L
La giovane band Ghost Mantra, dopo due Ep arriva
al primo LP dal titolo Chandrabindu.
Formatisi a Lecco nel
2009, miscelano rapidamente le esperienze scolastiche ad altre vissute sul campo, ed
evolvono verso un genere ben definito che mantiene alla base la durezza del rock
di forte impatto.
L’intervista a
seguire è utilissima per riassumere il cammino sin qui fatto, e per
sintetizzare alcuni elementi realizzativi di non immediata fruizione, se
ci si limita al mero ascolto e alla lettura del booklet allegato.
Un album che presenta
elementi legati alla mitologia indiana si presta per una buona concettualità
capace di legare i vari episodi - in questo caso otto - ma come viene
evidenziato a seguire, il “disegno unico” non è stato pianificato
preventivamente, ma come spesso accade in campo musicale, quando si hanno in
mano i vari fotogrammi definiti, il montaggio segue un iter naturale ed
obbligato; in questo caso il concetto antico si presta ad una notevole
modernità, con un punto di partenza che si dipana in senso circolare, trattando
nel tragitto i grandi temi delle nostre esistenze, qualunque sia l’epoca di
riferimento, per poi tornare al punto di partenza, chiudendo il loop, musicale
e vitale, passo dopo passo, goccia (Bindu) dopo goccia.
Un tema affascinante,
pregevole che sia di pieno interesse per giovani anime.
Cantano in lingua
inglese i Ghost Mantra,
l’idioma più appropriato per il rock, qualunque sia la sfumatura di contorno.
Poco opportuno
tracciare comparazioni, ma a volte servono per aiutare a comprendere chi si avvicina
per la prima volta ad una nuova band.
La ritmica, la
potenza e il tipo di vocalità mi porta a pensare ad un mix tra passato e
attualità, un contenitore fatto di Zeppelin, Black Sabbath e Nickelback, una
bomba sonora che colpisce e stordisce, e porta ad immaginare una situazione
live di estremo coinvolgimento.
Non conosco la
produzione pregressa, ma Chandrabindu mi è apparso all’impatto un
disco maturo, una prima sintesi di un percorso musicale fatto di chiarezza di
idee, di obiettivi ben precisi e di necessità di ricercare una via originale ed
una collocazione ben definita nell’universo sonoro, quadro che si dimostra
spesso nebuloso quando si parte armati di talento e passione e niente più: un
tempo forse erano qualità sufficienti per emergere, oggi è richiesta una
visione più ampia e una soddisfacente suddivisione dei compiti.
Ma che significa
emergere? E’ davvero necessario?
Si inizia a suonare
per se stessi, ma diventa un bisogno vitale la successiva condivisione, e se
tutto questo passa attraverso i contenuti e una buona capacità di stare on
stage, le soddisfazioni, per band e audience, saranno assicurate.
I Ghost Mantra mi danno l’impressione di cavalcare
l’onda giusta, anche se l’ascolto di un CD, seppur ripetuto, è un po’ poco per
tranciare un giudizio globale ed esaustivo.
Mi piacciono i
ragazzi di Lecco, mi prende il loro sound e mi riporta a suoni antichi con cui
sono cresciuto.
Le parole della band
a seguire, ed il video annesso al post, potranno meglio riassumere il mio
pensiero.
Dove e
come nascono i Ghost Mantra? Che tipo di formazione musicale avete alle spalle?
Siamo nati nel 2009 nelle sale prova della
L’Officina della Musica di Lecco. Suonavamo tutti e 5 in diversi gruppi della
provincia: alcuni di noi si conoscevano bene, altri un po’ meno. Questo
incontro è stato reso possibile soprattutto grazie alle conoscenze che si fanno
quando si frequentano scuole di musica, centri di aggregazione culturale o
comunque contesti dove si suona e girano molti musicisti. La maggior parte di
noi ha frequentato la scuola di musica C.R.A.M.S. di Lecco e la scuola di
musica Lofficina, sempre di Lecco.
Dopo due EP arrivate al vostro primo LP: che tipo
legame esiste tra i vostri lavori? Percepite il senso dell’evoluzione?
Nel primo Ep (Foetus
Ep, del 2011) abbiamo sperimentato molto e infatti ogni canzone esprime uno
stile musicale diverso, anche se nella nostra testa il sound stava già
prendendo una direzione abbastanza precisa. Nel Death by water Ep (2012), invece, le idee stavano iniziando a
diventare molto più chiare e si può trovare un filo conduttore che lega le tre
canzoni che fanno parte dell'Ep. Con il passare del tempo siamo riusciti a
migliorare le nostre capacità compositive, raggiungendo uno stile più definito
e omogeneo e un suono più riconoscibile. Il risultato è il nostro ultimo album,
Chandrabindu, che mostra l’ultima
evoluzione sonora che abbiamo raggiunto.
