domenica 21 giugno 2015

Cherry Five-"Il Pozzo dei Giganti"


La recente partecipazione al FIM mi ha permesso di incontrare, ascoltare ed entrare attivamente nel mondo dei Cherry Five.
Gli addetti ai lavori sanno bene di chi io stia scrivendo, ma vale la pena ricordare che siamo di fronte ad un ritorno a distanza di quarant’anni di due dei musicisti originali del gruppo -Tony Tartarini alla voce e Carlo Bordini alla batteria- che assieme a Claudio Simonetti, Massimo Morante e Fabio Pignatelli pubblicarono l’album omonimo nel 1976 (creato nel ’74), con la dovuta citazione relativa solamente ai primi due, mentre gli altri componenti erano ormai protesi verso il mondo “Goblin”.
L’incontro tra Bordini e il tastierista Gianluca De Rossi diventa la chiave che apre le porte della consapevolezza, della convinzione che è il momento di riannodare la tela lasciata andare per troppo tempo, e se ai due fondatori Tartarini e Bordini aggiungiamo l’eclettico tastierista De Rossi, il virtuoso Ludovico Piccinini alla chitarra è il super esperto Pino Sallusti al basso, il dream team nasce e si evolve con spontaneità e certezza di risultato.
Il frutto del nuovo impegno è un album -fortemente voluto da Black Widow- uscito in edizione numerata per il FIM -ma tutto il resto arriverà a ruota- di cui posseggo copia numerata, la n. 68, che mi auguro per i Cherry Five non debba diventare rarità, come accaduto per l’unico disco realizzato, ormai introvabile: una volta riafferrato il percorso non dovrebbe più essere abbandonato.
L’intervista a seguire è come sempre utilissima per comprendere il nuovo mood, tutto quanto gira attorno e quali siano i significati oggettivi di certe dinamiche che spesso si cerca di intuire, commettendo discreti errori.
Le sonorità e i temi prog sono cari alla band, che realizza un concept che pesca nella letteratura classica, e dedica temi sonori alle tre cantiche della Divina Commedia: tre episodi giudicati rappresentativi e funzionali al messaggio da proporre e condividere.
La riflessione conseguente mi porta a pensare che, rispetto ai giovani musicisti prog degli anni ’70, cioè quelli che proponevano la classicità mista al rock, ricercando con continuità temi e similitudini che riportassero alla realtà, alla denuncia, ma concettualmente tarpati dall’elemento anagrafico -il che significava inesperienza, scarsa autorevolezza e in alcuni casi superbia espressiva- chi decide di intraprendere ora la difficile strada dell’impegno lirico e musicale abbinata alla musica progressiva, avendo alle spalle una vita vissuta, riesce a mettere in campo una credibilità superiore, che si trasforma in passaggio efficacie delle idee.
Succede in tutti i campi e la musica non fa eccezione.
E così se una band come i Cherry Five decide di utilizzare Dante e Virgilio per delineare un percorso da esporre, nessuno po’ pensare ad un vezzo culturale, ma verrà spontaneo immaginare a due obiettivi… restare all’interno degli schemi prog e utilizzare intelligentemente le nostre radici per buttare sul piatto concetti che possano spingere alla riflessione: non era La Commedia altamente didascalica, oltrechè allegorica?
Il Pozzo dei Giganti -questo il titolo dell’album- ci ricorda come oggi sia tragicamente attuale ciò che è stato scritto 700 anni fa, tanto da pensare che certe disfunzioni umane siano parte della nostra natura, e che niente possa fare, nel senso della positività, l’evoluzione del nostro mondo. E prendere coscienza di questa grande anomalia, accettando come necessaria la convivenza tra stati opposti e contraddizioni sociali, può diventare estremamente pericoloso… un percorso a trappole senza via di fuga.
Tutto profuma di old prog in questo disco; scritto della concettualità e della commistione tra classico e rock, continuo col dire che le sonorità sono ben precise, legate alla lunga serie di tastiere vintage di De Rossi, alle atmosfere che riportano alle band seminali inglesi dei seventies, con una radice inconfondibile, il marchio di fabbrica di una proto prog band che, seppur oggetto di frammentazione e diaspore -come accaduto a quasi tutti gli ensenble dell’epoca- mantiene un brand che la caratterizza.
Il mix tra i componenti -giovani e meno giovani, jazzisti e prog rocker- funziona alla meraviglia, e sono testimone del risultato da palco, un luogo in cui è impossibile usare la maschera o cambiare identità.
Il lungo brano a seguire, darà un’immagine migliore delle mie parole.
Propongo per ultimo un aspetto tradizionalmente fondamentale, l’artwork, cioè un elemento costituente dell’intero lavoro: lascio a De Rossi la spiegazione del disegno realizzato da Daniela Ventrone, una fantastica immagine ispirata proprio da Il Pozzo dei Giganti. Non oso pensare lo splendore del vinile!
Un grande e inaspettato ritorno, una produzione emozionante, un disco che è un vero peccato immaginare per la nicchia… ma non è detto che sarà così!

