In una calda domenica di inizio estatate arriva la notizia
che gli appassionati di musica non avrebbero mai voluto leggere, quella notizia
che gli stessi fan si aspettavano, perché la stato di salute
di Chris Squire era noto, anche se la speranza era che ci fosse
rimedio a quella rara malattia che pare colpisca in modo particolare i più
giovani, il Morbo Di Guglielmo, ma a
questo punto disquisire sui dettagli, seppur importanti, perde ogni tipo di
valore: il signor YES non c’è più,
non ci sarà più, e non avremo mai più il
privilegio di vederlo protagonista su di un palco. Ma di cose indelebili ne ha
lasciate, e tante.
L’immagine che mi arriva a ripetizione è quella che precedeva
ogni suo concerto, l’attacco della Firebird
Suite, con la band che prende posizione e il gigantesco Chris che arriva
con il suo bicchiere e saluta la folla con un inchino di ringraziamento.
Proviamo a rivivere quel momento…
Quando racconto che gli YES mi hanno cambiato la vita
registro la pura verità, perchè il mio entusiasmo musicale è nato con loro, in quel
periodo felice, musicalmente parlando, che coincide con il debutto dei
seventies; ma il motivo più importante ha a che fare con una data, il 12 luglio
2003, quando Squire e soci arrivarono nella mia città, e assistere al loro
concerto mi riportò prepotentemente sulla via della musica.
Come tutte le band dell’epoca, una della caratteristiche
principali degli YES era - e ancora è - un frequente turn over della line up, ma
Squire era l’unico elemento ad aver partecipato ad ogni album, diventando il
trait d’union tra epoche e formazioni.
Innovatore, precursore, bassista tecnico e tecnologico, il
suo apporto compositivo è stato determinante, così come il contributo vocale.
Di lui e degli YES potrei scrivere per ore, non
necessariamente cose interessanti, ma il materiale che ho “rubato”, assimilato,
acquisito è talmente tanto che basterebbe per realizzare una tesi di laurea, ma…
oggi non ne ho voglia, sono realmente colpito da questa prematura dipartita,
dolore accentuato dal ricordo di averlo visto suonare, a pochi metri di
distanza, elegante, divertente, musicalmente magnifico.
E questa sera saremo noi, in tanti, ad alzare idealmente il
nostro calice per un ultimo saluto, il più triste, il più sentito.
Ciao Chris!