lunedì 22 dicembre 2014

Liliana Fantini-“Libellula”



Fotografia Lorenzo Avico

Libellula” è il secondo album di Liliana Fantini, rilasciato a due anni e mezzo di distanza da “Correvoce”…


Sedici brani, quasi un’ora di musica, con una squadra al lavoro che, come evidenziato nell’intervista a seguire, si è mantenuta nel tempo.
Tanto per riassumere, Liliana fa parte di quella schiera di esseri sensibili che, ad un certo punto della vita scoprono la vera esigenza personale e la strada immediatamente si illumina, il tempo perso viene recuperato e ciò che è rimasto intrappolato per anni improvvisamente fuoriesce dalla pentola in ebollizione; e a quel punto che sia musica, poesia o pittura poco importa.
Liliana, seguendo la propria indole intraprende una strada complicata e … scopre il jazz.
Ma questo è fatto ormai consolidato.
Nel nuovo disco appare evidente l’evoluzione dell’artista, che rompe gli argini e si esprime con totale libertà espressiva, senza il copione a cui si è mantenuta aggrappata in occasione dell’esordio, e ora limitare il tutto al contesto jazz appare riduttivo.
Sedici episodi che parlano di amore, di emozioni, di sentimenti, di sfumature grigie che si aprono verso colori più decisi. La vena poetica, coltivata negli ultimi periodi, porta alla realizzazione di testi toccanti che si sosterrebbero anche senza sottofondo musicale, ma il legame e l’interazione  tra i due poli - strumentale e lirico - permettono di realizzare attimi di cui si ha spesso bisogno, ma forse non si ha il coraggio di cercare a fondo.
Provo a chiarire il concetto.
Sono molti i modi che consentono di ascoltare nuove musiche, e quando si ha la possibilità di non spezzettare la fruizione, alla fine, che piaccia o no, rimane il mood generale che oltrepassa la singola canzone a vantaggio dell’atmosfera che si è venuta a creare.
Non esiste musica vecchia o nuova, e “Libellula” mi ha fatto fare un passo avanti e tre indietro: il jazz, il tango, i risvolti intimistici, l’angoscia e qualche sorriso sono alcuni degli aspetti che hanno formato il mio “tappeto di sottofondo”, capace di accompagnarmi per il primo e i successivi giri di giostra, lasciando un segno e smuovendo miriadi di ricordi. Ed è qui che ci vuole coraggio!
A quel punto, credo, la tecnica, la bravura, l’impegno di Liliana e dei suoi compagni di viaggio, si trasformano in risultato, in prodotto che lascia il segno, non solo per una fantastica voce, per gli ottimi arrangiamenti o per una poesia che tocca il cuore, ma per ciò che la musica riesce a scavare nell’intimità, provocando confronti, lacrime e ripensamenti.
Se questo fosse un mondo in cui i meriti vengono riconosciuti e premiati, Liliana Fantini troverebbe le strade aperte, senza fatica alcuna.

Ascoltiamola e leggiamo il suo pensiero.



L’INTERVISTA

E’ da poco uscito il tuo album “Libellula”, a due anni di distanza da “Correvoce”: che cosa ti è successo, musicalmente parlando, in questo periodo?

Ho presentato i brani di “Correvoce”, con varie formazioni, in qualche concerto live e in spettacoli che vedevano fondersi svariate espressioni artistiche: musica, poesia e fotografia. Ma sentivo che avevo ancora molto da esprimere, musicalmente. La mia vena creativa, terminata la registrazione del primo album, non si era esaurita, anzi.  Ancora nuove canzoni spingevano, in qualche modo,  per uscire allo scoperto. Ritengo “Correvoce” un ottimo album, ci sono canzoni che amo molto, come quella che dà il titolo al cd e altre ancora, ma era come se le mie energie fossero calamitate da nuovi progetti, come se l’urgenza fosse quella di dare vita a nuove melodie e parole. In questi due anni ho composto tanto, sì. Il frutto di questo lavoro è confluito in “Libellula”, questo nuovo album fortemente desiderato che costituisce un ulteriore passo in avanti dal punto di vista compositivo.

Che cosa hai messo dentro a questo nuovo contenitore, sia dal punto di vista musicale che da quello dell’impegno lirico?

