I torinesi Amaze Knight esordiscono con l’album autoprodotto “The Key”, 47 minuti di musica suddivisi su 5 tracce.
Molto impegnativa l’etichetta
di genere assegnata o auto assegnata, quel Progressive Metal/Rock che
racchiude al suo interno un mondo
di suoni dagli ampi limiti.
Credo che un’opera prima,
realizzata da chi si avvicina al mondo della discografia, vada osservata con il
massimo dell’indulgenza e della positività, immaginando lo sforzo e l’impegno
profuso, con la certezza che mentre sto scrivendo la Musica degli A.K. stia già evolvendo verso strade
nuove e inesplorate.
“The Key” è un buon disco, che riunisce le influenze variegate dei
componenti la band, fin qui accumulate e assorbite, rielaborate e proposte con
buona chiarezza di intenti.
Gli ingredienti sul
piatto non possono prescindere dalla rilevante tecnica personale e da un
discreto accordo di team che produce un sound potente, amalgamato, che immagino
spettacolare in fase live.
Esiste un filo
conduttore, rappresentato, anche, dai cambiamenti di ritmo e melodia, con una
decisa espressione di denuncia iniziale - disagio e voglia di ribellione - che evolve
step by step, sino ad una sorta di trionfo che rappresenta, se non la certezza,
almeno la speranza che esista una possibilità di cambiamento.
La voce di Fabrizio Aseglio riporta ai grandi
vocalist del rock, potente, espressiva, in grado di … arrivare lassù con apparente facilità. Il cantato è in lingua inglese.
Abbastanza naturale
abbinare la proposta agli ultimi Dream Theatre, con cui probabilmente la band
ha dovuto fare i conti, più o meno volontariamente, ma è percepibile lo sforzo
di intraprendere una strada personale, mantenendo, of course, gli insegnamenti
e gli amori trasformati in DNA.
Un album che troverà
riscontro positivo tra gli amanti del genere, e una band da tenere sott’occhio,
pronta al cambiamento, pronta per stupire.
Come, quando e dove nascono gli Amaze Knight?
Ci siamo conosciuti verso novembre del 2010 a Torino,
grazie a degli annunci musicali su internet. Ho conosciuto Michele Scotti
(batterista) e dopo un primo incontro di conoscenza ci siamo messi sotto a
lavorare sulle prime bozze dei pezzi. Successivamente si sono uniti: Fabrizio
Aseglio (voce), Davide Gemello (tastiere) e Nicolò Vese (basso)
Che tipo di cultura musicale avete alle spalle, e quale è stato il vostro punto di incontro artistico?
Abbiamo dei passati musicali abbastanza diversi, come
diverse sono le nostre influenze, anche se ci sono tanti punti in comune. Tra
di noi c’è chi ha avuto più esperienza in studio di registrazione, in live ecc…
e queste differenze hanno fatto si che si creasse un’alchimia di suoni speciale
e unica. L’amore che ci unisce è la voglia di creare un qualcosa di speciale
con la Musica. Vogliamo provarci e sicuramente non ci manca la determinazione.
Sappiamo benissimo che è un mondo spietato, ma secondo noi bisogna provarci,
non si può perdere una delle cose più belle che esistano, una forma di
comunicazione che può essere capita da tutti e tutte queste cose ci tengono
strettamente legati.
Vi autodefinite una band Progressive Metal/Rock; non amo molto le etichette precostituite, anche se riconosco la loro utilità: potete provare ad entrare un po’ nel dettaglio, usando il vostro sentimento per raccontare la vostra musica attraverso altre immagini o parole?
Bellissima domanda. Per quanto mi riguarda io associo la
Musica sempre ad un sentimento fortissimo, talmente forte che inizio a sentire
il cuore palpitare più forte, un brivido, una lacrima, un sogno che vuoi che
rimanga eterno, è un lungo sospiro che anche se dura pochi secondi è come se
durasse una vita; vorrei dire altre cose ma forse non basterebbe l’intera
pagina per descriverle. Queste composizioni alla fine sono nate sempre da
emozioni intense e siamo felicissimi che a molte persone siano arrivate le
stesse cose che sentiamo noi.
