Ad un anno e mezzo
dall’uscita di Acque Alte, Valerio Billeri ritorna all’impegno
discografico accompagnato dalle Ombre Elettriche, band che lo completa nei live ed
ha contribuito alla realizzazione del nuovo disco, Lapis
Niger.
Un album dedicato a
Roma -la città di Valerio- capita in un momento di difficoltà oggettiva, e diventa involontariamente la ricerca di un lato nobile da contrapporre al grigiore che accompagna il particolare
malessere sociale, diffuso in tutto il paese, certo, ma il luogo che fornisce
la cornice alla nostra crescita è qualcosa di speciale, che vorremmo preservare
da ogni sospetto, da qualsiasi giudizio negativo. E anche quando “la grande
bellezza” viene sottolineata agli occhi del mondo intero, capita che intervenga
un’eclissi ad oscurarla, un’opacità fatta di anime ammalate nel profondo,
capaci di controbilanciare maldestramente la positività che la natura e il lavoro di secoli
hanno contribuito a realizzare.
Billeri sente
l’esigenza di occuparsi della sua città e dei luoghi più nascosti, che si
rivelano giorno dopo giorno, basta avere un po’ di curiosità, lasciarsi andare
in un cammino libero, coglierne i frutti e, se si è artisti, regalarli a chi ha
voglia di ascoltare il punto di vista di chi conosce le cose dal di dentro.
Valerio Billeri ama la
storia, i racconti, le verità popolari che spesso coincidono con assiomi
incontrovertibili, e nella sua ricerca arriva a sollevare la “Pietra Nera”, che
è luogo sacro, che profuma di antico e misterioso, che può assumere molteplici
significati, ma che mi piace idealizzare come un coperchio che, rimosso, lasci
fuoriuscire odori, sapori e strade percorse e da percorrere, un contenitore
delle meraviglie che vanno immediatamente condivise.
Non è facile avere a
che fare con il cuore e mantenere l’obiettività, ma Billeri recupera gli elementi oggettivi e li mischia ai suoi
sentimenti, travasando tutto in musica, sette brani che sintetizzano dolori e
piaceri legati alla azione e reazione, la ricerca e la scoperta.
Canzoni recuperate dal
passato, ballate tradizionali rivitalizzate dal blues e dal folk, che un
menestrello dei nostri giorni e la sua band utilizzano per trovare degne cornici,
episodio dopo episodio.
E’ questo il caso in
cui sarebbe necessaria la spiegazione da preascolto, perché la fruizione
casuale non può dare il senso del lavoro globale svolto da Billeri, un
approfondimento culturale di spessore che quando viene toccato dalla giusta
piega musicale assume un ruolo probabilmente superiore a quello pensato dallo
stesso autore.
Certo, i live delle Ombre Elettriche, da quanto ho potuto
vedere (a seguire il link di uno spezzone video), appaiono momenti di grande
coinvolgimento, e già questo sarebbe più che sufficiente, ma ritengo che
evidenziare un solo elemento tra i tanti sia … accontentarsi, e in questo caso
occorre invece essere esigenti!
Un bel disco, da
condividere senza alcun indugio!
L’INTERVISTA
Era la fine del 2013 quando scrissi del tuo album, Acque Alte: come è proseguita la
tua attività musicale da allora ad oggi?
Ho messo su questo nuovo gruppo, le Ombre Elettriche con
Damiano Minucci alla chitarre, Fabrizio Frattali al basso e Lele Carradori alla
batteria; abbiamo girato un pò nei teatri con uno spettacolo/canzone sulla
prima guerra mondiale, loro sono stati importantissimi negli arrangiamenti dei
brani: Carradori per esempio ha tirato fuori dal cilindro il groove e l'idea di
Santa Maria, che prima era un brano
molto più folk oriented.
Una delle cose che evidenziasti in quell’occasione è la tua
continua necessità di ricerca, di studio, per scoprire ciò che ancora è celato
agli occhi del mondo: come sei arrivato a Lapis Niger, tua attuale uscita discografica?
Avevo bisogno di parlare della mia città, non lo avevo mai
fatto, non so se lo farò mai più in seguito in questi termini. Ognuno di noi ha
una visione, un bagaglio che si porta dietro dei luoghi dove è cresciuto.
Mettiamoci sopra che sono un appassionato di storia e storie e il cerchio si
chiude.
La Pietra Nera, oggetto del titolo dell’album… potrebbe essere quella che intrappola e
protegge tutte le cose che riguardano il nostro passato, e quindi utili per il
futuro?
