“Happiness”
è l’album solo di Fernando Saunders, il polistrumentista e
produttore americano che spesso abbiamo visto accanto a stelle del rock di
prima grandezza.
Si è soliti applicare la proprietà
transitiva anche a chi calca i palchi, e se un session man suona
accanto ad un “Dio”, sarà… minimo un santo! E di solito è così, il talento
richiama talento. Ma essere virtuosi di uno o più strumenti non significa
automaticamente saper condurre un’orchestra, e quindi ci si avvicina sempre con
un po’ di curiosità a chi si cimenta nella “produzione propria”, deviando
leggermente il proprio percorso.
Fernando è stata per me una grande
rivelazione.
L’intervista a seguire chiarirà nei
dettagli le dinamiche e i risvolti che hanno portato alla realizzazione di “Happiness”, ma il viaggio personale che
si sviluppa nelle tredici tracce dell’album è caratterizzato da dimensioni che
oltrepassano le tipiche caratterizzazioni. Rock? Pop, Soul?
Direi… una vita di musica rovesciata
in un contenitore capace di miscelare generi e sentimenti, e in grado di restituire emozioni che cambiano ad ogni
passaggio. Sono questi i casi in cui un album - ma capita anche con un libro -
diventa il primo bilancio di un’esistenza, e lo sforzo che si compie è elevato,
perché concentrare lunghi periodi di storia in minuti di musica - o poche righe
di book - è impresa ardua. Fernando riesce nell’intento, con una buona dose di
semplicità e linearità, con il solo lasciarsi andare agli istinti, e con largo
uso di un’intelligenza specifica affinata nel tempo.
I suoi ospiti principali - Suzanne Vega, Jan
Hammer e Lou Reed - impreziosiscono il disco, è evidente,
ma occorre sottolineare che sono i normali compagni di viaggio di Fernando, e
il compito che lui ha loro assegnato è preciso, studiato per le loro
caratteristiche e per il contesto, come sottolineato nello scambio di
battute a seguire.
“Happiness”
è anche un disco che può arrivare ad un’audience variegata, perché brani come “Reviens
Cherie”, “Feel Like Crying” o “Plant
A Seed” toccano i nervi scoperti che tutte
le anime sensibili posseggono, e quando le trame vocali si intrecciano a
liriche cariche di significati e musica d’impatto, il risultato che si ottiene
è maggiore della somma dei singoli, o ogni regola matematica viene superata
dall’arte.
Vorrei spendere una parola in più per un brano che di parole non ne ha, “The Soul of Ostrava”, una rincorsa
tra fisarmonica e basso fretless, scritta da Fernando in collaborazione con Zdenek
Tlach, tre minuti e mezzo di struggenti atmosfere, e note che … piangono.
Solo la musica ha il potere di pilotare le emozioni!
Fernando Saunders ha risposto alle
mie domande.
Sta
per vedere la luce “Happiness”, l’album che uscirà per Videoradio. Come nasce
la collaborazione con l’etichetta
italiana?
La collaborazione nasce per merito di un mio amico italiano,
Giovanni Pollastri; ci siamo conosciuti pochi anni fa, quando stava lavorando
con la Venus Records, promuovendo il mio album, “I will break your fall”. Da quel momento siamo rimasti in contatto
e ritrovandoci dopo qualche anno abbiamo pianificato di lavorare ancora insieme ad un nuovo progetto
che fosse completamente di “Fernando Saunders”, e che potesse rappresentarmi
come un artista completo, cantante, bassista, chitarrista ecc.., e abbiamo vagliato
differenti opzioni. Come tu sai la vita riserva sempre nuove sorprese … si
entra in un grande cerchio alla ricerca di risposte e… io le ho trovate in
Italia, e il momento magico è arrivato quando Giovanni mi ha presentato a
Videoradio e RaiTrade, ed è stato un matrimonio realizzato… in Paradiso! Mi è
stata concessa totale libertà creativa, che per un artista è un sogno, ma tutto
ciò comporta una grossa responsabilità, che conosco bene essendo anche io un
produttore, obiettivo e onesto con me stesso. Videoradio, RaiTrade, Giovanni ed
io siamo stati a stretto contatto nel corso della registrazione dell’album. In
più abbiamo utilizzato alcuni brani che facevano parte di un disco che non è
stato realizzato in Italia, così sono stati remixati con l’aggiunta di un nuovo
feeling e nuovi “colori”.
Qual
è l’elemento conduttore che lega i brani del tuo nuovo album?
Il collegamento tra i vari brani è… il “piantare nuovi semi”. Quando tutto sembra perduto la vita ci
riserva una seconda chance, anche quando la perdita riguarda qualcuno che
amiamo o amici che ci circondano. I genitori sono come alberi, e gli alberi
fanno crescere le foglie, ma anche l’albero un giorno morirà, e le foglie, che
sono i figli, diventeranno il nuovo albero. Non è una buona metafora?
