La recente partecipazione al FIM mi ha permesso di incontrare, ascoltare
ed entrare attivamente nel mondo dei Cherry Five.
Gli addetti ai lavori sanno bene di chi io stia scrivendo, ma vale la
pena ricordare che siamo di fronte ad un ritorno a distanza di quarant’anni di
due dei musicisti originali del gruppo -Tony Tartarini alla voce e Carlo Bordini alla batteria- che
assieme a Claudio Simonetti, Massimo Morante e Fabio Pignatelli pubblicarono l’album
omonimo nel 1976 (creato nel ’74), con la dovuta citazione relativa solamente
ai primi due, mentre gli altri componenti erano ormai protesi verso il mondo “Goblin”.
L’incontro tra Bordini e il tastierista Gianluca De Rossi diventa la chiave che apre le porte della
consapevolezza, della convinzione che è il momento di riannodare la tela lasciata
andare per troppo tempo, e se ai due fondatori Tartarini e Bordini aggiungiamo
l’eclettico tastierista De Rossi, il virtuoso Ludovico Piccinini alla chitarra è il super esperto Pino Sallusti al basso, il dream team
nasce e si evolve con spontaneità e certezza di risultato.
Il frutto del nuovo impegno è un album -fortemente voluto da Black Widow- uscito in edizione
numerata per il FIM -ma tutto il resto arriverà a ruota- di cui posseggo copia
numerata, la n. 68, che mi auguro per i Cherry Five non debba diventare rarità,
come accaduto per l’unico disco realizzato, ormai introvabile: una volta riafferrato il percorso non dovrebbe più essere abbandonato.
L’intervista a seguire è come sempre utilissima per comprendere il nuovo
mood, tutto quanto gira attorno e quali siano i significati oggettivi di certe
dinamiche che spesso si cerca di intuire, commettendo discreti errori.
Le sonorità e i temi prog sono cari alla band, che realizza un concept
che pesca nella letteratura classica, e dedica temi sonori alle tre cantiche
della Divina Commedia: tre episodi giudicati rappresentativi e funzionali al
messaggio da proporre e condividere.
La riflessione conseguente mi porta a pensare che, rispetto ai giovani musicisti prog degli anni ’70,
cioè quelli che proponevano la classicità mista al rock, ricercando con
continuità temi e similitudini che riportassero alla realtà, alla denuncia, ma
concettualmente tarpati dall’elemento anagrafico -il che significava inesperienza,
scarsa autorevolezza e in alcuni casi superbia espressiva- chi decide di intraprendere
ora la difficile strada dell’impegno lirico e musicale abbinata alla musica
progressiva, avendo alle spalle una vita vissuta, riesce a mettere in campo una
credibilità superiore, che si trasforma in passaggio efficacie delle idee.
Succede in tutti i campi e la musica non fa eccezione.
E così se una band come i Cherry Five decide di utilizzare Dante e Virgilio
per delineare un percorso da esporre, nessuno po’ pensare ad un vezzo culturale,
ma verrà spontaneo immaginare a due obiettivi… restare all’interno degli schemi
prog e utilizzare intelligentemente le nostre radici per buttare sul piatto
concetti che possano spingere alla riflessione: non era La Commedia altamente didascalica,
oltrechè allegorica?
Il Pozzo dei
Giganti -questo il titolo dell’album- ci ricorda
come oggi sia tragicamente attuale ciò che è stato scritto 700 anni fa, tanto
da pensare che certe disfunzioni umane siano parte della nostra natura, e che
niente possa fare, nel senso della positività, l’evoluzione del nostro mondo. E
prendere coscienza di questa grande anomalia, accettando come necessaria la convivenza
tra stati opposti e contraddizioni sociali, può diventare estremamente
pericoloso… un percorso a trappole senza via di fuga.
Tutto profuma di old prog in questo disco; scritto della concettualità e
della commistione tra classico e rock, continuo col dire che le sonorità sono
ben precise, legate alla lunga serie di tastiere vintage di De Rossi, alle atmosfere
che riportano alle band seminali inglesi dei seventies, con una radice
inconfondibile, il marchio di fabbrica di una proto prog band che, seppur
oggetto di frammentazione e diaspore -come accaduto a quasi tutti gli ensenble dell’epoca-
mantiene un brand che la caratterizza.
