionati che ci leggono!
Premettiamo che la fortuna ha giocato un ruolo fondamentale
nella nascita della band. Diciamo questo perché nel 2011, quando tutto è
iniziato, ognuno di noi era impegnato in altri progetti, ma contemporaneamente
in ciascuno di noi stava nascendo la voglia di fare qualcosa di originale, di
mettersi alla prova con le proprie forze per creare qualcosa di personale. Così
Michele (batteria) ha incontrato Daniele (tastiere) e ha coinvolto Marco (basso)
e Daniele (chitarra) -con i quali
suonava da tempo - in qualche sessione in sala prove. Dal primo incontro si è
concretizzata una grande sintonia, non solo personale, ma anche relativa alla
strada musicale da perseguire. A partire dal 2012 abbiamo quindi iniziato ad
incontrarci per condividere idee e spunti musicali e per trascorrere del tempo
insieme. Sentivamo di essere affiatati e coesi, suonare insieme era molto
stimolante ma percepivamo
l’incompiutezza del nostro lavoro, senza una voce che sapesse arricchire
questo progetto tanto desiderato. Così, dopo vari tentativi, spesso deludenti,
nel 2013 è arrivato l’incontro con Claudio Cassio: la sua sensibilità musicale
e vocale e il suo entusiasmo, unito all’empatia, ci ha convinti immediatamente
e da subito abbiamo capito che “il cerchio si era chiuso”. L’immersione nel
progetto da quel momento è stata totale e c’è stata una forte sinergia tra di
noi. Il lavoro svolto ha preso sempre più forma, portandoci alla realizzazione
di questo album d’esordio, che rappresenta una somma delle nostre individualità
ma che, al contempo, ha una propria autonomia rispetto al contributo che
ciascuno di noi ha fornito durante le composizioni.
Che tipo di
cultura musicale avete alle spalle?
Direi che la nostra cultura musicale è veramente stratificata ed
eterogenea! Questo vale sia per il lato prettamente teorico e tecnico, di
studio sullo strumento, sia dal lato dell’ascolto musicale. La nostra
formazione generale spazia dalla rigida formazione della musica classica sino
allo studio del jazz e di laboratori dedicati.
Anche gli ascolti musicali sono intensamente stratificati tra la
musica classica, il jazz ed ovviamente moltissimo rock progressivo e non solo.
Assolutamente innegabile il fatto che amiamo tutti la musica rock degli anni
60/70 e quindi band come Beatles, Deep Purple, Led Zeppelin, Pink Floyd hanno
fatto da incipit alla nostra cultura musicale quando eravamo poco più che
adolescenti. Successivamente nel corso degli anni abbiamo certamente affinato i
nostri ascolti, sia con i grandissimi classici del prog, sia nella scoperta di
fondamentali artisti minori, spesso sconosciuti che hanno però influenzato la
nostra Musica ed il modo stesso anche di concepirla.
Colpisce sempre vedere giovani musicisti che propongono trame di alto
impegno, che non trovano riscontro nella giusta visibilità: come vi siete
innamorati del Prog?
Tutti noi abbiamo iniziato ad amare questo genere in età più o meno
adolescenziale; ricordo personalmente che per me fu un vero apri pista
l’ascolto e la scoperta del disco “Collage”,
proprio intorno ai 13 -14 anni d’età. Ma anche per tutti gli altri componenti è
stata la medesima cosa, probabilmente con titoli diversi. Amiamo moltissimo sia
il progressive rock internazionale sia quello italiano, per cui probabilmente
alcuni di noi hanno un debole in più. Band come Il Rovescio della Medaglia,
Alphataurus, Balletto di Bronzo, Cervello, Museo Rosenbach, The Trip, Banco e
moltissimi altri hanno influenzato le nostre vite musicali in modo definitivo.
Tra le band internazionali su tutte possiamo citare i King Crimson, Yes, ELP ma
anche altri grandissimi classici come Genesis, Van Der Graaf Generator.
Ho avuto la possibilità di vedere un vostro concerto e trovo che la
vostra proposta, non certo semplice, riesca comunque ad arrivare rapidamente al
pubblico: come definireste la vostra musica?