L’utilizzo della lingua inglese è quello che personalmente preferisco all’interno della famiglia del rock, ma è indubbio che la ricerca dei significati da parte del fruitore non è immediata: quanto sono importanti per voi le liriche?
Vanno di pari passo con la parte strumentale! Le liriche
sono fondamentali e siamo felici di avere come cantante Fabrizio, perché si
appassiona tantissimo alle melodie e dà tutto se stesso per raccontare a parole
ciò che gli strumenti vogliono comunicare. Molte volte viene in sala prove
anche per il gusto di ascoltare la parte strumentale e poi successivamente
scriviamo le parti vocali.
“The Key” è il vostro primo album: che cosa avete rinchiuso all’interno del progetto?
The Key rappresenta l’inizio della band, non è di certo il
sound definitivo, ma secondo noi è un buon punto di partenza. Il primo album
alla fine racchiude la parte più istintiva della band; registri, dai il massimo
ovviamente, ma non puoi avere l’esperienza che si ha dopo 10 cd; in questi anni
ci stiamo evolvendo e anche il nostro sound di conseguenza sta cambiando.
Trattasi di concept album: che cosa lega tra loro i vari brani?
L’argomento che collega una canzone all’altra è la
sensazione e soprattutto la voglia di evadere da una situazione opprimente.
Proprio per questo l’intro del cd è molto cupa e malinconica; volevamo
trasmettere una sensazione di disagio, rabbia e frustrazione. Col susseguirsi
dei brani però, le melodie iniziano a diventare più leggere, a tratti sognanti,
con un’ esplosione finale che per noi rappresenta la vittoria e la sconfitta
alla paura… una liberazione a tutti gli effetti.
Come sono gli spettacoli live degli Amaze Knight?
I
nostri live vogliono essere un punto di contatto estremamente intimo col
pubblico. Al momento non abbiamo un vero e proprio spettacolo fatto di immagini
e musica, stiamo usando “solo” la Musica, ma in futuro abbiamo in mente un vero
e proprio show, un susseguirsi d’immagini coerenti tra un pezzo e l’altro; mi
viene in mente una specie di storia raccontata, canzone dopo canzone, attimo
dopo attimo.
Suppongo vorreste vivere di musica, e immagino siate consci delle enormi difficoltà che nascono davanti a certi propositi: avete pianificato azioni future relative al far conoscere il vostro album e a diffondere la vostra filosofia musicale?
Siamo
ben consapevoli delle enormi difficoltà che ci sono in questo mondo, ma siamo
anche molto testardi. Di piani in mente ne abbiamo tanti, ma al tempo stesso
bisogna essere molto organizzati, come un team, non puoi permetterti uno
sbaglio altrimenti si rischia di entrare nelle situazioni sbagliate che non
aiutano la band, anzi! Stiamo continuando la nostra attività live anche se
vorremmo molte più date, non lo nascondiamo, e stiamo anche partecipando a
diversi contest per fare ascoltare la nostra musica in più posti possibili.
Siamo abbastanza soddisfatti dei risultati, ma vogliamo fare molto di più!
BIO AMAZE KNIGHT
Gli Amaze Knight nascono nel novembre 2010 a Torino, dall′incontro di Christian Dimasi (chitarrista) e Michele Scotti (batterista). La chiave che li unisce è la grande passione per la Musica in ogni sua forma e la voglia di creare e sperimentare nuove sonorità senza alcun preconcetto. Qualche tempo dopo entrano a far parte del gruppo Fabrizio Aseglio (voce) e Matteo Cerantola (basso). L′affinità fra loro è perfetta anche se arrivano da stili musicali completamente differenti. Cominciano le prime composizioni, con l′obiettivo di creare un sound che tocchi l′ascoltatore, che lo trasporti in un mondo dove melodia e aggressività trovano un equilibro, un punto di incontro. Iniziano così le registrazioni del loro primo album “The Key”, con la collaborazione di Roberto Maccagno, Sound Engineer e produttore. Un concept album che descrive le emozioni, esperienze e riflessioni, attraverso una storia comune che lega una canzone all’altra, con un sound vario ed imprevedibile dato dalle influenze che ognuno di loro porta con se.