martedì 15 ottobre 2013

Gian Piero Chiavini e la collezione di statuine


Gian Piero Chiavini è un autorevole membro di ITULLIANS, il Fan Club che riunisce amanti della musica dei Jethro Tull, ma lo si può considerare un partecipante ”attivo”, perché il suo amore musicale ha trovato un felice matrimonio con una passione inusuale, quella di collezionista di statuine contenenti lo strumento “flauto”, cioè il link più ovvio con il MAESTRO Ian Anderson. La raccolta ha portato enormi frutti che hanno trovato importante evoluzione nel corso degli anni, ed ora G.P., ne sono certo, possiede un primato inattaccabile. Analogamente a quanto accaduto con Alessandro Gaglione, altro importante “collezionista tullico”, ho cercato di scoprire qualcosa di più sul passatempo di Chiavini, scavando in profondità per fare emergere elementi di tipo psicologico. Non so se ci sono riuscito, ma in ogni caso resterà la testimonianza di un uomo che possiede un amore sconfinato per la musica, capace di rischiare la galera e la donna del cuore per aggiudicarsi all’asta una statuina in scadenza in orario notturno… tutto da leggere!



L'intervista

Come nasce la tua passione per il collezionismo? La musica è stato lo spunto o un pretesto?
Credo di essere stato un collezionista “in pectore” fin da piccolo… mi ha sempre affascinato l’idea di una serie di cose anche molto diverse tra loro ma accomunate in un insieme da un unico denominatore. Concettualmente è il trovare una radice comune a tante diversità e, all’opposto, la meraviglia nel vedere come  una radice comune possa dare origine a tante diversità. Ho quindi sempre pensato di fare una collezione di un qualcosa, ma nulla mi stimolava particolarmente. Dovevo “sentire” che quella sarebbe stata la “mia” collezione, ma sono cose che non si pianificano razionalmente,  infatti la mia è nata in modo casuale e inaspettato ma tanto folgorante da farmi immediatamente dire “cavolo, come ho fatto a non pensarci prima? Eppure era così ovvio”. Iniziò tutto nella primavera del 2007 ad una fiera dell’artigianato ad Orbetello (Grosseto). Ho una vera passione per i mercatini, posso stare ore a guardare curiosamente tutte le più piccole cose esposte cercandone una che mi colpisca. In particolare sono appassionato di arte e religioni orientali per cui mi soffermai su una bancarella con le solite statuine banali che trovi dovunque. Ma tra queste mi colpì una scolpita in pietra rossa, molto ben lavorata con un soggetto assai familiare: era il Krishna flautista nella tipica raffigurazione con una gamba alzata.Cavolo”, mi dissi, “ma questo è Ian …”  sì, perché fin dall’età di 12 anni sono un fan(atico) dei Jethro Tull, di Ian Anderson e del suo flauto, che esercita su di me un fascino come il flautista di Hamelin sui bambini del paese. Ovviamente la comprai e tornato a casa la misi su uno scaffale vicino ad gruppo di statuette thailandesi musicanti … tra esse c’era un flautista! Ebbi un’illuminazione e corsi in camera delle mie figlie: per la Comunione di una di esse le bomboniere erano angioletti musicisti … c’era anche quello col flauto! Era iniziata la collezione! Direi quindi che la musica è stato lo spunto, il fattore scatenante, ma non la definirei un pretesto perché tale termine implica una decisione razionale a monte mentre, come ho detto, la mia è stata una folgorazione scatenata da una casuale interazione, in quel preciso momento, di due mie grandi passioni: quella musicale ben definita e quella non ancora focalizzata per le collezioni. Se la musica non è stata il pretesto cosciente per la mia collezione, è la collezione stessa ad esser diventata poi un pretesto per approfondire certi aspetti della cultura che sta dietro a molte statuine: il mondo delle porcellane, dell’arte orientale, di tradizioni popolari e religiose e così via.