”Chandrabindu” è un album concettuale? Mi raccontate i
significati e l’iter realizzativo?
Inizialmente abbiamo realizzato le canzoni senza
pensare di dare una continuità narrativa all’album e l’idea da cui nasce anche
il titolo “Chandrabindu” è arrivata
in seguito. Secondo la mitologia indiana, infatti, i suoni dell’Universo furono
generati da una goccia d'acqua (Bindu) che colpì la Luna (Chandra). L’album
cerca di avere uno svolgimento circolare, cominciando con la rappresentazione
di questa Genesi sonora, per poi districarsi in sette tracce che affrontano
temi esistenziali (dalla religione, all’amore e sofferenza), fino a culminare
in un nuovo Caos primordiale che viene distillato in un’altra goccia, che
chiude il disco.
Da cosa è motivata la scelta della lingua inglese?
La caratteristica della lingua inglese è quella di
avere la fruizione di un linguaggio più serrata, immediata e gestibile
all’interno di un brano rock. Per il nostro genere è una lingua che ci permette
il miglior compromesso possibile tra la ricerca melodica e la scrittura di
testi significativi. In più, miriamo ad esportare la nostra attività live anche
all’estero, dove c’è una maggior attenzione a questo modo di fare musica.
Che cosa accade nei vostri spettacoli live?
Il nostro obiettivo è quello di lasciare qualcosa a
chi ci sta sentendo. La botta sonora dei nostri brani, unita alle parti
strumentali curate e ai testi molto profondi, permette a diverse fasce di
pubblico di godersi il nostro spettacolo. Noi sul palco ci divertiamo e
intratteniamo il pubblico, che salta, balla e si diverte, o rimane fermo per
ascoltare con più attenzione. L’emozione più forte rimane sempre sentire la
gente che canta le nostre canzoni con noi.
Che cosa pensate delle possibilità derivanti dalla
rete, applicate al mondo musicale?
Internet è un gran mezzo di diffusione per la
propria musica: un link nel posto giusto permette a gente dall'altra parte del
mondo di scoprire la tua musica. E grazie ai social network riusciamo a
stringere legami con i nostri fan, che possono rimanere informati sulla nostra
attività musicale. Inoltre è un mezzo comodissimo per conoscere altre band,
organizzatori di eventi e gestori di locali. In questo modo riusciamo a
organizzare delle belle serate anche lontano da Lecco, senza dover affrontare
troppi spostamenti. Dietro a tutta la comodità della rete si nascondono però
degli svantaggi. Se per promuovere musica basta un PC e una connessione a internet,
tutti possono divulgare la loro musica in ugual modo. Il risultato è che gli
utenti vengono bombardati di nuove canzoni, videoclip, e siti web di migliaia e
migliaia di band. Questo può diminuire la voglia di concentrarsi ad ascoltare
un nuovo artista e di seguirlo con attenzione. Quindi, siamo convinti che
internet sia molto importante per la promozione di musica emergente, e una band
attuale deve essere presente sulla rete, ma tutto questo non basta: è
necessario suonare, farsi vedere e parlare con fan, musicisti e gestori dei
locali, che, in un secondo momento andranno a vedere con più piacere e
attenzione i contenuti presenti sul web.
Come
pubblicizzerete il vostro album?
Stiamo cercando di farlo ascoltare al maggior numero
di persone possibile. Siamo partiti facendolo sentire a professionisti del
settore (maestri di musica, fonici, amici competenti). Abbiamo inviato svariate
copie di dischi via posta a radio e riviste specializzate, oltre ad aver
inviato molte email con il disco in formato elettronico. Cerchiamo di
partecipare a programmi radiofonici o a canali in rete dove si ha la
possibilità di presentare la propria musica. Ma prima di tutto questo cerchiamo
di suonare in giro il più possibile, in modo da farci conoscere facendo quello
che ci piace di più.
Che cosa vorreste vi accadesse, musicalmente parlando,
entro i prossimi tre anni?
Sarebbe molto interessante comporre un altro CD e
offrire uno spettacolo ancora più preciso e completo. Speriamo di trovare il
supporto di un’agenzia seriamente interessata a promuovere la nostra musica, in
modo da riuscire a suonare in situazioni ben più grosse, anche al di fuori
dell'Italia.
Traking list
Chandrabindu
Shape to Burn
Aphelion
Dopeself
Shelter in Hell
Knife the Saint
Sterilize
Swamp the Earth
Line up
Pablo Cammello-Voce e cori
Frank Cassinelli-Chitarra elettrica, Sitar elettrico
e Cori
Macs D-Chitarre elettriche e Acustiche
Maurizio Cambianica-Basso elettrico
Matteo Canali-Batteria e Percussioni