Il mix tra i componenti -giovani e meno giovani, jazzisti e prog rocker-
funziona alla meraviglia, e sono testimone del risultato da palco, un luogo in
cui è impossibile usare la maschera o cambiare identità.
Il lungo brano a seguire, darà un’immagine migliore delle mie parole.
Propongo per ultimo un aspetto tradizionalmente fondamentale, l’artwork,
cioè un elemento costituente dell’intero lavoro: lascio a De Rossi la spiegazione
del disegno realizzato da Daniela
Ventrone, una fantastica immagine ispirata proprio da Il Pozzo dei Giganti. Non oso pensare lo splendore del vinile!
Un grande e inaspettato ritorno, una produzione emozionante, un disco
che è un vero peccato immaginare per la nicchia… ma non è detto che sarà così!
L’INTERVISTA
Vorrei partire
dall’ultimo atto, quello che ci ha dato la possibilità di scambiare qualche
parola sul palco del FIM: che giudizio date dell’esperienza e del vostro primo
atto live?
Carlo Bordini- Un giudizio molto positivo, è stata per noi una grande emozione
il fatto di poter presentare al FIM un lavoro originale al quale ci siamo
dedicati con entusiasmo. Anche il pezzo dal vecchio disco col quale abbiamo
chiuso il concerto è stato eseguito dal vivo per la prima volta in assoluto in
quell'occasione.
Nell’occasione è stato
presentato il vostro album, “il Pozzo dei Giganti”, che celebra il ritorno
sulla scena musicale dei Cherry Five dopo quarant’anni: cosa vi ha spinto verso
questo progetto?
Carlo Bordini- Il progetto nasce originariamente dal mio incontro con
Gianluca De Rossi con il quale volevamo far rivivere il clima di Rustichelli e
Bordini. Strada facendo mi sono reso conto che dal punto di vista compositivo
il progetto mi stava stretto e quando la Black Widow Records ci ha proposto di
riprendere il discorso dei Cherry Five ho pensato di sfruttare quel nucleo
iniziale come primo passo del nuovo progetto.
Mi raccontate il
contenuto dell’album… il messaggio e la proposta prettamente musicale?
Gianluca De Rossi- L’album è chiaramente ispirato ad alcuni episodi della
Divina Commedia di Dante, uno per cantica: “Il
Pozzo dei Giganti” (che poi ha dato il titolo all’intero lavoro) dal canto
XXXI dell’Inferno, dove Dante e Virgilio incontrano i terribili Giganti
incastonati dalla cintola in giù in un pozzo posto tra l’8° e il 9° cerchio, in
cui i due poeti vengono delicatamente adagiati dal Gigante Anteo, “Manfredi” dal Canto III del Purgatorio,
in cui il discendente dell’Imperatore Federico Barbarossa appare come un padre
pentito, premuroso e desideroso di riallacciare il legame perduto con la figlia
Costanza e prega Dante di fare da tramite, e infine “Dentro la cerchia antica”, dal Canto XV del Paradiso, dove la
Firenze antica viene vagheggiata come città pudica e onesta in contrapposizione
con quella vile e corrotta contemporanea all’autore, molto simile alla società
italiana di oggi. Il messaggio quindi è che le tematiche dell’opera dantesca
non sono relegate all’epoca in cui venne scritta, ma sono temi universali
ancora attuali. La musica è il rock progressivo sinfonico degli anni ’70, con
tanto di strumentazione vintage, soprattutto per quanto riguarda le tastiere
(Hammond, Mellotron, Minimoog etc), cui si sono naturalmente innestate altre
influenze, quali il rock, il jazz, la musica italiana, che sono parte del DNA
musicale di tutti i componenti del gruppo.
Posseggo una delle
copie numerate realizzate per il FIM… non so se è la versione definitiva, ma il
poster interno è grandioso: come è nato l’artwork?