L’album racconta differenti storie di vite, dove tristezza e
gioia si alternano. La prima canzone è ” Feel Like Crying”, dove duetto con Suzanne Vega. E’ una canzone su
come tutti ci possiamo sentire, con la voglia di piangere o di morire, ma continuiamo a provarci … e l’ultimo brano
“Faith Losing Time”, ha per tema la
fede e il suo mantenimento. Direi che “Happiness”è un divertente viaggio di vita,
tra musica, liriche e… guarigione.
In
“Happiness” sono presenti grandi ospiti internazionali, da Susan Vega a Jan
Hammer sino a Lou Reed. Come avvengono le scelte? I brani in cui compaiono sono
particolarmente adatti alle loro caratteristiche o esistono altre motivazioni
tecniche o … sentimentali?
Sì, ogni canzone è particolarmente adatta alle caratteristiche
degli ospiti, Suzanne
Vega, Jan Hammer e Lou Reed. Dal momento che, in un modo o
nell’altro lavoro con tutti loro, avevo una visione chiara di ciò che sarebbe
stato più funzionale al progetto. Siccome ho completato l’album nella
Repubblica Ceca (Ostrava e Praga), ho
pensato sarebbe stato bello mostrare il mio rispetto a Jan Hammer - che è nato in
quella zona - facendolo suonare in “Reviens
Cherie”, che scrissi anni fa, quando lo incontrai. Lui è stato anche uno
dei primi grandi artisti con cui suonai quando arrivai a New York, una band che
presto diventò il "Jeff
Beck/ Jan Hammer Group". Mi ha insegnato molto sulla musica ed è
stato lui ad introdurmi in Europa. Così l’ho chiamato e gli ho detto: ” Sono nella tua patria per registrare il mio
nuovo album, vuoi farne parte?”. Gli
ho mandato a New York, dove lui vive, la traccia audio di “Reviens Cherie”, e il brano gli è piaciuto molto e lo ha
impreziosito con un suo fantastico “solo”.
Che dire di Suzanne Vega... stavo
facendo uno show con lei, Lou Reed e Joan Baez per il presidente Vaclav Havel,
l’ultimo della Cecoslovacchia. Nell’occasione le diedi supporto morale e lei si
è offrì di cantare con me non appena io avessi realizzato un nuovo disco.
Lou Reed… avevo cantato con lui molte volte la canzone “Jesus”; io amo la musica gospel e così
ho sentito che sarebbe stato bello aggiungere una performance live al disco. Ho
prodotto una registrazione dal vivo, mia e di Lou, mentre cantiamo “Jesus”, che poi ho remixato con Giovanni
Pollastri: molti fan di Lou Reed non sanno che è una sua canzone, e pensano
l’abbia scritta io, essendo Lou ebreo. Ma lui è innamorato del gospel e del
soul. Come vedi per ciascuno di questi ospiti esiste una motivazione
sentimentale.
Ho anche altre idee relative a collaborazioni future, con artisti con cui
ho già lavorato, come Jeff Beck, Steve
Winwood, Slash, Anthony & The Johnson, Joan Baez ... etc…
è una lista molto lunga!
Mi piace miscelare il vecchio ed il
nuovo, ma come possiamo vedere oggigiorno il …”vecchio è il nuovo!”.
Nell’album
suoni il basso, la chitarra, canti, e di mestiere fai anche il produttore. Qual
è la veste in cui ti trovi maggiormente a tuo agio?
Mi sento a mio agio in tutti i ruoli che hai elencato. Suono il
basso, canto, faccio il produttore e
molto altro… come i colori di una tela, tutti gli strumenti, compresa la voce,
sono per me colori. Il “produttore” che c’è in me rispecchia il mio lato
organizzativo, quello da dove nascono tutti i sentimenti.
Quali sono
le collaborazioni musicali del passato che ti hanno dato maggiore
soddisfazione?
Ricordo con piacere Hamilton Bohannon, quando ero un adolescente e vivevo a Detroit… oppure Marianne Faithfull, Larry Young, Kip Hanrahan, Jeff Beck , Eric Clapton, Jimmy Page, Anthony & The Johnson, Lou Reed, John Mclaughlin e molti altri. Comunque puoi vedere la lunga lista entrando nel mio sito: www.fernandosaunders.net
Come definiresti il tuo genere musicale?