Fotografia di Enrico Rolandi

L’INTERVISTA

Vorrei partire dall’ultimo atto, quello che ci ha dato la possibilità di scambiare qualche parola sul palco del FIM: che giudizio date dell’esperienza e del vostro primo atto live?

Carlo Bordini- Un giudizio molto positivo, è stata per noi una grande emozione il fatto di poter presentare al FIM un lavoro originale al quale ci siamo dedicati con entusiasmo. Anche il pezzo dal vecchio disco col quale abbiamo chiuso il concerto è stato eseguito dal vivo per la prima volta in assoluto in quell'occasione.

Nell’occasione è stato presentato il vostro album, “il Pozzo dei Giganti”, che celebra il ritorno sulla scena musicale dei Cherry Five dopo quarant’anni: cosa vi ha spinto verso questo progetto?

Carlo Bordini- Il progetto nasce originariamente dal mio incontro con Gianluca De Rossi con il quale volevamo far rivivere il clima di Rustichelli e Bordini. Strada facendo mi sono reso conto che dal punto di vista compositivo il progetto mi stava stretto e quando la Black Widow Records ci ha proposto di riprendere il discorso dei Cherry Five ho pensato di sfruttare quel nucleo iniziale come primo passo del nuovo progetto.

Mi raccontate il contenuto dell’album… il messaggio e la proposta prettamente musicale?

Gianluca De Rossi- L’album è chiaramente ispirato ad alcuni episodi della Divina Commedia di Dante, uno per cantica: “Il Pozzo dei Giganti” (che poi ha dato il titolo all’intero lavoro) dal canto XXXI dell’Inferno, dove Dante e Virgilio incontrano i terribili Giganti incastonati dalla cintola in giù in un pozzo posto tra l’8° e il 9° cerchio, in cui i due poeti vengono delicatamente adagiati dal Gigante Anteo, “Manfredi” dal Canto III del Purgatorio, in cui il discendente dell’Imperatore Federico Barbarossa appare come un padre pentito, premuroso e desideroso di riallacciare il legame perduto con la figlia Costanza e prega Dante di fare da tramite, e infine “Dentro la cerchia antica”, dal Canto XV del Paradiso, dove la Firenze antica viene vagheggiata come città pudica e onesta in contrapposizione con quella vile e corrotta contemporanea all’autore, molto simile alla società italiana di oggi. Il messaggio quindi è che le tematiche dell’opera dantesca non sono relegate all’epoca in cui venne scritta, ma sono temi universali ancora attuali. La musica è il rock progressivo sinfonico degli anni ’70, con tanto di strumentazione vintage, soprattutto per quanto riguarda le tastiere (Hammond, Mellotron, Minimoog etc), cui si sono naturalmente innestate altre influenze, quali il rock, il jazz, la musica italiana, che sono parte del DNA musicale di tutti i componenti del gruppo.

Posseggo una delle copie numerate realizzate per il FIM… non so se è la versione definitiva, ma il poster interno è grandioso: come è nato l’artwork?