Grazie! Il fatto di fare una musica piuttosto elaborata, ma riuscire
comunque a mantenere una proposta anche in sede live piuttosto fruibile
rapidamente, è un bellissimo complimento! Autodefinirsi per noi è veramente
impossibile, poiché in realtà non ci siamo mai prefissati di seguire nessuno
standard. La nostra musica è soltanto il frutto della nostra intenzionalità nel
seguire una passione profonda e nel cercare di esteriorizzare tramite l’Arte
quello che sentiamo e proviamo, il tutto condito sia dalle influenze musicali
sia dalle esperienze umane che ognuno di noi vive nel corso della propria
quotidianità.
Se invece dovessimo semplicemente dire come immaginiamo il nostro
suono e come vorremmo che fosse recepito dal pubblico, gli aggettivi sarebbero:
Sperimentale, Psichedelico, Spaziale ed Acido, in poche parole ROCK!
Che
significato date all’uniformarsi sul palco utilizzando lo stesso abito, una
tuta da lavoro?
La scelta della tuta ricade essenzialmente al senso dell’opera 1984 ed
è ispirato proprio agli abiti presenti nel film “Orwell 1984” diretto da
Michael Radford.
Ci piaceva fortemente l’idea di richiamare anche visivamente l’opera,
trasportando un elemento legato all’immagine. Nel futuro prossimo difatti
abbiamo già ulteriori idee per estendere questa visione. Dunque no, la tuta da
lavoro non è strettamente legata al nome della Fabbrica.
Veniamo all’album da poco uscito, “1984, L’Ultimo Uomo
d’Europa”: che cosa contiene? Quali
i messaggi che volete condividere?
Fare musica
non è solo eseguire delle note, ma è piuttosto la realizzazione di un'idea e di
un messaggio che attraverso quelle note riesci a trasmettere. Il fatto che il
romanzo di George Orwell ha ispirato tutti e cinque è molto emblematico del
tempo che stiamo vivendo. Così attraverso questo nostro album abbiamo scelto di
lanciare un messaggio e di esprimere un “disagio“ che la società contemporanea
vive.
Molto bello l’artwork del disco, che mi pare simboleggi bene la vostra
musica: me ne parlate?
L’opera è
stata dipinta dall’artista Cesare Modesto intorno al 1982, e si chiama “La
Libertà di Scelta”: Cesare è per noi prima di tutto un grandissimo amico! La
collaborazione con lui è dunque sintomo di una grandissima sintonia e stima
reciproca, e testimonia la voglia di realizzare un qualche cosa assieme. Il
quadro è stato selezionato tra una serie di lavori del passato di Modesto, e
appena l’abbiamo vista abbiamo compreso che era semplicemente perfetta per
raffigurare in immagine tutto il significato della nostra Musica. Non
smetteremo mai di essere grati a Modesto per averci aiutato in modo così
spontaneo ed appassionato.
Dimenticavo: perché avete scelto il nome “La fabbrica dell’Assoluto”?
Il nome LFDA è stato scelto dopo aver passato molto tempo
senza nemmeno un nome. Non riuscivamo a trovare qualcosa che potesse
soddisfarci realmente, così abbiamo scelto la “Fabbrica”, nel tentativo di
realizzare qualcosa che sia Assoluto come è poi la Musica e l'Arte in generale.
Un modo per indicare che il nostro approccio è guidato dall’unione di più
individualità che si uniscono e si confrontano per alimentarsi a vicenda e per
alimentare una creazione comune e allo stesso tempo autonoma da ciascuno. La
Fabbrica nasce dall’incontro di amicizia, passione e condivisione per un certo
tipo di visione musicale. La scelta del nome deriva dalla descrizione del
processo compositivo della band: ossia la Musica, viene creata da tutti i
componenti assieme, tramite lunghe sessioni di jam sperimentali.
Come giudicate l’attuale stato della musica italiana?
Se per “stato della musica italiana” possiamo intendere lo stato della
musica progressiva in Italia, la nostra risposta è : “florido”.
A nostro giudizio stiamo assistendo ad una nuova e stimolante
stagione, una vera e propria nascita e ri-nascita di tantissime band di valore
assoluto con cui stiamo creando moltissimi legami, sia professionali che di
amicizia. Uno su tutti è sicuramente quello che ci lega ai nostri amici e
colleghi d’etichetta Ingranaggi della
Valle, che stimiamo sia musicalmente che a livello umano.