Come ti muovi per consolidare la tua già fornita bacheca? Dove acquisti i tuoi pezzi?
In tanti modi, sia girellando per negozi e mercatini e sia tramite internet che è comunque come aggirarsi in un grande mercatino virtuale nel quale il muoversi non è così semplice e meccanico come sembra  ma,  oltre che enormemente più vasto, è ancora più difficile e stimolante dei mercati tradizionali dove trovi tutto esposto e basta solo guardare e scegliere: certo manca il fascino del tatto ma occorre saper trovare ciò che si sta cercando, attraverso la scelta di parole chiave anche in lingue diverse, in siti diversi e con diverse opzioni di ricerca.



Qual è stata la tua più grande soddisfazione in veste di collezionista?
La soddisfazione è già nel vedere tutte queste statuine di forme, dimensioni e colori diversi che mi circondano e “mi guardano”. Ma le soddisfazioni vere sono altre: le mie figlie che mi prendono scherzosamente in giro per questa “fissazione” e poi invece quando andiamo insieme in negozietti o mercatini fanno a gara tra loro, senza dirmi nulla, per trovarmi una statuina.  Oppure quando qualche mio paziente, che conosce questa mia “insana” passione, torna da un viaggio e mi porta una statuetta in regalo. Addirittura uno di essi, a Bali, non trovando nulla se ne fece fare una appositamente per me da un artigiano del luogo.



Esiste un pezzo a cui sei più legato?
No, non credo di essere legato particolarmente ad un pezzo piuttosto che ad un altro. Certo, le statuine regalatemi dalle figlie e dal mio “aspirante genero” oppure dagli amici hanno un valore sentimentale particolare, mentre un’altra è stata l’inaspettata causa del sorgere di una bella amicizia seppur solo virtuale: un angioletto di Capodimonte che acquistai da Patrizia, una ragazza simpaticissima e gentilissima che vive negli USA ma originaria di Genova,. Da allora,visto che certe cose sono disponibili solo per il mercato statunitense, e’ iniziata una simpatica collaborazione con lei che mi fa, come le dico scherzando, da “pusher” per cose altrimenti per me inarrivabili. Grazie Patry ! Per il resto, molte sono indubbiamente delle vere e proprie opere d’arte in miniatura ed è un piacere guardarle ed apprezzarne la pregevole fattura. Per contro altre, specie i primi acquisti quando ancora non pensavo che esistessero così tante e diverse statuette col flauto traverso per cui compravo quasi di tutto, sono abbastanza banali e direi addirittura anonime ma questo lo dico adesso, perché per allora erano comunque emozioni ed in ogni caso il ricordo di quei primi tempi pionieristici e naif è ancora molto bello.  Direi insomma che sono legato a tutte le mie statuine seppur per motivi diversi, sia nel loro multiforme insieme sia ricordando una per una come e dove le ho trovate e le emozioni nell’averle poi in mano e nel sistemare ognuna di esse vicino alle altre. E’ un po’, se mi si passa l’irriverente paragone, come avere intorno tanti figli e godere sia dell’idea di famiglia che apprezzare i singoli pregi ed i particolari ricordi legati ad ognuno di loro.