Gianluca De Rossi- No, non lo è, è una tiratura limitata di 100 copie stampate appositamente per il FIM, ma l’immagine del poster è praticamente quella che sarà la copertina definitiva disegnata dalla pittrice Daniela Ventrone appositamente per noi. Non si tratta di una semplice illustrazione, ma è la sua personale visione del “Pozzo dei Giganti”, intitolata: “Sedotti dalla Superbia”; infatti, accanto ai Giganti incastonati nella terra, appare una figura femminile demoniaca, la “Superbia” appunto, mentre le due piccole figure sul retro, che si muovono nel roccioso paesaggio infernale, sono proprio Dante e Virgilio.

E’ prevista l’uscita anche in vinile?

Gianluca De Rossi- Sì, certo, è sempre stata questa l’intenzione della Black Widow.

Come funziona la fusione tra i membri “fondatori” e i “nuovi”?

Pino Sallusti- Tra i vecchi e nuovi membri della band c’è molta sintonia ed armonia, ognuno cerca sempre di dare il massimo in ogni aspetto del progetto, che ormai ciascuno di noi sente suo, e questo si ripercuote in maniera significativa sulla musica. Non c'è, a mio parere, solo tecnica, ma soprattutto anima in quello che facciamo e credo che la cosa si senta.

Quali sono le più grandi differenze nel proporre la vostra musica oggi, rispetto a qualche lustro fa?

Carlo Bordini- Dopo quarant'anni le esperienze artistiche accumulate cambiano il modo di interpretare e di intendere la musica. Questo album nasce da un gruppo nuovo che si è formato intorno a Toni Tartarini e a me, dove ognuno porta qualcosa di sé creando nel complesso una grande armonia. Non volevamo copiare quegli anni irripetibili ma coniugare le sonorità prog di allora con elementi diversi provenienti dalle nostre storie musicali.

Come ho già raccontato pubblicamente, una persona che ha ascoltato il vostro album mi ha confessato di essersi emozionato, arrivando quasi alle lacrime: è questo lo scopo più alto della musica?

Pino Sallusti- La musica deve emozionare, il suo scopo, come quello di ogni forma artistica, è quello di entrare in profondità nell'anima di chi ne fruisce. Deve prenderti e portarti in alto, farti vedere le cose che ti circondano da altre prospettive, farti ridere, piangere, amare, entusiasmare. Chi riesce a regalare un'emozione a qualcuno fa musica, altrimenti sta facendo un'altra cosa.

Come raccontereste la vostra proposta a chi non ha mai avuto la possibilità di ascoltarvi?

Antonio Tartarini- La sintesi di un viaggio durato 40 anni attraverso la musica vissuta da cinque individualità provenienti da mondi e da epoche differenti. L'ispirazione alla Divina Commedia di Dante ha portato in questa "sintesi" momenti di forte emozione

E adesso… che cosa possiamo aspettarci dai Cherry Five?

 Antonio Tartarini- Tanta Musica dal vivo!



Line up
Tony Tartarini-voce
Carlo Bordini-batteria e percussioni
Pino Sallusti-basso elettrico ed acustico
Ludovico Piccinini-chitarre
Gianluca De Rossi-Hammond C3, Mellotron M400, Honer Clavinet D6, Fender Rhodes MK II, Yamaha CP 330, Roland JX8P

Track List
1.Il Pozzo dei Giganti - Inferno XXXI (24’53)
2.Manfredi - Purgatorio III  (16’21)
a)     La forza del guerriero
b)     Il tempo del destino
c)      Terra rossa
d)     Un mondo tra noi due
3.Dentro la Cerchia Antica - Paradiso XVI (8’41)

Crediti
Registrato e missato allo Studiosette di Roma, tra Marzo e Aprile 2015
Ingegnere del suono Alessandro Cavallo assistito da Federico Nespola
Diaegno di copertina di Daniela Ventrone (“Sedotti dalla Superbia”)
Fotografie di Fausto Ercoli, Alessandro Cerrai e Luca Blantamura