Il mio stile è un misto di esperienze che ho elaborato lavorando
con i diversi artisti a cui accennavo; è come fare un minestrone e la mia
grande influenza deriva dalla Detroit Motown, caratteristica del luogo in cui
sono nato. La melodia e i cori sono molto importanti … è una vecchia concezione
musicale ma funziona; anche Bob Marley era un grande fan di quel movimento e lo
puoi dedurre ascoltando la sua musica: melodia e cori. Direi quindi che la mia
musica è un misto di soul, pop, gospel, rock e folk, e credo che potrei dire di
essere la schizofrenia applicata alla musica!
E’
previsto un tour di presentazione dell’album nel nostro paese?
Sì, il tour è in preparazione, ma
occorre individuare la giusta agenzia per organizzarlo efficacemente, perché è fondamentale
trovare il modo corretto per presentarmi come
artista “solo”, e far conoscere la mia musica al pubblico italiano.
Come
giudichi l’attuale stato del businnes legato alla musica?
Sento che il businnes musicale sta cambiando… come tutte le cose
DEVE cambiare, ma non so dire se è incanalato verso un miglioramento o, al
contrario, ci aspettano momenti ancora più bui. Le cose si muovono in modo
circolare e credo che per i CD succederà come per i libri, perché siamo umani e
amiamo il contatto fisico che si può avere con un CD o un libro, ma da’altra
parte è bello avere la possibilità di scaricare dalla rete la musica che ci
piace.
Il grande problema che vedo è che il 30% della gente nel mondo
non crede nell’utilità dell’acquistare CD , e vede la musica come una totale
fruizione gratuita. Anche youtube è una grande idea, ma chi ha più bisogno di
comprare un CD o una canzone quando può ascoltare, scegliere e scaricare dalla
rete? E’ anche vero che in questo mondo digitale si può raggiungere facilmente
un vasto pubblico, ma naturalmente è molto difficoltoso per gli artisti e per
le etichette discografiche sopravvivere. Il businnes della musica troverà forse
un compromesso, utilizzando un po’ di “vecchia scuola” e riportandola sulla strada,
invece di dipendere da facebook e youtube. Ma sono contento che gli artisti
abbiano maggior libertà creativa senza dipendere dalle case discografiche, e in
questo modo si può trovare la via per lavorare di comune accordo.
Io vedo il mondo della musica in continua crescita, e il mio
album “Happiness” può essere un buon esempio di prodotto in piena
collaborazione tra artista, etichetta discografica e management: lavorare in
team è sempre vincente!
Che
importanza dai alla la tecnologia nel tuo lavoro quotidiano?
Amo l’evoluzione tecnologica, è
importante nel mio lavoro e negli aspetti comunicativi. Ma la tecnologia deve
essere controllata e non deve essere lei a controllare noi, e poi… è
fondamentale mantenere il contatto umano, laddove è possibile.
Potresti
definirti un uomo… felice?
Sì, un uomo e un gentiluomo; di
tanto in tanto esce l’adolescente che c’è in me, e quando canto con tonalità
molto alte emerge il mio lato femminile, che io chiamo scherzosamente
“Fernanda”.
Ho letto qualcosa di veramente
bello scritto da Bruce Springsteen a proposito dell’essere uomo: “ E’ tempo di vivere diventare un uomo”. La
stessa citazione potrebbe andare bene per una donna.
Sì… sono molto felice, e
orgoglioso del mio nuovo album “Happiness”. Realizzare questo disco mi ha spinto
ad andare in profondità, guardarmi dentro ed aprire molte porte che erano rimaste
chiuse… e questo nuovo inizio come artista solista mi ha portato ad iniziare un
nuovo capitolo della mia vita.
Biografia
Nato a Detroit, Michigan (USA), Fernando Saunders non è solo conosciuto
come un ottimo bassista, ma anche come compositore e produttore. Sin dagli anni
Ottanta ha solcato i palchi di tutto il mondo, lavorando con artisti della fama
di Lou Reed e Marianne Faithfull, con i quali ha scritto e prodotto alcuni dei
loro ultimi album; in passato ha fatto parte come elemento chiave del
prestigiosissimo progetto a cavallo tra rock e jazz The Jeff Beck/Jan Hammer Group. Enorme anche l'attività dal vivo
che lo ha visto collaborare, tra i tanti nomi, con Joan Baez, Jimmy Page, Eric Clapton, Steve Winwood, John McLaughlin,
Joe Cocker, Slash, Tori Amos e persino
Luciano Pavarotti.
Rolling Stone Magazine ha definito i brani del suo album 'I Will Break
Your Fall', pubblicato nel 2006, come 'bellissime pop song d'autore, che
arrivano a toccare il cuore delle corde'.
Il suo stile varia dal pop al rock, dal latin al soul, e Fernando
si sente a suo agio in ognuno di questi territori musicali, che fanno da sfondo
alla sua vellutata voce tipicamente soul.