E’ una passione costosa la tua?
In genere una collezione è abbastanza costosa, quantomeno se si calcola la somma totale di quanto si è speso per ogni singolo pezzo. Uno psichiatra potrebbe individuare nel collezionista un aspetto patologico, una sorta di mania, di dipendenza dal desiderio di possesso ed un atteggiamento ossessivo-compulsivo nell’irresistibile pulsione nel ricercare e comprare un oggetto per la propria collezione. In realtà il vero collezionista è assai equilibrato nello scegliere ogni pezzo, diventa pian piano un esperto negli aspetti afferenti all’argomento della collezione,  sa valutare esattamente se il determinato oggetto merita o meno di essere acquistato e non fa mai acquisti avventati tantomeno dal punto di vista economico. Nella mia collezione comunque, essendo estremamente eterogenea cioè non facendo distinzioni di origine, tipo e materiale di fabbricazione dei pezzi, vi sono cose certamente abbastanza costose (netsuke giapponesi, porcellane tedesche o di Capodimonte e della Lladro, pezzi in giada e avorio, cristalli di Swarowsky) ma anche con valore assolutamente irrilevante come gnomi e fatine in resina, soldatini e gadgets in plastica e cose simili. In ogni caso, se volessimo valutare razionalmente questo aspetto, potremmo anche sostenere che si tratta di un investimento perché alcune cose, ad esempio pezzi d’antiquariato in porcellana pregiata, hanno un valore commerciale che con il passare del tempo aumenta. In altri casi capita che il valore aumenti considerevolmente se si riesce a completare una serie: per esempio sono riuscito a trovare, dopo documentazioni e ricerche, uno per uno tutti e cinque gli M&M’s flautisti di diverso colore di una serie di pocket prodotti solo nel 2009 e solo per il mercato francese. Acquistandoli separatamente è stata una spesa irrisoria mentre adesso l’intera serie ha un discreto valore nel mondo del collezionismo. Ovviamente si tratta in ogni caso di un valore intrinseco e teorico perché di sicuro non rivenderò mai nulla!


Puoi raccontare qualche aneddoto significativo legato alla tua raccolta?
Beh, si … mi vergogno un po’ a raccontarlo ma comunque è assai divertente. Era una notte d’inverno del 2007, alle 4.00 scadeva l’asta in eBay per una statuina alla quale tenevo tantissimo, ma ero a dormire dalla mia compagna e poiché non aveva la connessione Internet avevo portato il pc usando il cellulare come router. Mi svegliai mezz’ora prima della scadenza ed accesi il computer ma la connessione andava e veniva finché dopo vari tentativi fu impossibile connettersi. In un attimo presi la decisione: corsi in camera, svegliai la mia compagna dicendole che dovevo urgentemente correre a casa mia: ovviamente si preoccupò  pensando che stessi male: quando le spiegai frettolosamente il motivo mi tirò dietro un giustificatissimo vaffa. Uscii di corsa dopo essermi messo solo i calzoni del pigiama, in ciabatte, barba lunga e capelli  spettinati ed infilai in macchina per precipitarmi a casa.  Devi sapere che abito proprio nel centro del paese sopra al mio ambulatorio, ma confidavo che a quell’ora la piazza fosse deserta e infatti c’era solo un’auto parcheggiata a fari spenti. Corsi in casa e riuscii finalmente a connettermi, mancava solo un minuto alla fine dell’asta ma ce la feci e mi aggiudicai l’agognata statuina. A quel punto però c’era ancora il problema di uscire di nuovo per tornare dalla mia compagna: socchiusi il portone sbirciando nella piazza: nulla, tutto tranquillo, ancora solo quella macchina a fari spenti. Entrai in auto, accesi il motore e i fari … e l’altra macchina accese i fari anch’essa, partii piano piano e l’altra macchina si mise anch’essa in moto e mi seguì. Ad un certo punto mi superò e dal finestrino uscì un braccio con una paletta facendo cenno di fermarmi. Si avvicinò al finestrino uno con la divisa dei carabinieri, mi guardò esterrefatto e sospettoso…  posso immaginare quello che pensò vedendo, alle 4.30 di una fredda notte d’inverno, uno scemo a torso nudo, spettinato e barba lunga… almeno fosse stato uno della caserma del paese, mi conoscono tutti e sarebbe finita in una risata, macchè era del comando provinciale! Mentre il carabiniere ancora mi guardava senza il coraggio di fiatare, sicuramente incerto se spararmi subito o prima chiamare il 118, cercai di tirar fuori tutto il meglio della mia faccia tosta: “ Salve” gli dissi “la prego di non farsi ingannare dalle apparenze, sono un medico del paese e sono dovuto correre d’urgenza in ambulatorio per prendere una medicina per mia figlia che ha una colica addominale”. Quello continuò a guardarmi poi, con un filo di voce mi disse “E’ sicuro di non aver bisogno di aiuto?”, “No grazie” gli risposi  ”stia tranquillo, è tutto a posto, dovrei solo tornare di corsa a casa, buonanotte e buon lavoro”. Si allontanò senza dirmi altro ed io ripartii con un sospirone di sollievo ed il cuore che batteva a tremila. Altro vaffa dalla mia compagna quando rientrai in casa sua e mi infilai a letto … irripetibili i suoi commenti della mattina quando poi le raccontai tutto.