E’ una buona visione, potrebbe essere quella o una delle
tante. La Lapis Niger si trova nel foro romano. E' considerato secondo la
leggenda il luogo dove è stato sepolto Romolo. Alcune fonti ci dicono che sparì
in una nube di fumo mentre passava in rassegna l'esercito, altre che fu ucciso
dai senatori, fatto a pezzi e sepolto nelle diverse parti della nuova città. Il
cippo dove sicuramente vi era posta una statua presenta un’iscrizione in senso
antiorario, in latino arcaico, non del tutto tradotta, e maledice più o meno
chi tenterà di violare il posto. Era considerato luogo sacro e funesto,
d'altronde è un apologia di Roma, che come uno scrigno possiede l'estrema
bellezza, ma anche il male di questo mondo. I tempi sono cambiati, ciò che era
non esisterà più. Forse
è questo che si avvicina a ciò che dicevi te, guai a dimenticare il passato e
da dove veniamo, è quella la vera maledizione.
Mi racconti l’anima del disco, il fil rouge che lega tra loro
i brani?
Il filo rosso e la
stessa città, come ti dicevo, una città metafisica, dove non esiste il tempo;
nelle stesse storie del disco si possono incontrare personaggi di oggi che
camminano con spettri del passato. Ovunque ti giri a Roma puoi avvertirli, puoi
ascoltare storie così vecchie insieme alle nuove.. finisci per confonderle, i
personaggi dei tuoi racconti vivono sospesi in un limbo, così come te. Uccellacci uccellini di Pasolini è un
buon esempio, o anche Roma, di
Federico Fellini.
Nelle informazioni che mi hai dato (suppongo siano anche nel
CD) si possono trovare riferimenti a documentazioni didascaliche e utili dal
punto di vista storico: che tipo di obiettivo ti sei posto con questa
pubblicazione?
No, non si troveranno nel cd, solo copertina semplice e
disco, questione di budget, comunque sono a disposizione per qualsiasi
curiosità; alla fine penso sia questo il compito di un artista, contribuire
alla crescita culturale e alla consapevolezza di una comunità, molto spesso la
stessa comunità non permette all'artista di farne parte ed è un peccato.
Come sei arrivato alla scoperta dei brani tradizionali che
proponi… facevano già parte del tuo bagaglio culturale o anche questo è frutto
della tua curiosità?
Sono appassionato di musica
folk, faccio continue ricerche. Ora io penso che la musica folk, da qualunque
parte del mondo venga, è l'espressione musicale più vera di un popolo, perchè
non contaminata dal commercio. Sono tradizioni antiche, alcune ballate presenti
su questo album hanno più di 400 anni e non si direbbe. L'arte popolare è la
più vera, un artista comincia a perdersi quando si discosta da ciò per
inseguire il facile guadagno.
Basta vedere la merda
tutta uguale che gira al giorno d'oggi senza nessuna base culturale o di
studio. Anche la cultura contadina è una grande forma di sapere, le nozioni che
racchiude vanno al di la delle nostra schematica comprensione di uomini dei
tempi nuovi.
Che cosa regala Roma che altre città non possono donare?
La bellezza, l'arte la storia… a volte mi capita di perdermi
magari in periferia e di scoprire nuovi posti, storie sconosciute. I grandi
parchi all'interno della cinta muraria, le opere di Michelangelo, del Bernini,
del Caravaggio, i fasti dell'antichità, i luoghi del cinema del boom economico,
i dintorni, i luoghi oscuri, i quartieri dormitorio, il degrado di alcune zone.
Ripeto è una città che respira un essere vivente.
Dal punto di vista delle atmosfere il tuo lavoro mi pare
molto “americano”: come si può collocare
Valerio Billeri nello spazio esistente tra l’Italia e gli States?
Come dice il grande Dylan, sono soltanto un uomo del rock and
roll, niente di più, niente di meno.
Che cosa ti aspetti da questo nuovo lavoro e come lo
pubblicizzerai?
Che sia apprezzato e ascoltato, stiamo cercando di mettere su
un tour con live in posti mirati. E’ preferibile fare dieci buoni concerti che
sbattersi in posti dove la gente pensa a tutt'altro.
D’obbligo la domanda conclusiva sul futuro: come vorresti il
tuo… restando con i piedi ancorati al terreno?
Non lo so, non credo
esista il tempo figuriamoci il futuro… per quanto mi riguarda potrei essere già
morto da anni senza saperlo.
C'è un brano del CD,
Anime Perse… mi sento come il protagonista della canzone. Sto per passare il
ponte, non so cosa ci sia dall'altra parte, non posso saperlo. Ne avverto i
presagi ma ne sono all'oscuro.
Lapis Niger
1-Tante Cortellate
2-Santa Maria Degli Angeli
3-Blues del Pozzo
4-Lapis Niger
5-Canto de Lavoro
6-Anime Perse
7-Tutte le Notti in Sogno
Line up
Valerio Billeri- voce chitarra
scrittura
Fabrizio Frattali- basso
Emanuele Carradori- batteria,
percussioni
Damiano Minucci- chitarre
Luigi Mariano- seconda voce in Santa
Maria
Riferimenti
Santa Maria degli Angeli
Cimitero acattolico
Ponte di Ferro
Bosco di Nemi ( blues del pozzo)