Come in “Correvoce”, così anche in “Libellula” utilizzo vari linguaggi musicali per esprimere le mie emozioni: le storie che racconto si adagiano su armonie di ballad jazz, blues, salsa, tango e melodie cantautorali. Tuttavia rispetto a mio precedente lavoro i brani di “Libellula”, se pur arrangiati con atmosfere e gusto jazzy, hanno una maggiore libertà nella linea melodica. Alcuni testi poi hanno echi poetici nella forma e nel contenuto, forse in qualche modo influenzati da una mia nuova attitudine a creare poesia. Da un paio di anni, infatti,  all’attività di cantautrice si è affiancata quella di poetessa: ho pubblicato recentemente una mia raccolta poetica dal titolo “Chi ha notizie del mio vero presente”, Marco Del Bucchia Editore. I contenuti delle canzoni, così come quelli delle poesie, sono espressione della danza tra luci e ombre, sofferenza ed estasi. La vita nella sua interezza, insomma: troviamo momenti di nostalgia e disillusione, ma anche speranza, gioia, consapevolezza, amore. Ampio spazio è dato a una nuova concezione della vita che accoglie una visione spirituale del tutto, in cui la crescita di consapevolezza permette di arricchire il nostro spazio interiore e di sentirci in comunione con l’altro, la natura, l’intero universo. Le canzoni che più rappresentano questo percorso sono “Libellula”, ”Primavera”, “La voce del cuore”, “Nel silenzio”, “Notte in i”.

Esiste un legame tra i due dischi?

Nel momento in cui ho iniziato, pochi anni fa quasi inaspettatamente, a comporre brani musicali, ho liberato il magma che per molto tempo era rimasto sotto pressione, ignaro della sua potenza e ricchezza. A un certo punto è saltato il tappo e sono fluiti musica e parole: “Libellula” è la naturale prosecuzione del mio precedente lavoro “Correvoce”, espressione, a mio avviso, di una ulteriore maturità e completezza.


Hai utilizzato gli stessi compagni di viaggio che ti hanno aiutato nella prima esperienza?

Sì, in “Libellula” ho confermato la medesima “squadra” di musicisti di “Correvoce”: il pianista Fabio Gorlier, di cui ho grande stima, che ha nuovamente curato con sensibilità e professionalità l’arrangiamento dei brani, Michele Anelli, che in questo album ha dato il meglio di sé, regalandomi degli assoli e dei passaggi di contrabbasso emozionanti, e alla batteria Emilio Berné che si è divertito a interpretare con libertà i miei pezzi. Non mancano le novità, due voci maschili mi accompagnano in questo album: Giorgio Pagliero, musicista e cantante, oltre che caro amico, ha acconsentito a duettare con me nel brano “Ehi amore” che ho composto proprio in funzione della sua voce ruvida ed efficace. Interviene in questo pezzo, con basso e batteria elettrici, anche Mauro Fede, presso il cui studio, Digital Sound Recording, ho registrato il cd. L’altra voce è quella di Mr. Mistero. Già, non sono in grado di dire il nome di chi mi affianca nel ritornello del brano più romantico e di stile cantautorale dell’album: “Il canto degli amanti”. Una felice intuizione del produttore Massimo Visentin di Studiottanta-Fortuna Records, che ha curato anche il mixing dell’album, gli ha suggerito di inserire questa voce ad accompagnarmi nella canzone. L’effetto finale è da pelle d’oca, a mio avviso, e ho accettato con entusiasmo il suggerimento, anche se Visentin non ha voluto svelare l’identità del cantante nemmeno a me. Un pizzico di mistero nel cd che lo rende ancora più interessante.

Che cosa chiedi a “Libellula”, rispetto al lavoro precedente?

Dopo questi due anni della mia vita, in cui ho dato briglia sciolta alla mia creatività, sento di aver maturato sempre più il desiderio di portare la mia musica al pubblico, il più vasto possibile. Credo che il mio lavoro, che non si piega a rigide passerelle discografiche, ma sgorga dal cuore e si fa suono e racconto, possa essere apprezzato e condiviso da molti. I riscontri che sto ricevendo da coloro che stanno ascoltando il mio album sono tutti positivi, alcuni decisamente entusiastici, e naturalmente è un ulteriore sprone a continuare in questa direzione. Sì, mi auguro che Libellula voli e si posi sul cuore della gente, che io possa portare in live il frutto di questo lavoro a cui tengo moltissimo, senza dimenticare alcune perle del mio precedente album  che possono affiancare armonicamente i miei nuovi brani nelle performance. Sono determinata a realizzare questo progetto.

E’ sempre il jazz il tuo vero amore?

Il mio vero amore è la musica, quella che mi fa vibrare di emozione. Il jazz, con la sua atmosfera di mistero e libertà dagli schemi, si sposa perfettamente con il mio pensiero, anche di vita. Ma amo sperimentare sonorità variegate quando compongo e faccio affiorare alla luce tutto il mio bagaglio musicale che non fa distinzioni di bellezza tra un tango, un ritmo sudamericano, una ballad lenta o una romantica composizione leggera. Importante, per me, è creare una magia: quella di racchiudere in pochi minuti una storia che possa dare emozione, far pensare, giungere al cuore in parole e suoni, sangue e voce. 

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