Che tipo di progetti avete pianificato per il
futuro prossimo?
Attualmente siamo completamente
immersi assieme alla nostra casa discografica, la Black Widow Records alla
promozione del nostro disco. Fondamentale inoltre è il discorso legato al
fronte live: vogliamo cercare di suonare il più possibile proprio per far
conoscere la nostra musica e fare moltissime esperienze. Successivamente sarà
naturale ricominciare anche la composizione ed il nostro processo musicale,
poiché la nostra passione non si ferma a 1984, abbiamo già tantissimi altri
stimoli ed idee nuove che verranno sviluppate. Il tutto ovviamente con i nostri
tempi, proprio perché nella nostra Fabbrica quello che conta veramente è
unicamente la nostra passione e soddisfazione artistica, non potremmo mai
creare una musica manipolata e regolamentata dall’esterno.
Fortunatamente abbiamo dalla
nostra una vera casa discografica, che è interessata a ricevere e pubblicare
musica vera, fatta con la pancia e che ritiene di fondamentale importanza la
qualità prima di tutto.
Dunque approfittiamo di quest’ultima
domanda per ringraziare te Athos per tutto il lavoro che svolgi e tutto il
tempo che c’hai dedicato. Un abbraccio a tutti i lettori ed addetti ai lavori
che ci seguono e supportano con passione.
FULL ALBUM
TRACK LIST:
1)I DUE MINUTI
DELL’ODIO
2)4 APRILE 21984
3)CHI CONTROLLA IL
PASSATO CONTROLLA IL FUTURO, CHI CONTROLLA IL PRESENTE CONTROLLA IL PASSATO
4)O’BRIAN
5)BISPENSIERO
6)LA BALLATA DEI
PROLET
7)L’OCCHIO DEL
TELESCHERMO
8)GIULIA
9)LO SGUARDO NEL
QUADRO
10)PROCESSO DI
OMOLOGAZIONE
a.Il risveglio
b.La Tortura
c.2+2=5
11)LA STANZA 101
12)LA CANZONE DEL
CASTAGNO
13)AMAVA IL GRANDE
FRATELLO
LA FABBRICA DAL VIVO...
Line up
Claudio
Cassio: voce, cori
Daniele
Fuligni: Hammond, Minimoog model D, Mellotron, pianoforte, Binson Echorec 2,
Logan String Melody, Davolisint, effetti sonori
Marco
Piloni: basso elettrico, basso fretless, contrabbasso, generatore BF, Jen sx
1000, effetti sonori
Michele
Ricciardi: batteria, percussioni
Daniele Sopranzi: chitarra elettrica, chitarra
acustica, lapsteel, generatore BF, Binson Echorec 2, effetti sonori, cori
Special guests: Pino Ballarini: Voce in “La Canzone del
Castagno”
Francesco
Rinaldi: Parlati in “I due minuti dell’odio”,
“Bispensiero”, “Amava il Grande Fratello” Marco Palazzi, Sara
Imperatore: Cori in “2+2=5” Stefano Matteucci: Sassofono in “2+2=5” Luca
Violini: Voce narrante in “I due minuti dell’odio”, “O’brian”, “L’occhio del
Teleschermo”, “Giulia”, “Amava il Grande Fratello” Banda musicale di Montopoli:
”Amava il Grande Fratello”
Tutti i brani sono stati registrati al Miniver Studio tra Ottobre 2014 e Marzo 2015 ad
eccezione del brano “Bispensiero” realizzato presso lo Studio Sette" (www.facebook.com/studiosetterecordingfactory)
Mixato da "La
Fabbrica dell’Assoluto" Ingegnere di Mastering: Alessandro Cavallo, Studio
Sette
Musica e
testi: La
Fabbrica dell’Assoluto
Copertina tratta dall’opera
“La Libertà di Scelta”, del pittore Cesare Modesto (www.cesarearte.it)
Fotografo: Asdrubale Gallo (www.asdrubalegallophoto.com)
Grafica: Pino Pintabona
Contatti: