Sono circondato da
adolescenti che, dopo aver incontrato la Musica ed essersene innamorati,
decidono di assumere un ruolo attivo, applicandosi nello studio o semplicemente
scegliendo di esprimersi attraverso uno strumento o con ciò che la natura ha loro
regalato, la voce. Anche a me capito così, con scarsa fortuna, attorno ai
sedici anni.
Tutti sono autorizzati
a trovare soddisfazione nel creare o nel proporre qualcosa che
obbligatoriamente andrà poi condiviso, ma tutto questo niente ha a che vedere
con il talento, con la capacità di applicazione e la giusta attitudine, tutte
qualità che a volte esistono, ma la maggior parte delle volte latitano.
Ho conosciuto casualmente
Samuele Puppo,
musicista di sedici anni, presentatomi da una fonte autorevole che ne esaltava le
qualità. Ho però voluto andare più a fondo, attraverso l’ascolto in rete di Road to Mountains - il suo primo EP appena
uscito - e la visione di alcuni filmati.
Tanto mi è bastato per
rispolverare il vecchio luogo comune che abbina il successo personale all’occasione,
l’essere “al posto giusto nel momento giusto”.
Immaginando un libero
effetto di traslazione, nel tempo - tornando agli anni ’70 - e nello spazio - la
West Coast - si potrebbe ipotizzare per Samuele un futuro luminoso, ciò che in
Italia, nel duemila inoltrato, appare invece complicato, per lui e per chiunque
voglia uscire dal modello di riferimento, comunque difficile da proporre e valorizzare.
Gli amori sono il
blues, il country, il folk, elementi sintetizzati nel suo disco, ma ciò che
emerge, quello che appare evidente guardando oltre, è la sua straordinaria
maturità musicale che, a quell’età, sa tanto di dono piovuto dal cielo, e colto
immediatamente, con rigore e passione.
La famiglia alle
spalle conta, e il passaggio di intenti da padre a figlio è un veicolo che
spesso funziona, ma difficilmente porta a simili risultati. E la coesione del
nucleo trasforma il team in situazione manageriale, laddove il termine “manager”,
spesso abbinato ad esempi negativi, diventa solo sinonimo di organizzazione,
pianificazione e protezione verso chi, seppur talentuoso, necessita di guide
autorevoli.
Samuele Puppo suona la chitarra e canta, un abbinamento abbastanza usuale
nella sua forma, ma il melange che ne deriva è sorprendente.
I maestri sono di alto
rango - vedere intervista a seguire - ma occorre sottolineare che il repertorio
proposto è frutto di creazione personale, con l’aggiunta di una difficoltà
supplementare, la scrittura delle liriche in lingua inglese.
Road to Mountains è composto da cinque brani - circa
diciassette minuti di suoni e parole - sufficienti per inquadrare gli intenti e
per esaltare le peculiarità di un nuovo cantautore in erba, dalle potenzialità
non comuni e dalle caratteristiche uniche, una sorta di cosmopolita musicale
dalle belle speranze.
L’augurio è quello che
i piedi rimangano ben saldi per terra, che lo studio e l’applicazione
proseguano ininterrotti e che la passione resti la molla che determina ogni
azione.
Se così sarà, Samuele Puppo potrà prendersi le
soddisfazioni che merita, magari fuori dai nostri confini, come accade a tutti
quelli che, in ogni settore lavorativo, percepiscono muri di impenetrabile spessore ad ogni
angolo di strada.
Ma leggiamolo, ascoltiamolo
e vediamolo…
L’INTERVISTA
Da dove nasce la tua
passione per la musica?
La
passione è nata grazie all'ascolto di tanta bella musica in casa mia. E' stato
mio padre (bassista e contrabbassista) ad invogliarmi a suonare la chitarra e
ad insegnarmi i primi accordi. La mia prima passione è stato il blues.
Abbastanza anomalo che un ragazzo della tua età si proponga
con blues, country e folk: che cosa ti ha fatto scattare la molla?
A
otto anni avevo, appunto deciso di studiare blues. Ho ascoltato Eric Clapton,
John Lee Hooker, BB King, Jimi Hendrix e molti altri. I primi passi sono stati
in quella direzione. Suonavo soprattutto la chitarra elettrica. Crescendo e
studiando mi sono avvicinato al pop e a molti altri generi musicali, fino a
quando ho scoperto John Mayer, prima in versione elettrica, poi acustica. Da lì
ho iniziato ad amare l'acustica e il folk, dal più tradizionale al
contemporaneo.
Che tipo di studi musicali hai fatto e continui a fare?
Ho
sempre studiato privatamente o in seminari estivi con ottimi chitarristi. Il
primo in assoluto è stato Paolo Bonfanti, a seguire Matteo Cerboncini, Daniele
Franchi, Marco Cravero. Per quanto riguarda il canto (studio solo da un anno,
prima mi rifiutavo di cantare) Emanuele Dabbono. Ho frequentato seminari con
Beppe Gambetta, Mike Dowling, Chris Newman.
Il connubio voce e chitarra nel tuo caso mi sembra
inscindibile: hai una preferenza espressiva tra le due che ho evidenziato?
Nasco
come chitarrista, successivamente ho scoperto il canto e mi sono messo a
scrivere brani miei. Proponendo un mio repertorio sento di esprimermi meglio
con chitarra e voce.
Che importanza hanno per te le liriche?
Scrivo
testi in inglese e per riuscire ad essere credibile studio tantissimo e cerco
di scrivere liriche non banali, utilizzando il più possibile modi di dire e un
linguaggio attuale. Mi ispiro a Mayer, Passenger, Sheeran, Mumford & Sons,
autori che apprezzo molto e sono in linea col mio gusto, anche musicale.
Il tuo EP è stato autoprodotto, ma osservando alcuni filmati
mi pare di vedere un’ottima cura dei particolari: chi ti aiuta nella gestione
globale della tua passione?
Per
ora la produzione è totalmente Home-Made. Ognuno in famiglia è bravo in qualche
cosa, ci aiutiamo e collaboriamo. In “Road
to Mountains” ho curato personalmente arrangiamenti e cori, mio padre
Luciano, oltre ad aver suonato il basso, ha mixato il disco con me, mio zio
Fulvio Zacco è esperto in airbrush e ha realizzato la copertina, mia sorella
Valeria ha fatto le foto, mia mamma Alessandra si occupa della comunicazione.
Io... “me la canto e me la suono”.
Mi racconti il contenuto di
Road to Mountains? Che cosa lega i vari episodi?
Road
to Mountains” è nato come progetto del trio acustico con Gianka Gilardi alle
percussioni. Nelle mie intenzioni voleva essere ed è un percorso nel mondo
musicale a me più vicino, una sorta di omaggio agli autori e ai generi che ho
ascoltato nell'ultimo anno. Il primo brano “Paper
Heart” è in stile vagamente Irish; “Sixty
Miles Away” è più sul Pop; “Mary”
(al violino Fabio Biale) è d'ispirazione country-folk; “Bottle of wine” è un mio omaggio al blues; “Road to Mountains” conclude il percorso nelle atmosfere country
americane.
Come ti trovi on stage, a contatto diretto con il pubblico?
Ti riesce facile interagire?
Ho
talmente desiderio ed urgenza di suonare che sin dalle prime esperienze sul
palco - a dieci anni i miei mi portavano alle jam di blues - non ho mai avuto
imbarazzi. Offrire la propria musica ad un pubblico in ascolto è un privilegio
ed una magia, che funziona solo se si è veramente se stessi e a proprio agio,
cercando di coinvolgere, anche emotivamente, chi ascolta.
Banalità, ma alla tua età è lecito sognare: rimanendo con i
piedi ben saldi a terra, che ruolo vorresti ritagliarti nel panorama musicale?
Nel mondo dei sogni mi piacerebbe avere successo ed essere apprezzato
per le mie canzoni. So che in Italia è
praticamente impossibile riuscire ad essere ascoltati da un vasto pubblico se
si canta e si scrive in inglese, ma io che compirò 16 anni tra poche settimane
voglio ancora credere di poterlo fare. Se non qui, all'estero dove spero di
andare a vivere e studiare una volta terminato il liceo.
Biografia
Samuele Puppo nasce
a Pietra Ligure il 5 giugno 1998. Vive a Celle Ligure. Frequenta il secondo
anno del Liceo Classico-Linguistico G.Chiabrera di Savona.
Inizia a suonare la chitarra all'età di 8 anni manifestando da
subito interesse per il blues. Le prime
tablature le studia sotto la guida del maestro Paolo Bonfanti
(2008).
A seguire: Matteo Cerboncini e Daniele Franchi, suoi
insegnanti dal 2009.
Nel 2010 e 2011 partecipa ai campus estivi dell'Accademia Lizard
di Brescia dove vince, all'età di 12 anni, il 1° premio del “Contest di
Improvvisazione”.
Nel 2011 partecipa alla prima edizione del “Sestri Guitar
Festival”, dedicato ai nuovi talenti chitarristici, classificandosi al 2°
posto. Dal 2012 studia canto e songwriting con Emanuele Dabbono,
iniziando a comporre propri brani musicali. Nell'estate 2013 partecipa al
“Beppe Gambetta 21st International Acoustic Guitar Workshop (Slovenia)”,
studiando con Beppe Gambetta, Mike Dowling e Chris Newman. A fine corso
si aggiudica, con un suo brano, il premio per il miglior arrangiamento.
Dal 2013 studia chitarra con Marco Cravero.
Nell'autunno 2013, selezionato tra centinaia di concorrenti
italiani e stranieri, arriva tra i tre finalisti della categoria “Junior” nel
concorso “Tour Music Fest – Festival Internazionale della musica emergente”,
portando sul palco del Piper Club di Roma un suo brano originale.
Samuele, oltre ad
esibirsi come solista, ha recentemente formato con Gianka Gilardi alla batteria
e Luciano Puppo al basso, un trio acustico con il quale propone brani inediti.
Periodicamente conduce, al “Count Basie Jazz Club” di Genova,
session blues suonando con importanti professionisti della scena ligure.
Pur mantenendo solide radici nel mondo del blues, Samuele
ha esteso la sua ricerca e produzione artistica verso un genere con forti
influenze country e folk.
Paper Heart, Bottle of Wine, Road to Mountains, brani che fanno
parte del suo primo EP, si posso ascoltare su soundcloud al link: https://soundcloud.com/samuelofficialmusic
Marcello Milanese, tra i migliori bluesman presenti sul territorio nazionale, ha
detto di lui: “Samuele Puppo è forse
l’unico talento (sotto i 20 anni) che ci tengo a segnalare; davvero da tenere
d’occhio” (http://blog.bb-blues.com/2013/12/marcello-milanese-still-alive-intervista.html)
Contatti: 3400847953
Facebook: facebook.com/samuelofficialmusic
mail:samuelepuppo@gmail.com