lunedì 17 febbraio 2014

Una serata al Raindogs di Savona: Milanese/Bertolotti e la Kelley Stoltz Band


Non conoscevo ancora Il Raindogs di Savona nella nuova veste. Immagino che la vecchia location resterà per sempre nella memoria di chi ha partecipato ai tanti concerti proposti e, soprattutto, di chi ha ideato e fatto “crescere” quello spazio, unico in città, ma troppo “rumoroso” per convivere con la ritrovata tranquillità della darsena.
Gli ex Cantieri Solimano ospitano attualmente il new Raindogs, ma molto altro ancora, tra teatro e movie di qualità (Cattivi Maestri e Nuovo Filmstudio). Grazie alla nuova disposizione e all’opera di insonorizzazione, ora regna una certa pace, una serenità fatta di musica che può essere proposta a discreti volumi, senza provocare diatribe condominiali.
La formula è quella del pub, tra chiacchiere, birre, sandwiches e chili di blues… ma non solo quello.
L’occasione per la mia prima visita arriva con la calata dall’alessandrino di Marcello Milanese e Stefano Bertolotti (Roberto Re, il bassista del trio, è assente per sopraggiunto malessere), freschi di incisione “live” che avevo piacere di verificare sul campo.
Ma prima … una vera sorpresa, la  Kelley Stoltz Band, in arrivo da San Francisco per un tour europeo, afferrata al volo in un probabile day off.
Sono in cinque sul palco, e la strumentazione che mettono in mostra - mellotron compreso - appare  il preludio a un tuffo nel passato.
Esiste musica di cui si parla in termini di età riferendosi al momento in cui è nata, ma diventata successivamente atemporale: blues, jazz, classica…
Quella che il quarantenne Kelley Stoltz propone è al contrario qualcosa che “dalle nostre parti” non esiste più, almeno nei circuiti tradizionali: suoni anni 60/70, riff a volte semplici ma efficacissimi, una voce non potente ma caratteristica, sono ingredienti che mi hanno fatto tornare indietro nel tempo, ad un mondo sonoro a cui non sono più abituato, ma che è probabilmente qualcosa ancora fervido nei garage e negli spazi della costa ovest americana. Un’ora di musica in cui propongono parte del nuovo album, Double Exposure, a cui mi accenna con orgoglio Kelley a fine performance.
Il video a seguire fornirà qualche indicazione supplementare… una band da seguire con attenzione!


E arriva il momento del duo blues…
Milanese e Bertolotti non appaiano preoccupati dalla defaillance di Re, e mi raccontano che il Raindogs si presta per queste serate “vecchia maniera”, e ricordano l’utilità della gavetta fatta in provincia, in una zona geografica, quella del basso Piemonte, che prevede un’audience dal palato fino e a volte difficile da soddisfare: passati i numerosi esami tutto il resto diventa easy.
Eppure… una sezione ritmica dimezzata potrebbe essere penalizzata!
E invece il mestiere e l’atmosfera rendono tutto facile, e il pubblico apprezza incondizionatamente un chitarrista stratosferico, con la voce rauca rubata a Joe Cocker, e una tecnica unica, messa a disposizione della “povertà” del genere proposto - basterebbe un solo accordo per emozionarsi ed emozionare - attraverso, anche, strumentazione basica e autoscostruita. Bertolotti - che avevo visto più volte dal vivo - svolge con la solita capacità il suo ruolo di drummer e di “accompagnatore”, diventando, da solo, la spina dorsale di una “two men band” che in caso di necessità, come ci è stato dimostrato, può funzionare benissimo.

Certo è che alla partenza di My Life in Ruins mi è venuto istintivo cercare sul palco Roberto Re, per “ leggere” i giri di basso apprezzati nell’ultimo album,  Still Alive At Mag Mell… ma questa  volta niente, lui non c’è e per una sera, blues e atmosfere da palco, si dividono per due!

 

Un gran bella serata di musica, nell’ambiente migliore possibile!