Che cosa vuol dire raggruppare ed esporre piccole rappresentazioni di Ian Anderson in forme differenti? E’ il contributo alla causa della musica? L’immaginare IL RE in modi differenti? Il sentirsi ancor più parte di un mondo che si ama profondamente?
Come ti ho detto, non so per quale inconscio motivo (forse freudiano?)  il flauto esercita su di me un fascino irresistibile, pensa che il mio primo folgorante impatto audio-visivo con questo strumento usato nel rock fu all’età di 12 anni vedendo a Sanremo (!) i Delirium di “Jesahel”, solo dopo e di conseguenza ho conosciuto i Jethro Tull. Il vedermi adesso circondato da una miriade di piccoli esseri flauteggianti è come essere immerso in un mondo fantastico, una sorta di “Paese delle Meraviglie”, le loro forme e i loro colori così variegati d’altronde ben si accordano con la musica dei Jethro Tull e di Ian Anderson, così multiforme e ricca di elementi derivati da tanti stili diversi. Inoltre, da quando ho conosciuto il fan club Itullians e sono entrato a far parte di questa specie di grande famiglia ho sempre avuto il desiderio di fare qualcosa per la “causa tulliana” invece che esserne soltanto uno spettatore passivo. Non so suonare nessuno strumento, non scrivo se non per me stesso ed in ambiti ristretti, ho organizzato qualche evento musicale ma sempre a livello paesano ….. questa collezione mi da l’illusione di aver fatto qualcosa di veramente mio in questo mondo nel quale ho trovato splendidi amici e persone stupende. Le volte in cui ho avuto modo di esporre la mia collezione (in veste di mostra fotografica perché sarebbe impossibile trasportare gli originali per la loro fragilità) è stata per me una gioia non narcisistica ma, se vogliamo, altruistica e cioè dimostrare agli altri, che in modo enormemente più impegnativo e complesso si dedicano al mondo tulliano, che  non sono soli e che anch’io seppur nel mio piccolo ed in modo naif  “dò una mano” alla causa della nostra musica. Per questo il mio inconfessabile sogno (che sto in realtà confessando) è quello di mostrare la mia collezione a Ian Anderson in persona: non certo per fargli vedere quanto sono bravo o quanto sono belle le mie statuine, ma per fargli omaggio, per dimostrargli che se al mondo oltre a milioni di persone che ascoltano la sua musica o che la ripropongono nelle cover band, c’è anche uno scemo che un giorno ha deciso di dedicargli la propria collezione … beh, significa che è davvero un musicista speciale. Confesso che una “prova” l’ho fatta quando alla Prog Exhibition di Roma nel 2010 incrociai Thjis van Leer e gli feci vedere le immagini dei miei flautisti che ho nel cellulare: rimase stupefatto e incredulo, saltò  dalla gioia, mi abbracciò, mi dette la sua e-mail perché gli mandassi qualche foto. Certo Ian non sarebbe così espansivo, credo farebbe uno dei suoi enigmatici sorrisi e poi se ne andrebbe, ma sarei felice lo stesso perché sicuramente una particella infinitesimale di soddisfazione sarebbe penetrata attraverso la sua apparentemente coriacea scorza.