Gianluca De Rossi- No, non lo è, è una tiratura limitata di 100 copie stampate
appositamente per il FIM, ma l’immagine del poster è praticamente quella che
sarà la copertina definitiva disegnata dalla pittrice Daniela Ventrone
appositamente per noi. Non si tratta di una semplice illustrazione, ma è la sua
personale visione del “Pozzo dei Giganti”,
intitolata: “Sedotti dalla Superbia”;
infatti, accanto ai Giganti incastonati nella terra, appare una figura
femminile demoniaca, la “Superbia” appunto, mentre le due piccole figure sul
retro, che si muovono nel roccioso paesaggio infernale, sono proprio Dante e
Virgilio.
E’ prevista l’uscita
anche in vinile?
Gianluca De Rossi- Sì, certo, è sempre stata questa l’intenzione della Black
Widow.
Come funziona la
fusione tra i membri “fondatori” e i “nuovi”?
Pino Sallusti- Tra i vecchi e nuovi membri della band c’è molta sintonia
ed armonia, ognuno cerca sempre di dare il massimo in ogni aspetto del
progetto, che ormai ciascuno di noi sente suo, e questo si ripercuote in
maniera significativa sulla musica. Non c'è, a mio parere, solo tecnica, ma
soprattutto anima in quello che facciamo e credo che la cosa si senta.
Quali sono le più
grandi differenze nel proporre la vostra musica oggi, rispetto a qualche lustro
fa?
Carlo Bordini- Dopo quarant'anni le esperienze artistiche accumulate
cambiano il modo di interpretare e di intendere la musica. Questo album nasce
da un gruppo nuovo che si è formato intorno a Toni Tartarini e a me, dove
ognuno porta qualcosa di sé creando nel complesso una grande armonia. Non
volevamo copiare quegli anni irripetibili ma coniugare le sonorità prog di
allora con elementi diversi provenienti dalle nostre storie musicali.
Come ho già raccontato
pubblicamente, una persona che ha ascoltato il vostro album mi ha confessato di
essersi emozionato, arrivando quasi alle lacrime: è questo lo scopo più alto
della musica?
Pino Sallusti- La musica deve emozionare, il suo scopo, come quello di
ogni forma artistica, è quello di entrare in profondità nell'anima di chi ne
fruisce. Deve prenderti e portarti in alto, farti vedere le cose che ti
circondano da altre prospettive, farti ridere, piangere, amare, entusiasmare.
Chi riesce a regalare un'emozione a qualcuno fa musica, altrimenti sta facendo
un'altra cosa.
Come raccontereste la
vostra proposta a chi non ha mai avuto la possibilità di ascoltarvi?
Antonio Tartarini- La sintesi di un viaggio durato 40 anni attraverso la
musica vissuta da cinque individualità provenienti da mondi e da epoche
differenti. L'ispirazione alla Divina Commedia di Dante ha portato in questa
"sintesi" momenti di forte emozione
E adesso… che cosa possiamo aspettarci dai Cherry
Five?
Antonio
Tartarini- Tanta Musica dal vivo!
Line up
Tony
Tartarini-voce
Carlo
Bordini-batteria e percussioni
Pino
Sallusti-basso elettrico ed acustico
Ludovico
Piccinini-chitarre
Gianluca De Rossi-Hammond C3, Mellotron M400, Honer Clavinet
D6, Fender Rhodes MK II, Yamaha CP 330, Roland JX8P
Track List
1.Il Pozzo
dei Giganti - Inferno XXXI (24’53)
2.Manfredi
- Purgatorio III (16’21)
a)
La forza del guerriero
b)
Il tempo del destino
c)
Terra rossa
d)
Un mondo tra noi due
3.Dentro la Cerchia Antica - Paradiso XVI (8’41)
Crediti
Registrato e missato allo Studiosette di Roma, tra
Marzo e Aprile 2015
Ingegnere del suono Alessandro Cavallo assistito da
Federico Nespola
Diaegno di copertina di Daniela Ventrone (“Sedotti
dalla Superbia”)
Fotografie di Fausto Ercoli, Alessandro Cerrai e Luca
Blantamura